Scusate il lungo periodo di silenzio. Speravo che la petizione avesse qualche adesione (al di fuori dei collaboratori di questo blog), ma evidentemente non è stato così. Forse si preferisce impiegare il tesoretto in riforme che, spero di sbagliarmi, non arriveranno mai nelle case e nelle tasche degli italiani.
Chiusa la parentesi sul tesoretto che non c'è più, vorrei proporvi l'articolo di ieri di Marco Travaglio, che spiega in modo chiaro la vicenda Visco, di cui tutti parlano ma pochi sanno di cosa si tratta davvero.
Quelli di sinistra non ci capiscono nulla sentendo i loro leader, mentre quelli di destra pensano che sia l'ennesima presa di potere da parte dei comunisti, delle cooperative rosse e delle banche rosse. Berlusconi&Co nella propaganda sono mille volte più bravi dei comunisti, non c'è da discutere.
L'articolo è un'ipotetica lettera di Prodi agli italiani. Di un Prodi presidente di una sinistra che nella realtà non esiste, ma è incapace e succube dell'opposizione. Che ha taciuto alle nefandezze del cavaliere e che ora si fa travolgere dalle polemiche innescate dall'opposizione e giornali al seguito. Alla fine della storia, chi è stato più ipocrita e scorretto? La sinistra, la destra, o entrambi?
Spero che questo aiuti a non prendere mai posizioni per partito preso, ma a diffidare SEMPRE dei politici, siano essi di destra o di sinistra.
Buona lettura
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Questo è il discorso che ieri Prodi NON ha pronunciato al Senato
Gentili senatrici e senatori, abbiamo sbagliato. Ha sbagliato Visco a non spiegare subito, nel luglio scorso, perché voleva il cambio della guardia al vertice delle Fiamme Gialle milanesi.
Come viceministro delegato ne aveva il potere (quando le stesse cose le faceva Tremonti non fiatava nessuno, anche perché all’opposizione c’eravamo noi, e dormivamo). Ma ha sbagliato il modo: se pensava che quegli ufficiali avessero fatto qualcosa di male, doveva dire cosa; se li riteneva colpevoli della fuga di notizie sulla telefonata Fassino-Consorte al Giornale, non aveva che da dirlo. Invece ha fatto tutto in via riservata, alimentando sospetti di conflitti d’interessi su Unipol e fidandosi del comandante Speciale, uno che basta guardarlo in faccia per capire che ti frega.
L’errore di partenza ne ha prodotti altri a catena: sabato abbiamo cacciato Speciale, ma nemmeno stavolta abbiamo spiegato chi è e perché lo Stato non può fidarsi di lui. Solo oggi il ministro Padoa-Schioppa analizzando vita e opere non edificanti del comandante licenziato ci ha fatto capire quel perché. Costui fa parte del giro del generale Pollari, che ha trasformato il Sismi in una palude di dossier illegali, veline fasulle e stecche a giornalisti compiacenti e, pare, addirittura di sequestri di persona. Ma anche su Pollari abbiamo sbagliato: scaduto al Sismi, l’abbiamo nominato giudice del Consiglio di Stato, lui che è imputato di sequestro di persona; l’abbiamo coperto col segreto di Stato, salvo poi fare retromarcia; e l’abbiamo pure nominato consulente di Palazzo Chigi anziché spedirlo a casa.
Idem per Pio Pompa, pure lui coinvolto nei dossier e nel sequestro Abu Omar: l’abbiamo tolto dal Sismi e promosso dirigente del ministero della Difesa. Lo stesso errore abbiamo commesso con Speciale offrendogli un posto alla Corte dei Conti, come se questa fosse la discarica pubblica, anziché spedirlo a casa e spiegare al Paese perché non poteva più comandare la Guardia di Finanza, anche se piace molto a Fiorello.
Ecco: in tutti i nostri errori s’è incuneato come lama incandescente nel burro il centrodestra. Che, diversamente da noi, sa come fare l’opposizione. Quando l’Unità e altri giornali amici denunciavano le porcate della Banda Berlusconi, infinitamente più gravi dei nostri recenti errori, noi li invitavamo a non «demonizzare». Quando i girotondi scendevano in piazza contro le leggi vergogna, li snobbavamo o li accusavamo di radicalismo e giustizialismo, alla ricerca di un fantomatico «dialogo col Cavaliere».
Ora ce lo insegna lui come si fa l’opposizione: il suo Giornale racconta le nostre pagliuzze, la Cdl ne fa una battaglia politica, e noi che potremmo rispondere con le sue travi ce ne stiamo zitti. Se penso che Berlusconi solo un mese fa veniva applaudito al congressi Ds e Dl e addirittura invitato a entrare in Telecom, mi viene da piangere. Così lui oggi ci dà lezioni di morale, con i suoi Previti, i suoi Dell’Utri, i suoi 7 reati prescritti, i suoi fondi neri, il suo processo per evasione fiscale, i suoi condoni. E atteggiarsi a difensore della Gdf, lui che la definiva «associazione a delinquere».
Ma ora basta. D’ora in poi ricorderemo chi sono Berlusconi e la sua banda. Comincio subito.
Il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia fu condannato in Cassazione per corruzione della GdF. Credete che l’abbiano cacciato? Come scriverà domani Franco Bechis su Italia Oggi, è socio di Michela Vittoria Brambilla nella Vittoria Media Partners Srl, editrice del Giornale delle Libertà. Se l’on. Massimo Maria Berruti volesse, potrebbe raccontarci di quando, capitano delle Fiamme Gialle, condusse un’ispezione valutaria all’Edilnord e interrogò Berlusconi sulle sigle svizzere retrostanti le sue società. Era il 1979. Lui si spacciò per «un semplice consulente», mentre era il proprietario. Berruti bevve tutto, archiviò e si dimise dal corpo. E andò a lavorare in Fininvest.
Nel ‘94 fu arrestato e poi condannato a 1 anno e 8 mesi per i depistaggi sulle tangenti alla Gdf, dunque è deputato di Forza Italia. Per ora basta così, il resto alla prossima puntata. Ora scusate, ma devo correre a cancellare le leggi vergogna, perché non resti traccia del berlusconismo.
Marco Travaglio, dalla sua rubrica "Uliwood Party" su L'Unità del 7 giugno 2007
(Grazie a Frank per il suo continuo lavoro di trascrittura sul blog http://vivamarcotravaglio.splinder.com/ )
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