domenica 19 dicembre 2010

Riflessioni serali su destra e sinistra




PD. Bersani parla di un grande programma che possa unificare un po' tutti, da Vendola a Casini, da Di Pietro a Fini. Ecco, il programma elettorale ha perso il suo significato, non è più un documento identitario, fatto di buone idee che si difendono con buoni argomenti. Un punto di partenza e di dialogo con i cittadini.

Piuttosto, oggi è diventato un patto di compromesso, un foglio di carta il cui unico fine è quello di contentare il maggior numero possibile di forze politiche in modo da riuscire a vincere le elezioni. Per poi ritrovarsi al governo divisi e senza idee, uniti solo dalla volontà di acquisire e governare il proprio potere e il proprio clientelismo.

E' in questo modo che la sinistra italiana e le sinistre un po' in in tutta Europa hanno perso il controllo della situazione e stanno rinunciando ai loro punti di forza, che pure esistono. Infatti molti di questi partiti di sinistra hanno fatto l'Europa, hanno costruito i migliori Stati al mondo, hanno inventato servizi e un stato sociale all'avanguardia, hanno governato per decenni alcuni degli Stati che oggi risultano con la più alta qualità della vita al mondo. Eppure dagli inizi di questo millennio sono stati tutti sostituiti da governi di centro-destra che vivono di rendita e ideologie liberiste, già fallite negli anni 80, e a cui non sono in grado di contrapporre una vera visione alternativa.

Come si spiega tutto ciò? Solitamente ci si appella alla mancanza di abilità politica, alla mancanza di leader forti (la giustificazione più diffusa), a problemi di comunicazione.

In realtà, a mio parere, il motivo di questo fallimento è che la sinistra è da tempo implicitamente consapevole di essere diversa dalla destra soltanto in superficie, ed è incapace di invertire la rotta. Infatti, seppur non evidente al pubblico, oggi destra e sinistra hanno gli stessi finanziatori: banche, imprese, sindacati, chiese e religioni. Con piccole differenze, ma sono gli stessi. In un paese come gli Stati Uniti, dove paradossalmente convivono una terribile interferenza dei poteri privati nella vita politica e, allo stesso tempo, una ampia trasparenza dei finanziamenti dati ai partiti e ai candidati, si può osservare chiaramente ciò che sto dicendo. Obama ha tra i suoi primi finanziatori grandi gruppi finanziari e banche, cosi come il suo "avversario" McCain. Certo, due personalità diverse, con alcune diffferenze importanti in merito ad alcuni temi. Ma temi che possiamo definire superficiali se consideriamo l'intera struttura di un paese.

In un multipolarismo fasullo, dove i due, tre o quattro poli sono finanziati dagli stessi gruppi di interesse, la sinistra ha perso il suo significato, e la deriva italiana ed europea lo dimostra. I cittadini sono solo la massa da convincere, da distrarre mettendo in atto scontri e polemiche che non si basano su idee contrapposte, ma che servono a mascherare tutto questo, e dare l'illusione che si sta scegliendo tra proposte radicalmente diverse.

Fonti di ispirazione
http://beta.partitodemocratico.it/doc/200974/bersani-alleati-con-chi-vuole-una-nuova-italia.htm
http://www.opensecrets.org/
http://www.chomsky.info/

martedì 16 novembre 2010

Il mio elenco per "Vieni via con me"


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"Vieni via con me", il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, ha chiesto ai telespettatori di inviare elenchi che raccontino di un pezzo di vita italiana. Io ho inviato il mio.
Si tratta di cifre che ho cercato di mettere a confronto in modo da far emergere più chiaramente i responsabili, tra gli altri, dello sfascio di questo paese. Penso sia importante farlo perchè quella dei numeri, dei volumi, è una dimensione che sfugge totalmente all'opinione pubblica, e che i TG e i talk-show certo non aiutano a chiarire, fornendo cifre in modo sparso, isolato e confuso.
Sono numeri che messi vicino appaiono paradossali, incredibili, surreali. Ho cercato il più possibile le fonti ufficiali, ho creato un documento con tutti riferimenti per chi volesse approfondire, verificare o proporre correzioni (sempre ben accette). Le fonti le trovate a questo indirizzo.




Nella prima parte dell'elenco, "le cause", la maggior parte delle cifre si riferiscono all'ultimo anno di rilevazione, il 2009.
Nella seconda parte, invece, ho riassunto alcuni dei tagli più significativi previsti per i prossimi anni, ma essendo riferiti anche a misure in via di discussione parlamentare, bisognerà vedere se alcune di esse subiranno modifiche nelle prossime settimane.
Tra legge di stabilità (che è il nuovo nome della legge finanziaria...) e maxi-emendamenti correttivo (una cosa abominevole) si crea davvero una confusione notevole, sicuramente voluta, che rendere difficile, se non impossibile, comprendere la vera direzione delle manovre in atto.
Spero che questo breve elenco possa dare un primo, minimo contributo a chiarire le idee.

Le cause

Stima minima dellevasione fiscale: 125 miliardi di euro

Un italiano ufficialmente paga il 43,2% di tasse.

Un italiano onesto, a causa dell'evasione, paga il 51,4% di tasse

Il danno economico causato dalla corruzione: 60 miliardi

Gli Interessi pagati sul debito pubblico: 70 miliardi

Stima dell'evasione doganale per sottofatturazione: 30 miliardi.

Presunta evasione delle società concessionarie delle slot machine: 98 miliardi

Fatturato delle mafie: 90 miliardi, il 7% del PIl

Costo di evasione, corruzione e interessi sul debito per ogni cittadino italiano: oltre 6000 euro all'anno.

Totale evasione e corruzione annuale: 380 miliardi di euro




Le conseguenze (qualcosa è ancora riparabile...)

Finanziaria 2010: 11 miliardi

Finanziaria 2011: 25 miliardi

Pacchetto per lo sviluppo: mancano i fondi, si passa da 7 a 5,7 miliardi.

Taglio al Ministero per l'ambiente: 680 milioni

Taglio al fondo per interventi sul rischio idrogeologico: 143 milioni

Fondi per le scuole private: aumentati da 150 a 245 milioni

Taglio alla ricerca pubblica: 95 milioni

Fondi per il diritto allo studio: circa 100 milioni...mentre Francia e Germania spendono 1,4 miliardi.

Taglio delle risorse per le università: 276 milioni

Rifinanziamento delle missioni dell'esercito per altri 6 mesi: 750 milioni

Lombardia, "Dimezzate le risorse per la spesa sociale: Sfogo di Formigoni"

Taglio previsto sui fondi dedicati a Politiche sociali, famiglia, pari opportunità e non autosufficienza: circa 3 miliardi nel periodo 2011-2013

Azzeramento del Fondo Nazionale per le non autosufficienze

Fondo famiglia: da 100 milioni nel 2010 a 31 milioni nel 2013.

domenica 7 novembre 2010

Santa Costituzione

Costituzione della repubblica Italiana. Articolo 7.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.


I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.


Programmazione TV di Rai e Mediaset, Domenica 7 novembre 2010, Italia.
 



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Non può bastarne una sola? E perchè non occupare questi spazi, a rendita minima perchè senza pubblicità, con quegli interessanti documentari che vengono trasmessi all'1 di notte? (Ultimo esempio ieri sera Tg3, documentario sulla situazione di Baghdad in Iraq). Andate in pace. Amen.

lunedì 1 novembre 2010

Elezioni USA di metà mandato - Il giorno dopo

Ho deciso di tradurre e condividere questo articolo di Robert Jensen, professore di giornalismo all'Università del texas, dal titolo "Elections, the day after", pubblicato sul portale Znet. Buona lettura.


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Il 2 novembre sta per diventare un grande giorno per la nostra vita politica.

Ma il 3 novembre sarà ancora più importante.

Nel giorno delle elezioni di medio-termine, gli elettori sceglieranno tra candidati con differenti posizioni sul tema dell'assicurazione sanitaria, il ritiro dall'Afghanistan, i livelli di CO2 che causano il riscaldamento globale. I politici che mandiamo negli uffici del potere esecutivo e legislativo prenderanno - o eviteranno di prendere - decisioni importanti. Il nostro voto conta.

Ma il giorno delle elezioni non si può considerare il momento più importante del nostro impegno politico. I cambiamenti radicali necessari a produrre una società giusta e sostenibile non sono sul tavolo dei politici del Partito Repubblicano o Democratico; ciò significa che i cittadini devono impegnarsi in un attività politica radicale che continui dopo le elezioni.

Uso il termine "radicale" - che ad alcuni potrebbe sembrare estremo o addirittura anti-americano - per sottolineare l'importanza di parlare chiaramente dei problemi. In un'arena politica dove il "Partito del Te" (Nda: Tea Party, un movimento conservatore nato nel 2009 negli USA per chiedere il taglio delle tasse) afferma di difendere la libertà, e dove i centristi Democratici sono considerati socialisti, i concetti importanti degenerano in slogan e insulti che confondono invece che chiarire. Col termine radicale dunque io intendo innanzitutto una politica che va alla radice e critica quei sistemi di potere che creano l'ingiustizia nel mondo, in secondo luogo un'agenda politica che offre delle proposte intese a cambiare tali sistemi.

In precedenti saggi che riguardavano l'economia, l'impero e l'energia[1], ho affermato che i dibattiti politici elettorali sono solo dei diversivi rispetto ai problemi reali, perché nell'informazione di massa non è possibile parlare delle vere cause di questi problemi e cioè: il capitalismo, che produce un'oscena ineguaglianza; i tentativi degli Stati Uniti di dominare il globo violando i più profondi principi morali; l'assenza di fonti energetiche accessibili e sicure in grado di sostenere l'opulento stile di vita del Primo Mondo.

Perché i politici non si impegnano a risolvere tali problemi? Parte della risposta è nel fatto che le campagne elettorali e i partiti politici sono finanziati principalmente da chi possiede la ricchezza e ha dunque interesse a mantenere quel sistema che gli ha permesso di arricchirsi. [2]
Un altro fattore cruciale è l'ideologia che pervade la società; persone che sono state soggette per decenni ad un'intensa propaganda che ha cercato di far sembrare il capitalismo predatorio, e la dominazione imperialista degli USA, come un fenomeno naturale e inevitabile.

I risultati di questi sistemi economici e politici sono che il 20% della popolazione degli Stati Uniti controlla l'85% della ricchezza nazionale (Nda: in Italia il 25% della popolazione detiene il 71% della ricchezza)[3]
 e che metà della popolazione mondiale vive in completa povertà. Nulla di tutto ciò è naturale o inevitabile. Questa diseguaglianza è il prodotto di scelte umane che portano benefici ad una ristretta elite di persone e distribuiscono le briciole di questa ricchezza alle classi medie e lavoratrici. Questa situazione è il prodotto di politiche che sono state scelte consapevolmente, e che possono essere scelte in modo diverso.

Poiché queste questioni cruciali non rientrano nell'agenda politica dei due partiti dominanti che si sfideranno il 2 novembre, dobbiamo tutti impegnarci per un'agenda politica radicale il 3 novembre. Il primo passo è di costruire e rafforzare sia le istituzioni locali che nascono dal basso e che possono lavorare in modo indipendente dal potere, sia le reti di solidarietà sociale che saranno necessarie per sopravvivere al logorio dei sistemi in cui viviamo oggi.

Per questo lavoro, non rivolgetevi ai capi aziendali che assumono e pagano i politici. Guardate, piuttosto, alla persona che è seduta al vostro fianco.



Note (mie)

[1] I saggi, in lingua inglese, sono disponibili ai seguenti indirizzi:
http://www.utexas.edu/know/2010/10/07/jensen1/
http://www.utexas.edu/know/2010/10/14/jensen2/
http://www.utexas.edu/know/2010/10/21/jensen3/

[2] Per informazioni complete sui finanziamenti dei partiti e delle campagne elettorali statunitensi, consultate il sito: http://www.opensecrets.org/index.php

[3] Per approfondire l'argomento:
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td04/td501_04/td501
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=87359
Secondo l'OCSE la diseguaglianza nel nostro paese è inferiore solo a Messico, Turchia, Portogallo, Stati Uniti e Polonia.

mercoledì 27 ottobre 2010

Gli amici comunisti


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La Cina è il nuovo gigante buono. Un regime totalitario di ispirazione comunista trasformato in un paese amico, definito quotidianamente come "opportunità" in quasi tutto l'occidente. Lo stesso Occidente che regolarmente denuncia quegli Stati sovrani che hanno la imperdonabile colpa di voler scegliere il proprio modello economico, la propria costituzione e la propria indipendenza politica. Vedi America Latina.
Il premier cinese è invece ormai assediato da visite dei capi di Stato che volano a Pechino ad ossequiarlo, insieme a nugoli di industriali armati di penna e pronti a firmare nuovi accordi commerciali.

Oggi si sono intrecciate 3 interessanti notizie che riguardano l'ipocrisia dell'Occidente nei confronti dei diritti umani in Cina.
La prima è che Giorgio Napolitano, in nome del popolo italiano, si è recato in Cina alla Scuola Centrale del Partito Comunista cinese per salutare l'amico Hu Jintao. Not in my name, ci tengo a precisare. Come prevede il copione ormai consolidato del teatrino degli incontri in Cina, il visitatore, in questo caso il nostro Presidente della Repubblica, non può esimersi dal pronunciare una frase sui diritti umani; il tutto per non apparire interessato unicamente al tema economico, ma per mostrare che noi occidentali ci teniamo ai diritti umani. Napolitano ha detto: "Il cammino intrapreso dalla Cina sulla via delle riforme politiche, del rafforzamento dello Stato di diritto, del rispetto dei dritti umani cosi' come dell'apertura e liberalizzazione de mercati e' di fondamentale importanza per una armoniosa integrazione in un sistema internazionale aperto e per una piena sintonia con l'Europa."[1]
Chiaro no? I diritti umani finiscono in un elenco di cose, seguiti prontamente dalla ammirevole "apertura e liberalizzazione dei mercati", che permette a noi e a loro di fare affari, fregandosene dei più elementari diritti umani e civili nel campo delle tutele della salute e del lavoro, nonchè della dignità umana.

La seconda notizia è che 15 premi nobel della Pace hanno richiesto al prossimo G20 di Seoul di porre all'ordine del giorno la questione di Liu Xiaobo, insignito quest'anno del premio nobel per la pace e dissidente condannato a 11 anni di carcere per aver diffuso il documento "Carta 08", in cui si chiedono riforme politiche, libertà di riunione, di stampa e di religione. Amnesty international ha ricordato che i suoi avvocati hanno avuto soltanto 20 minuti di tempo per presentare la loro arringa, in un processo che è durato meno di tre ore. Tanto per restare in tema di diritti umani.[2]
La risposta di Napolitano? “Ma con tutto il rispetto per i premi Nobel per la Pace, nulla mi sembra più stravagante del proporre che si ponga come punto della riunione del G20 una questione di quella natura." Si può essere d'accordo sul fatto che porre una questione individuale non è corretto, perchè tutte le violazioni di diritti umani dovrebbero essere prese in considerazione; ma stiamo parlando di un premio Nobel, e di un'occasione unica per portare il problema in un forum dalla grande visibilità mediatica mondiale, e fare pressioni dirette sulla Cina che sarà presente al G20.

Stravagante, per il nostro capo dello Stato, non è invece chiedere, insieme al Vaticano e all'Unione Europea, all'Iraq di sospendere la pena di morte per impiccagione inflitta oggi all'ex vicepremier iracheno, Tarek Aziz. Che non è un dissidente politico, ma un condannato nel 2009 per il suo ruolo nell'omicidio di 42 commercianti e uomini d'affari a Baghdad nel 1992, e ad altri 7 anni per la deportazione dei curdi iracheni.[3]

Tre notizie che mostrano chiaramente il livello di sudditanza a cui siamo giunti nei confronti del gigante buono. Abbiamo a nostra disposizione soltanto pochi anni per costringere la Cina ad adottare un modello di sviluppo non basato sullo schiavismo e su un controllo sociale da regime totalitario. Sacrificando anche un po' del nostro sviluppo e del nostro consumismo sfrenato. Dopo sarà troppo tardi, e rischieremo di dover essere noi a doverci adeguare.

[1] http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=146705
[2] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-10-08/premio-nobel-pace-stato-112731.shtml?uuid=AYVznvXC
[3] http://www.corriere.it/esteri/10_ottobre_26/aziz-condanna-morte_91b39b6c-e0e1-11df-b5a9-00144f02aabc.shtml

venerdì 15 ottobre 2010

Il modello sbagliato


La Svezia è appena risultata essere la nazione con la migliore "rule of law", espressione che potremmo tradurre con "supremazia della legge", o meglio "rispetto della legalità". La notizia, riportata dalla stampa svedese[1], fa riferimento ad un approfondito studio condotto dal The World Justice Project [2]. L'Italia, per nostra fortuna, non è stata incluso nello studio, e ci siamo evitati una sicura umiliazione. Bastano infatti gli indici già esistenti per ricordarci quanto siamo indietro rispetto ai nostri cugini europei riguardo corruzione e rispetto della legge. Uno per tutti, l'indice di percezione della corruzione stilato da Transparency International, in cui l'Italia è 63°, dopo Turchia, Namibia, Macau, Botswana...ma mi fermo qui per non infierire [3]. Ovviamente è solo un indice soggettivo, ma coincide con altri indicatori oggettivi di corruzione e problemi correlati. Stendiamo un velo pietoso, e torniamo al Nord Europa.

L'eccellente risultato della Svezia non è certo isolato: regolarmente infatti vi è una notizia del genere per gli svedesi, beati loro! Tanto per citare due recenti esempi, la Svezia è risultata la nazione più rispettata, stimata e ammirata tra 39 paesi del mondo secondo il Reputation Institute [4]; per quanto riguarda la competitività economica, risulta la 2° al mondo (5° gli USA), dopo la Svizzera, secondo i dati del Global competitiveness Report forniti dal World Economic Forum.[5] L'Italia è 48°...dopo Portogallo, Barbados, Bahrain, Porto Rico, Tunisia.

Il risultato svedese, e in genere degli stati scandinavi (Norvegia, Danimarca e Finlandia), mi ha portato a riflettere su una questione. Si parla continuamente di "modelli" da seguire: perchè il modello americano (e, similmente, quello inglese) è sempre sulla bocca della maggioranza di politici, economisti, politologi e commentatori di vario tipo? Perchè da decenni si invoca il modello americano come un sistema quasi perfetto, da seguire sempre e comunque? E perchè si tende invece a considerare il modello scandinavo come impossibile da imitare?
Non voglio nè posso rispondere a questa domanda ora, ma voglio sottolineare le differenti performance della Svezia e degli USA emerse in questo studio.

La definizione di Rule of Law del World Justice Project si basa su 4 principi universali:
- la responsabilità di fronte alla legge di chi governa e di chi amministra lo Stato
- leggi chiare, pubbliche, stabili e giuste, e che proteggono i diritti fondamentali
- il processo legislativo è giusto, efficiente e trasparente
- è garantito l'accesso alla giustizia

Gli indicatori considerati nella classifica sono 9. Facciamo il confronto tra Svezia e Stati Uniti:
1) Limite ai poteri del governo: Svezia 1°, USA
2) Assenza di corruzione: Svezia 1°, USA 10°
3) Leggi chiare, stabili e trasparenti: Svezia 1°, USA
4) ordine e sicurezza: Svezia 4°, USA 11°
5) Diritti fondamentali: Svezia 2°, USA 11°
6) Apertura del governo: Svezia 1°. USA
7) Capacità di far applicare le leggi: Svezia 1°, USA
8) Accesso alla giustizia civile: Svezia 2°, USA
9) Effettiva giustizia criminale: Svezia 3°, USA

Servono altri commenti? Non penso. La Svezia non è un paese perfetto, ma è uno dei "più perfetti" (perdonatemi) che esista oggi.  E' dunque chiaro quale dovrebbe essere il modello da seguire, ovviamente non copiandolo tal quale in modo meccanico, ma prendendone il meglio e adattandolo alla nostra realtà. Intanto, continuiamo a seguire (e votare) chi ancora sogna l'America, in attesa che un giorno si svegli e torni alla realtà. Speriamo solo che non sarà troppo tardi per scegliere il modello giusto.

[1] http://www.thelocal.se/29628/20101015/
[2] http://www.worldjusticeproject.org/rule-of-law-index/
[3] http://www.transparency.org/policy_research/surveys_indices/cpi/2009/cpi_2009_table
[4] http://www.thelocal.se/29506/20101008/
[5] http://www.weforum.org/en/initiatives/gcp/Global%20Competitiveness%20Report/index.htm

martedì 7 settembre 2010

Gheddafi show: dalla padella alla brace?


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(Premessa: questo articolo potrebbe offendere la sensibilità di cattolici e musulmani.)

Sembra che sia imperativo parlare soltanto di Fini, che come prevedibile ha monopolizzato il dibattito pubblico di inizio Settembre. Non si può però dimenticare Gheddafi, che anche quest'anno ha imbastito il consueto show; è evidente che in Italia trova terreno fertile per lanciarsi in pagliacciate. Tra i prossimi eventi in programma, imperdibile serata di barzellette insieme al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La cittadinanza, soprattutto se di sesso femminile, altezza minima 1,70, misure da top model, è invitata caldamente a partecipare.
Doveroso riassumere brevemente i fatti: il leader libico, in visita a Roma, ha organizzato uno show in cui ha predicato l'islamizzazione dell'Europa ("L'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l'Europa"[1]) di fronte a circa 500 ragazze selezionate da un'agenzia e pagate 80 euro a testa[2]. Pare che alla richiesta di convertirsi all'Islam ben 3 di esse si siano fatte avanti con tanto di chador. E basterebbe questo per chiudere con un no comment.
Ma Gheddafi mi lancia il LA per scrivere due parole, inevitabilmente brevi e superficiali, sull'Islam, giusto per non parlare sempre e solo della povera Chiesa Cattolica. E veniamo al suo discorso.
Gheddafi ha innanzitutto tentato di convincere i presenti che è stato Maometto l'ultimo profeta, e non Gesù, che sarebbe il secondo[1]. Ha poi continuato affermando che "dunque l’unica sacra scrittura valida rimane il Corano, perché è l’unica che è arrivata a noi autentica". Sarà, a me risulta che del Corano, come di quasi tutti i testi sacri delle religioni del mondo, esistano decine di versioni. Immancabile l'invito a convertirsi sotto la sempreverde minaccia del giudizio universale: "Chi non sarà convertito entro quel giorno sarà perdente"[1]. Certo, cosi come affermano altre centinana di religioni nel mondo. Chissà chi avrà ragione? A chi credere per evitare di stare dalla parte sbagliata nel momento dell'apocalisse?
In un altro passaggio profetico, il leader libico afferma che "ogni religione, anche quella cristiana cattolica, ha avuto il suo periodo. Perché il messia Gesù era quello che precedeva l’ultimo, Maometto. Ora la religione musulmana le deve rimpiazzare tutte"[1]
Chissà perchè, pur essendo piuttosto intollerante nei confronti della Chiesa Cattolica, non mi consola il fatto di sapere che secondo questo signore (e non è il solo, gli inviti ad una islamizzazione del mondo sono onnipresenti nei media) dovremmo diventare tutti musulmani.
Ora, Gheddafi ci insegna che la religione Cattolica ha fatto il suo corso e può lasciare il posto all'Islam. Non mi sembra un grande passo avanti: se infatti il cristianesimo è ancorato ad un libro scritto a partire da circa 3000 anni fa (forse), l'Islam è fermo ad un testo del 600 a.C. Insomma, non proprio un'edizione fresca di stampa. Non è forse un po' azzardato affermare che l'Islam è la religione del futuro? A me sembra piuttosto di passare dalla padella alla brace.

Il problema, quando si parla di Islam, è che solitamente si è influenzati dalla posizione di "pensatori" come Oriana Fallaci, e di esponenti politici che ne hanno abbracciato il pensiero, che di fronte al pericolo islamico invitano tutti a rafforzare i valori cristiani/cattolici. Ecco, forse è il caso di uscire allo scoperto, e mi riferisco a quella parte della popolazione (quanto grande non si sa, ma in crescita a quanto pare), non rappresentata nella politica e nel dibattito pubblico, che considera come presenza negativa SIA la Chiesa Cattolica (fatte salve le rare eccezioni di clerici illuminati e socialmente impegnati), SIA l'Islam e i suoi predicatori, nella versione moderata (che non si capisce bene quale dovrebbe essere) ed, a maggior ragione, estremista.

Perchè Berlusconi ha permesso all'amico Gheddafi di organizzare una tale provocazione in Italia, paese ospite (ogni riferimento alla simbiosi tra parassita e ospite è puramente casuale) del potente Stato Vaticano? Le possibili spiegazioni sono due:
a) è talmente dipendente dagli interessi commerciali Italia-Libia che ha accettato supinamente il progetto di Gheddafi? E' plausibile, dati i tanti interessi esistenti tra grandi aziende italiane (Eni, Unicredit, Finmeccanica, Impregilo, Astaldi), nonchè la stessa Fininvest, e la Libia.[3]
b) ha accettato di proposito, ben consapevole delle reazioni mediatiche che avrebbe provocato? Probabile anche questo. Infatti il pericolo Islam è in grado di ricompattare i tanti cattolici e credenti intorno ai quali alcune forze politiche, a parola, fanno quadrato, affermando di difendere le radici cristiane. In vista di probabili elezioni, ciò potrà sempre tornare utile.[3] E Berlusconi, in quanto a costruire il consenso con show e trucchi vari, non è secondo a nessuno, nemmeno al caro amico Gheddafi.

Note

[1] http://www.corriere.it/cronache/10_agosto_29/gheddafi-roma-cavalli-amazzoni-tenda-beduina_fed80874-b344-11df-ac3b-00144f02aabe.shtml
[3] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-08-30/visita-gheddafi-giornali-stranieri-151006.shtml
[2] http://www.corriere.it/cronache/10_agosto_29/hostess-infiltrata-gheddafi-la-stella_4c2a6afe-b39f-11df-ac3b-00144f02aabe.shtml

domenica 25 aprile 2010

Il nostro viaggio oltre il circolo polare artico norvegese, isoleLofoten - Ultimo giorno

6° giorno (Martedi 23 febbraio 2010) - Å - Moskenes - Bodø - Trondheim - Oslo



La settimana di relax per i norvegesi colpisce ancora noi poveri italiani. Il traghetto che da Moskenes ci porterà nuovamente a Bodø parte alle 7:00 del mattino. Il bus previsto da Å non c'è, e dunque armati di torce e fasce catarifrangenti partiamo alle 5:30 per percorrere i 5 km che separano i due villaggi. In effetti, le torce le indossiamo solo perchè ci danno un'aria da professionisti dell'escursione, mentre in realtà sono praticamente inutili perchè tutto il tratto di strada è ben illuminato.
L'aria è fresca e piacevole, e la forzata passeggiata mattuttina si rivela affatto spiacevole. Il traghetto è silenzioso, stabile e semivuoto, quasi tutti dormono, e approfittiamo anche noi dei comodi sedili, senza però rinunciare ad una incursione all'esterno, dove lasciamo il nostro messaggio di pace.



Alle 11 in punto siamo a Bodø, dove la differenza di clima rispetto alle isole Lofoten subito si fa sentire. In effetti quel giorno si è anche registrata la temperatura minima dell'anno, cioè -15.1 °C! E' un arrivederci come si deve alla regione del Nordland e al circolo polare artico.
Ci dirigiamo alla stazione ferroviaria, non prima di aver fatto provviste per il lungo viaggio che ci attende. Avete capito bene, ferrovia. Un piccolo treno composto da due soli vagoni passeggeri dal sapore ottocentesco, ma puliti e comodissimi, più altre 2 carrozze con ristorante e servizi; la motrice a diesel ci guiderà attraverso le immense distese di neve in direzione sud, verso Trondheim, la terza maggiore città della Norvegia.



Il viaggio dura 10 ore, dalle 12:15 alle 22:10, ma il tempo trascorre piuttosto velocemente. Il paesaggio è a dir poco surreale, e il pensiero quasi si ferma osservando quelle immense distese di neve con pochissima vegetazione, al contrario del sud dove i boschi regnano onnipresenti. Ci imbattiamo anche in diversi gruppi di alci, animali simbolo della Norvegia.




A Trondheim di sera abbiamo appena il tempo di fare un giro in stazione, comprare qualcosa da bere all'immancabile chiosco, e....inserire una monetina in un magnifico plastico ferroviario per far girare il trenino, che subito attira un certo numero di bambini. E' sempre bello regalare un sorriso ad un bambino, piccoli o cresciutelli essi siano!




Il treno notturno, quello vero, collega Trondheim ad Oslo (dalle 23:05 alle 6:43), ed è un'ottima soluzione di viaggio in Norvegia. Economico, piuttosto comodo con sedili fortemente reclinabili, e soprattutto l'imperdibile kit di viaggio in regalo. Un souvenir che non potete lasciarvi sfuggire: un morbido pile grigio con cuciture arancioni, mascherina per gli occhi, tappi per le orecchie, e cuscinetto gonfiabile! Quando, in giro per il mondo, vi capiterà di vedere qualcuno coprirsi con quel morbido pile grigio, saprete che è stato in questo meraviglioso paese..

Dopo circa 18h di viaggio arriviamo ad Oslo. Stavolta ci possiamo permettere di visitare un po' la città che è visitabile praticamente tutta a piedi, nonostante la stanchezza. Se pensate di trascorrere uno o due giorni, consigliatissima la Oslo Card, che vi dà accesso gratuito a quasi tutti i musei ed attrazioni, nonchè a tutti i mezzi pubblici. Se studiate per bene la giornata risparmierete parecchio.



La temperatura è piuttosto bassa, il cielo è coperto, ma non possiamo perderci il Vigelandsparken (a circa 3km dalla stazione), famoso parco che è stato adornato interamente da ben 212 statue in bronzo e pietra create dall'artista norvegese Gustav Vigeland. Le figure, che rappresentano uomini, donne e bambini, fotografano diversi momenti della vita, e sono davvero curiose da vedere oltre a trasmettere allo spettatore una strana sensazione. Ho sempre trovato questo parco un luogo di riflessione, non so perchè.





Il tempo, comunque, è poco e ci incamminiamo verso la stazione per il ritorno. Uno dei membri del team lofoten partirà da Oslo Torp, che ora sapete dov'è (vedi report del 1° giorno). Per raggiungerlo, potete scegliere tra il comodo treno (224 nok per adulti, 168 nok per studenti) o un bus diretto (180nok).
Il nostro viaggio finisce qui. Spero che nel resoconto sia riuscito a trovare il giusto equilibrio tra dettagli di viaggio, informazioni pratiche, e notizie su usi e costumi locali, senza annoiare nessuno. Se proprio vi siete annoiati, commentate e datemi consigli costruttivi su come raccontare il (spero) prossimo viaggio. Ciao!

Per vedere tutte le fotografie del viaggio, in alta qualità (circa mille, scattate con una Canon reflex EOS350D 18-55, per gli appassionati di fotografia) cliccate qui.

domenica 18 aprile 2010

Il nostro viaggio oltre il circolo polare artico norvegese, isole Lofoten - Giorno 5


5° giorno (Lunedi 22 febbraio 2010) - Sørvågen - Reine - Sakrisøy - Hamnøy

Lunedi, finalmente la tabella orario dei bus si arricchisce di corse e pianifichiamo una visita a due paesi più lontani, ben recensiti dalla guida.
 






Uno di questi è Reine, indicato  come punto di partenza di molte escursioni tra cui una che si profila davvero interessante; purtroppo i piani saltano per due motivi: il primo è che d'inverno alcuni sentieri sono difficilmente praticabili, il secondo è che...dopo giorni di sole, le nuvole iniziano a coprire l'area e ben presto neve e vento ci accompagnano nel cammino!
Il bus (39 nok) ci lascia alla prima destinazione, la più distante dal nostro campo base, e cioè Hamnøy: poche case su un isolotto all'imboccatura dell' omonimo fiordo. In teoria sarebbe un bel punto di osservazione, ma col cielo coperto rende poco e diamo solo un occhiata al Mar del Nord dalla scogliera.








Hamnoy è collegato da due bei ponti, che attraversiamo a piedi sulla E10 in direzione sud, verso Sakrisøy, un altro piccolo villaggio su un'altra piccola isoletta. Qui lasciamo la strada e passeggiamo sul versante interno, per avere una migliore vista sul fiordo e le montagne. Una leggera collina ci offre l'irresistibile occasione di rotolare giù stile sacco di patate...divertente, ma ci riempiamo di neve! Poco vicino c'è un tavolino con panchine, un posto che d'estate deve essere fantastico per un picnic con vista su mare e monti. E' inverno, nuvolo e tira vento, ma non resistiamo ad uno spuntino.








Dopo la pausa ci incamminiamo sulla ormai usuale E10 in direzione Reine; pochi passi, inizia a nevicare e il vento si fa più forte. Per fortuna non fa freddo, quando nevica la temperatura di solito aumenta, ma si cammina coperti il più possibile, con solo un'apertura per scrutare la strada. Poco dopo Sakrisøy troviamo un supermercato Coop (non è la nostra Coop...) che ci invita ad una breve sosta! Scopriamo che ha anche delle belle cartoline e souvenir, e ne approfittiamo dato che tutti gli uffici turistici erano chiusi nel weekend. Riprendiamo il cammino nel bel mezzo della bufera, giungendo a Reine quando inizia a smettere. Reine è l'ultimo paese, andando verso sud, dove trovate alcuni servizi come un bancomat, da cui potete ritirare corone norvegesi con qualsiasi carta di credito o ricaricabile (Postepay inclusa). C'è anche un bel chiosco con panini caldi e souvenirs. In attesa del bus passeggiamo fino alla scogliera e al faro, anch'esso in ferro e anch'esso bianco e rosso. Forse l'ho già detto, ma questi fari, che punteggiano la lunghissima costa norvegese da sud a nord, hanno un fascino particolare. Son lì, soli contro il vento e le onde, sulla punta di bellissime scogliere, o su piccoli isolotti in mezzo al mare, e funzionano. Sono ben tenuti, e possiamo dire che rappresentano l'efficienza scandinava che, nonostante il clima, è impeccabile.
 






Tornando ci imbattiamo in un enorme blocco di ghiaccio ancorato al suolo...che volete, è stupido, ma non resistiamo, e iniziamo ad ingegnarci su come staccarlo e farlo rotoralre in mare. Il primo intento riesce, al secondo rinunciamo quando ci rendiamo conto di dover correre a prendere il bus. Bus che, purtroppo, non c'è. Un errore nel sistema dei trasporti? Chiedo alla gentile signora del chiosco, che mi spiega che in realtà quella settimana le scuole sono chiuse, e quindi gli orari sono ridotti. Perchè? Perchè è una settimana di vacanza per l'inverno.....ecco, i norvegesi possono improvvisare vacanze semplicemente perchè è inverno, c'è neve, è bel tempo e quindi...tutti a sciare! Un popolo più rilassato di questo, in un paese occidentale, è impossibile da trovare.
A noi stressati italiani non resta che incamminarci a piedi. Sono 7km di strada, e dopo una giornata in giro ne faremmo volentieri a meno. Subito dopo Reine c'è anche una breve galleria, ma i previdenti norvegesi hanno costruito un passaggio pedonale esterno. Proviamo invano a chiedere uno strappo alle rare auto di passaggio, finchè a metà strada la stessa signora del chiosco, di ritorno dal lavoro, si ferma impietosita. La sera prendiamo armi (macchine fotografiche, siamo pacifici) e bagagli e ci trasferiamo per l'ultima volta in un altro alloggio, poichè il rorbu del 1850 ha da esser liberato. Stavolta il proprietario ci porta ad Å, che abbiamo visitato il 4° giorno, in un rorbu più grande e nuovo, dove trascorreremo l'ultima sera, e l'ultima cena, meritata, a base di fusilli tricolore e sugo italiano "Taste of Sorrento", preceduta da inno nazionale e omaggio alla bandiera.

lunedì 5 aprile 2010

Il nostro viaggio oltre il circolo polare artico norvegese, isole Lofoten - Giorno 4


4° giorno (Domenica 21 febbraio 2010) - Sørvågen - Tind - Å
 






Quarto giorno, e un'altra splendida giornata di sole ci accompagna finalmente in una escursione avventurosa! La luce del mattino ci permette di apprezzare Sørvågen, un caratteristico villaggio sottovalutato dalle guide turistiche, che sorge intorno ad un attivo porto circondato da splendide montagne. E' un ottima base per visitare l'isola più meridionale delle Lofoten, per molti la più bella, e punto di partenza di molte escursioni.





 






Su consiglio della proprietaria della casa, decidiamo di dirigergi verso il monte che sovrasta il paese e circonda sulla destra un grande lago ghiacciato.



La salita è abbastanza agevole grazie alla soffice neve, e ad ogni metro guadagnato il paesaggio si fa sempre più mozzafiato.








In alto c'è una sorta di altipiano, alle pendici di un altra cima che però è impraticabile perchè coperta di ghiaccio e molto più ripida. Servirebbero attrezzature e abilità da scalatori.
 






In compenso, ci imbattiamo in una lunga lastra di acqua ghiacciata che ci invita irresistibilmente a tornare bambini e slittare in tutti i modi possibili. Anche alle Lofoten, in altura, circondati dalla neve, si ci può permettere una piacevole sosta, al riparo dal vento, con del buon thè caldo (grazie all'efficientissimo thermos!) e una delle tante varietà di cioccolata che trovate da queste parti.
Proseguiamo la discesa facilitata dalla alta e soffice neve, fino al lago. Chiediamo ad un signore in sci se è sicuro camminare, e ci spiega che lo spessore è di minimo 50cm, quindi abbastanza per qualsiasi attività. In ogni caso, restiamo cauti e attraversiamo quasi tutto il lago restando lungo la costa.



Varie famiglie, con bimbi, fanno sci di fondo, un'attività che i norvegesi adorano fare d'inverno. Si dice che nascano con gli scii ai piedi, ed è vero. Anche ad Oslo che è una moderna capitale, capita di continuo di vedere persone che salgono su bus e tram con scii, snowboard e tutto il necessario. Ai bordi dei marciapiedi, dove la neve si accumula, non manca mai il solco degli scii, segno che una famiglia norvegese, con figli equipaggiati di mini-scii, è passata.

Tornati in paese, dopo una sosta a casa, riprendiamo a camminare sulla unica strada, la E10, che conduce all'ultimo paese delle Lofoten, Å (pronunciato come una O chiusa).






Sono circa 3k, e l'impressione di essere davvero alla fine di qualcosa è forte, soprattutto a vedere la strada che fisicamente termina, e dopo pochi passi giungere sul mare.






Da qui in poi solo acque che, grazie ad una particolare combinazione di correnti, creano in alcuni punto dei vortici chiamati Maelmstrom. Da queste parti vi è quello più forte del mondo. Il tramonto è il perfetto compagno per questi momenti, e il cielo limpido ci permette di scorgere, non troppo lontano, altre due piccole isole delle Lofoten, Vaerøya e Røst.








Non ci resta che tornare a casa, soddisfatti di questa splendida giornata. Ma le avventure non sono finite qui: di ritorno incontriamo i proprietari della casa dove alloggiamo, che scopriamo essere una coppia molto simpatica che possiede oltre 17 case ad Å e Sørvågen, il museo dello stoccafisso e l'ostello! Il marito parla un ottimo italiano, e ci invita propone di trascorrere quella notte in una Rorbu davvero tradizionale, addirittura la più antica del paese! Costruita nel 1850, è rimasta praticamente intatta grazie alle regolari cure e restaurazioni. L'atomsfera è calda ed accogliente, la cucina rustica, il legno ovunque. A domani!






giovedì 25 marzo 2010

Il nostro viaggio oltre il circolo polare artico norvegese, isole Lofoten - Giorno 3


3° giorno (sabato 20 febbraio 2010) - Svolvær - Henningsvær - Kabelvåg - Sørvågen

La giornata inizia presto, ed è attentamente pianificata in base ai pochissimi bus disponibili il sabato. Il primo parte poco dopo l'alba (che in a febbraio è intorno alle 7 del mattino, mentre il tramonto è verso le 17), alle 8:35, e l'aria fresca ben si combina con gli splendidi colori che il cielo assume dietro le montagne. Il viaggio dura solo 30 minuti, ma il biglietto è molto caro, 57 nok, 7 euro! Perchè? Chiedendo all'autista scopriamo che lo sconto studenti (-50%) si applica solo su tratte di almeno 50km. Paradossalmente, paghiamo di più per fare brevi tratti che lunghi. Ma pazienza! La rete stradale sulle Lofoten è ridotta al minimo, la carreggiata in molti tratti è appena sufficiente al passaggio di due auto, ma il tutto è compensato dalla sensazione di guidare in un paesaggio surreale. Per alcuni chilometri si corre alle pendici di una montagna e sembra di essere sulle alpi, poi un ampia vallata si dischiude alla vista, e poco dopo si ci ritrova su una tortuosa stradina di mare, a pochi metri dalle onde!
 






La prima destinazione è Henningsvær, chiamata la "Venezia delle Lofoten". Beh, per un amante come me della Serenissima, il paragone è stiratissimo. Ma passeggiando per le strade del paese, tranquillissime, si capisce perchè qualcuno ci abbia pensato: canali, casette sull'acqua, e l'intero villaggio situato in pratica in mezzo al mare, su un'isoletta collegata alla terraferma da un paio di ponti.
 






Le limitate dimensioni permettono di avere una buona visuale sull'ambiente circostante: all'orizzonte il mare, alle spalle le montagne e l'alba ormai alle spalle che lascia il posto ad un cielo limpidissimo.
 






Si capisce che è un importante villaggio di pescatori osservando le tante costruzioni di legno, tipiche delle Lofoten, utilizzate per essiccare il pesce.
Dopo un paio di ore torna il bus con la simpatica autista, che ci porta a Kabelvåg, paese più grande e un po' più movimentato, relativamente agli standard delle Lofoten. Qui trovate un supermercato ben fornito, un chiosco, e altri servizi. Dopo una pausa pranzo ci dirigiamo alla statua di Re Øystein, che nel 1120 fece costruire il primo rorbu delle Lofoten: il rorbu è una casetta di legno, costruita solitamente a metà tra terra e mare, stile palafitta, nata per ospitare i pescatori durante le stagioni di pesca. Sulle Lofoten oggi i rorbuer (plurale) sono diffusissimi come alloggio per turisti durante l'estate. Molti sono nati con tutti i comfort, perdendo un po' di fascino tradizionale ma restando comunque affascinanti grazie al legno e all'inconfondibile colore rosso. La statua in pietra del re gode di un panorama mozzafiato al di sopra del paesino di Kabelvåg, a 360 gradi su mare, monti, vallate.
 





 








Intravediamo anche un molo e un caratteristico faro norvegese in ferro bianco e rosso, a cui è difficile resistere.





Ma prima di tornare a Svolvaer non ci perdiamo la Vågan kirke, la seconda chiesa in legno più grande della norvegia settentrionale, costruita nel 1898.
 






La sera è in programma un lungo viaggio in bus, circa 3 ore (117 nok), dall'isola di Austvågsøya, la più a nord delle Lofoten, a quella di Moskenesøya, nel villaggio di Sørvågen che riserverà alcune piacevoli sorprese. La prima è l'alloggio, una vera e propria casa a due piani tutta per noi! Data la stagione i prezzi sono bassi (150 nok a notte + 80 nok l'affitto delle lenzuola, da contare quasi sempre a parte) e non ci sono molti turisti ad affollare rorbuer, hotel e campeggi. Stavolta una cena tipicamente norvegese, a base di patate come contorno alla tipica e buonissima zuppa di pomodoro.

venerdì 19 marzo 2010

Il nostro viaggio oltre il circolo polare artico norvegese, isole Lofoten - Giorno 2


2° giorno (venerdi 19 febbraio 2010) - Bodø - Svolvær

 A Bodø il sole splendeva e il cielo era terso, ci abitueremo presto a questo tipo di giornata che ci accompagnerà per tutti i giorni, eccetto l'ultimo. La temperatura però era piuttosto bassa, voci di corridoio parlavano di una temperatura percepita di oltre -20 °C...in ogni caso, si stava bene, e in centro città ci dirigiamo all'ufficio turistico. Gli orari di apertura d'inverno, in genere in tutta la norvegia, sono molto limitati, quindi controllate sempre prima di partire. Purtroppo questo può non bastare...infatti l'ufficio informazioni era chiuso a sorpresa, ma per fortuna la bella e accogliente sala dove si trovava era aperta, insieme alle biglietterie per i traghetti. Lasciamo i bagagli nei tanti box liberi, al costo di 50 nok per una giornata. Un simpatico vecchietto ci individua subito come turisti e si avvicina chiedendo se volevamo aiuto. Ecco, sfatiamo subito un mito: i norvegesi non sono chiusi o antipatici, ma sono timidi, che è diverso. Una volta superata la timidezza, o in caso di necessità, si rivelano molto gentili e disponibili! Non è affatto raro che, se siete nel bel mezzo di una strada cercando di orientarvi con una cartina, qualcuno si fermi di sua volontà per aiutarvi. Ovviamente è superfluo dire che praticamente tutti parlano inglese, bambini e anziani compresi.
 Comunque, il vecchietto ci accompagna in auto su una collina che sovrasta la città, uno splendido punto panoramico da non perdere per iniziare il nostro tour del Nord! Nord che, in altura, si manifesta attraverso un vento freddo e tagliente...ma il paesaggio e il sole ci fanno dimenticare del freddo.








Dopo un po' di esplorazione iniziamo la discesa per tornare in centro, dove apparentemente non c'è nulla di interessante da vedere, almeno d'inverno, e quindi ci dedichiamo a girare un po' di negozi. E' stata una sfida non trascurabile, ma alla fine dediciamo di pranzare da Peppes Pizza, una catena di pizzerie diffusa ovunque in Norvegia: in pratica, prendete dei norvegesi e metteteli a fare le pizze basandosi sulle ricette americane. Il risultato, lo ammetto, non è tremendo, ma i prezzi sono piuttosto alti, come un po' tutto da queste parti.
 Dopo un tranquillo pomeriggio a Bodø quindi, alle 18:00 prendiamo il traghetto espresso (162 nok, http://www.torghatten-nord.no/) per le Lofoten: comodo, stabile, in orario. Poggiamo il primo piede sul ghiacciato suolo delle isole Lofoten alle 21:35, nella città di Svolvær. Dimenticatevi grandi città, centri affollati, traffico e auto. Con poco meno di 5000 abitanti, Svolvær è una delle maggiori città delle Lofoten, il che è tutto dire! La città è deserta, le luci illuminano le strade vuote, e l'atmosfera è davvero incantevole.





Stridono le luci di un chiosco ancora aperto, dove ci fermiamo a chiedere informazioni per raggiungere l'alloggio, a pochi minuti a piedi dal porto. Mentre camminiamo notiamo qualcosa nel cielo...una sorta di striscia, simile ad una nuvola poco visibile, ma dal colore azzurrino. E' talmente leggera che abbiamo dubitato a lungo, ma alla fine abbiamo capito che era un'aurora boreale, seppur quasi invisibile! Purtroppo è durata poco, e non abbiamo avuto il tempo di sistemarci e andare in un punto di osservazione senza luci per provare a scattare qualche foto. Pazienza, è un invito a tornare in futuro a queste latitudini, a caccia di aurore boreali!




 



Lo Sjøhus camping è una delle opzioni più economiche per alloggiare a Svolvær, e offre una serie di case in legno molto accoglienti e suggestivamente collocate su un canale di mare. Praticamente tutte le cabine e case sulle Lofoten sono fornite di cucina, e questo ci permette di evitare panini e costosi ristoranti, peraltro chiusi, e cucinarci una buona cena italiana.