La macchina della propaganda si è attivata. Anche prevedendone il comportamento, fa sempre impressione vederla in moto. Tv e perfino giornali come il Corriere e la Repubblica hanno fatto quadrato CONTRO il giornalista Travaglio, e il giornalismo da lui rappresentato: non schierato, attento ai fatti, e, perchè no, che ha ampia risonanza tra la gente.
Marco Travaglio nei suoi interventi racconta fatti, quasi sempre di cronaca giudiziaria, in modo pacato ma con freddure e battute di tipo satirico. Informa divertendo. E' un suo stile, sicuramente originale.
La settimana scorsa a "Che tempo che Fa" ha riportato fatti giudiziari relativi ai rapporti tra Presidente del Senato Schifani e alcuni personaggi mafiosi. Notizie già scritte nei documenti processuali e anche in alcuni libri. Ma finchè restano a conoscenza di qualche migliaio di persone si possono ignorare. Farlo sapere a svariati milioni di ascoltatori è invece off-limits, e va punito. La massa deve continuare ad ignorare.
E che insegnamento diamo ai tanti nuovi giornalisti desiderosi di fare bene il loro lavoro? Se addirittura il "grande Travaglio", col suo immenso potere, è sotto accusa da media e politici, figuriamoci un giornalista esordiente. Imparerà che se vuole mantenere il suo posto deve tacere e fare gli interessi di chi comanda. "Educarne uno per educarli tutti", il primo comandamento della propaganda.
Questa campagna mediatica è davvero illuminante, ricca di elementi per capire in che modo agisce la propaganda. La analizzeremo per bene solo quando il polverone si sarà posato.
Intanto, non si può non notare i titoli e gli articoli dei giornali: "Marco Travaglio attacca il presidente del Senato Renato Schifani". Attacco? Non c'è mai stato: i contenuti sono incontestabili, al limite si può criticare Travaglio sui toni e sulle battute fatte, ma non nel merito.
Ma il risultato ormai è che milioni di persone continuano a credere che Travaglio abbia attaccato chissà come Schifani, offendendolo o raccontando falsità.
Lascio la replica al diretto interessato: "Io invece penso che debbano sapere tutto, che sia nostro dovere informarli del fatto che stava [Schifani, Ndr] in società con due personaggi poi condannati per mafia, che si occupava di urbanistica come consulente del comune di Villabate, controllato dal clan Mandalà, anche dopo l'arresto del figlio del boss e subito prima dello scioglimento per mafia".
Impariamo a consocere la propaganda; difendiamo questo giornalismo, perchè l'informazione è tutto. Mi è molto piaciuta l'ultima iniziativa di Grillo, che darà uno spazio in diretta a Marco ogni lunedi alle 14.00. Voglio contribuire, potrete utilizzare anche il nostro blog per vedere la diretta.
P.S. Per una volta Grillo ha fatto, secondo me, un buon intervento, che tocca tutti i punti importanti del caso Travaglio-Schifani. Ve lo ripropongo.
12 Maggio 2008
¡Que viva Franco!
Il presidente del Senato Renato Schifani è indignato. E’ in buona compagnia. I vertici RAI sono indignati. Anna Finocchiaro è indignata. Gasparri è indignato. Follini è indignato. Il PDL è indignato. Il PD è indignato.
L’indignazione sta tracimando dalle narici del veltrusconismo. Guareschi creò i trinariciuti. I veltruschini hanno un buco in più. Sono quadrinariciuti, due narici di sinistra e due di destra, che soffiano indignazione per la libera informazione.
Quattro narici in fila per due.
Travaglio ha fatto alcune dichiarazioni, tratte dal libro scritto con Gomez: “Se li conosci, li eviti” e da: “I complici” di Lirio Abbate e Gomez. Nessuno ha chiesto in questi mesi il ritiro dei libri. Perché?
Travaglio ha avuto il torto di fare le dichiarazioni in televisione. Milioni di italiani che non leggono i libri lo hanno potuto ascoltare. Il problema è nel media, non nel messaggio. RAISET è cosa loro.
Schifani ha spiegato che “C’è chi vuole minare il dialogo”, ma di questo non deve avere paura. Il dialogo può solo avvenire, infatti, tra due soggetti distinti, ognuno con una propria identità. I veltruschini quadrinariciuti sono la stessa cosa. Il dialogo tra Finocchiaro e Gasparri è un fatto genetico. Hanno lo stesso DNA.
Schifani ha aggiunto: “Se c’è qualcuno che deve pagare dei prezzi li pagherà”.
Inizierei dalla Spagna. Frattini ritiri gli ambasciatori e La Russa si predisponga per una nuova Guernica. E’ la giusta risposta a El Pais, il quotidiano spagnolo più diffuso con mezzo milione di copie, che ha scritto il 29 aprile 2008, due settimane prima che Travaglio andasse dallo stuoino Fazio:
“Il suo nome (Schifani ndr) è stato associato dalla stampa italiana con la criminalità organizzata siciliana, dato che negli anni ottanta fu socio in una compagnia nella quale figuravano Nino Mandalà, boss del clan mafioso di Villabate, e Benny d’Agostino, imprenditore legato allo storico dirigente di Cosa Nostra, Michele Greco”.
Bombardiamo Zapatero e la stampa indipendente spagnola. ¡Que viva Franco!
Leggi l'articolo su "El Pais".
Leggi la traduzione in italiano dell'articolo de "El Pais".
http://www.beppegrillo.it/2008/05/que_viva_franco.html
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