lunedì 31 luglio 2006

I furbetti dell'indultino

“Questa minaccia [della sinistra comunista, Nda], che incombeva in modo drammatico nel 1994 può riemergere più forte ancora oggi qualora, se alle elezioni politiche del 2006 la sinistra conquistasse il potere statale dopo aver conquistato quello regionale: ci troveremmo allora di fronte al rischio di un futuro illiberale e autoritario” (Silvio Berlusconi, luglio 2005)[1]
Cos'ha da temere Berlusconi da questa sinistra? Poco e niente, ma in realtà sappiamo che non ha mai dovuto temere nulla. Il suo impero aziendale non è stato mai messo in pericolo dagli ultimi governi dei ”comunisti” (ma voi ci credete ancora a questa storia?), che anzi è stato aiutato a crescere, tra un inciucio e un dibattito tv. La sua è la fissazione di un povero (per modo di dire...) uomo, e soprattutto un ottimo stratagemma propagandistico, un ritornello che suona ridicolo ma che lui e la sua combriccola ripetono ossessivamente da quando il "partito delle libertà" è sceso in campo.
Cos'è successo ancora nel paese dei Balocchi? In questi giorni il Parlamento Italiano, l'organo che ci dovrebbe rappresentare, ha votato a grande maggioranza (alla Camera 460 sì, 94 no e 18 astenuti,[2] al Senato 245 favorevoli, 56 contrari[3]) il disegno di legge sull'Indulto[4], che prevede la riduzione della pena per 3 anni, applicabile ad una serie di reati e che ne esclude, giustamente, altri considerati dal legislatore più gravi, come i reati di terrorismo, strage, banda armata, prostituzione minorile, produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, etc. Il testo della legge è disponibile a questo indirizzo, è molto breve ed è costituita da un unico articolo.[5]

Il provvedimento è stato sbandierato ufficialmente come una soluzione al problema del sovraffollamento delle carceri (per la serie “dacci oggi la nostra buona azione quotidiana”...); in realtà la favola del parlamento caritatevole non se l'è bevuta nessuno, e infatti si è subito scoperto un'incredibile retroscena.
Il ministro Antonio Di Pietro ha poi immediatamente denunciato la disdicevole ma volontaria "dimenticanza" da parte di chi ha presentato la legge, e cioè il collega Mastella, ahi-noi ministro della Giustizia. Secondo il testo, l'indulto infatti si applica anche a reati contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, peculato, abuso, etc.), reati finanziari (falso in bilancio, frode fiscale, appropriamento indebito, aggiotaggio, etc.) e societari (fallimento etc.).

Certo, chi conosce il nostro parlamento, i nostri partiti e i deputati che ci rappresentano non si scomporrà più di tanto. L'Italia, si sa, è sempre prima nelle classifiche negative, e nel campo della giustizia non facciamo eccezione; nel nostro parlamento siedono 25 condannati definitivi, 10 prescritti, 8 condannati in primo grado, 17 imputati in primo grado, 19 indagati, 1 imputato in udienza preliminare, 1 prosciolto per immunità parlamentare, 1 colpevole assolto per legge. La documentazione dettagliata relativa alla situazione giudiziaria di chi ci rappresenta è stata raccolta da Marco Travaglio e Peter Gomez nel loro ultimo libro, “Onorevoli Wanted”.[6] Ora risulta quindi tutto più chiaro, capiamo perchè i partiti, ad eccezione di Italia dei Valori, Lega Nord e parte di Alleanza Nazionale, abbiano votato per questa vergognosa proposta di legge. Possiamo capirlo certo, ma personalmente non posso affatto condividere che questa situzione continui a restare sconosciuta e impunita. Se i furfanti continuano a farsi le leggi è finita.
E' indicativo che sia stato il solo Di Pietro a protestare vivamente e scendere in piazza, scrivendo lettere inascoltate ai colleghi del governo, o pubblicando sul suo blog l'elenco dei votanti a favore.[7] Bertinotti ha definito questa scelta “deplorevole”, forse non sa che le liste dei votanti sono pubbliche e accessibili a tutti, si trovano sul sito della Camera. Caro Fausto, la poltrona ti ha dato alla testa, o forse anche Rifondazione ha i suoi pregiudicati nell'armadio? Enrico Buemi, Rosa nel pugno, relatore del provvedimento, ha detto in un'intervista: “Di Pietro è ministro di un governo che noi sosteniamo e ci accusa di essere collusi con la mafia, oltre che di favorire i corrotti... Ma come si fa?”. Caro Buemi, regalare 3 anni di pena in meno non significa forse favorire i corrotti?

Un plauso personale va a Di Pietro sia per l'opposizione che ha mantenuto sia per l'utilizzo che fa, già da tempo, di internet tramite il suo ottimo blog. Qualche giorno fa chiedeva consiglio ai suoi lettori sulla scelta di dimettersi o no. Il mio invito è a restare e lavorare al suo ministero, e continuare a combattere per cercare di cambiare le cose, dall'interno. Perlomeno avremo un ministero che lavora in modo serio e trasparente[8], nei limiti delle sue possibilità, (vedi caso Anas) il che è una rarità a cui non sarebbe giusto rinunciare.

Si parla di migliorare l'Italia, abbiamo votato un programma di governo che si chiama “Per il bene dell'Italia”, e non “Per il bene di chi corrompe”. Non si potrà mai migliorare nulla se prima non ci si dà una regola semplice, elementare e che qualsiasi paese civile dovrebbe far propria: chi ha problemi con la giustizia non deve sedere in parlamento. Tutto il resto viene dopo.

Il grande Travaglio ha fatto una bella osservazione, con cui vorrei concludere: “il nostro Parlamento ha una lunga tradizione che lo porta a negare regolarmente l’autorizzazione all’arresto dei suoi membri, di qualunque reato siano accusati e qualunque faccia portino. È come i conventi del Medioevo, dove i furfanti si rifugiavano sicuri dell’intoccabilità.”

Note

[1] http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/politica/nuovacdl3/nuovacdl3/nuovacdl3.html
[2] http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/politica/indulto-di-pietro/mastella-camera/mastella-camera.html?ref=hpsez
[3] http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/politica/indulto2/senato-approva/senato-approva.html
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Indulto
[5] http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=43715&idCat=120
[6] http://www.marcotravaglio.it/libri/onorevoliwanted.htm
[7] http://www.antoniodipietro.com/2006/07/chi_ha_votato_a_favore_dellind/index.html
[8] http://www.antoniodipietro.com/2006/07/ministeri_trasparenti.html

mercoledì 26 luglio 2006

Il tassista Bersani

Prima di passare all'articolo, una breve nota di redazione.

Dopo mesi di esami universitari, anche i membri della redazione vanno in vacanza per qualche mese. Come avete già potuto constatare nei giorni scorsi, non assicuriamo un "servizio" regolare, dipende come sempre da impegni, relax ed ispirazione! Un po' di tregua per ricaricarsi e tornare con nuovi articoli (ci auguriamo anche interessanti) non guasta mai. Insomma, continuate a seguirci per avere un punto di vista diverso e un po' più approfondito su quello che succede in Italia e nel mondo. Un compito tutt'altro che facile, ma che cerchiamo di portare avanti. Grazie.


***


I tassisti si stanno mostrando comunisti, statalisti, e altri attributi di categorie solitamente odiate da Berlusconi e la sua coalizione. Ma la maggioranza di loro sembra votare da sempre la destra. Il decreto sulle “liberalizzazioni”, che in realtà tali non sono, si inquadra secondo quasi tutti i commentatori in un provvedimento tipicamente di destra. Ma è stato varato dal Ministro delle Attività Produttive, Pierluigi Bersani, del partito dei Democratici di Sinistra, appartenente al governo Prodi.
Che succede dunque?

A me non interessa se il decreto varato è da destra o da sinistra, se è comunista o liberale. A me interessa conoscerne i contenuti e gli effetti, e sapere che le disposizioni introdotte siano eque e favoriscano i molti e non i pochi, e soprattuto non chi già vive al di sopra della soglia media di ricchezza. Come sempre accade, i media hanno alzato un polverone sulle proteste delle categorie “colpite” e ci hanno inondati di dichiarazioni dei politici di ogni schieramento. Peccato che in mezzo a questa grande confusione si sia capito poco e male di cosa si stava parlando.

La cosa che di sicuro tutti gli italiani sanno è che ai tassisti il decreto non è piaciuto. Non è trascorso un giorno senza che i tg ci mostrassero file di taxi in sciopero, città bloccate sotto il sole, folle di uomini assediare i palazzi del governo, cartelli di protesta contro il ministro e il governo. Pochi sanno che queste giornate di sciopero e disagi sono illegali, non rispettano né le normative della legge sugli scioperi[1] né il codice penale e comportano il blocco di un servizio pubblico. Se altre categorie di lavoratori avessero fatto scioperi senza regole probabilmente si sarebbe levato un coro di accuse, contro i “comunisti che pensano solo a scioperare”, mentre con i tassisti regna il silenzio e poche lamentele. Privilegi di categoria? Forse...

La cosa migliore da fare è affidarsi alla propria testa, impiegare 10 minuti del proprio tempo e andarsi a leggere il testo del decreto, evitando di impantanarci in commenti e polemiche infinite. Il decreto di cui stiamo parlando è il numero 223 del 4 luglio 2006, ed il testo completo diviso in articoli è disponibile sul sito della Gazzetta Ufficiale.[2]
Il testo naturalmente non riguarda solo i tassisti, ma introduce molte semplici regole che a mio parere rappresentano una manovra positiva e intelligente, che vuole migliorare le condizioni di chi consuma, cioè tutti noi, e non comporta molte spese. E soprattutto coraggiosa. Le accuse mosse a Bersani sono del tipo “non hai toccato i privilegi delle categorie di sinistra, di chi vi ha votato”. Accuse senza molto senso, perchè un decreto non può scombussolare mezza Italia in un colpo solo, ma agisce per gradi. Prima o poi toccherà anche alle categorie “di sinistra”, che anzi verranno probabilmente colpite molto più pesantemente con la Finanziaria del ministro Padoa Schioppa. Riporto infine a risposta di Bersani, molto concludente: “Quanto all’accusa di difendere i nostri interessi, di non essere intervenuti su settori tradizionalmente vicini a noi, voglio osservare due cose. La prima: cerchiamo di non dire che c’è una sinistra che mantiene garanzie e privilegi di chi la vota. Sennò sembra che, poveri i notai, mentre gli operai stanno bene!”

Lasciamo le polemiche, e vediamo molto in breve alcuni articoli del decreto, a mio parere positivi:
- art.3: è possibile negoziare il compenso dovuto ad un libero professionista, in base al risultato della prestazione.
- art.5: i farmaci da banco saranno venduti nei supermercati, ma è comunque richiesta la presenza di un laureato in farmacia.
- art.6: il tanto discusso articolo sui tassisti. Innanzitutto, lascia spazio al Comune che può quindi organizzarsi a seconda delle esigenze e aumentare il numero di licenze vendibili.[3] Il danno che i tassisti hanno denunciato (acquistare una licenza è costato molto ai tassisti attualmente in servizio e l'introduzione di nuove diminuisce il valore delle licenze attuali) è ammortizzato fatto che il ricavato delle nuove licenze viene redistribuito tra tutti i tassisti.
Dopo le proteste si è giunti ad un accordo, quindi probabilmente subirà modifiche prima dell'approvazione.
- art.7: il passaggio di proprietà non richiede più l'atto di un notaio (a pagamento), e si può effettuare gratuitamente nel proprio Comune.
- art.9: introdotto un nuovo sistema di rilevazione dei prezzi per frutta e verdura, per combattere la speculazione sui prezzi e monitorarne le variazioni.
- art.10: le Banche devono comunicare al cliente eventuali modifiche alle condizioni del contratto, e il cliente può decidere di chiudere il proprio conto senza nessuna spesa aggiuntiva. Si mette fine ad un assurdo strapotere delle banche a danno del consumatore.
-art. 14: introdotte nuove misure per rafforzare gli organismi di controllo antitrust.
Altre modifiche riguardano un primo passo verso la lotta all'evasione fiscale, punto importante contenuto nel programma del governo e che spero venga affrontato con decisione e non come al solito con le chiacchiere.

Il ministro Bersani ha secondo me espresso dei pensieri molto corretti riguardo alcuni questioni di “principio”, in un intervista al Foglio[4] di cui riporto il pezzo più significativo: “E’ un po’ di anni che, rispetto al centrodestra, osservo un fatto paradossale. Per ragioni storiche la destra italiana è più legata al corporativismo, allo statalismo e al monopolio. Per altrettante ragioni storiche la sinistra, a dispetto di tanto statalismo d’importazione che ci arrivò dall’Unione Sovietica, ha delle origini profonde che sono più nel radicamento sociale di mercato.[..] Quando io dico che liberalizzare è di sinistra intendo questo. Mentre quell’atteggiamento da ‘vorrei ma non posso’ che un po’ si osserva in questa fase è di destra, e dipende naturalmente anche dal legame con Silvio Berlusconi e con il conflitto d’interessi. Dove sono i liberali in Italia? In Spagna c’è stato, con Aznar e le sue liberalizzazioni, un centrodestra riformatore. [..] se noi superiamo questa battaglia entriamo in un clima nuovo e facciamo passare il principio che cambiare si può. Da questa cosa può derivare la consapevolezza anche a sinistra che sia possibile farsi guidare da un governo che non è conservatore in nessun campo.”
In un più recente comunicato ha inoltre manifestato una chiara volontà di andare avanti, e cavalcare l'onda delle “liberalizzazioni”, agendo su settori come l'energia. Su questi aspetti non sono d'accordo, perchè credo che servizi come questi debbano essere garantiti dallo Stato nel modo più efficiente possibile, e non entrare nel gioco della corsa al profitto del mercato. Comunque, attendiamo come sempre di poter toccare con mano i documenti, prima di giudicare.

Tra scandali calcistici, vittorie ai mondiali e ben più importanti crisi mediorientali, forse il nostro paese sta per conoscere (se il decreto verrà convertito in legge dal Parlamento) una prima ma efficace forma di rispetto per una categoria che, trasversalmente da destra a sinistra, è stata fin troppo sfruttata: i clienti-consumatori. Finalmente?

Note

[1] http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00083l.htm
[2] http://www.gazzettaufficiale.it
[3] http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/cronaca/taxi-protesta1/accordo-roma/accordo-roma.html
[4] http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=28746

 

domenica 16 luglio 2006

Relazioni Internazionali

Una guerra presenta sempre le stesse modalità.
All'origine del conflitto ci sono motivazioni, ultimatum, irrazionali sogni di conquista.
La prima fase di una guerra è un momento di studio dove missili intelligenti colpiscono i centri nemici ritenuti nevralgici. Ma fin quando non esisterà sulla terra una tecnologia tanto intelligente e precisa da garantire che ciò effettivamente avvenga, le modalità della prima fase resteranno solo distruttive . E a farne le spese sono donne e bambini. Vite spezzate da missili, corpi arsi vivi e dilaniati.
Poi segue la seconda fase: genera odio e sete di vendetta.
La diversità e il diritto alla libertà pongono i presupposti di nuove stragi e massacri.

Il conflitto arabo-israeliano è questo.

Morte che genera altra morte in un infinito vortice che divora vite e speranze.

Le due posizioni sono note: Israele afferma il suo diritto ad esistere. Diritto sacrosanto ed inespugnabile. Ma se la storia la fanno i vincitori non si ignori che lo stato di Israele è nato in seguito ad accordi stabiliti dopo la seconda guerra mondiale. Non si ignori altrettanto che prima del 1948 quel territorio era abitato da palestinesi costretti poi al fuggi fuggi generale. E’ trascorso mezzo secolo e l'odio nel frattempo è cresciuto. Ha raggiunto livelli altissimi, alternando fasi di distensione a periodi di forte instabilità. Da allora tutto è cambiato, oggi viviamo la globalizzazione e le problematiche che ne derivano , ma lì in medio oriente le grane continuano a esplodere.


La prospettiva che il conflitto in atto tra Israele e il Libano si possa allargare a tutto il Medio Oriente si presenta minacciosa come forse mai prima d'ora.
Come valutare ad esempio le dichiarazioni del presidente iraniano che accusa Israele di usare gli stessi metodi di Hitler nella sua offensiva contro gli Hezbollah in Libano? Come valutare il silenzio dell'Onu che di fronte al rapido seppur (imprevisto?) susseguirsi dei fatti è praticamente impassibile? Mi chiedo a quale scopo servino i caschi blu, quale sia in fondo il vero potere dell'0rganizzazione nata per evitare i grandi conflitti internazionali.

Israele pare usi l'alibi dell'olocausto per aggiudicarsi l'appoggio delle grandi diplomazie occidentali: una posizione anti-israeliana viene bollata come antisemita e viceversa. Quella del presidente iraniano è un punto di vista estremista e fanatico. Ma riflettere sulle iniziative Israeliane è un passo che bisogna compiere.

Ho letto da qualche parte che l'attacco al Libano sia solo l'antipasto di un pranzo che prevede come primo la conquista americana dell'Iran. Perchè no? Chi di noi non ci ha pensato? Se così fosse ci troveremmo di fronte al più grande egocentrismo politico-economico-militare dai tempi di Hilter. Nascondere l'interesse che l’amministrazione Bush nutre per il Medio Oriente e' un impresa disperata. Cosi' come è disperato il tentativo di credere che Israele rappresenti per gli Usa più un ideale di giustizia e libertà che un porto indispensabile per il dominio del petrolio e delle risorse energetiche. Sono solo considerazioni , tutto è opinabile e nulla è esente da critiche.

I dentoni bianchi che spuntano dal sorriso ipocrita della Rice provocano in me ansia e preoccupazione . Porta-aerei americane, sono pronte ad accogliere bombardieri e missili cruise, Israele ha bombe atomiche puntate su Beirut, Theran e tutto il medio oriente e noi Italiani trovandoci nel Mediterraneo siamo nel bel mezzo di una minaccia devastante.
Siamo minuscole pedine di un gioco molto più grande di noi: la Cina sorniona attende dall'alto della sua fama le mosse degli americani. Una partita a scacchi sta per cominciare e l'impressione è che sarà una partita storica. Come mai?

Innanzitutto si gioca su due fronti. uno riguarda la sfera degli interessi di tutti, l'altro risponde alla logica del baratto e degli interessi privati. Mentre scrivo e' in corso il g8. A San Pietroburgo gli otto potenti affrontano la questione arabo-palestinese, ma sembrano molto più interessati a quella riguardante la proliferazione del nucleare che Iran e Corea Del Nord intendono ottenere. La Cina che minaccia la leadership Usa in campo internazionale vuole concedere un'altra chance al presidente iraniano Ahmadinejad. L'unione europea è ancora in cerca di una sua identità.


Una considerazione: gli stessi stati che appoggiarono Saddam durante la guerra fra Iran e Iraq offrendogli armi di distruzione di massa (parliamo anche di armi chimiche ) oggi chiedono all'Iran il disarmo totale.
Se poi a tutto questo aggiungiamo le pretese della Corea del Nord che giorni fa ha terrorizzato la comunità internazionale con i suoi esperimenti missilistici allora il quadro internazionale letto alla luce della guerra israelo-libanese è quanto mai problematico.

Il libano risponde al blocco aereo imposto dal capo di stato israeliano Olmart, e nulla fa prevedere al momento una distensione in tempi rapidi. In questo paese l'organizzazione conosciuta come Hezbollah è considerata alla stregua di un partito politico. Ha candidati che partecipano alle elezioni politiche ed è inoltre molto attiva in campo sociale, come ad esempio nell'istruzione e nell'economia. Da Wikipedia apprendo che il parlamento europeo approvò una risoluzione che etichettava Hezbollah in toto come organizzazione terrorista. Forse è per questo che Europa e Onu attendono. In ogni caso, il presidente del Libano chiede aiuto. Dice testualmente "il nostro paese è una zona disastrata. Solo le nazioni unite possono imporre un cessate il fuoco totale e immediato...mi aspetto l'aiuto degli amici nel mondo. La punizione collettiva inferta al libano da Israele è immorale".
La lega araba nel frattempo minaccia.
Secondo loro il processo di pace è definitivamente morto.

Ho esordito dicendo che una guerra presenta sempre le stesse modalità. Qui stiamo sfociando in un clima fin ora sconosciuto .Gli ebrei per cui nutro sincera ammirazione e solidarietà per le loro vicende passate hanno chiaramente esagerato: i morti cominciano a superare le centinaia. Il diritto ad esistere si estende a tutti i popoli della terra. E’ un diritto sacrosanto derivatoci dagli insegnamenti degli Illuministi. Ora, la ragione che ispirava tale principi è sopraffatta dall'irrazionalità e dall'istinto militare che non ha nulla a che fare col diritto alla difesa.

In nome della pace e della speranza,
in nome di un futuro sempre più incerto e inevitabilmente lontano,
esporre la bandiera arcobaleno,
ha ora, più di sempre, un significato profondo.

Prima che sia troppo tardi,

prima che qualcuno o qualcosa

cancelli definitivamente

la luce che alimenta i nostri sogni .

mercoledì 12 luglio 2006

Influenza spagnola


Dalle mie parti i ferventi credenti, o gli anziani, lo avrebbero definito “un animale”, in linea col pensiero tradizionale, tipico soprattuto del sud Italia, che associa poco simpaticamente gli atei ai nostri amici animali. Si sarebbero levati mormorii diffusi, “Addirittura un presidente che non va alla messa del papa?”, si sarebbe previsto l'avvento di tempi bui di inciviltà e barbarie morali.
Quale presidente ha osato disertare la Santa Messa?

Naturalmente stiamo parlando di lui, ancora lui, di nuovo lui: José Luis Rodríguez Zapatero, il premier socialista spagnolo, “l'Anticristo” come lo hanno ironicamente definito al Manifesto, prevedendo la marea di polemiche che si sarebbe levata nella nostra “cattolicissima” Italia (ma non era la Spagna?).
E infatti, il flagello Zapatero se ne è prese di tutti i colori: “un gesto stupido”, “un atto di maleducazione”, ha detto Massimo Caciari, sindaco di Venezia esponente della Margherita. Chiara Moroni invece, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, ha detto “Zapatero ha dato un esempio di laicità, coerenza e onestà intellettuale”. Ma che è potuto succedere perchè un esponente di Forza Italia possa aver difeso la scelta di Zapatero?

E' un altro segno di questa Italia alla rovescia, in cui un importante, ahimè, leader del centro-sinistra, Rutelli, ha sentito addirittura l'impellente bisogno di accompagnare il Papa all'aeroporto per la partenza verso Madrid, e in cui la stragrande maggioranza dei politici di destra e sinistra non si sognerebbe mai di non presiedere ad una messa del papa.
Siamo talmente abituati al servilismo dei nostri politici nei confronti di cardinali e vescovi che le notizie che ci giungono dalla vicina Spagna destano stupore, polemiche e perfino ira, che traspare in certi editoriali della stampa italiana, naturalmente “comunista”.

Non voglio ora riflettere sulla adeguatezza o meno dei vari provvedimenti in materia di diritti civili che, con il coraggio che gli va riconosciuto, il premier spagnolo ha adottato inimicandosi preti, vescovi e il clero di mezza Europa. Ma le reazioni più o meno ufficiali non possono essere ignorate, perchè sono un importante indice che ci permette di capire un po' meglio il sistema politico e soprattutto culturale in cui viviamo.

Come lui nemmeno il peggiore dei comunisti. Questo in sintesi è il messaggio di...tranquilli, non è l'ex-premier Cavalier Berlusconi o qualcuno della sua corte, in uno dei suoi soliti impeti da maniaco anti-comunista. L'intelligente osservazione proviene dalla bocca del portavoce Vaticano Navarro Valls, e merita una citazione integrale: “Anche quando con Giovanni Paolo II siamo andati in Nicaragua, Daniel Ortega venne alla messa, a Varsavia durante il periodo comunista Wojciech Jaruzelsky fece altrettanto. E quando andammo a Cuba nemmeno Fidel Castro disertò la messa”. Ecco, il peggiore tra i peggiori, l'unico nella storia che ha osato “disertare”, termine solitamente dedicato ai traditori e ai disobbedienti. La prossima mossa sarà di vietare la vista di Zapatero in Tv durante le fasce protette?

Perchè dovrebbe meritarsi tanto accanimento? A pochi viene in mente che il gesto di Zapatero è perfettamente in linea con la sua personalità, il suo impegno politico e la sua posizione nei confronti della fede? E' l'unico presidente al mondo che rispetta nei fatti il principio di laicità dello Stato e che alla visita del capo della Chiesa Cattolica si limita agli obblighi istituzionali, decidendo in linea col suo ateismo di non parteciperà alla cerimonia religiosa. Non sto dicendo che tutti i politici debbano seguire il suo esempio, ma che dovrebbero agire liberamente e non considerare un “dovere” la presenza ad un rito religioso di qualsiasi tipo. E soprattuto in quel momento la scelta deve essere personale, e non da rappresentante di uno Stato.

Il suo problema, forse, è di essere un capo di un governo, nonché giovane colosso della politica, che ha il “difetto” di avere un modo di fare estraneo ai nostri politici: parla poco e agisce molto. Un esempio pericoloso, che potrebbe screditare l'immagine dei nostri matusalemme della politica, abituati a rilasciare dichiarazioni quotidianamente ad una stampa in ginocchio, e ad agire poco e male nei fatti. Zapatero è considerato un virus, un'anomalia del sistema, un “giovincello” che si diverte a fare bravate, un'estremista della politica. Certo, se questi sono gli estremisti, ben vengano.
E anzi, spero che questo virus insidioso possa un giorno contaminare tutti nostri politici pii e immacolati, e portare una ventata di serietà e un po' meno servilismo. Ce n'è davvero bisogno.

mercoledì 5 luglio 2006

Le avventure di Berlocchio: Lunardino ed i grandi buchi

Il trucco di Berlocchio è stato scoperto. Il naso apparentemente non si era allungato, ed aveva ben resistito ad un lifting e a tiranti vari, ma la fata turchina è riuscita a scoprire la birichinata. E pensare che il furbetto era riuscito a tenere nascosta la burla per anni durante il suo viaggio nel paese dei balocchi, grazie alla complicità dei suoi compagni di scuola, o meglio, di gioco.

I nostri giovani infatti, stanchi di studiare e fare i compiti, erano fuggiti e partiti per un lungo viaggio, diretti in un paese mitico, che i vecchi chiamavano Ballocchia, e di cui si narravano fatti straordinari: gran parte dei suoi abitanti erano dei gran creduloni, pensavano a divertirsi e a giocare, le guardie e i ladri bevevano e ridevano chiassosamente nei bar e nelle piazze,divertendosi e danzando a braccetto giorno e notte. I più furbi e i più furfanti non venivano puniti, ma premiati con gli incarichi più importanti di tutto il paese: sindaci, dirigenti, imprenditori, perfino nell'assemblea del paese, sempre in prima fila dove c'era il potere e la ricchezza. E non si lavorava mai, anzi, si divertivano a raccontare balle a destra e manca, sicuri di non venir mai denunciati da nessuno. Insomma, a Berlocchio e i suoi amici luccicarono gli occhi quando udirono cotante meraviglie, e si decisero a partire, ognuno immaginando gloria e successo.

Giunti a Ballocchia, la nostra compagnia si imbattè subito in una grande festa. Il paese era in subbuglio per un nuovo concorso, organizzato per scegliere i nuovi rappresentanti all'assemblea del paese. Berlocchio, fin da piccolo attratto dal potere, non volle lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione e decise di mettere in campo tutti i trucchi che il gatto e la volpe gli avevano insegnato. Tirò da parte il suo caro amico Lunardino, e gli spiegò il suo piano. Non potevano fallire.

Iniziò il concorso, e i concorrenti furono invitati, uno ad uno, sul grande palco. Berlocchio si presentò camuffato da vecchio signore, con un paio di baffetti finti e due zeppe al piede per sembrare più alto. Un panciotto improvvisato completava l'opera. Il fido Lunardino avanzò timoroso, restando parzialmente nascosto dietro l'euforico amico che, con alle spalle una solida esperienza di imbonitore, proferì sicuro: “Signori e signore! Abitanti di Ballocchia! Sono Messer Berlocchio, provengo da terre lontane attratto dal fascino di questa splendida città! Vi prometto che se mi voterete io e il mio amico qui presente costruiremo delle meraviglie che nessuno, nessuno, ha mai potuto vedere al mondo!” Berlocchio si sposto di colpò, lasciando al centro della scena il povero Lunardino, terrorizzato. “Costui è il più grande ingegnere del mondo, conosciuto in lungo e in largo, e ora vi illustrerà i nostri progetti!”
Lunardino, colto di sorpresa, lanciò un occhiata spaventata all'amico, incitandolo con una gomitata e sussurandogli: "dai, dì due balle, tanto credono a tutto!".
Il finto ingegnere si fece coraggio, e parlò, balbettando: "ehm...salve. Sono l'ingegner Lunardi...ehm, costruirò un'enorme ponte che collega la terra di Balocchia con l'isola più lontana dei mari del sud! Ecco!". Un coro di “Ooohh” si levò tra la folla, seguito da un mormorio diffuso che rassicurò Lunardino, ormai lanciato: “bucheremo quella enorme montagna laggiù e costruiremo una lunghissima galleria! E poi una nuova strada a 6 corsie, una ferrovia per i treni superveloci, palazzi galleggianti...".Insomma, alla fine i due riuscirono a darla a bere agli abitanti di Ballocchia, e furono eletti nell'assemblea del paese. Passò il tempo, e passarono le promesse...gli abitanti di Ballocchia notarono che la galleria promessa fu costruita a metà, il ponte si rivelò una follia, di strade e ferrovie non videro altro che le fondamenta. Il popolo di Ballocchia, preso com'era da festeggiamenti e giochi, non badò troppo alla fuga di Berlocchio e Lunardino che tornarono in fretta e furia al loro paese, pensando di averla scampata anche stavolta. E invece...

La fata turchina aveva tenuto d'occhio i due furfanti con la sfera di vetro del ministero delle infrastutture, e attese il loro ritorno per punirli. Ma cosa scoprì di quel piano architettato da Berlocchio e il suo fido compagno?
Scoprì che i due furfanti in realtà non avevano un soldo per fare tutte quelle opere promesse. Alcuni dei loro amici furono incaricati di controllare la società che avrebbe dovuto scavare tunnel e costruire strade.
Presero i pochi soldi che il paese si ritrovava, e li misero in dei sacchi per portarli a disposizione del primo grande cantiere che fu aperto. Nella notte presero altri sacchi vuoti e li riempirino di pietre, dicendo che c'erano altri soldi disponibili per gli altri cantieri, che furono aperti...ma mai completati. Avete capito il trucco? Più i cantieri aprivano, più i soldi erano finti, e così ben presto la società di costruzioni si ritrovò senza nemmeno un centesimo.
E pensare che gli abitanti di Balocchia ci erano cascati e non si erano accorti che Lunardino di buchi ne aveva fatti, è vero, ma nelle casseforti del loro paese [1].
Per fortuna che dopo le favole (ma è davvero una favola?), nella realtà, ogni tanto anche le guardie riescono a smascherare i ladri.

Note

[1] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2006/06_Giugno/27/anas.shtml