mercoledì 10 ottobre 2007

Eric Schlosser - Fast Food Nation

C'è chi critica McDonald's, il Fast Food per eccellenza, perchè rappresenta La Multinazionale americana. C'è chi lo critica perchè i suoi lavoratori sono sottopagati e spesso immigrati senza diritti, chi a causa della forte vocazione antisindacale dell'azienda. C'è anche chi lo critica perchè è vegetariano, e notoriamente da McDonald's sono gli hamburgher di manzo a farla da padrone. Insomma, di motivi e critiche ce n'è di tutti i gusti, ma spesso restano frasi stampate su piccoli libretti o volantini, spesso dal tono diffamatorio e che scatenano denunce legali da parte del colosso.

Eric Schlosser invece, giornalista americano, nello scrivere questo saggio ha provveduto a rendere note, quasi ossessivamente, le fonti da cui ha tratto le informazioni che ci presenta, frutto di una ricerca di oltre 3 anni, e pubblicate solo dopo un attenta rilettura da parte sua e dei suoi avvocati. Il suo non è un libro da circolo antiglobalizzazione, ma un vero e proprio studio sull'industria dei Fast Food, dalle origini ad oggi. E di tutto ciò che gli ruota intorno.

Mc Donald's, Burger King, Wendy's, KFC, Pizza Hut, Taco Bell....la storia di queste grandi aziende agli inizi coincide con quella di persone semplici, proveniente da classi sociali medio-basse, ma che hanno avuto un esperienza simile, quasi riprodotta in serie.
Carl Karcher, ad esempio, iniziò vendendo hot dog con un semplice carrettino, e trentacinque anni dopo possedeva la più grande impresa privata di fast Food, la Carl Karcher Enterprise.

Nel libro ci vengono raccontate le storie di tutti i fondatori, ed è molto interessante seguirne l'evoluzione che quasi sempre è stata parallela allo sviluppo del territorio circostante. La nascita e la crescita dei primi fast-food, ad esempio, coincise con il boom della vendita di automobili, che vennero presentate agli americani come un bene indispensabile, di status. Immense quantità di soldi pubblici servirono a finanziare chilometri di nuove enormi strade; nacquero così i primi drive-in dei due fratelli Mc Donald's, a cui si accedeva, si ordinava e si ripartiva senza scendere dall'auto, una moda che permise ai due di arricchirsi. Ciò che colpisce di queste storie è però il modo in cui queste persone hanno rivoluzionato il loro modo di lavorare, aprendosi la strada al successo. Questi sono stati veri imprenditori, nel bene o nel male, rischiando, innovando, inventando nuovi modi di produrre il cibo, di servire ai tavoli, di attirare i clienti con insegne particolari o nuove mode, come quella di regalare giocattoli per bambini insieme ai loro menù. O fare accordi con aziende già di grande successo, come la walt Disney, per aprire ristoranti all'interno dei nuovi parchi a tema, le Disneyland.

Leggendo questo saggio però si ci rende conto anche che il grande successo di queste aziende non sarebbe mai stato possibile senza l'intervento statale, contrariamente a quello che ingenuamente si crede di solito sul libero mercato e sull'"oppressione" dello Stato. Di esempi il libro è pieno, mi basterà citare il caso della "Legge Mc Donald's", approvata dall'amministrazione Nixon dopo una donazione di 250 mila dollari da parte dell'azienda per la campagna elettorale. Questa legge permise di pagare i lavoratori di 16 e 17 anni ben il 20% in meno del salario minimo, e diede altri vantaggi all'azienda nei confronti dei concorrenti.

Oltre alle storie, il saggio affronta anche tanti altri temi strettamente connessi a questo tipo di industria, come la produzione del cibo: manzo per hamburger, patatine fritte e pollo, il tutto per tonnellate e tonnellate; basta pensare che oggi Mc'Donalds's è il maggior acquirente di carne di manzo, maiale e patate. Il capitolo dedicato alle aziende produttrici di carne è illuminante di come il sistema capitalistico abbia spinto agli estremi la necessità di produrre a tutti i costi e a scaricare tutti i problemi derivanti sui lavoratori, sul territorio e sull'ambiente. Il giornalista ci racconta della sua visita ad un macello tipico, una vera e propria catena di smontaggio di animali dove la velocità della catena di lavoro è sempre più aumentata negli anni, e con essa gli incidenti inevitabili quando si maneggiano coltelli, pistole, seghe elettriche ed enormi carcasse animali per molte ore al giorno. E nell'ambiente circostante una fabbrica di carne la situazione non è migliore, devastato da pozze di liquami e scarti. I Lavoratori e l'ambiente sono solo "rotelle del grande ingranaggio", come le definisce l'autore.

Ovviamente anche la qualità del cibo ne risente, e un capitolo è dedicato proprio a "Cosa c'è nella Carne", riportando numerosi casi di intossicazioni da Escherichia Coli 015:H7 per capire come si intrecciano gli interessi delle aziende e i deboli controlli da parte delle agenzie governtive, private sempre più dei loro poteri da amministrazioni ampiamente finanziate dalla industria della carne, che oggi è una delle più potenti e influenti. Basti pensare che il Dipartimento dell'agricoltura oggi può ritirare dal mercato dei giocattoli difettosi ma non una partita di carne contaminata.
Quel che è peggio è scoprire che fino al 2001 le mense scolastiche di molti stati americani si rifornivano da produttori di carne ripetutamente denunciati per la presenza di batteri e salmonella. Il risultato di queste enormi pressioni e di leggi che favoriscono i produttori è che oggi negli Stati Uniti ogni anno ci sono circa 37.000 casi di intossicazione alimentare,e l'uso indiscriminato di antibiotici nell'allevamento ne aumenta la resistenza e la pericolosità. Non a caso uno dei pericoli concreti che corre l'umanità e di essere colpita da una pandemia sviluppatasi proprio negli allevamenti intensivi di animali.

Nell'ultimo capitolo il giornalista spiega cosa fare, e quali sono le riforme necessarie per migliorare questa situazione oggettivamente insostenibile. Mette in luce come il cambiamento debba provenire dai consumatori, che sono l'unica forza in grado di piegare questi colossi economici, che non allenteranno mai la presa sulla politica. L'autore affronta marginalmente il problema vegetariano, ma penso che questo sia un punto chiave; il mio personale consiglio è di scegliere di non consumare cibi animali o ridurne fortemente il consumo, un gesto che ha un immediato impatto sul mondo che ci circonda e su noi stessi. Non è una riforma o una legge che ha bisogno di tempo e mediazioni per essere applicata.

Schlosser termina il suo saggio con un paragrafo che voglio riportarvi, sperando che in voi sia sorta la curiosità di leggere questo libro, che oserei definire necessario per comprendere un po' meglio come funziona questo nostro mondo.

"Spalancate la porta a vetri, sentite il soffio dell'aria condizionata, mettetevi in fila, guardate i ragazzini che lavorano in cucina, i clienti seduti ai tavoli, le pubblicità dell'ultimo giocattolo, studiate le fotografie illuminate lassù, dietro il bancone, pensate da dove arriva il cibo, e come e dove è stato fatto, a cosa viene messo in moto da ogni singolo acquisto di fast food, e come l'effetto si propaga, pensateci. Poi ordinate. Oppure fate dietro-front e uscite. Non è troppo tardi. Persino in questa nazione fast food, potete ancora fare come vi pare"

P.S. Ho letto il libro prima di venire a conoscenza dell'omonimo documentario, passato di recente quasi inosservato nelle sale Italiane, e che non ho ancora visto. Sarebbe interessante sentire le opinioni di chi ha potuto già vederlo, quindi lasciate i vostri commenti, grazie.


ISBN 88-7983-613-7
Editore: Net
Pubblicazione: 2004
Costo: € 8,80
Pagine: 384

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