"Il non possum dei vescovi sulle coppie di fatto, quell'articolo pubblicato da Avvenire, lo considero alla stregua della lettera degli ambasciatori sull'Afghanistan. L'unica risposta è che noi non possiamo accettare lezioni nè sulla politica estera nè sui diritti delle persone". [1]
Le parole di Romano Prodi sembrano confermare quell'aria di tensione che si respira in Italia da quando è iniziato il dibattito sui pacs. Si tratta di estendere alcuni diritti anche a chi convive e non è sposato, come la reversibilità della pensione, l'assistenza sanitaria e la successine in caso di affitto. [2] Normalissimi diritti "civili", per l'appunto, che qualsiasi paese che si definisca tale dovrebbe avere.
Tutto sommato non è nulla di scandaloso, se si pensa che il giovane Zapatero ha di colpo introdotto il matrimonio omosessuale e che le Unioni di fatto sono riconosciute in quasi tutti i paesi europei e in tutti i "big", come Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, e tutti i paesi del nord. Senza regolamentazione restano solo in pochi tra i quali Liechstein, Irlanda, Grecia, e i paesi dell'est. [3] L'Italia, diciamo la verità, ci stona parecchio.
E' però curioso scoprire che questi diritti al momento li hanno solo i giornalisti e in modo più esteso i parlamentari.[4] Come e perchè al resto dei cittadini siano negati non si sa.
Nel nostro paese le opinioni del Vaticano mettono paura a tutti i politici alla ricerca dei preziosi voti della Chiesa, sempre più determinanti viste le ormai sottili differenze nelle vittorie elettorali.
Eppure nel bel programma elettorale con cui l'Unione ha vinto le elezioni, ma che già sembra caduto nel dimenticatoio dei vari partiti di governo, leggiamo: "L'Unione proporrà il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un'unione di fatto, non è dirimente il genere dei conviventi nè il loro rientamento sessuale. Va considerato piuttosto, quale criterio qualificante, il sistema di relazioni (sentimentali, assistenziali e di solidarietà), la loro stabilità e volontarietà."
L'opinione della Chiesa è legittima, come tutte. Ma è un opinione, non un fatto, e non si può quindi avanzare la pretesa di IMPORRE il proprio dogma a tutto un paese ricco di sfumature e idee diverse. Espressa la propria opinione si dovrebbe avere la cortesia di non interferire in eterno e con sempre maggiore aggressività. Non passa infatti giorno che non ascoltiamo in Tv o leggiamo sui giornali la dichiarazione di qualche alto vertice ecclesiastico che si oppone alle Unioni di fatto.
Una cosa elementare, che nessuno dei tanti commentatori sui mass media sembra cogliere, è che se un diritto civile non lede la libertà altrui, come è il caso dei Pacs, non dovrebbe avere nessun problema ad essere approvato dal parlamento. L'adozione è argomento diverso, perchè riguarda la vita di un altro essere umano, e quindi va approfondito prima di legiferare. Ma se una minoranza di italiani vuole stare insieme senza unirsi in matrimonio, non vedo come questo possa disturbare il resto della popolazione che ha deciso di sposarsi. E' cosi difficile? I vescovi e gli uomini di chiesa dovrebbero rendersi conto che il motto "o con noi o niente", valido durante il medioevo, non vale più, per nostra fortuna, e che le loro idee riguardano solo chi aderisce alla loro religione e riconosce le loro istituzioni.
E poi, siamo sicuri che gli italiani siano d'accordo con l'intransigenza della Chiesa? Secondo un recente sondaggio del Corriere [5] più della metà degli italiani sono concordi nel concedere diritti alle coppie di fatto, mentre restano scettici nel riconoscere alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie sposate. In ogni caso, il buonsenso dovrebbe portarci al rispetto di chi ha fatto una scelta diversa da quella della maggioranza, soprattutto se questa scelta non limita o arreca offese alla libertà altrui.
Proprio di questi giorni è la notizia che Bindi e Pollastrini hanno finalmente partorito (sarà un figlio illeggittimo?) la bozza di proposta, chiamata Dico, cioè "Diritti e doveri dei conviventi", e di cui ci parla il nostro amico TenderSurrender [6]. Ma già si profilano bocciature all'orizzonte, e penso che sia difficile passare il voto del Senato, con Mastella minaccioso e Rutelli perennemente indeciso.
In tutto questo acceso scontro, quello che trovo più squallido è la guerra delle parole: "aggiungiamo "rapporti solidali", togliamo "dichiarazione", aggiungiamo "consensuale", e così via, si assume davvero un tono tragicomico se si pensa alle tante coppie sposate che si odiano e a spesso si ammazzano pure, legati da un vincolo che non sanno più gestire e che sentono come un oppressione. Per non parlare dei tanti politici divorziati che predicano bene e razzolano male. Il matrimonio può essere una cosa bellissima, ma ciò non dovrebbe impedire ad altri di non seguire questo rito e vivere con almeno le minime garanzie.
Su una cosa però non ci sono dubbi: Politica e Chiesa sembrano sempre più una coppia, anzi, Scoppia di fatto.
Note
[1] http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp? comeFrom=rassegna¤tArticle=DE3EG
[2] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/01_Gennaio/29/arachi.shtml
[3] [http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_civile
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_civile_in_Italia
[5] http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=DDA2M
[6] http://isoladikrino.splinder.com/post/10901296/
Ciao, ho passato da qua e mi è piaciuto il tuo blog......ritornerò qua a bere qualcosa, fatti sentire se ti va..
RispondiEliminaSaluti e a presto GAD
Grazie del commento ;) a presto
RispondiEliminaCurioso che Berlusconi, un divorziato (che però vuole uno "Stato Cristiano", parole sue), se va in Chiesa riceve la Comunione...
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