mercoledì 14 giugno 2006

Il coniglio e la luna

Scuola ed università non son solo luoghi dove imparare a memoria date e numeri, autori e biografie. Oggi invece è tristemente così. L'unica cosa che conta è riuscire a prendere un buon voto sapendo ciò che il professore ti chiede, scritto su quel libro di testo che scorderai appena finito il compito o l'esame. La conoscenza vera, però, è tutt'altra cosa. Ed anche lo scopo delle istituzioni scolastiche, a mio avviso, dovrebbe esser diverso, soprattutto l'università. Un polo che fornisca mille spunti diversi per ampliare il proprio sapere, come una reazione a catena, una miccia che subito ne accende altre. Tutto questo preambolo per introdurre ciò che è successo alla sottoscritta: di fronte alla diapositiva di un arazzo tibetano, complice lo spunto iniziale del mio professore, sono stata vittima di una piacevolissima digressione mentale che, seppur abbia portato altrove la mia concentrazione, allo stesso tempo ha dato vita ad un pensiero che vorrei condividere con voi.

Negli angoli superiori dell'arazzo in questione, erano raffigurati due dischi bianchi con un coniglio all'interno del primo, ed un corvo a tre zampe nel secondo. Come celermente ci ha spiegato il professore, entrambi derivano da influenze taoiste e, tralasciando la leggenda del corvo, ci siamo soffermati sulla ben più interessante storia del coniglio (o lepre), li raffigurato difianco ad un albero, con un mortaio tra le zampe intento nella preparazione dell'elisir di "Giada", d'immortalità. Ma non è l'unica leggenda asiatica che ci narra di questi roditori sul romantico satellite. Nel narrare una toccante leggenda, con le ovvie variazioni nazionali, si parte dall'India per raggiungere la Cina e far capolino in Giappone. Riassumendola in poche parole concordanti per tutte le tradizioni mitologiche di questi luoghi, questa storia narra d'un coniglio generoso, pronto al sacrificio di se stesso (gettandosi nel fuoco) per dar di che sopravvivere ad un uomo affamato, che ben presto si dimostra essere una divinità o il Buddha in persona. Elogiando il povero animale difronte ad altri mammiferi che gli avevano portato le più svariate prede, la divinità salva appena in tempo il coniglio dal fuoco e lo porta sulla luna, da dove si può osservare nelle notti serene di plenilunio (versione Giapponese) oppure ricorda il nobile gesto del coniglio facendo si che le sue sembianze siano visibili osservando la luna (versione Indiana).

Sorvolando sull'aspetto che permea tutta la cultura orientale, quello del sacrificio, è interessante il fatto che la maggior parte della gente che vive ad oriente veda nella luna un tenero roditore motivando la sua presenza con questa toccante leggenda, mentre noi occidentali vi scorgiamo il volto di un uomo. E questo, se ci si riflette, rispecchia i nostri differenti modi di vedere la realtà: ovviamente la natura antropocentrica è priorità di noi "uomini bianchi". L'uomo è al centro di ogni cosa, essere superiore tra tutti gli altri presenti nel pianeta, essere che può decidere il destino della Terra senza nemmeno accorgersene, troppo preso dall'accumular ricchezze. Ma è questa l'ottica giusta nella quale posizionarci, unici eletti in una selva di bestie "senz'anima"? L'essere occidentale ha deciso arbitrariamente dove scaricare i rifiuti -come se non sapesse che prima o poi lo spazio finirà-, ha deciso quali esseri non-umani allevare, squartare e gustare e quali invece tenere in casa, coccolati, viziati, spazzolati -come se solo quest'ultimi provassero delle emozioni-, ha deciso quali paesi e popoli schiavizzare per ricavarne risorse, vestiti, divertimenti -come se non fossero uguale a loro-, ha deciso che quando è lui a muover guerra ha sempre ragione ed è un atto "preventivo", mentre i nemici sono sporchi assassini -come se loro non uccidessero poveri innocenti-. Fa il suo comodo con il pianeta perchè pensa sia di sua esclusiva proprietà, non preoccupandosi di come lo troveranno i posteri. Tanto più che non si rende conto che, se questo giocattolo si rompe, non lo si può rimpiazzare. Si sa, l'occidentale è abituato a tirar fuori la grana per ogni cosa, il suo dio "dollaro sonante". Ma è questo il modo giusto di considerarsi? É questo il modo giusto di considerarci? Non penso. Forse dovremmo imparare a criticare di meno coloro che hanno usanze diverse dalle nostre e che per questo consideriamo "incivili". Molto spesso sono proprio questi popoli a darci le lezioni migliori.

Se l'uomo occidentale guardasse la luna con gli occhi del cuore,
forse il coniglio si mostrerebbe anche al suo sguardo.
Aerelin

2 commenti:

  1. Quanto adoro questo blog e tutto quello che scrivi... :)

    dubh

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  2. grazie dei bei complimenti ^^ che giro naturalmente a tutta la redazione. Questo articolo è stato infatti scritto dalla bravissima Aerelin, non da me ;)


    Ne approfitto per ringraziarla di "distrarci" ogni tanto da politica, cronaca e altre tristi vicende italiane, e portarci invece a riflettere sulle basi culturali della nostra società, che non sono affatto da trascurare.


    Ricordo che noi facciamo solo una piccola parte del blog, scriviamo e diamo degli spunti per riflettere. Invito perciò tutti i lettori come dubh, che ringrazio, a far sentire la propria voce e la propria idea in modo da poter costruire un dibattito costruttivo ;)

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