mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri di riflessione

Ciao a tutti!
A questi mesi di completa inattività sul blog, di cui mi scuso, è corrisposto un periodo di piena attività nella vita reale; periodo conclutosi pochi giorni fa con la finalmente attesa laurea triennale in Scienze Politiche. Attesa si, ma non troppo dal momento che non si è fatta attendere troppo e giunge dopo 3 anni come da programma. Gli studi da ottobre proseguono, dopo il trasferimento alla facoltà di Scienze Politiche "R. Ruffilli" di Forlì, sede distaccata dell'Università di Bologna, che gode di una meritata fama in questo tipo di studi, ed è puntualmente prima nelle classifiche di qualità nazionali. Il corso che ho scelto è quello di Scienze internazionali e diplomatiche - studi europei, molto interessante, e che ha risvegliato il mio latente interesse per il progetto di integrazione Europea, nato nel 1957 e che prosegue tuttora. La stampa nazionale purtroppo  dedica poca attenzione a questo aspetto, spesso commette errori, e non è da escludere che io decida di dedicare maggiore spazio a questo tema qui sul blog!
Per Natale, come prevedibile, non ho nessun messaggio di felicitazioni o auguri, essendo ateo. Un mio augurio però c'è, e mi sembra più concreto di tanti messaggi riferiti a nascite avvenute, probabilmente nemmeno il 24 dicembre, oltre 2000 anni fa.
Innanzitutto auguro buone vacanze a tutti, con il mio personalissimo consiglio di dedicarsi a quelle cose che durante l'anno ci sembrano impossibili: passeggiare, visitare la propria città o i paesi vicini riscoprendosi turista per un giorno (ci sono cose stupende in ogni paesino d'Italia, che spesso ignoriamo) , farsi un giro in un museo,  organizzarsi per una serata al teatro (spesso costa meno di una pizza fuori con gli amici), leggersi un bel libro rilassandosi in casa...etc. E' importante fermarsi a riflettere un po' sulle tante idiozie che ci bombardano quotidianamente, silenziando il mondo esterno e riappropriandosi di quella facoltà spesso sopita, che è il ragionamento autonomo, che ci rende davvero definibili intelligenti (in fondo è questa l'intelligenza, mica l'IQ o la cultura enciclopedica!)
L'altro augurio passa attraverso questo brevissimo video, per ricordare a tutti che le vacanze sono un'ottima occasione per riflettere nche sulla nostra impronta ecologica, sul nostro individuale impatto sul mondo. Questo si può aumentare o ridurre, e le contingenze ci impongono di ridurlo, con vantaggi per tutti e per noi stessi innanzitutto. Al di là della questione ambientale, più egoisticamente in tempi di crisi va fatta qualche riflessione sul nostro modo di vivere, consumare. Guardiamoci intorno, e anche nel piatto, perchè scegliendo cosa mangiare scegliamo sia il futuro del pianeta sia delle nostre singole vite.

P.S. Nei prossimi giorni pubblicherò una divertente intervista su una collezzione davvero originale e particolare....non svelo altri particolari.

venerdì 8 agosto 2008

Chiusi per ferie

Cari amici, mi scuso per l'assenza e la mancanza di aggiornamenti degli ultimi mesi. Col nuovo governo Berlusconi e la triste opposizione veltroniana ci sarebbe stato molto da dire, tante analisi da fare. Per fortuna c'è chi lo ha fatto, sui giornali, sui blog, sulle riviste. L'appuntamento del lunedi con Marco Travaglio è un ottimo punto di partenza per restare aggiornati.
Per quanto mi riguarda, fino al 20 luglio ho avuto ben altre priorità, e ho preferito concentrarmi al 100% sugli ultimi esami rimasti. Un tour de force, per fortuna riuscito, ma che ancora continua fino a settembre.
All'inizio è stata dura non riuscire a tenere il passo degli eventi e restare aggiornato sui fatti di cronaca politica e sui tanti provvedimenti che hanno interessato il nostro paese. Ma confesso che dopo un po' il silenzio politico è piacevole, tanta è la delusione e la noia nel sentire i solidi discorsi, i soliti trucchi di propaganda, e leggere le solte analisi della nostra debole stampa semi-libera. E' interessante distaccarsi un attimo e vedere, dall'esterno, che la nostra Italia continua come ipnotizzata a fidarsi di persone che hanno già contribuito abbondantemente allo sfacio di questo paese. Sfascio che, soprattutto qui al sud, è sotto i nostri occhi tutti i giorni.
Il silenzio mediatico non ha significato però assenza di impegno civico, che per me è prioritario. da qualche tempo mi sono dedicato ad un progetto extra-virtuale, concreto, di un Comitato Civico che ho proposto e aiutato a fondare nel mio piccolo comune del Sud. Sul sito web www.massalubrensenews.it potete trovare le nostre prime attività, magari prendere spunto per fare qualcosa di simile nel vostro paese. E' importante, perchè si ci rende conto che seguire solo la politica nazionale fa male, distrae. E' nel locale infatti che si decide la vita di tutti i giorni, che si può fare una buona amministrazione, ed è dal locale che deve e può partire una rinascita dell'Italia, anche a livello centrale. Insomma, ogni tanto abbassare un po' il tiro fa bene. Se volete riprodurre la nostra iniziativa, non esitate a scrivermi e farmi domande.

Per quanto riguarda agosto, mi concederò 20 giorni di meritata vacanza, in un avventuroso tour in treno e tenda nella fantastica Scandinavia, terra all'avanguardia nei diritti civili, sociali, politici, ambientali. Sarebbe stata dura passare bruscamente da Berlusconi alla Svezia, ed è anche per questo che sono contento del mio distacco momentaneo dalla vita politica italiana. Sarà difficile tornare alla nostra realtà.

Conto di trasformare, per un mese, questo blog in un diario di viaggio, a patto di avere tempo per trovare un internet point. Quindi, se volete, ogni tanto riaprite queste pagine, e chissà che non vi capiti di trovare un messaggio dalle lontane terre vichinghe, e qualche bella foto dei fiordi norvegesi.
A presto

venerdì 11 luglio 2008

Cacciatori di verità

Vi immaginate a correre nelle praterie per catturare, a mani nude, un cinghiale o un qualsiasi altro animale commestibile? O vi immaginate, dopo essere terminato il periodo di consumo del latte materno, a correre alla mammella di una tranquilla mucca?
La natura ha le sue precise regole, e ormai dovrebbe esserci ben chiaro cosa succede se queste vengono sconvolte. L'uomo è progredito in campo tecnologico, e oggi nessuno si sognerebbe di cacciare per procurarsi cibo. Questo però non vuol dire che sia progredito anche la nostra natura anatomica e fisiologica.
L'uomo è un erbivoro, dovrebbe essere chiaro a qualsiasi scienziato onesto, non solo perchè la sua anatomia è adatta al consumo di cibi vegetali, ma perchè le conseguenze negative dello sconvolgimento delle regole naturali sono ormai abbondantemente dimostrate dalla letteratura medica. L'Uomo può mangiare tutto, grazie ai progressi tecnologici, ma l'errore logico sta nel credere che questo significhi che sia adatto naturalmente a farlo.
La dieta "occidentale", basata sul consumo di carne e prodotti animali, è collegata all'aumento di malattie degenerative, tumorali, autoimmuni, etc... Il consumo di cibi vegetali in qualsiasi studio è sempre positivamente associato alla prevenzione (e anche alla cura) di tante malattie.

E' stato pubblicata la traduzione di un articolo sull'anatomia umana, molto semplice, basato su dati oggettivi e visibili a tutti. Nessuno è costretto a cambiare idea, ma che almeno tutti abbiano le informazioni per distinguere i miti basati sul nulla (l'uomo è onnivoro, come raccontano i nutrizionisti in TV) dalla realtà. Buona lettura.

*******


Gli esseri umani sono molto spesso descritti come "onnivori". Questa classificazione e' basata sull'"osservazione" che normalmente si nutrono di una grande varieta' di cibi vegetali e animali. Tuttavia, cultura, tradizione e formazione giocano come elementi di disturbo nella valutazione delle nostre pratiche alimentari. Quindi, la mera osservazione non si puo' considerare come la tecnica migliore nel cercare di identificare quale sia la dieta piu' "naturale" per l'uomo. Per quanto la maggior parte degli esseri umani siano chiaramente onnivori dal punto di vista "comportamentale", resta da chiarire se lo siano altrettanto da un punto di vista anatomico.

Focalizzarsi sull'anatomia e fisiologia umana rappresenta il modo migliore e piu' obiettivo di affrontare la questione. I mammiferi si sono anatomicamente e fisiologicamente adattati a procurarsi e consumare un particolare tipo di cibo (e' una pratica comune cercare di dedurre la probabile dieta delle specie estinte attraverso l'esame delle caratteristiche anatomiche dei loro resti fossili). Quindi, dobbiamo osservare i mammiferi carnivori, erbivori ed onnivori per individuare quali caratteristiche anatomo-fisiologiche sono associate ai diversi tipi di dieta e comparare le nostre caratteristiche per vedere a quale gruppo apparteniamo davvero.


Volendo definire un metodo per verificare se gli umani sono degli onnivori naturali, la procedura dovrebbe essere questa:




  • definire una lista di caratteristiche fisiologiche e parametri biochimici di tutte le specie naturalmente onnivore;

  • individuare le caratteristiche comuni a tutte le specie;

  • verificare la capacità discriminante di questa lista provando ad applicarla a specie di cui è già noto che sono onnivore, per verificare la bonta' del test e infine, se questo test risulta accurato e corretto...

  • ... verificare se i parametri della specie uomo soddisfano questo test.


Naturalmente, questa verifica, per quanto piuttosto elementare, non è mai stata fatta, e ogni indicazione, di qualunque fonte, del fatto che gli umani siano "onnivori", riferisce solamente le tendenze culturali, e non dati oggettivi di natura fisiologica e biochimica.


Ecco dunque il confronto tra le caratteristiche dei carnivori, erbivori, onnivori (notare che nel seguito, con il termine "erbivori" si comprendono anche i "frugivori").


Muscoli facciali


Carnivori: ridotti, per permettere un'ampia apertura della bocca
Erbivori: ben sviluppati
Onnivori: ridotti
Umani: ben sviluppati


Tipo di mandibola


Carnivori: ad angolo non ampio
Erbivori: ad angolo ampio
Onnivori: ad angolo non ampio
Umani: ad angolo ampio


Posizione dell'articolazione mandibolare


Carnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Erbivori: al di sopra del piano dei molari
Onnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Umani: al di sopra del piano dei molari


Movimento mandibolare


Carnivori: tranciamento; minimo movimento laterale
Erbivori: nessun tranciamento; buon movimento laterale e anteriore-posteriore
Onnivori: tranciamento; minimo movimento laterale
Umani: nessun tranciamento; buon movimento laterale e anteriore-posteriore


Principali muscoli mandibolari


Carnivori: temporali
Erbivori: massetere e pterigoideo
Onnivori: temporali
Umani: massetere e pterigoideo


Apertura bocca della bocca in rapporto alla dimensione della testa


Carnivori: grande
Erbivori: piccola
Onnivori: grande
Umani: piccola


Denti incisivi


Carnivori: corti ed acuminati
Erbivori: ampi, piatti e a forma di spada
Onnivori: corti ed acuminati
Umani: ampi, piatti e a forma di spada


Denti canini


Carnivori: lunghi, affilati e curvi
Erbivori: non taglienti e corti o lunghi (per difesa), o assenti
Onnivori: lunghi, affilati e curvi
Umani: corti e smussati


Denti molari


Carnivori: affilati, a forma di lama frastagliata
Erbivori: piatti con cuspidi, superfici complesse
Onnivori: a lame affilate e/o piatti
Umani: piatti con cuspidi nodulari


Masticazione


Carnivori: nessuna; deglutizione del cibo intero
Erbivori: necessaria una prolungata masticazione
Onnivori: deglutizione del cibo intero e/o semplice schiacciamento
Umani: necessaria una prolungata masticazione


Saliva


Carnivori: assenza di enzimi digestivi
Erbivori: enzimi digestivi per i carboidrati
Onnivori: assenza di enzimi digestivi
Umani: enzimi digestivi per i carboidrati


Tipo di stomaco


Carnivori: semplice
Erbivori: semplice o a camere multiple
Onnivori: semplice
Umani: semplice


Acidità dello stomaco


Carnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Erbivori: pH 4 - 5 con cibo nello stomaco
Onnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Umani: pH 4 - 5 con cibo nello stomaco


Capacità dello stomaco


Carnivori: 60% - 70% del volume totale del tratto digestivo
Erbivori: inferiore al 30% del volume totale del tratto digestivo
Onnivori: 60% - 70% del volume totale del tratto digestivo
Umani: tra il 21% e il 27% del volume totale del tratto digestivo


Lunghezza dell'intestino tenue


Carnivori: da 3 a 6 volte la lunghezza del corpo
Erbivori: da 10 a piu' di 12 volte la lunghezza del corpo
Onnivori: da 4 a 6 volte la lunghezza del corpo
Umani: da 10 a 11 volte la lunghezza del corpo


Colon


Carnivori: semplice, corto e liscio
Erbivori: lungo, complesso, puo' essere con anse
Onnivori: semplice, corto e liscio
Umani: lungo, con anse


Fegato


Carnivori: puo' detossificare la vitamina A
Erbivori: non puo' detossificare la vitamina A
Onnivori: puo' detossificare la vitamina A
Umani: non puo' detossificare la vitamina A


Reni


Carnivori: urine estremamente concentrate
Erbivori: urine moderatamente concentrate
Onnivori: urine estremamente concentrate
Umani: urine moderatamente concentrate


Unghie


Carnivori: artigli affilati
Erbivori: unghie piatte o zoccoli
Onnivori: artigli affilati
Umani: unghie piatte




Tratto da "The Comparative Anatomy of Eating" di Milton R. Mills, M.D.



mercoledì 2 luglio 2008

Rassegna stampa

Ciao a tutti, scusate la lunga assenza, ma da giugno in poi è sempre un periodo in cui non è difficile trovare tempo per seguire e rielaborare le vicende politiche. Ed è un peccato, vista la mole di materiale fornitaci gentilmente dal nuovo governo.
Per fortuna da qualche settimana c'è il nostro Marco Travaglio che ci riassume un po' i fatti del momento, in modo puntuale come sempre. Potete rivedere tutti i video a questo indirizzo: http://www.beppegrillo.it/iniziative/passaparola/

Almeno il tempo di seguire la rassegna stampa quotidiana cerco di trovarlo, e ho pensato di condividere con voi gli articoli più interessanti, che non trovano spazio nel dibattito televisivo o sui quotidiani. Ve ne propongo due, apparsi ieri sui giornali "Libero" e "La Stampa".

Il primo è molto interessante, e ahimè triste. Il nostro paese si regge, fortemente, sul clientelismo e la raccomandazione, fenomeni sociali che ormai sono penetrati nel nostro modo di fare. E il risultato? E' un paese in rovina, ultimo in Europa e che va sempre peggio. Riflettiamoci su.














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In questo interessante articolo si citano i risultati in anteprima di uno studio, che verrà presentato in Luglio, che analizza la relazione tra tasse pagate e ritorno in servizi pubblici, al Nord e al Sud. E' molto preoccupante notare che nelle regioni del Nord i cittadini pagano un surplus di tasse che vanno a coprire i deficit del Sud. Questa è una cosa normale, si chiama solidarietà fiscale, ma in Italia assume un livello quantitavo eccessivo, e ci deve far interrogare su alcune cose: il Sud è considerabile come Italia, visto che ha caratteristiche completamente diverse dalla parte del centro-nord (disoccupazione, sanità, industria, mafia)?

















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venerdì 13 giugno 2008

Lavagna della libertà - La Sicurezza secondo Silvio

Silvio Berlusconi ne è consapevole e, proprio in questi giorni in cui si sta discutendo della composizione del nuovo esecutivo, torna a ribadire che "uno dei primi provvedimenti del governo sarà incentrato sulla sicurezza".

(Il Giornale - 21 aprile 2008, prima delle elezioni)


Nell'inchiesta sulla clinica milanese Santa Rita, un ruolo fondamentale lo hanno avuto le intercettazioni telefoniche. A sostenerlo sono stati oggi gli stessi investigatori nel corso di una conferenza stampa. "Senza le intercettazioni non si sarebbero individuati i casi di omicidio volontario", ha spiegato il colonnella della Guardia di Finanza, Cesare Marangoni, al quale ha fatto eco il Pm Grazia Pradella: "al telefono - ha dichiarato - gli indagati parlavano molto esplicitamente della necessita' di operare per guadagnare".

(AGI - Milano, 9 giugno 2008)

Otto ordinanze di custodia sono state emesse nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla procura di Torino, nei confronti di altrettante persone. Il reato contestato è quello di corruzione.
L'inchiesta è nata nel gennaio del 2006 e, all'inizio, riguardava medicinali messi in commercio senza i dovuti controlli. Non si pensò che ci fossero rischi di nocività per il consumatore: il punto era che la mancata sperimentazione poteva garantire illeciti guadagni milionari alle aziende del settore.
L'ordine di custodia cautelare, firmato dal gip Sandra Recchione, è di circa 400 pagine. Agli atti ci sono le trascrizioni di numerose conversazioni telefoniche intercettate dagli inquirenti.

(Sole 24 ore, 21 maggio 2008. scandalo, già dimenticato, di corruzione per legalizzare farmaci non testati)


In seguito alle intercettazioni telefoniche disposte dai magistrati sui dirigenti bianconeri - e su Luciano Moggi in particolare - una cascata di rivelazioni è precipitata sull’ambiente calcistico nazionale suscitando stupore e indignazione in addetti ai lavori e tifosi. Tre sono le procure - Torino, Napoli e Roma - che lavorano ai diversi rivoli di un'unica maxi inchiesta che sta approfondendo i movimenti del cosiddetto “sistema Moggi”, un’organizzazione dalle molte risorse e conoscenze che avrebbe esercitato - secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti - una sorta di governo ombra del calcio italiano, manipolando direttori di gara e designatori arbitrali, società sportive, organi della federazione, procuratori e giocatori medesimi.

(Sole 24 Ore, 12 Maggio 2006, scandalo Calciopoli)

Arrivano le prime indiscrezioni sulle 73 intercettazioni trascritte da un perito e depositate dal Giudice delle indagini preliminari di Milano Clementina Forleo alle parti, relative all’inchiesta milanese sulle scalate bancarie, da Antonveneta alla Bnl. Ciò che sta emergendo è il contenuto di alcune telefonate effettuate nel luglio 2005 e che vedono come protagonisti Massimo D’Alema, Piero Fassino, Giovanni Consorte e Nicola La Torre. Protestano, intanto i Ds.

(La Stampa, 11 giugno 2007 - scandalo delle scalate bancarie)

Alla fine, alle dieci di sera, Berlusconi cede, ma incassa comunque un risultato importante: dopodomani, al consiglio dei ministri, ci sarà il ddl per limitare le registrazioni. L'aveva promesso in campagna elettorale, l'aveva annunciato una settimana fa davanti agli industriali.

(La Repubblica - 11 giugno 2008)

Nel suo intervento davanti alla platea di imprenditori, riuniti a Santa Margherita ligure, Silvio Berlusconi annuncia un'iniziativa del governo destinata a far discutere: il divieto di ordinare ed eseguire intercettazioni, anche nell'ambito di indagini giudiziarie. Un provvedimento da cui saranno escluse, prosegue il premier, solo le inchieste che riguardano la criminalità organizzata, la mafia, la camorra e il terrorismo.

(la Repubblica - 7 giugno 2008)

Intercettazioni: "Un attacco criminale alla privacy"

(Silvio Berlusconi, 20 dicembre 2007)

Silvio Berlusconi ne è consapevole e, proprio in questi giorni in cui si sta discutendo della composizione del nuovo esecutivo, torna a ribadire che "uno dei primi provvedimenti del governo sarà incentrato sulla sicurezza".

(Il Giornale - 21 aprile 2008)

domenica 8 giugno 2008

La verità variabile

Non avrei mai immaginato, un giorno, di dover riconoscere alcuni meriti al liberalizzatore Bersani, Ministro dello Sviluppo Economico durante il governo Prodi. Il suo operato è nella memoria collettiva per aver fatto incazzare un po' tutti, e principalmente i tassisti. Ma questa è propaganda, chiacchiera politica, che ha accompagnato anche altri provvedimenti presi dal passato esecutivo.

E' il Sole 24 Ore, quotidiano che quando dà i numeri di solito li dà bene, a riportare la stima di 2.7 miliardi di euro risparmiati dagli italiani grazie al pacchetto di provvedimenti preso da Bersani. Non ho mai sentito un TG parlare di questo; abbiamo dovuto aspettare Crozza, con di fronte un Bersani che quasi si vergognava.

Ma veniamo all'attualità. Sembra che Tremonti abbia già compiuto il primo miracolo su delega di Silvio: salvare gli italiani che hanno un mutuo a tasso variabile. "Boccata d'ossigeno", sono giorni che ci informano che finalmente avremo uno strumento per opporci allo strapotere bancario. Senza dirci che grazie a Bersani avevamo già non uno, ma due strumenti, e anche più efficaci.

Incredibile, ma vero, stanotte a Tg2 Punto di Vista mi è sembrato di vedere un pezzo di BBC. Non era l'ora tarda, nè i fumi dell'alcol (non bevo), ma c'è stato davvero un quarto d'ora di informazione all'inglese, con un Maurizio Martinelli nelle vesti del giornalista che fa domande precise e pretende risposte, e due ospiti finalmente non politici: un rappresentante del gruppo Unicredit, e il presidente dell'associazione di consumatori Cittadinanzattiva.

Si è spiegato, in un breve servizio, i contenuti del decreto di Tremonti. Situazione tipica: ho un mutuo a tasso variabile, che mi sta strangolando perchè il tasso (che dipende dalle istituzioni monetarie) sta aumentando ogni anno. Grazie al decreto, posso scegliere di pagare le rate fino alla fine del mio mutuo utilizzando un tasso fisso, cioè quello del 2006. A fine mutuo, se il tasso del periodo sarà più alto di quello 2006, pagherò tutto quello che ho risparmiato. Se sarà più basso, la banca mi verserà la differenza.

Il servizio, e Martinelli in studio, ha anche ricordato che il decreto Bersani aveva già previsto alcune misure a favore del 3 milioni circa di famiglie italiane che hanno un mutuo.
a) La possibilità di trasferire qualsiasi finanziamento bancario (e non solo il mutuo quindi) dalla banca X alla banca Y a costo zero, manovra che avrebbe ovviamente aumentato la tanto acclamata concorrenza favorendo i consumatori.
b) La possibilità di rinegoziare il mutuo con la propria banca, cioè cambiare le condizioni del mutuo, a costo zero. Una famiglia ad esempio poteva rinegoziare il mutuo, cambiando direttamente tasso da variabile a fisso.

In pratica, col decreto Bersani si faceva, meglio, quello che vuole provare a fare Tremonti. Agendo sulla leva della concorrenza, e non con una legge centralistica. Il comunista (Bersani) che applica le regole del libero mercato, e Tremonti che agisce da statalista. Ma dove stiamo andando a finire?
La verità, anche se con molto ritardo, non meriterebbe l'orario notturno.

sabato 31 maggio 2008

Reato di clandestinità? Non Pervenuto (parte 2)

Continuiamo l'analisi sul reato di clandestinità, iniziato qualche giorno fa. Come promesso, oggi "Vedremo perchè la strada scelta non solo non risolverà il problema, ma sarà controproducente e comporterà anche un costo per tutti i contribuenti."

Le argomentazioni a supporto di questo scenario le voglio affidare ad un articolo del procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, già autore del libro "Toghe Rotte", dove spiega al cittadino qualunque perchè in Italia il sistema giudiziario non funziona, e perchè l'impunità è la norma.

















(La Stampa - 26 maggio 2008)

Riassumo i punti principali.

Se oggi l'espulsione è un atto amministrativo, che quindi potrebbe essere affidato ai sindaci (come già chiesto da molti), ai prefetti o ai questori, dopo il decreto diventerà un atto giudiziario, e quindi la competenza passerà al sistema giudiziario. Una macchina già lenta e in difficoltà, che rischia di implodere. Anche l'Associazione Nazionale Magistrati ha espresso questo timore.

I costi del decreto saranno enormi: basti pensare che per ogni processo ad un immigrato servirà mobilitare un Pubblico Ministero, un giudice, due segretari, vari poliziotti e la Polizia penitenziaria, un funzionario amministrativo, e ovviamente un interprete. Moltiplicate questo per il numero di immigrati clandestini, e avrete una misura di quanto costerà il tutto, ammesso che la macchina non si inceppi prima.

L'efficacia è il punto più scandaloso. Nello scorso articolo avevo fatto questo esempio: "E' come se parlassimo di cani randagi e scrivessimo una legge sui gatti". Perchè?
Semplice, basta leggere il testo del decreto: "Lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del Testo Unico è punito etc etc...".
Quindi, gli immigrati clandestini già presenti in Italia non saranno considerati nel reato, ma solo quelli che entreranno in futuro. Che ovviamente si metteranno al riparo dichiarando che erano già presenti in Italia prima del 2008, e sarà difficile provare il contrario.

Insomma, studiando a fondo il problema vediamo che la realtà è ben diversa dalla percezione diffusa dai mezzi di informazione, che hanno lasciato intendere che tutti i clandestini saranno perseguiti; ancora una volta la macchina sforna propaganda, più che di verità.

martedì 27 maggio 2008

Reato di clandestinità? Non Pervenuto

Sull'immigrazione si è vinta una campagna elettorale. Troppi riflettori puntati, e ora il governo non poteva certo deludere.
Titolone in prima pagina del Giornale, 21 maggio 2008: "La svolta: galera per i clandestini". "L'immigrazione clandestina diventa reato (da 6 mesi a 4 anni di carcere". E il giorno dopo rincara la dose: "Parola d'ordine, rigore e fermezza" (con annessa foto di Silvio), "Via libera al pacchetto sicurezza: linea dura contro i clandestini." Fantastico. Finalmente un governo del fare, che decide di affrontare un problema vero in modo efficace. Via tutti i clandestini irregolari dall'Italia (si accontenti, per ora, chi proprio non tollera gli stranieri, siano essi tedeschi o albanesi)!

Ma il Giornale, da anni megafono di Berlusconi (e di proprietà della stessa famiglia), sembra che dialoghi a distanza con gli altri quotidiani, che partecipano alla pubblicità:

La Repubblica, super titolone: "Carcere per i clandestini". Poi però, per fortuna, approfondisce un po' più seriamente la cosa all'interno, con un articolo del Procuratore Torinese Bruno Tinti, che conosce bene il sistema giudiziario.

Il Corriere, più seriamente, riporta: "Il governo: sarà reato l'immigrazione clandestina", riconoscendo nel Governo la responsabilità di chi fa certe affermazioni.

La Stampa, altro titolone: "Un reato essere clandestini". "Berlusoni: lo Stato torna Stato"..."e batte il pugno sul tavolo".

Sole 24 Ore: "Il reato di clandestinità resta, ma non nel decreto"

Il Messaggero: "Maroni, la clandestinità sarà reato". E sullo stesso quotidiano, il 22 maggio, Carlo Fusi scrive: "Governo del fare: Silvio centra il primo obiettivo.[...] La sensazione trasmessa ai cittadini, infatti, è quella di un esecutivo che prende di petto alcune emergenze innegabili e di forte impatto sull'opinione pubblica".

E sul versante TV, lo spazio non si conta: via a talk-show, TG, commenti di esperti, Bruno Vespa. Una massa di comunicazione che serve a sostenere e dare forza alla scelta del governo. Prendo davvero un esempio a caso, tra i mille: un editoriale in prima pagina, di una persona seria come Angelo Panebianco, che sul Corriere, in una riflessione più ampia sul ruolo dello Stato, fa questa affermazione: "Anche la discussione sul reato di clandestinità ha molto a che fare con il livello di statualità ritenuto accettabile, opportuno, nonchè compatibile con la democrazia. Il reato, di clandestinità, com'è noto, è vigente in altre democrazie occidentali. Da noi alcuni vi si oppongono solo per ragioni pragmatiche."

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A me pare che invece, la maggioranza di chi si oppone, lo faccia per ragioni ideologiche. Un rifiuto, che fa parte di una corrente di pensiero tipicamente di sinistra, che vede nel multiculturalismo una cosa sempre positiva, anche se viene affrontato in modo disordinato, confuso e senza regole come in Italia. Un atteggiamento che però è stato adottato da tutti i governi negli ultimi 10 anni, compreso i 5 anni di governo Berlusconi.

Ora, che la clandestinità debba essere punita riflettendoci sembra quasi ovvio, nel termine stesso è compresa una situazione di illegalità. Nel caso di stranieri, la pena dovrebbe coincidere con l'espulsione o la regolarizzazione. Ogni anno devono essere ammessi solo il numero di stranieri compresi nei flussi migratori calcolati, e cioè che il nostro paese è capace di assorbire e integrare nel mondo del lavoro. Altrimenti il resto inizia a delinquere, non c'è scelta. Come qualsiasi italiano disperato e senza lavoro.

Il problema quindi non è nell'obiettivo dichiarato dal governo "Via tutti gli irregolari", che personalmente condivido, ma è nel fatto che l'intervento in programma non solo è discutibile, ma è totalmente inefficace perchè non si occuperà degli immigrati clandestini che si trovano già in Italia. E' come se parlassimo di cani randagi e scrivessimo una legge sui gatti. Vedremo la prossima volta perchè la strada scelta non solo non risolverà il problema, ma sarà controproducente e comporterà anche un costo per tutti i contribuenti.

venerdì 23 maggio 2008

Quando lo Stato stava vincendo





“La Mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani è destinato morire".(G. Falcone)
A fine anni 80 e per i primi anni 90 alcuni rappresentanti dello Stato avevano la vittoria in pugno. La chiave usata per distruggere la mafia fu di minare i suoi rapporti col potere politico ed economico. Colpire solo la mafia militare, armata, serviva a ben poco. E' una storia che ho pensato meritasse di essere raccontata, e spero letta.

Ufficio Istruzione di Palermo, Rocco Chinnici è il primo a rompere i soliti schemi burocratici di indagine, e adottare il metodo del Pool, inventato dal giudice torinese Gian Carlo Caselli. Il pool, un gruppo di lavoro affiatato, basato sulla circolazione delle informazioni, strettamente riservata ai soli membri, che poi le elaborano unitariamente: i risultati, manco a dirlo, sono eccezionali.

La storia di Chinnici, purtroppo, segue un modello che si ripeterà spesso: un giudice autonomo, che non ha ascoltato i "buoni consigli", come quelli di Salvo Lima, parlamentare andreottiano, che lo invitò ad interrompere le indagini sui colletti bianchi (Nda, personaggi politici e imprenditori) perchè rischiavano di bloccare "l'economia siciliana" e di farlo passare come un giudice persecutore della Dc. Frasi, minacce e atteggiamenti che ritroviamo ancora oggi, ormai inserite nel linguaggio politico.

Chinnici viene ucciso nel 1983, e lascia la sua eredità ad Antonio Caponnetto, che potenzia il metodo del Pool e lo rende più efficace e indipendente. Mentre i Pubblici Ministeri, infatti, si trovavano ingabbiati sotto il comando della Procura, i giudici istruttori (cioè quelli che indagano, raccolgono prove, ed emettono i rinvii a giudizio) furono dotati di indipendenza e autonomia. La qualità delle persone che vi facevano parte fece poi il resto: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta, Giuseppe di Lello, Gioacchino Natoli, Ignazio De Francisci e Giacomo Conte.

Nel 1987 Caponnetto va in pensione e lascia il posto...a Falcone? Sarebbe stata la scelta naturale, ma si decide di iniziare lo smantellamento dall'interno di quel Pool di indipendenti. Viene nominato, secondo il criterio dell'anzianità, Antonino Mieli. Cosa ne pensano di questo, oggi, i difensori (a parole) della meritocrazia?
Mieli inizia la sua opera distruttrice, sparpagliando i processi antimafia in tutta la Sicilia. Borsellino commentò: "Con questa tecnica (il pool, centralizzato, Nda) si chiuse la pagina delle indagini parcellizzate che per anni non riuscirono mai a centrare veri obiettivi. Ho l'impressione che qualcuno voglia tornare indietro".

La reazione alle indigniazioni dei giudici è quella che abbiamo visto e continuiamo a vedere oggi per altri casi: "protagonismo", "sete di potere", "filocomunismo", "ambizioni di protagonsimo istituzionale e politico". L'indipendenza dei giudici, così come prevista dall'art. 104 della Costituzione, brucia ai tanti che vogliono difendere il sistema di potere mafioso-politico.

1989, Giovanni Falcone lascia, deluso e stremato, l'ormai defunto Pool, ed entra in procura di Palermo come Procuratore aggiunto, per cercare di salvare il salvabile. E' però al fianco di Pietro Giammanco, un magistrato di potere, con fedelissimi come Giuseppe Pignatone, figlio di un potente democristiano. Giammanco metterà in moto il suo team, portando all'isolamento Falcone e sottraendogli ogni ruolo di coordinatore delle indagini antimafia. Il metodo usato fu quello delle "carte a posto": i documenti venivano diffusi secondo le gerarchie, solo ai PM fedeli, e spesso Falcone verrà tenuto all'oscuro di decisioni prese. Il tutto è annotato sul suo computer, in un documento pubblicato dal quotidiano Sole 24 Ore, purtroppo solo dopo la strage.

Nel 1991 Falcone getta la spugna, lascia la procura per trasferirsi a Roma, e viene sostituito da Borsellino. Anche lui va neutralizzato: verrà relegato alle indagini sulla sola Trapani, impedendogli di lavorare sulla mafia Palermitana. Un esempio: nel giugno 1992, dopo l'uccisione di falcone, il mafioso Mutolo decide di pentirsi e collaborare con Borsellino. Giammanco e il suo team cercano di impedire l'incontro, e solo la minaccia di dimissioni di Borsellino li farà desistere. Nei primi interrogatori, il pentito preannuncia relazioni tra mafia, politica e istituzioni (come il poliziotto Bruno Contrada e il giudice Corrado Carnevale), ma il lavoro di Borsellino fu bloccato dopo pochi mesi, con la sua morte.

Falcone viene ucciso il 23 maggio 1992, alle ore 17:58, con una carica di cinque quintali di tritolo che uccide lui, la moglia, e 3 uomini della scorta. Il telecomando fu azionato da Giovanni Brusca, assoldato dal mafioso Totò Riina.

Il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vive sua madre. Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo esplode, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta.

La mafia non vinse ancora con queste due stragi, perchè 8 coraggiosi giudici che componevano il Pool antimafia di Falcone e Borsellino protestarono pubblicamente, costringendo Giammanco alle dimissioni. A Palermo arriverà, dal nord Italia, il giudice Gian Carlo Caselli, a ridar vita al lavoro del Pool e riprendere la lotta alla mafia. In questo caso, però, il tritolo non servirà. Una campagna mediatica e politica, diffamatoria, che continua ancora oggi, ostacolerà continuamente i lavori del pool, sancendo la vera sconfitta dello Stato, voluta da quella parte di esso che ha deciso e continua a decidere di convivere con la mafia.

In occasione dell'anniversario della strage di Falcone, mi piacerebbe che tutti, al Nord come al Sud, si impegnino sempre a non convivere, ma ad unirsi alle forze sane del paese per distruggerla.

«La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.»
(Paolo Borsellino)

giovedì 22 maggio 2008

Propaganda e vittoria elettorale

Pubblico questa bella riflessione dell'amico TenderSurrender, su un tema che ultimamente ho affrontato e che anche alla luce dei recenti fatti (Travaglio, etc...) acquista sempre maggiore importanza: la propaganda. Buona lettura.


La propaganda è caratteristica principe di un totalitarismo. Errata corrige: una delle parti che lo nutrono. La Cina censura internet, il governo ne detiene il controllo. Google, in Cina, non è la homepage a cui siamo abituati, tutt’altro. You Tube non è l'arsenale di cultura che conosciamo, non è un occhio sul mondo, come da noi.

Lì la propaganda è a livelli altissimi. Serve ai Cinesi per continuare a produrre. Serve a noi occidentali per continuare a ricevere.

In Italia la propaganda non serve a niente, eccetto che a vincere. Passo indietro.
In Italia la propaganda serve a vincere.

Le ultime elezioni hanno sancito il successo della Lega. Il successo della Lega ha sancito lo stra-successo di Berlusconi.
Senza la Lega Berlusconi non avrebbe mai vinto.

Domanda: come ha fatto la Lega ad ottenere un successo così ampio ?

Per i più, il partito di Bossi ha intercettato la richiesta di sicurezza degli Italiani.
Se fosse stato presente sarebbe stato votato anche al Sud. Dove però è stato ben sostituito dall' MPA.

Da dove deriva la “domanda di sicurezza” ?

La domanda sotto forma di richiesta alle classi dirigenti, trae origine dai ripetuti fatti di cronaca susseguitisi nel biennio Prodi.

Dal 2001 al 2006 c'era una calo della "domanda sicurezza". Chi produceva (l'informazione), ha messo la sicurezza a piè di pagina.
Così i consumatori (i telespettatori) ne hanno richiesta a piccole dosi.
Dal 2006 al 2008, biennio Prodi, la domanda subisce una brusca impennata. Un Boom di vendite. I consumatori non sentono altro in tv, non leggono altro sui giornali. Non discutono d'altro.

L'informazione influenza l'opinione pubblica, ne determina il giudizio. Il giudizio dell'opinione pubblica è inequivocabilmente legato all'Informazione. La gente assorbe informazioni che da lì a poco saranno analizzate sottoforma di giudizi.

Il tema sicurezza, durante i due mesi di campagna elettorale, è stato affrontato e discusso come mai prima d'ora, fino ad essere vivisezionato. E' stato, discusso, affrontato, richiesto e giudicato, soprattutto, o quasi del tutto, dalle televisioni e dai giornali che appartengono a colui che di fatto da lì a poco sarebbe divenuto per la quarta volta presidente del consiglio. L'alleato di Bossi, che fa del tema sicurezza la base di tutto.

Ricapitolando. Berlusconi vince grazie alla Lega, la Lega vince grazie ad un opinione pubblica fortemente condizionata dall'informazione. Un informazione che cavalca l'onda di stupri perseguiti da immigrati.

Questo vale solo per la Lega.
Potrei continuare, e ricordarvi di come il Tg5 abbia tirato lo sprint elettorale al Popolo delle Libertà, calpestando i temi legati all'inflazione , alla crescita, al precariato.
Inculcando nell'opinione pubblica l'idea di un paese allo sbando, il cui cambiamento sarebbe dipeso solo dal voto. Il voto come ultima speranza.
Il voto contro Prodi per come ha ridotto l’Italia.

Il Biennio Prodi , dati alla mano, ha risollevato i conti. Ora da parte dell’Europa non vi è più alcuna procedura.
Il fatto è che nel frattempo si è già votato.

sabato 17 maggio 2008

La macchina della propaganda - Caso Travaglio

La macchina della propaganda si è attivata. Anche prevedendone il comportamento, fa sempre impressione vederla in moto. Tv e perfino giornali come il Corriere e la Repubblica hanno fatto quadrato CONTRO il giornalista Travaglio, e il giornalismo da lui rappresentato: non schierato, attento ai fatti, e, perchè no, che ha ampia risonanza tra la gente.
Marco Travaglio nei suoi interventi racconta fatti, quasi sempre di cronaca giudiziaria, in modo pacato ma con freddure e battute di tipo satirico. Informa divertendo. E' un suo stile, sicuramente originale.

La settimana scorsa a "Che tempo che Fa" ha riportato fatti giudiziari relativi ai rapporti tra Presidente del Senato Schifani e alcuni personaggi mafiosi. Notizie già scritte nei documenti processuali e anche in alcuni libri. Ma finchè restano a conoscenza di qualche migliaio di persone si possono ignorare. Farlo sapere a svariati milioni di ascoltatori è invece off-limits, e va punito. La massa deve continuare ad ignorare.
E che insegnamento diamo ai tanti nuovi giornalisti desiderosi di fare bene il loro lavoro? Se addirittura il "grande Travaglio", col suo immenso potere, è sotto accusa da media e politici, figuriamoci un giornalista esordiente. Imparerà che se vuole mantenere il suo posto deve tacere e fare gli interessi di chi comanda. "Educarne uno per educarli tutti", il primo comandamento della propaganda.

Questa campagna mediatica è davvero illuminante, ricca di elementi per capire in che modo agisce la propaganda. La analizzeremo per bene solo quando il polverone si sarà posato.
Intanto, non si può non notare i titoli e gli articoli dei giornali: "Marco Travaglio attacca il presidente del Senato Renato Schifani". Attacco? Non c'è mai stato: i contenuti sono incontestabili, al limite si può criticare Travaglio sui toni e sulle battute fatte, ma non nel merito.
Ma il risultato ormai è che milioni di persone continuano a credere che Travaglio abbia attaccato chissà come Schifani, offendendolo o raccontando falsità.
Lascio la replica al diretto interessato: "Io invece penso che debbano sapere tutto, che sia nostro dovere informarli del fatto che stava [Schifani, Ndr] in società con due personaggi poi condannati per mafia, che si occupava di urbanistica come consulente del comune di Villabate, controllato dal clan Mandalà, anche dopo l'arresto del figlio del boss e subito prima dello scioglimento per mafia".

Impariamo a consocere la propaganda; difendiamo questo giornalismo, perchè l'informazione è tutto. Mi è molto piaciuta l'ultima iniziativa di Grillo, che darà uno spazio in diretta a Marco ogni lunedi alle 14.00. Voglio contribuire, potrete utilizzare anche il nostro blog per vedere la diretta.

passaparola



P.S. Per una volta Grillo ha fatto, secondo me, un buon intervento, che tocca tutti i punti importanti del caso Travaglio-Schifani. Ve lo ripropongo.

12 Maggio 2008
¡Que viva Franco!

Il presidente del Senato Renato Schifani è indignato. E’ in buona compagnia. I vertici RAI sono indignati. Anna Finocchiaro è indignata. Gasparri è indignato. Follini è indignato. Il PDL è indignato. Il PD è indignato.
L’indignazione sta tracimando dalle narici del veltrusconismo. Guareschi creò i trinariciuti. I veltruschini hanno un buco in più. Sono quadrinariciuti, due narici di sinistra e due di destra, che soffiano indignazione per la libera informazione.
Quattro narici in fila per due.
Travaglio ha fatto alcune dichiarazioni, tratte dal libro scritto con Gomez: “Se li conosci, li eviti” e da: “I complici” di Lirio Abbate e Gomez. Nessuno ha chiesto in questi mesi il ritiro dei libri. Perché?
Travaglio ha avuto il torto di fare le dichiarazioni in televisione. Milioni di italiani che non leggono i libri lo hanno potuto ascoltare. Il problema è nel media, non nel messaggio. RAISET è cosa loro.
Schifani ha spiegato che “C’è chi vuole minare il dialogo”, ma di questo non deve avere paura. Il dialogo può solo avvenire, infatti, tra due soggetti distinti, ognuno con una propria identità. I veltruschini quadrinariciuti sono la stessa cosa. Il dialogo tra Finocchiaro e Gasparri è un fatto genetico. Hanno lo stesso DNA.

Schifani ha aggiunto: “Se c’è qualcuno che deve pagare dei prezzi li pagherà”.
Inizierei dalla Spagna. Frattini ritiri gli ambasciatori e La Russa si predisponga per una nuova Guernica. E’ la giusta risposta a El Pais, il quotidiano spagnolo più diffuso con mezzo milione di copie, che ha scritto il 29 aprile 2008, due settimane prima che Travaglio andasse dallo stuoino Fazio:

“Il suo nome (Schifani ndr) è stato associato dalla stampa italiana con la criminalità organizzata siciliana, dato che negli anni ottanta fu socio in una compagnia nella quale figuravano Nino Mandalà, boss del clan mafioso di Villabate, e Benny d’Agostino, imprenditore legato allo storico dirigente di Cosa Nostra, Michele Greco”.

Bombardiamo Zapatero e la stampa indipendente spagnola. ¡Que viva Franco!

Leggi l'articolo su "El Pais".
Leggi la traduzione in italiano dell'articolo de "El Pais".

http://www.beppegrillo.it/2008/05/que_viva_franco.html

sabato 10 maggio 2008

Lavagna della Libertà - Micci-chi?



"Io sarò sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Mezzogiorno e al Cipe."

(GianFranco Micciché - Repubblica.it - 25 Aprile 2008)


Indagini per droga
"L'11 gennaio 1988 GianFranco Micciché, che all'epoca lavorava presso Publitalia, venne interrogato nell'ambito di un'inchiesta sul traffico di droga a Palermo, in quanto sospettato di essere uno spacciatore. Miccichè rispose: "Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina". Non comportando il fatto reato, la posizione venne archiviata mentre gli spacciatori vennero arrestati il successivo 14 aprile.L' 8 agosto 2002 venne invece diramata un'informativa dei Carabinieri che sostanzialmente accusava Gianfranco Micciché di farsi recapitare periodicamente della cocaina presso gli uffici del ministero delle Finanze, in cui all'epoca ricopriva il ruolo di vice ministro. L'informativa fu emessa in seguito ad indagini testimonianti, anche tramite supporti audiovisivi, le "visite" che il presunto corriere Alessandro Martello faceva indisturbato presso il ministero, pur non essendo un soggetto accreditato ad entrarvi. Anche le intercettazioni confermerebbero la versione degli organi di polizia. Dal canto suo, Miccichè ha smentito categoricamente, avanzando a sua volta l'ipotesi di un servizio d'ordine deviato. "

(Wikipedia + Repubblica.it - 9 agosto 2002 )


Nell'ottobre 2007 ha affermato che l'intitolazione dell'aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino trasmette a chiunque arrivi per la prima volta nell'isola un'immagine negativa della Sicilia. Dopo le proteste provocate dalle sue tesi, Miccichè si è scusato e ha ritirato la frase, placando solo in parte le polemiche.
Aeroporto Falcone-Borsellino. Che immagine negativa trasmettiamo subito col nome dell'aeroporto"

(Da Wikipedia - 11 Ottobre 2007)

"Noi trasmettiamo sempre un messaggio negativo. Se qualcuno in viaggio per Palermo in aereo, non ricorda che l’immagine della Sicilia è legata alla mafia, noi lo evidenziamo subito già con il nome dell’Aeroporto di Punta Raisi."

(Gianfranco Micciché, FI, Presidente Assemblea Regionale Siciliana, 10 ottobre 2007)


"Uomo ottimista e positivo che associa all'isola, piuttosto, il pensiero del latte di mandorle e dei fichi d'India oltre che quello dei milioni di voti con cui è stato eletto, recordman di preferenze e artefice del celebre 61 a 0, tutti voti antimafia fino all'ultimo, va da sé. Poi, quando Maria Falcone sorella del magistrato ucciso, una donna che da anni passa le mattine nelle scuole dell'isola a parlare ai ragazzi di legalità, gli ha fatto con fermezza notare che l'aeroporto non è intitolato a Riina o a Provenzano "ma a due eroi italiani che credevano nel riscatto della nostra terra combattendo le cosche" persino Micciché si è reso conto. Si è scusato della "frase infelice", l'ha "ritirata".

(Repubblica.it - Ottobre 2007 - )


"E in queste ore si conferma che la delega sarà affidata a Gianfranco Micciché, che lunedi sarà nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio o, in alternativa, al Ministero dell'economia.[...] A palazzo Chigi Micciché dovrebbe avere anche la delega al mezzogiorno"

(Sole 24 Ore - 9 maggio 2008)


"Io sarò sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Mezzogiorno e al Cipe."

(Gianfranco Micciché - Repubblica.it - 25 Aprile 2008)

Note

1. http://www.repubblica.it/online/cronaca/cocafinanze/verbali/verbali.html
2. http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/micciche/micciche/micciche.html
3. http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2002/08_Agosto/09/micciche.shtml
4.http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/formazione-governo/squadra-governo/squadra-governo.html)

venerdì 2 maggio 2008

Augurio ai veri lavoratori

Non sono solito fare auguri per le festività, mi limito ai soli compleanni e occasioni particolari. Il 1 maggio secondo me si fa tutto tranne che riflettere seriamente sul concetto di lavoro. lancio il mio breve messaggio di augurio.

Penso che oggi si debbano fare gli auguri (e i complimenti) a tutti quelli che fanno il loro lavoro in modo onesto, cercando di eseguirlo al meglio.
Al funzionario pubblico che non fa favori, all'insegnante che si impegna per istruire i ragazzi, al genitore che sta dietro i figli e non li lascia crescere per strada, al ragazzo che studia a scuola pensando al proprio futuro, al dipendente di un azienda che lavora e non evade e anche all'imprenditore di quell'azienda che distribuisce ricchezza e non evade le tasse.

Il mio augurio va a queste persone, mentre chi lavora per fregare il prossimo non merita niente, perchè truffare il prossimo non lo considero un lavoro degno di essere riconosciuto tale.

lunedì 28 aprile 2008

Economia fai da te? Ahi ahi ahi...

In Italia l'informazione ha il forte potere di influenzare le opinioni e il carattere di ogni individuo. Certo, secondo le statistiche non tutta la popolazione guarda la TV (per fortuna), ma non si può non notare che le idee più diffuse provengono, in gran parte, proprio dalla scatola nera. La percentuale di coloro che legge i giornali è piuttosto bassa rispetto agli altri paesi europei, e anche il mondo della carta stampata non brilla certo per qualità e imparzialità. Per farsi un'idea verosimile del mondo oggi, insomma, bisogna consultare più fonti, confrontare, andare all'origine delle notizie, ai dati nudi, senza troppe chiacchiere appiccicateci sopra.
La rete in quest'ottica è uno strumento che permette in tempo reale di verificare se un'affermazione è realistica o no, ottenendo un enorme quantitativo di dati senza fare lunghe domande burocratiche o recarsi fisicamente in biblioteche o uffici.

In campo economico, ad esempio, permette di consultare banche dati di ogni tipo, da quelle dell'Istat al Fondo Monetario Internazionale. Nonostante questa relativa facilità, siamo abituati da anni a vedere politici lanciarsi in appassionati duelli televisivi basandosi su due Pil, due deficit, insomma, sulla macroeconomia "fai da te". Nessuno li smentisce in diretta, se non rare volte.
La percezione di ciò che succede ai conti pubblici del nostro paese risulta quindi diversa a seconda dell'appartenenza politica. L'esempio più lampante: il governo Berlusconi, durato 5 anni dal 2001 al 2006, ha lasciato una percezione piuttosto positiva dell'azione di governo, senza particolari ricordi nefasti. I 2 anni del governo Prodi invece sono apparsi come i più disastrosi secondo il punto di vista mediatico, tant'è che Silvio e i suoi hanno puntato la campagna elettorale anche su una fantomatica eredità negativa nei conti pubblici ed essere tranquillamente creduti. Questo è sicuramente l'esempio migliore di quali risultati possa avere la propaganda ripetuta, giorno per giorno, sull'opinione pubblica. E' indubbio che il tema ha aiutato il Pdl a vincere le elezioni, quindi merita un'analisi approfondita. Queste cose in TV non si fanno, si preferisce chiacchierare. Ci proviamo noi.

Ho cercato un po' di documenti e serie storiche riguardanti l'andamento dei principali indicatori macroeconomici in Italia, per vedere se tutto questo battage sia stato giustificato o meno. E' emerso un quadro che stride col senso comune, influenzato dalla propaganda, e in particolare due punti:

- il Governo Berlusconi non è assolutamente stato virtuoso in campo macroeconomico, come invece si è portati a pensare oggi. E che dunque le accuse lanciate in campagna elettorale sono basate sul nulla.
- il Governo Prodi lo si può accusare di tanti errori, tranne quello di non aver fatto nulla per risanare i conti pubblici.

Vediamo perchè. Premetto che le variabili economiche prese in considerazione non dipendono in tutto e per tutto dai governi, e risentono ovviamente anche di situazioni economiche globali. Inoltre l'Istat presenta delle stime e periodicamente rivede i suoi conti, e quindi potrebbe saltar fuori qualche variazione importante.
Paragonare i conti del periodo di crisi mondiale 2001-2002 al 2007 ovviamente non sarebbe corretto. Perciò teniamo maggiormente in considerazione gli anni 2004-05-06 per i risultati del governo Berlusconi, e l'anno 2007 per quelli del governo Prodi. Il 2006 è un anno a metà, ma risente per la maggior parte di misure prese nella ultima finanziaria del governo Berlusconi.

Deficit


L'indebitamento è il saldo annuale del conto economico delle Pubbliche Amministrazioni, cioè la differenza tra entrate e uscite. Se è negativo vuol dire che lo Stato ha speso più di quanto ha incassato, ed è in deficit. Vediamo la serie storica di questo indicatore, dal 1996 al 2007:

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L'Italia entra nel nuovo millennio con un ottimo rapporto deficiti/Pil (0,8), anche grazie alle pesanti manovre fatte dai governi in quegli anni per soddisfare i requisiti di Maastricht, che impongono di mantenersi su un valore inferiore al 3% [1]. Dopo lo shock del 2001, che ha colpito tutte le maggiori economie europee, l'Italia ha mantenuto sostanzialmente stabile il suo saldo su un valore superiore al 3%, peggiorando visibilmente nel 2005 (4,2%).
Mentre nel 2006 gli altri paesi hanno risanato il proprio deficit, il governo Berlusconi in vista delle elezioni ha preferito ignorare il risanamento dei conti per non scontentare il proprio elettorato, e scaricare la responsabilita di Maastricht sul successivo governo. Non ha alzato le tasse, costringendo Prodi a farlo al posto suo. Mossa geniale.
Il risultato è che il rapporto tra indebitamento netto e Pil dell'Italia, nel 2006, ultimo anno di governo Berlusconi, è di -3,4%, cioè più del doppio di quello della media dei paesi dell' Unione Europea. (-1,6%). Nel 2005 l'Unione Europea denuncia la situazione italiana e apre una procedura di infrazione per deficit eccessivo [2], un risultato molto negativo per il governo Berlusconi e che avrebbe portato l'Italia a dover pagare una sanzione pecunaria.
Se non fossero state effettuate forti misure correttive, secondo le stime Ocse, il deficit 2007 sarebbe arrivato al 5,1%. Da qui nasce la manovra finanziaria 2007 del Governo Prodi, fortemente osteggiata dai media e dall'opposizione per l'importanza della cifra e l'aumento della pressione fiscale. Si possono poi criticare tanti altri punti, ma un risultato resta: dopo 6 anni il deficit torna sotto il 3% soddisfando ampiamente le condizioni del Patto di Stabilità europeo.

Il Commissario europeo Joaquin Almunia ha affermato che "Quella sul deficit italiano nel 2007 è una notizia molto buona, soprattutto se si considera che la crescita economica nel 2007 è stata più bassa del previsto", e confermato che "alla fine di aprile sarà chiusa la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia".

Facciamo un piccolo sforzo di fantasia, e immaginiamo la situazione a ruoli invertiti; cosa sarebbe successo se un ipotetico governo Prodi nel 2005 avesse ricevuto la procedura di infrazione europea per deficit eccessivo, mentre un governo Berlusconi nel 2007 avesse riportato i conti in ordine con tanto di complimenti da parte dell'UE? A voi la risposta.

Nelle prossime "puntate" vedremo altri indicatori economici. Restate sintonizzati sull'Isola di Krino.

[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_stabilit%C3%A0_e_crescita
[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Procedura_di_infrazione

giovedì 24 aprile 2008

Gasparri, l'uomo senza antenne

Ieri sera all'Infedele di Gad Lerner, su La7, si parlava del V2-Day. In studio, special guest Maurizio Gasparri. Questo signore, a vederlo in strada, lo scambiereste per un uomo qualunque, con l'aria un po' confusa. A sentirlo parlare, invece, rimarreste già più turbati.

Se fosse davvero un uomo della strada, potremmo ignorarlo felicemente. Ma siamo in Italia, e queste persone fanno carriera: dirigente MSI, sottosegretario all'interno, onorevole parlamentare dal 1992 ad oggi, Ministro (avete letto bene) delle Comunicazioni dal 2001 al 2005. Incuriosito, e spinto dall'invidia, ho cercato quali sono i ministri rispettivamente in Francia e Svezia: ho scoperto che sono due donne, con ottime competenze nel proprio campo di lavoro. Il curriculum di Gasparri, invece, è molto vagheggiante e pare si fermi al liceo: "Si forma attraverso studi classici e presto è assorbito da due forti passioni: il giornalismo e la politica". Mah.

Di Gasparri ho il ricordo delle geniali imitazioni di Neri Marcoré, che esasperano i suoi caratteri: incompetenza e ignoranza nel suo lavoro, aria tonta, linguaggio ripetitivo e basato sulla ripetizione di concetti e slogan senza fondamento.








Nel dibattito di ieri sera Gasparri ha purtroppo mostrato ancora una volta che la satira di Marcorè è tutt'altro che lontana dalla realtà. L'ex Ministro ha ripetuto, praticamente in ogni intervento, che "gli italiani ci hanno premiato" e quindi ora abbiamo ragione noi su tutto. La capacità di ragionare e argomentare è completamente inesistente. Le risposte di Gasparri a domande sulla sua Legge, sulla bocciatura della UE, sulle elezioni, e quant'altro, si basavano sempre e solo su quello slogan: noi abbiamo vinto, punto.
Un solo esempio: Gasparri stava rispondendo ad un ragazzo del Meetup di Grillo di Novara in studio:

Gasparri: "[Grillo] E' stato un fallimento, ha votato l'80% in questo paese.
In studio: "Ma Grillo non si è candidato"

Gasparri: "Ma come non si è candidato, è andato in giro a fare i comizi. Ha detto non votate e ha votato l'80%. Ma si è votato, lei lo sa? Ha visto chi ha vinto? Quelli erano dei cittadini veri che sono andati alle urne, ne prenda atto"
In studio: "Ma prenda anche atto che la Rai non ha dato lo spazio dovuto al v-day, nè al primo nè al secondo"
Gasparri: "Ma c'erano candidati che hanno preso lo 0,1 e hanno avuto ore intere in trasmissione per la parcondicio, su dai..."

Riepiloghiamo i concetti ripetuti da Gasparri per tutta la trasmissione: nessuno segue quello che dice Grillo, perchè la partecipazione alle elezioni è stata alta nonostante il suo appello a non votare e nonostante la par condicio abbia permesso a tutti di avere spazio in TV. Un'argomentazione completamente fuori dal mondo; sarebbe bastato fargli notare due cose, ma nessuno l'ha fatto:

a) Grillo non si è candidato in nessuna lista, e di conseguenza la par condicio non c'entra assolutamente niente. La legge garantisce solo un'equa distribuzione dei tempi televisivi per i candidati politici. Il ragazzo faceva notare un dato di fatto, cioè un silenzio totale di Rai e Mediaset sui due V-Day promossi da Grillo. Gasparri non ci è arrivato.

b) Se davvero Grillo si fosse candidato (come ha affermato più volte Gasparri), perchè mai avrebbe dovuto farsi del male invitanto a non andare a votare?

c) Grillo non è mai stato nemmeno 1 minuto in Tv per spiegare le sue ragioni, a differenza di tutti gli altri candidati.
Non è difficile, un Ministro delle Comunicazioni dovrebbe capirle al volo queste cose, e trovare argomenti più solidi. Ma senza un'informazione che metta in difficoltà questi personaggi, il cervello non si sforza più di tanto. Caro Gasparri, forse futuro ministro, un consiglio: sintonizzi le antenne sulla realtà.

P.S: So che ne avete abbastanza, ma ad ulteriore prova di quanto detto, vi invito a guardare questa breve intervista e notare le risposte di Gasparri. Non credo servano ulteriori commenti.





P.P.S. Domani 25 aprile, oltre a partecipare alle manifestazioni ufficiali per la liberazione, cerchiamo i banchetti del referendum popolare per migliorare lo stato dell'informazione. Sono in tutta italia: http://www.beppegrillo.it/v2day/mappa/. Non è antipolitica, non è demagogia, ma buonsenso: «L'informazione è il cuore della democrazia. Se l'informazione diventa strumento di interessi privati e dei partiti non c'è democrazia».

mercoledì 16 aprile 2008

Mamma li brogli!

Veltroni, ancor prima che i risultati fossero definitivi, ha telefonato al "leader del principale schieramento avversario" per congratularsi, rispettando le normali consuetudini democratiche. Vi immaginate se dopo qualche ora avesse iniziato ad accusare la destra di brogli e irregolarità ai danni del PD? Non sarebbe certamente stato coerente, e avrebbe perso perlomeno un po' di credibilità.
Nell'aprile 2006, Silvio Berlusconi, oltre a non aver mai telefonato Prodi per congratularsi, subito dopo la sconfitta lanciava accuse a destra e a manca: «Brogli a non finire», «brogli unidirezionali», «in diversi posti e in tutta Italia", "Tutti a danno della Cdl", "Tante novità, ci sono tanti brogli". I voti contestati «non sono distribuiti equamente, ma sono unidirezionali. Ne stanno venendo fuori di tutti i colori». E per finire, "Ci sono un milione e centomila schede annullate,secondo me è assolutamente necessario che venga verificato questo dato."

La Corte di Cassazione il 19 aprile dichiarava valide le elezioni, ma venivano contestate 43.000 schede nulle, che se fossero state assegnate alla ex-casa della Libertà avrebbero ribaltato il risultato della Camera. La palla passò alla Giunta per le elezioni, che iniziò le prime verifiche: il numero delle schede contestate risultò gonfiato, e diminuì da 43.028 a 2.131 per la Camera dei deputati, e da 39.822 a 3.135 per il Senato. Nel dicembre 2006 "Gli esponenti della maggioranza della giunta affermano che dai dati delle 26 relazioni circoscrizionali non emergono novità o anomalie particolari. I dati, in sostanza, combaciano sia con quelli diramati dal Viminale, sia con quelli della Corte di Cassazione". Insomma, tanta agitazione rischiava solo di far collassare il cuore dei tanti onorevoli ultrasessantenni. L'Unione si confermava vincitrice seppur con un margine molto esiguo, ma ormai il governa era percepito da buona parte del paese come illegittimo. Un po' come succede in certi paesi del terzo mondo.

Silvio non era però l'unico a parlare di brogli: anche Enrico Deaglio, giornalista di Diario, denunciò delle anomalie, ma in senso opposto, a favore della casa delle libertà. Le indagini successive dichiararono archiviate le accuse, ma non si può ignorare che in quella tornata elettorale emersero 3 fatti che perlomeno appaiono anomali, e sembrano essere stati dimenticati: il ritardo dell'arrivo dei dati definitivi, il ministro dell'Interno Pisanu che corre a casa del primo ministro Berlusconi invece di stare al Viminale e soprattutto il crollo delle schede bianche. Per capire di cosa si parla, basta guardare questo inquietante grafico:



Nel 2006 praticamente tutti i sondaggi davano l'Unione vincitrice col 52% e la Cdl al 46-47%, con un distacco quindi di 5-6 punti. Anche gli exit poll, per quanto inaffidabili, confermavano il risultato con L'Unione avanti di 5 punti percentuali sulla Casa delle Libertà. Eppure, come si vede dall'andamento del grafico, l'ampio vantaggio dei primi risultati andò assottigliandosi sempre più, portando la Cdl da una netta sconfitta ad un sostanziale pareggio. Insomma, Berlusconi in quelle elezioni avrebbe fatto meglio a tacere, visto che le anomalie giocavano tutte e suo favore. Ma la campagna sui brogli andò avanti impunemente per mesi, mentre i giornalisti che avevano esposto le loro tesi finirono per essere accusati di "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico". La legge è uguale per tutti?

Nel 2008 gli ultimi sondaggi disponibili prima del silenzio pre-elettorale davano il PD da un minimo di 5 punti (sondaggio Swg) ad un massimo di 8,6% (Euromedia) di svantaggio. I risultati definitivi hanno visto, alla Camera, il Pdl al 46,8% e il PD al 37,5 %,mentre al Senato il Pdl a 47,3% e il PD a 38,0%: 9 punti di vantaggio in entrambe le camere.
Veltroni avrebbe potuto accendere un po' il proprio elettorato, come fece Silvio, sollevando il dubbio di brogli: qualche elemento strano c'era, anche se non tali da pregiudicare l'esito delle elezioni. Avrebbe potuto tirar fuori dal cappello magico qualche suo sondaggio misterioso che li dava a pochi punti di distacco dall'avversario prima del voto, avrebbe potuto accusare brogli mirati in regioni come la Liguria, che è da sempre rossa, ma che in questa tornata ha visto vincere il Pdl. E invece è già pronto a fare opposizione, credendo (un po' ingenuamente) che Silvio, con 30 senatori di vantaggio, gli darà retta.

Berlusconi invece, da grande stratega della comunicazione qual è, aveva già preparato il terreno per l'accusa di brogli in caso di sconfitta. «C'è un problema grandissimo, quello dei brogli» (16 marzo), «Chi se la sente - ha detto ad un comizio a Como - di passare il sabato a confrontarsi con i rappresentanti di lista della sinistra si può mettere in lista per far parte dell'esercito dei difensori della libertà». Una missione militare.

Ma la sua nettissima vittoria ha fatto ovviamente dimenticare tutto. Silvio è così, un po' come i bambini quando giocano: "se vinci tu hai imbrogliato, se vinco io sono il più bravo". Che dire: buon lavoro, Presidente.

giovedì 10 aprile 2008

Rubrica - Il TG è servito (3)



Ultimi giorni di campagna elettorale. Studio Aperto decide di rinunciare anche a quel poco di rispetto per l'imparzialità dell'informazione che gli era rimasto, per lanciarsi spassionatamente in un ultimo appello a favore di Silvio. Fare un analisi della propaganda a questo punto diventa anche superfluo, perchè è evidentissima.

Il servizio parte con Bertinotti che compete sia contro il Pdl che soprattutto contro il Pd, a cui punta ovviamente a sottrarre voti.
In studio poi vengono presentate le ultime tappe di Veltroni, a Napoli e Bologna, introducendo il tema: la partecipazione di Prodi alla manifestazione di Bologna. Parte il video, con i filmati delle dichiarazioni di Prodi dal palco "quindi Walter, a te la parola, a te la vittoria, a te il Partito democratico" e quelle di Veltroni, che ringrazia Prodi per il lavoro svolto nella formazione del PD e come servitore dello Stato. Il servizio omette tutte le altre dichiarazioni che potevano interessare gli elettori, come quella sulle condizioni economiche dell'ultimo anno di governo Berlusconi e sui risultati ottenuti da Prodi in 4 anni di governo: ingresso in Europa prima e risanamento dei conti oggi.
Un aspetto non secondario riguarda le immagini: si vedono solo i leader abbracciarsi e parlare, nemmeno un fotogramma invece della piazza, che era stracolma di gente. Ma questo stratagemma l'abbiamo già individuato negli scorsi articoli.

La seconda parte del servizio è esemplare. In studio il giornalista parla di una delle principali accuse mosse a Veltroni, e cioè di aver ricandidato tutti i ministri del governo Prodi.
Parte il video, con Berlusconi che rilancia l'accusa e la replica di Veltroni che dice: "Molti ministri hanno deciso di non ricandidarsi.".
La voce del giornalista replica, con tono ironico, "in effetti molti ministri non si sono ricandidati: ben tre", e inizia a scorrere puntigliosamente le liste del PD elencando tutti i ministri e le rispettive posizioni per le candidature. Totale? Diciannove ministri in lista, "non ne restano poi molti". Veltroni contraddetto in diretta. E' un esempio di come dovrebbe essere il giornalismo. Il problema è che è una rara eccezione, usata contro il partito di opposizione, e non vedremo mai qualcosa di lontanamente simile per Berlusconi. Se avessimo ogni giorno un informazione che contraddice, invece di servire, i politici, oggi non avremmo il paese in queste condizioni, e Berlusconi non sarebbe mai diventato quello che è.
Il colpo finale a Veltroni arriva facendo notare che almeno Prodi non è ricandidato, è vero, ma "è pur sempre il presidente del PD".
Un servizio illuminante che dimostra come a Studio Aperto, se volessero, potrebbero fare perfino del buon giornalismo, ma è la propaganda il fine ultimo delle "libere e autonome" reti Mediaset.

Ora è il turno di Berlusconi. In studio, mentre il giornalista introduce la notizia, campeggia sullo sfondo, come sempre, l'enorme simbolo del Popolo della Libertà. Da notare che quando invece si introduce il PD non è mai presente il simbolo, ma immagini casuali. Studio Aperto sfodera una graziosa intervista fatta dal proprio direttore del TG al Cavaliere: finalmente possiamo vedere il volto del responsabile di questo scempio.
Le domande ovviamente sono elettorali, da salotto, fatte per permettere al candidato di dire cio' che vuole: "Mi dà 3 motivi per votare il Pdl?", Che cosa significherebbe votare il Partito Democratico?", "il suo messaggio ai giovani". Silvio elenca le cose che vuole fare: chiudere le frontiere agli immigrati, formare i giovani con le tre I; si, di nuovo loro: Informatica, Inglese e un'altra lingua, Impresa e mondo del lavoro. Vi ricorda qualcosa? Come se nei 5 anni del suo solido governo lui fosse stato su un altro pianeta.

sabato 5 aprile 2008

Dichiarazione di voto di Marco Travaglio

Vi siete chiesti perchè i principali esponenti del Partito della Libertà provano cosi tanto terrore e orrore nei confronti di Antonio di Pietro e del suo partito? Sandro Bondi qualche settimana fa a Ballarò gli ha addirittura gridato in faccia "Lei mi fa orrore". Ma perchè?
La dichiarazione di voto di Marco Travaglio direi che ne spiega bene le ragioni, e sostiene con buoni argomenti la sua scelta. La sottoscrivo, perchè basata su realismo politico che è quello che per me conta in questo particolare momento.  Buona lettura.

"Due anni fa votai per l’Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al Senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare per il partito di Antonio Di Pietro. Conosco le obiezioni dei critici: la gestione padronale e personalistica del partito, da cui molti si sono allontanati; la caduta di stile di far prendere al partito una sede in affitto in uno stabile di proprietà dello stesso Di Pietro; la candidatura di personaggi come Sergio De Gregorio e Federica Rossi Gasparrini, puntualmente usciti dall’Idv dopo pochi mesi dall’elezione; l’adesione di Di Pietro, come ministro delle Infrastrutture, al progetto del Tav per le merci in Valsusa (sia pure dialogando con le popolazioni e discutendo di un possibile nuovo tracciato, alternativo al famigerato «buco» da 54 km a Venaus); la decisione di non chiudere la società Stretto di Messina, pur con la contrarietà ribadita al progetto del ponte; il no alla commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 (secondo me sacrosanto, visto che le commissioni parlamentari in Italia servono a confondere le acque e a ostacolare le indagini della magistratura; ma maldestramente motivato con la richiesta di indagare anche sulle violenze dei black bloc, quasi che il parlamento dovesse occuparsi dei reati dei cittadini comuni). Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l’astensione – da cui sono stato a lungo tentato – finisca col fare il gioco della casta

, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri.
A convincermi a votare per l’Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi anni le battaglie per la legalità e la libertà d’informazione. Ne cito alcuni.



C’è Beppe Giulietti, animatore dell’associazione Articolo 21 contro ogni censura ed epurazione, dunque scaricato dal Pd che gli ha preferito addirittura Marco Follini, ex segretario dell’Udc ed ex vicepremier di Berlusconi, come responsabile per l’Informazione: quel Follini che ha votato tutte le leggi vergogna, compresa la Gasparri che è il principale ostacolo alla libertà d’informazione. C’è Pancho Pardi, che ho incontrato la prima volta al Palavobis, poi in tutti i girotondi e che mi auguro di reincontrare quando – se, come temo, rivincerà Berlusconi – ci toccherà tornare in piazza. C’è la baronessa Teresa Cordopatri, simbolo della lotta alla ’ndrangheta in Calabria. C’è, a Napoli, un sindaco anticamorra come Franco Barbato, che ha militato nel progetto di lista civica nazionale insieme a tanti altri amici. C’è Leoluca Orlando, che in quanto ad antimafia non teme confronti. Non ci sono, in compenso, alcuni personaggi discutibili che si erano avvicinati all’Idv, e che sono stati respinti o non ricandidati. E poi ci sarebbero anche Beppe Lumia e Nando Dalla Chiesa, ai quali Di Pietro aveva offerto un posto nella sua lista in Sicilia dopo l’estromissione (nel primo caso provvisoria, nel secondo definitiva) da quelle del Pd, che in compenso ospitano elementi come

Mirello Crisafulli, l’amico del boss di Enna: alla fine, grazie anche all’Idv, Lumia è rientrato nel Pd, mentre Nando ha rispettabilmente deciso di declinare l’offerta. E poi c’è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare – da ministro e da leader di partito – una serie di «no» molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra. No all’indulto extralarge salva-Previti, salva-furbetti, salva-corrotti e salva-mafiosi. No al segreto di Stato e al ricorso alla Consulta sul sequestro Abu Omar contro i giudici di Milano. No alla depenalizzazione strisciante della bancarotta tentata da qualche ministro furbetto. No agli attacchi contro De Magistris e Forleo. No al salvataggio di Previti alla Camera (il deputato Idv Belisario, per un anno e mezzo, è stato il solo con il Pdci a chiedere la cacciata del pregiudicato berlusconiano, mentre gli altri facevano i pesci in barile). No al salvataggio di D’Alema e Latorre da parte della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (lì il dipietrista Palomba s’è pronunciato per autorizzare le intercettazioni Unipol-Antonveneta-Rcs, senza se e senza ma). No all’inciucio mastelliano sulla controriforma dell’ordinamento giudiziario e a tutte le altre porcate del cosiddetto ministro della Giustizia ceppalonico.


No all’inciucio in commissione Affari costituzionali per la legge-truffa di Franceschini e Violante sul conflitto d’interessi (anche qui, solo il Pdci con Licandro e l’allora Ds Giulietti han tenuto botta con l’Idv). No alla limitazione delle intercettazioni telefoniche e no – dopo un’iniziale esitazione alla Camera – alla legge-bavaglio di Mastella & C. contro la pubblicazione delle intercettazioni e degli altri atti d’indagine fino al processo. No all’aumento del finanziamento pubblico dei partiti e al colpo di mano tentato in tal senso dai tesorieri di tutti i partiti (tranne quelli dell’Idv,

Silvana Mura, e della Rosa nel pugno, Fabrizio Turco). No al comma Fuda che assicurava la prescrizione agli amministratori pubblici indagati dalla Corte dei conti per infrazioni contabili.
Come ministro delle Infrastrutture, poi, Di Pietro ha bonificato quel lombrosario che era prima il vertice dell’Anas, cacciando gli inquisiti e i condannati e denunciando i responsabili di certi ammanchi. Ha razionalizzato la miriade di progetti faraonici ereditati da Lunardi, concentrando le poche risorse disponibili su alcune opere davvero necessarie. E, in campagna elettorale, è stato il solo a dire papale papale che Rete 4 deve andare sul satellite e che bisogna applicare immediatamente la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia europea di Lussemburgo che, dichiarando illegittime le proroghe concesse a Mediaset dal 1999, privano da nove anni Europa 7 di Francesco Di Stefano delle frequenze necessarie per trasmettere. Infine, last but not least: sia che vinca Berlusconi sia che Pdl e Pd arrivino al pareggio e magari tentino un bel governissimo di larghe intese, mi auguro che arrivi in parlamento una pattuglia di guastatori capaci di fare opposizione con fermezza e competenza sui due temi cruciali, la libertà d’informazione e la giustizia uguale per tutti. Di gente così ce n’era anche nel Pd, ma è stata scientificamente eliminata con una specie di pulizia etnica. Ricordiamoci quel che accadde nel 2001, quando l’Idv mancò il quorum per un soffio: l’unica vera opposizione al regime berlusconiano non era in parlamento (a parte i cani sciolti alla Dalla Chiesa e alla De Zulueta, ora scomparsi dalle liste), ma in piazza. Se stavolta entrano in parlamento Di Pietro, Orlando, Pardi, Giulietti, Cordopatri, Mura e qualcun altro come loro, è meglio per tutti."

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