L’ondata antioccidentale di questo periodo è senza dubbio figlia di una guerra dai presupposti giusti quanto ipocriti, ma è soprattutto il risultato ,a mio parere, di una situazione ormai paradossale e del tutto incontrollabile. L’ultima inaspettata presa di posizione spetta al cardinal Martino, che, ignorando le idee dogmatiche della Santa Sede, auspica l’insegnamento del corano nelle scuole italiane. Ma ad una condizione: un numero minimo di alunni islamici. La vicenda ha innescato, come da copione, una serie di reazioni tra cui quella del Presidente Pera. Convinto sostenitore dei valori tradizionali della società occidentale e cristiana, ha più volte accennato ad una progressiva perdita dei valori morali, contrapponendosi così all’idea di un mondo multietnico e pluralista.
Secche smentite sono giunte inoltre dallo stesso mondo ecclesiastico, che ha quasi bacchettato il cardinale per le sue dichiarazioni alquanto nuove e azzardate. Non solo nella politica assistiamo puntualmente a incoerenze e ipocrisie varie, ma lo stesso mondo cattolico sembra vacillare e vagare nel vuoto davanti all’attuale situazione internazionale. Come evitare allora di addurre ulteriore acredine allo “scontro di civiltà” in atto? Il confronto è teorizzabile o il dialogo con l’islam è solo il frutto di una mera utopia?
Io credo che la maggior parte degli italiani affronti questo tema con molta superficialità. Si tratta quotidianamente di kamikaze, di burka, di islam moderato e di islam fondamentalista, di popoli estremisti e di tanto altro, spesso in maniera inappropriata e mancando di rispetto.
In Italia e in Europa ,una costellazione di stereotipi e definizioni conducono a considerare l’islam un mondo a parte, diverso in tutto e per tutto dal nostro. Ciò accade fondamentalmente per due motivi: 1, c’è una tendenza generale a considerare tutto ciò che è sconosciuto come un qualcosa di diverso e di pericoloso. 2, ci sono pregiudizi che caratterizzano da sempre il rapporto Oriente-Occidente dovuti a una scarsa volontà a pensare al conflitto in terminino storici. Infatti, ci si dimentica facilmente dell’imperialismo britannico, dei secoli e secoli di occupazione occidentale, degli infiniti avvicendamenti politici ed economici alla cui base ci sono le più disparate forme di egemonia.
Ciò che critico in particolare è il modo in cui la cultura e la coscienza europea, compresa quella cristiana, hanno cercato di conoscere l’oriente e di farlo proprio: il modo in cui hanno cercato di dominarlo , identificandolo come l'altro, rozzo e fanatico. Oltre che al solito resoconto dei fatti, i servizi in tv e ai giornali non ci propongono altro che l’immagine europea e occidentale dell’oriente. La rappresentazione, che è ormai parte integrante delle nostre coscienze, di un universo che invece non deve essere più considerato come estraneo e in antitesi al nostro, ma che, (e qualcuno spesso se ne dimentica) come il nostro, ha secoli di storia e tradizioni di pensiero.
Eppure tutto ciò difficilmente viene preso in considerazione dai media.
La stragrande maggioranza delle nostre considerazioni e dei nostri dibattiti , ogni nostro modo di pensare, laico o non laico, riguardo l’islam e la religione musulmana, hanno origine da prospettive euro centriste e di comodo. Ricordiamoci invece che il nostro modo di pensare e di vivere è figlio della nostra cultura. Ma come ci hanno insegnato i nostri stessi padri fondatori, la storia altro non è che l’ interpretazione che noi le attribuiamo, commettendo senza accorgercene, l’imperdonabile errore di considerare il mondo, sotto un unico grande punto di vista unitario!
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