lunedì 31 dicembre 2007

Napoli, festeggia per una nuova mentalità

La tragedia di Torino sembra aver portato alla luce un problema che esiste da decenni ma di cui gli italiani non erano informati a dovere: i morti sul lavoro, migliaia ogni anno.

Oggi è deceduto il settimo operaio ferito alla Thyssenkrupp. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha detto che "In segno di rispetto per il dolore della famiglia, degli amici, dei compagni di lavoro e della comunità cittadina, ho disposto l'annullamento dei festeggiamenti per la notte di S.Silvestro - il concerto in piazza Castello e lo spettacolo pirotecnico. Invito la nostra comunità cittadina ad una moderazione nei festeggiamenti privati per dare un segnale del grande dolore che questo mese di dicembre ci ha portato."[1]

Mi sembra una decisione di civiltà e di buonsenso, che condivido in pieno. La solidarietà si esprime anche attraverso decisioni come queste, che a qualcuno potrà sembrare eccessiva ma che almeno è concreta e con una certa valenza simbolica capace di attirare l'attenzione su un problema esistente.

A Napoli invece ci si prepara al capodanno contando altri morti, oltre a quelli sul lavoro: 115 morti ammazzati dalla mafia nel 2007, 18 faide aperte attualmente tra le varie cosche della città [2] e provincia che continueranno a fare morti non solo tra i membri della mafia, ma anche tra persone civili che si troveranno nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Non si possono inoltre dimenticare i problemi di vivibilità quotidiana di questa grande città, e il cronico permanere ormai da anni di una situazione intollerabile per quel che riguarda i rifiuti.

Insomma, una situazione non certo positiva, e che non presenta forti segni di cambiamento. Ma allora, che motivi ci sono per festeggiare in modo cosi plateale, quasi provocatorio, come solo Napoli sa fare?
L'immagine della città avvolta dalla nebbia dei fumi e dallo scintillio dei botti accompagna ogni anno le cronache televisive. I “botti”, che sono in altre città una tradizione marginale, a Napoli sono il simbolo stesso del capodanno, e ne evidenziano tutte le contraddizioni. La voglia di festeggiare, nonostante la situazione in cui si vive, forse riflette la mentalità dell'”arrangiarsi”, del tirare avanti, che da sempre accompagna gli abitanti di queste zone.

Un nuovo modo di pensare, che porti a responsabilizzarsi e ad organizzarsi collettivamente per affrontare i problemi, e non a festeggiare per scongiurarli aspettando l'intervento dall'alto che non verrà mai, forse è l'unica strada per risolvere i problemi: dalla corruzione, al clientelismo, alla camorra infiltrata in ogni ambito della società, fino al problema rifiuti.

Questo nuovo modo di pensare deve partire dalle istituzioni, dallo Stato, che deve riacquistare il significato perso in questi territori abbandonati. Stato come strumento della collettività per il benessere di tutti.
Se il sindaco di Napoli avesse seguito l'esempio di Torino, sarebbe stato un segnale forte e importante in questa direzione e forse avrebbe scosso un po' di coscienze. Si sarebbe dovuto presentare a fine anno per dire che “non possiamo festeggiare in un modo cosi ostentato e appariscente, mentre sulle nostre strade giacciono tonnellate di rifiuti che compromettono per sempre le nostre vite e la salubrità dell'ambiente. Napoli quest'anno deve festeggiare in silenzio e riflettere sul da farsi”.

Il festeggiamento può rimandare i problemi per un poco. Problemi che però torneranno il giorno dopo, più gravi che mai, e che bisogna affrontare e non evitare.
Il mio augurio è che nel prossimo anno la mentalità inizi a cambiare in questa direzione, e chissà che prima o poi non se ne vedranno anche i risultati.

P.S. Parlo e di Napoli e ne critico la mentalità essendo nato in questa provincia, e non da osservatore esterno.

Note

[1] http://www.comune.torino.it/torinoplus/italiano/news/Torinoplus-CapodannodelDesign.html
[2] http://www.internapoli.it/articolo.asp?id=10388

mercoledì 12 dicembre 2007

Le "cazzate" di Rutelli

Gianni Minà è uno dei pochi giornalisti che cerca di fare il suo mestiere in modo corretto, parlando di argomenti che conosce bene e basando le sue argomentazioni su fonti; è sufficiente leggere alcuni dei suoi libri e articoli per capirlo. Voglio proporvi questo suo ultimo editoriale, chiaro, conciso e pungente, che ha pubblicato sul sito della rivista "LatinoAmerica", (http://www.giannimina-latinoamerica.it)un trimestrale ricco di saggi e commenti di alta qualità scritti da intellettuali a studiosi di tutto il mondo, che potete trovare nelle librerie o online.  Vi invito a visitare il sito perchè settimanalmente vengono pubblicati articoli molto interessanti sul continente sudamericano. Buona lettura.

LE "CAZZATE" DI RUTELLI
GIANNI MINÀ
(11 dicembre 2007)


Se dovessimo fare una rubrica giornaliera sulle "cazzate" che i politici italiani dicono ogni giorno a beneficio del teatrino mediatico della politica, dovremmo stare al computer 24 ore su 24. Ma ci sono alcune di queste esternazioni che proprio ti obbligano a rispondere per un elementare senso di giustizia.

Oggetto di questi interventi solitamente di ex comunisti o radicali pentiti, sono sempre più spesso nazioni come Cuba, il Venezuela e ora anche la Bolivia e l'Ecuador, colpevoli solo di aver scelto, ultimamente, un destino e un futuro diverso da quello loro concesso dagli Stati Uniti o dalle multinazionali occidentali. Una linea uguale a quella adottata anche dal Brasile, dall'Argentina, dall'Uruguay, ma messa in atto in modo più drastico e definitivo.

L'ultima di queste "cazzate" l'ha sparata il ministro dei Beni culturali del nostro paese, Francesco Rutelli che, in maturità, dopo una scapigliata gioventù con il radicale Pannella, si è scoperto in linea con la parte più intransigente della Chiesa, accanto alla radicale cattolica Binetti.

Lunedì 10 dicembre, in una intervista a "Repubblica", Rutelli, difendendo la decisione della Binetti stessa di sfiduciare il governo della coalizione di cui fa parte, non approvando un articolo del pacchetto sicurezza che stigmatizzava l'omofobia, ha dichiarato con supponenza: "Mobilitiamoci invece contro le condanne a morte di omosessuali nel mondo, da Cuba all'Iran".

Ora, per quanto riguarda l'Iran, la notizia è drammaticamente vera, ma per quanto riguarda Cuba, assolutamente falsa. E l'aver associato Cuba all'Iran fa solo capire quanto il desiderio di essere proni verso le politiche degli Stati Uniti, sconfini nel ridicolo per molti dei nostri disinvolti politici. Come nell'Italia degli anni '70 dove il professor Braibanti veniva condannato per plagio (un reato che non esiste) da un tribunale italiano perché aveva un rapporto omosessuale con un suo allievo, anche Cuba ha vissuto in quella stagione contraddittoria della sua storia un periodo di pregiudizio verso il problema. Ma se Rutelli avesse l'abitudine di informarsi quando pontifica, saprebbe che non solo quell'epoca è superata da tempo (come dieci anni fa dimostrò il film "Fragola e cioccolato" vincitore anche del festival dell'Avana) ma che addirittura, rispetto all'omosessualità e alla libertà di praticarla, a Cuba c'è un approccio molto più liberale rispetto alla società italiana. Il Parlamento cubano ha recentemente varato una legge che consentirà ai transessuali di cambiare sesso. E come tutta la sanità, anche l'operazione chirurgica e l'assistenza psicologica sono gratuite. Si sta inoltre cominciando a discutere sull'opportunità di legalizzare i matrimoni gay, ma soprattutto le unioni consensuali che, anche fra le coppie eterosessuali, considerate le tradizioni e le abitudini della gente, sono molto più frequenti. Il cambio d'identità sui documenti, inoltre, è da tempo possibile.

Infine, sempre perchè il nostro ministro della Cultura non ne "spari" un'altra a breve, gli ricordiamo che Cuba, per anni, ha rispettato la moratoria sulla pena di morte, mentre il boia, negli Stati Uniti, non si fermava. Purtroppo la Rivoluzione ha interrotto questa meritoria scelta una volta, quando nel 2003, tre dirottamenti aerei e l'assalto ai turisti di un ferry boat della baia dell'Avana da parte di un gruppo che voleva sequestrare l'imbarcazione per andare a Miami, fece intendere al governo che era in atto l'ennesimo tentativo degli Stati Uniti di farla finita con la Rivoluzione. Tre del gruppo dei sequestratori furono fucilati. Da allora, però, la moratoria sulla pena di morte è stata nuovamente rispettata fino ai giorni nostri.

E' sufficiente che Rutelli, prima di parlare su questi argomenti, chieda informazioni a Amnesty International che nell'ultimo rapporto sui diritti umani, dedica nove pagine agli Stati Uniti e tre a Cuba.

Fonte: http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaEditoriale.php?ideditoriale=1027

venerdì 16 novembre 2007

Pizza Pepperoni, thank you

L'ultima lettura che ho consigliato è Fast Food Nation, il saggio del giornalista Eric Schlosser sull'industria del fast food, dalle origini ai giorni nostri. Nella recensione [1] ho parlato del capitolo dedicato a "Cosa c'è nella carne", che vi riporto per introdurre l'argomento di oggi:

Ovviamente anche la qualità del cibo ne risente, e un capitolo è dedicato proprio a "Cosa c'è nella Carne", riportando numerosi casi di intossicazioni da Escherichia Coli 015:H7 per capire come si intrecciano gli interessi delle aziende e i deboli controlli da parte delle agenzie governtive, private sempre più dei loro poteri da amministrazioni ampiamente finanziate dalla industria della carne, che oggi è una delle più potenti e influenti. Basti pensare che il Dipartimento dell'agricoltura oggi può ritirare dal mercato dei giocattoli difettosi ma non una partita di carne contaminata.
Quel che è peggio è scoprire che fino al 2001 le mense scolastiche di molti stati americani si rifornivano da produttori di carne ripetutamente denunciati per la presenza di batteri e salmonella. Il risultato di queste enormi pressioni e di leggi che favoriscono i produttori è che oggi negli Stati Uniti ogni anno ci sono circa 37.000 casi di intossicazione alimentare,e l'uso indiscriminato di antibiotici nell'allevamento ne aumenta la resistenza e la pericolosità. Non a caso uno dei pericoli concreti che corre l'umanità e di essere colpita da una pandemia sviluppatasi proprio negli allevamenti intensivi di animali.


Correva l'anno 2001. Si potrebbe pensare che oggi questi problemi siano superati, che l'igiene delle "catene di smontaggio", i macelli, sia scontata. I fatti però smentiscono l'ipotesi, e dimostrano ancora una volta che quando gli interessi economici diventano enormi e ben radicati, la situazione non cambia e sono i consumatori a pagarne le conseguenze.

Poche settimane fa negli Stati Uniti sono state ritirate dal mercato 5 milioni di pizze surgelate a causa di una possibile contaminazione di Escherichia Coli, il batterio di cui si parla anche nel saggio e che si trova nell'intestino degli animali e nelle feci. L'ingrediente imputato è un salamino piccante di carne di maiale, che si trova su pizze chiamate "pepperoni", ma che niente hanno a che fare con l'ortaggio.[2,3] Il batterio provoca dissenteria e problemi vari, ma può essere mortale su alcuni soggetti.

Il produttore delle pizze è la General Mills, una delle maggiori aziende statunitensi in campo alimentare, e ha deciso di ritirare "volontariamente" i propri prodotti,[4] proprio perchè come spiega Schlosser nel saggio, lo Stato non può tutelare la salute pubblica imponendo un ritiro, ma solo invitare l'azienda ad agire volontariamente se c'è un rischio accertato. Questo succede quando si lascia libero il mercato, come tanti sognano di fare senza pensare alle conseguenze.

Per queste aziende il bilancio viene prima di tutto, e in ogni campo.
Ad esempio, un rapporto dell'istituto di Medicina ha denunciato che dall'80 al 97% dei prodotti indirizzati ai bambini ha una scarsa qualità nutrizionale. La General Mills, insieme alla Kellogs, è una delle corporation che fa maggiore resistenza ad una migliore regolamentazione della pubblicità, perchè la sua spesa principale è proprio nel marketing rivolto ai minori di 12 anni. La sua idea migliore di cibo nutriente è un pacco di cereali da colazione con il 40% di zuccheri e una fantastica pubblicità colorata per attirare i tanti bambini che guardano la televisione.[5]

Questo è solo uno dei tanti esempi che descrivono una situazione in cui è contrapposta la salute delle persone con gli interessi economici di chi produce cibo. Quando si permette a queste industrie di acquisire un potere così grande, diventa in seguito sempre più difficile emanare leggi e regolamentazioni che tutelino i consumatori. Bisogna quindi agire prima, anche nel nostro paese che si trova nella stessa situazione pur non avendo imponenti aziende come questa. Perchè il bene di tutti non venga trascurato a favore di pochi.

Note

[1] http://isoladikrino.splinder.com/post/14227584/ [2] http://www.nytimes.com/2007/11/02/us/02brfs-FROZENPIZZAS_BRF.html
[3] http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_02/Pizze_contaminate.shtml
[4] http://www.generalmills.com/corporate/media_center/news_release_detail.aspx?itemID=29007&catID=227
[5] http://www.nytimes.com/2005/12/16/business/16food.html

sabato 3 novembre 2007

Parlamento, casa dell'impunità



Altri paesi restano scandalizzati quando sentono fatti provenienti dal mondo politico italiano. Report del 21 ottobre ha messo a confronto, in un servizio molto interessante, il parlamento italiano e le sue regole, con la sua controparte francese, tedesca e svedese. Vi consiglio davvero di guardarlo. [1]

Questi 3 Stati europei sono tutti in condizioni migliori rispetto all'Italia, e in fondo non ci vuole molto visto che abbiamo l'onore di detenere il primato mondiale per numero di condannati in parlamento: sono 24 "diversamente onesti", rinfreschiamoci la memoria su nomi e tipo di condanne. [2]

Il servizio di Report ci permette di "toccare con mano" un'altra politica che forse tutti noi sogniamo, ma che è possibile. La Svezia è in cima ad ogni classifica di rigore politico ed etico, e anche la Germania non scherza. Iniziamo dal caso Previti, un deputato di Forza Italia che è stato condannato in via definitivia per corruzione [3] e interdetto dai pubblici uffici. Logica vuole che venga espulso immediatamente, visto che non c'è nient altro da decidere. Invece no, in Italia esiste una commissione che, tra un caffè e una chiacchierata, ha impiegato un anno a prendere la difficile decisione che era già scritta dal tribunale: Previti deve essere espulso.

E in Germania cosa accadrebe invece? Il deputato Thomas Trobl ci racconta "No, nessun caso di questo tipo. Per quel che ricordo non è mai successo nella storia del Bundestag (Il Parlamento tedesco, ndr). Per me un caso come quello del signor Previti è talmente teorico che non so come potrebbe essere affrontato giuridicamente. Suppongo che qui una cosa del genere non potrebbe succedere. Dal punto di vista dell’impatto sull’opinione pubblica non potrebbe proprio accadere. Un parlamentare colpevole di un così grave reato tanto da essere interdetto dai pubblici uffici, lascia immediatamente il mandato. E non può mai più essere rieletto qui in Germania."

Un sogno. Ma torniamo in Italia, dove un parlamentare assenteista riesce miracolosamente ad ottenere lo stipendio pieno senza che gli venga detratto alcunchè, grazie a cavilli e regolamenti "ad-deputatum" varati negli anni. In Svezia invece, come ci racconta la Gabanelli, "non ti tolgono niente, è un fatto talmente raro non presentarsi che non hanno nemmeno avuto bisogno, di fare un regolamento, se uno non si presenta vuol dire che è malato, o è un fatto assolutamente straordinario." Deputati modello, che dovrebbero servire da esempio per i nostri disonorevoli.

E cosa dire dell'ineliggibilità? In Italia un parlamentare può decidere di diventare sindaco di un paese e restare anche nel Parlamento, ma non viceversa. Come dire, immaginate un insegnante che ha 2 ore di lezione nella scuola X e contemporaneamente nella scuola Y; ovviamente potrà coprire solo una delle scuole, ma in busta paga gli arrivano le 4 ore di lezione. Magie che si avverano solo in parlamento.

Il vicesegretario del parlamento svedese sull'argomento ci spiega, un po' meravigliato, che "No, non c’è una legge, è una prassi, poiché è chiaro che non si possono fare le due cose insieme e poi ci sono anche casi in cui lo stabiliscono le regole interne dei partiti che dicono che se sei un leader a livello statale non puoi esserlo contemporaneamente a livello locale." Logico.

E in Germania, tanto per far divertire Trobl, la giornalista tira fuori il caso Mastella: "Da noi il ministro della giustizia Clemente Mastella è anche sindaco di una piccola città. È possibile questo in Germania?" Secondo voi?
Trobl, quasi indignato per la domanda: "No! Categoricamente no. Questo è escluso, è davvero impossibile qui in Germania perché un ministro non può svolgere nessun altra funzione o professione. È impensabile ed è proibito. Un ministro può fare solo il ministro."

Infine l'incompatibilità tra cariche, uno degli aspetti secondo me più importanti, che è alla base della incredibile commistione che esiste nel nostro paese tra politici, strutture pubbliche e imprese private. La legge 60 art.2 dice che “I membri del Parlamento non possono ricoprire cariche in associazioni o enti che gestiscono servizi per conto dello Stato o della Pubblica Amministrazione, o ai quali lo stato contribuisca in via ordinaria, direttamente o indirettamente”. Di fatto, al momento 27 parlamentari stanno violando questa legge.

Per capire di cosa si parla, prendiamo l'esempio chiaro di Pietro Fuda, membro del Partito Democratico in Calabria. Questo signore è senatore [4], siede nella Commissione Finanze e in più è Amministratore Unico della Sogas, un azienda che gestisce l'Aeroporto sullo Stretto. [5] La giornalista fa notare che lui amministra le risorse dello Stato, che vanno anche alla Calabria, e che possono andare alla Sogas. Definiamolo, per semplicità, conflitto di interessi. Le possibilità sono due: o il senatore si dimette volontariamente compiendo un atto di responsabilità politica, oppure resta in carica in attesa che la Giunta impieghi i suoi anni a valutare la situazione. Ovviamente conviene restare al proprio posto, e percepire il doppio stipendio. Un po' come è successo con Previti.
Negli altri paesi invece cosa succede?

Non esiste una legge che vieti il secondo o terzo lavoro, ma non ce n'è bisogno perchè sono casi rari. L'etica dei politici tedeschi o svedesi impone loro di non ricoprire altre cariche, e anche se decidono di farlo sono attentamente controllati da qualsiasi cittadino curioso. Ad esempio, sul sito del parlamento tedesco [6]  è possibile visualizzare tutti gli eventuali incarichi secondari dei parlamentari e i compensi, mentre in Svezia esiste un registro pubblico.
Come dire: non vietiamo formalmente il secondo incarico, ma puntiamo alla trasparenza completa.

Pensate invece al nostro parlamento che è pieno di medici, avvocati, imprenditori, dirigenti d’azienda, consulenti di sicurezza urbana, imprenditori, sindaci di società, editori, professori universitari. Informazioni non pubbliche e che vanno ricercare con fatica. Questa è la non-trasparenza italiana.

Fausto Bertinotti è il rappresentante della Camera, e durante la trasmissione ha svolto i ruolo di difensore di queste vergogne. Le sue risposte, spesso elusive, si appellano alla responsabilità dei singoli partiti, al costume, alla morale e alla coscienza individuale, più che alla necessità di imporre regole precise. Un sognatore.
"a Bertinò", ma quale costume? In Italia servono leggi precise, perchè quello che negli altri paesi è un'assurdità ed è vietata dal solo senso civico, da noi è la normalità. Aspettarsi un auto-regolamentazione da parte di questa classe politica è da ingenui. Un'altra politica, basata sulla trasparenza, è possibile: impegniamoci per ottenerla.

Note


[1] http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E1075041,00.html
[2] http://www.beppegrillo.it/condannati_parlamento.php
[3] http://www.isoladikrino.splinder.com/post/11134385/Previti-bis
[4] http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Attsen/00022745.htm
[5] http://www.sogas.it/sogas.asp
[6] http://www.bundestag.de/htdocs_e/parliament/index.html

sabato 20 ottobre 2007

Graffiti, libertà di scegliere




Questo è un articolo di opinione, quindi vi invito fortemente a dire cosa pensate dell'argomento lasciando un commento , grazie. Ancora meglio se qualcuno di voi appartiene al "movimento" di cui parlo, e può spiegarci meglio il suo punto di vista.


In una puntata di Annozero giorni fa hanno intervistato una "graffitara" per ascoltare le sue idee su questo movimento. Definire chi sono i graffitari,[http://it.wikipedia.org/wiki/Graffiti_writing] non è semplice e rischia di essere riduttivo: possiamo dire che sono persone che da soli o in gruppo tracciano simboli e disegni sulle mura delle città, delle case, dei treni, etc.

Ovviamente tutto ciò è illegale, loro lo sanno, dunque queste azioni avvengono solitamente di notte.

Ammetto che fino a pochi anni fa non avevo mai sentito sentito il problema, vivendo in un piccolo comune di provincia dove di scritte sui muri se ne vedevano raramente e al massimo riguardavano qualche vittoria calcistica. Ora però vivendo a Bologna posso osservare ogni giorno questo fenomeno.

Curioso di ascoltare l'intervento della graffitara, ho prestato particolare attenzione alle sue parole, ma devo dire che ciò che ha detto mi ha colpito molto, in modo negativo. Ho trovato il suo ragionamento fortemente insensato.

In breve, lei ha spiegato che la loro è una forma di protesta contro le pubblicità che vengono imposte, a pagamento, dalle aziende, e che riempiono ogni angolo delle nostre strade. Questo mi sembra un punto più che condivisibile. Però bisogna tener presente che le pubblicità vengono affisse, secondo la legge, nelle apposite bacheche, e non sulla parete sotto casa tua.

Il problema è nella ricerca di una soluzione. Secondo lei andar di notte a disegnare sui muri è legittimo ed è la giusta risposta al problema. Di fatto invece è un'assurdità, e per capire il perchè basta rifletterci su pochi secondi.

Si può essere d'accordo che la pubblicità a pagamento sia una forma invasiva e che la maggior parte dei cittadini probabilmente non vuole, io sono tra questi. E' dunque un tema su cui si ci può mobilitare e far pressione per migliorare la situazione, ad esempio diminuendo le aree disponibili o vietandola del tutto in zone particolari delle città o dei paesaggi. La pubblicità si può considerare, secondo i punti di vista, un grave problema sociale e culturale ma allora si deve affrontare in modo concreto, e non utilizzarlo in modo strumentale come giustificazione. E' questo che sembrano fare i graffitari, stando alle parole della ragazza.

Andare in giro a disegnare o semplicemente scrivere non fa altro che aggiungersi ai già presenti manifesti pubblicitari, e come risultato finale noi cittadini ci troviamo di fronte due problemi invece che uno. Cosa si è ottenuto agendo in questo modo? Nulla.
Il degrado è causato in buona misura proprio dai graffiti, questo è oggettivo come dimostra anche la foto all'inizio dell'articolo.

Capisco che il graffito sia anche una forma di arte, ma a questo punto si può chiedere di predisporre pareti dedicate ai veri artisti, non al primo che passa e scrive il suo nome con caratteri gotici credendosi un artista. Alcuni comuni, come Firenze, l'hanno fatto anche se penso con scarsi risultati.

Chi cerca però di difendersi dietro l'etichetta di “artista” si sta solo giustiicando, perchè basta fare un giro in qualsiasi centro per scoprire che la maggior parte dei graffiti sono semplici scritte, che il senso estetico comune trova decisamente brutte e insensate. Le opere d'arti che avvalorano la città sono rare.

Non si parla però solo delle città. I Graffiti sono ovunque, dal centro storico alle stazioni ferroviarie di periferia.
Quando viaggio in un treno regionale, con i graffiti che ricoprono tutti i vagoni e impediscono di guardare il paesaggio esterno, penso. E penso che preferirei poter guardare fuori il paesaggio, e ignorare qualche eventuale mega cartellone pubblicitario. Ma almeno sarei libero di scegliere, e non vittima passiva di una purtroppo ottusa e inutile “forma di protesta”.

mercoledì 10 ottobre 2007

Eric Schlosser - Fast Food Nation

C'è chi critica McDonald's, il Fast Food per eccellenza, perchè rappresenta La Multinazionale americana. C'è chi lo critica perchè i suoi lavoratori sono sottopagati e spesso immigrati senza diritti, chi a causa della forte vocazione antisindacale dell'azienda. C'è anche chi lo critica perchè è vegetariano, e notoriamente da McDonald's sono gli hamburgher di manzo a farla da padrone. Insomma, di motivi e critiche ce n'è di tutti i gusti, ma spesso restano frasi stampate su piccoli libretti o volantini, spesso dal tono diffamatorio e che scatenano denunce legali da parte del colosso.

Eric Schlosser invece, giornalista americano, nello scrivere questo saggio ha provveduto a rendere note, quasi ossessivamente, le fonti da cui ha tratto le informazioni che ci presenta, frutto di una ricerca di oltre 3 anni, e pubblicate solo dopo un attenta rilettura da parte sua e dei suoi avvocati. Il suo non è un libro da circolo antiglobalizzazione, ma un vero e proprio studio sull'industria dei Fast Food, dalle origini ad oggi. E di tutto ciò che gli ruota intorno.

Mc Donald's, Burger King, Wendy's, KFC, Pizza Hut, Taco Bell....la storia di queste grandi aziende agli inizi coincide con quella di persone semplici, proveniente da classi sociali medio-basse, ma che hanno avuto un esperienza simile, quasi riprodotta in serie.
Carl Karcher, ad esempio, iniziò vendendo hot dog con un semplice carrettino, e trentacinque anni dopo possedeva la più grande impresa privata di fast Food, la Carl Karcher Enterprise.

Nel libro ci vengono raccontate le storie di tutti i fondatori, ed è molto interessante seguirne l'evoluzione che quasi sempre è stata parallela allo sviluppo del territorio circostante. La nascita e la crescita dei primi fast-food, ad esempio, coincise con il boom della vendita di automobili, che vennero presentate agli americani come un bene indispensabile, di status. Immense quantità di soldi pubblici servirono a finanziare chilometri di nuove enormi strade; nacquero così i primi drive-in dei due fratelli Mc Donald's, a cui si accedeva, si ordinava e si ripartiva senza scendere dall'auto, una moda che permise ai due di arricchirsi. Ciò che colpisce di queste storie è però il modo in cui queste persone hanno rivoluzionato il loro modo di lavorare, aprendosi la strada al successo. Questi sono stati veri imprenditori, nel bene o nel male, rischiando, innovando, inventando nuovi modi di produrre il cibo, di servire ai tavoli, di attirare i clienti con insegne particolari o nuove mode, come quella di regalare giocattoli per bambini insieme ai loro menù. O fare accordi con aziende già di grande successo, come la walt Disney, per aprire ristoranti all'interno dei nuovi parchi a tema, le Disneyland.

Leggendo questo saggio però si ci rende conto anche che il grande successo di queste aziende non sarebbe mai stato possibile senza l'intervento statale, contrariamente a quello che ingenuamente si crede di solito sul libero mercato e sull'"oppressione" dello Stato. Di esempi il libro è pieno, mi basterà citare il caso della "Legge Mc Donald's", approvata dall'amministrazione Nixon dopo una donazione di 250 mila dollari da parte dell'azienda per la campagna elettorale. Questa legge permise di pagare i lavoratori di 16 e 17 anni ben il 20% in meno del salario minimo, e diede altri vantaggi all'azienda nei confronti dei concorrenti.

Oltre alle storie, il saggio affronta anche tanti altri temi strettamente connessi a questo tipo di industria, come la produzione del cibo: manzo per hamburger, patatine fritte e pollo, il tutto per tonnellate e tonnellate; basta pensare che oggi Mc'Donalds's è il maggior acquirente di carne di manzo, maiale e patate. Il capitolo dedicato alle aziende produttrici di carne è illuminante di come il sistema capitalistico abbia spinto agli estremi la necessità di produrre a tutti i costi e a scaricare tutti i problemi derivanti sui lavoratori, sul territorio e sull'ambiente. Il giornalista ci racconta della sua visita ad un macello tipico, una vera e propria catena di smontaggio di animali dove la velocità della catena di lavoro è sempre più aumentata negli anni, e con essa gli incidenti inevitabili quando si maneggiano coltelli, pistole, seghe elettriche ed enormi carcasse animali per molte ore al giorno. E nell'ambiente circostante una fabbrica di carne la situazione non è migliore, devastato da pozze di liquami e scarti. I Lavoratori e l'ambiente sono solo "rotelle del grande ingranaggio", come le definisce l'autore.

Ovviamente anche la qualità del cibo ne risente, e un capitolo è dedicato proprio a "Cosa c'è nella Carne", riportando numerosi casi di intossicazioni da Escherichia Coli 015:H7 per capire come si intrecciano gli interessi delle aziende e i deboli controlli da parte delle agenzie governtive, private sempre più dei loro poteri da amministrazioni ampiamente finanziate dalla industria della carne, che oggi è una delle più potenti e influenti. Basti pensare che il Dipartimento dell'agricoltura oggi può ritirare dal mercato dei giocattoli difettosi ma non una partita di carne contaminata.
Quel che è peggio è scoprire che fino al 2001 le mense scolastiche di molti stati americani si rifornivano da produttori di carne ripetutamente denunciati per la presenza di batteri e salmonella. Il risultato di queste enormi pressioni e di leggi che favoriscono i produttori è che oggi negli Stati Uniti ogni anno ci sono circa 37.000 casi di intossicazione alimentare,e l'uso indiscriminato di antibiotici nell'allevamento ne aumenta la resistenza e la pericolosità. Non a caso uno dei pericoli concreti che corre l'umanità e di essere colpita da una pandemia sviluppatasi proprio negli allevamenti intensivi di animali.

Nell'ultimo capitolo il giornalista spiega cosa fare, e quali sono le riforme necessarie per migliorare questa situazione oggettivamente insostenibile. Mette in luce come il cambiamento debba provenire dai consumatori, che sono l'unica forza in grado di piegare questi colossi economici, che non allenteranno mai la presa sulla politica. L'autore affronta marginalmente il problema vegetariano, ma penso che questo sia un punto chiave; il mio personale consiglio è di scegliere di non consumare cibi animali o ridurne fortemente il consumo, un gesto che ha un immediato impatto sul mondo che ci circonda e su noi stessi. Non è una riforma o una legge che ha bisogno di tempo e mediazioni per essere applicata.

Schlosser termina il suo saggio con un paragrafo che voglio riportarvi, sperando che in voi sia sorta la curiosità di leggere questo libro, che oserei definire necessario per comprendere un po' meglio come funziona questo nostro mondo.

"Spalancate la porta a vetri, sentite il soffio dell'aria condizionata, mettetevi in fila, guardate i ragazzini che lavorano in cucina, i clienti seduti ai tavoli, le pubblicità dell'ultimo giocattolo, studiate le fotografie illuminate lassù, dietro il bancone, pensate da dove arriva il cibo, e come e dove è stato fatto, a cosa viene messo in moto da ogni singolo acquisto di fast food, e come l'effetto si propaga, pensateci. Poi ordinate. Oppure fate dietro-front e uscite. Non è troppo tardi. Persino in questa nazione fast food, potete ancora fare come vi pare"

P.S. Ho letto il libro prima di venire a conoscenza dell'omonimo documentario, passato di recente quasi inosservato nelle sale Italiane, e che non ho ancora visto. Sarebbe interessante sentire le opinioni di chi ha potuto già vederlo, quindi lasciate i vostri commenti, grazie.


ISBN 88-7983-613-7
Editore: Net
Pubblicazione: 2004
Costo: € 8,80
Pagine: 384

giovedì 4 ottobre 2007

V-Day, io c'ero

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E' passato quasi un mese dal V-Day, l'iniziativa promossa da Beppe Grillo e ormai nota in Italia e oltre. Ho avuto la possibilità di partecipare proprio a Bologna, dove si è svolto lo spettacolo principale che ha visto un inaspettato e come sempre piacevole Grillo conduttore, e tanti altri ospiti alternarsi sul palco per brevi discorsi.

La copertura mediatica successiva all'evento francamente mi ha molto stupito, dal momento che fino al 7 settembre i media avevano completamente taciuto la notizia, e solo su internet c'era un gran fermento di gruppi, volontari e persone comuni che organizzavano i tanti eventi in giro per l'Italia.

Ho ascoltato pazientemente e in silenzio le inevitabili polemiche e discussioni trasmesse dai media nazionali per le settimane successive, e che hanno infiammato animi e telegiornali. Compresi i direttori, vedi il prevedibile Emilio Fede (Tg4) o la rivelazione Mauro Mazza (Tg2) che in un editoriale video ha commentato il V-day accusando Grillo di fomentare violenza e addirittura ha messo in guardia da un nuovo pericolo di terrorismo contro la classe politica. Altri commenti sono inutili.[1]

Anche i politici, primi destinatari del v-day, hanno reagito quasi tutti negativamente. Critiche costruttive al V-day e alla proposta di legge popolare non se ne sono viste, e alcune accuse infondate e al limite della diffamazione sono state amplificate, approfondite e rese serie, credibili, da giornalisti e commentatori vari. Sono le magie dell'informazione italiana.

Grillo non ha certo bisogno di difese, il suo blog ha più di 200.000 lettori al giorno, il mio 10 se va bene, ma anche io ero in quella piazza, e quindi voglio difendere me stesso e gli altri presenti. Non voglio aggiungermi alle migliaia di commenti sul V-day, ma vorrei concentrarmi sul caso di "magia dell'informazione" più grottesco di tutti, perchè contiene tutti gli elementi più notevoli per capire come funziona il meccanismo della disinformazione in Italia.

Senza dubbio la palma d'oro va all'accusa, lanciata da Casini [2] e ripresa a ruota da altri, secondo la quale Beppe Grillo e la piazza del V-day avrebbero insultato e offeso la persona di Marco Biagi.[3 ] Una pura fantasia. L'8 settembre si è parlato della LEGGE Biagi, e non si è mai nominato il signor Biagi. Se la legge si chiama così è solo colpa del governo Berlusconi che intitolò abusivamente la legge, scritta da Maroni, al professore assassinato.[4 ] Biagi, tral'altro, prima di morire aveva scritto a vari politici tra cui Casini, dicendosi preoccupato e chiedendo invano la scorta.[3 ] Ovviamente i tg hanno evitato di riportare questi particolari non da poco.

Queste polemiche mostrano molto bene come l'informazione è capace di strumentalizzare e distrarre il discorso per evitare di parlare dei contenuti del V-Day, dei problemi che ha sollevato, e delle proposte che sono sorte con forza da tutte le piazze.
E si, perchè il V-Day non è stato solo un grande "vaffanculo" ad una classe politica per la maggiore corrotta, clientelare, chiusa su se stessa. Ha proposta una legge popolare, che ha raccolto oltre 300.000 firme, per licenziare dal parlamento tutti i politici condannati, per limitare a 2 il numero di legislature possibili, e per tornare alla elezione diretta dei politici. Ma non solo, Grillo ci ha anche ricordato che un anno fa si è presentato da Prodi portando un libro di proposte concrete fatte da esperti e cittadini. Una "fabbrica del programma" parallela a quella dell'Unione che invece ha prodotto un programma fatto di illusioni. I Tg non hanno mai parlato di questi contenuti, che avrebbero presentato il V-day per quello che è stato: un importante momento di partecipazione popolare alla vita pubblica, e che quindi riguarda tutti noi.

Termino riportando il post di Beppe che secondo a mio parere meglio risponde a tutte le accuse mosse finora. Poche frasi, ma chiare e incisive.

Ieri sera a "Porta a Porta", il presidente del Consiglio, definito ormai dagli stessi giornalisti "Valium-Prodi" parlava seduto dietro a una gigantografia con la mia faccia. Belin, è come se la BBC trasmettesse un discorso alla nazione di Gordon Brown che si rivolge a Mr. Bean.
Prodi mi ha colpito, ha detto una cosa qualunquista: "I cittadini non sono migliori dei politici". Credo che intendesse tutti i cittadini e tutti i politici. Insomma, siamo un Paese senza speranza.
Valium ha poi continuato dicendo di me: "Ora cambia perchè dalla critica deve arrivare alla proposta?.
Qui mi sono molto preoccupato.
Le proposte infatti ci sono: quelle dei cittadini che per mesi hanno scritto commenti e mail al blog. Non sono mie, sono dei datori di lavoro di Prodi. Le ho consegnate personalmente a Alzheimer-Prodi a Palazzo Chigi l'8 giugno del 2006. Gli lasciai una lettera di licenziamento nel caso non le avesse tenute in considerazione. Mi rassicurò che le avrebbe trasmesse ai ministri competenti. Ho il filmato integrale.
Il programma lo hanno scritto i cittadini, non Grillo.
L'Italia cambierà grazie ai suoi cittadini, non grazie a Grillo.

Si parla di vuoto da riempire, ma chi l'ha creato se non l'assenza della politica? Se non la partitocrazia? Attaccano me, ma in realtà attaccano il loro (ex) elettorato.
Sono dei pugili suonati.


http://www.beppegrillo.it/2007/09/le_proposte_dei_cittadini.html

Note

[1] http://www.beppegrillo.it/2007/09/informazione_di.html
[2] http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/grillo-v-day/v-day-reazioni/v-day-reazioni.html
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Biagi
[4] http://www.beppegrillo.it/2007/09/gli_intellettua.html

sabato 29 settembre 2007

Per una Birmania migliore

E' trascorso un lungo periodo di pausa. Me ne scuso, ma periodi di riflessione sono sempre necessari, soprattutto quando si ha la possibilità di farlo dal momento che questo non è un lavoro. Negli ultimi periodi prima della sospensione, le visite al blog sono state molto basse, e questo non ha certo aiutato. In diverse occasioni ho invitato a scrivere al nostro indirizzo di posta (isoladikrino@gmail.com), inviando commenti e consigli per migliorare il blog, ma purtroppo non ho mai ricevuto un email. Colgo l'occasione per invitare a scrivere, a dire cosa non piace, come migliorare, fare richieste su temi da affrontare, proporre una collaborazione, etc. Di blog pieni di chiacchiere, in cui ognuno esprime la propria opinione senza basarsi su fatti, ce ne sono fin troppi, e l'Isola di Krino vuole provare ad essere qualcosa di diverso e utile all'informazione, anche col vostro aiuto. Spero che questo fine venga apprezzato maggiormente.
Detto questo, ho deciso di riprendere l'attività parlando dei fatti in Birmania. Buona lettura. (L'Immagine è Copyright ANSA)





I fatti sono noti anche sulla stampa italiana. Nella ex-Birmania, ora Myanmar, nel sud est asiatico, è in corso una mobilitazione di monaci, studenti e gente comune, circa 50.000 secondo le stime, contro il regime militare al potere chiamato in modo piuttosto grottesco "Consiglio statale per la pace e lo sviluppo" (SPDC).

Le proteste sono iniziate da circa 10 giorni, ma nella sola giornata di ieri sono state uccise 9 persone dai militari che stanno tentando di reprimere duramente la rivolta. Secondo fonti locali, ormai i militari sparano ad altezza d'uomo, e negli ultimi giorni hanno sgomberato 6 monasteri, arrestando circa 850 monaci che si vanno ad aggiungere ai più dei 1000 detenuti politici rinchiusi nelle carceri del regime.[1] Possiamo immaginare il trattamento riservatogli, visto che nell'ultimo rapporto di Amnesty si parla di torture e maltrattamenti sistematici durante processi e interrogatori, e di precarie condizioni carcerarie, senza assistenza medica e un'alimentazione carente.[2]

Star dietro i numeri di questo scontro è però molto difficile, dal momento che le fonti primarie sono gli organi di informazione controllati dal regime militare, e quindi molto parziali. E contare su fonti indipendenti è sempre più impensabile. Uno degli aspetti più gravi di tutta la vicenda riguarda proprio il diritto all'informazione, negato brutalmente in questo paese. Certo, anche nei nostri paesi democratici siamo abituati al controllo dell'informazione, ai filtri, e alla propaganda. ma leggere che il regime militare Birmano sta uccidendo e scacciando tutti i giornalisti stranieri (ultimi morti un tedesco e un giapponese), oscurando blog, impedendo l'accesso ad internet, controllando le linee di cellulari, è qualcosa di troppo grave e, ritengo, sconcertante.

Nonostante questi fatti, un diplomatico anonimo del SPDC ha anche il coraggio di affermare che 'Il governo si sta impegnando a mostrarsi moderato nel rispondere alle provocazioni'. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se si fossero mostrati decisi nella risposta.[3]

La Birmania è sotto dittatura militare dal 1962, e l'attuale capo è il Generale Than Shwe. Nel 1990 la giunta militare concesse una sorta di elezioni fantocce, che furono stravinte dal Fronte di Aung San Suu Kyi con l'80% dei consensi, nonostante le minacce e i rastrellamenti da parte dell'esercito. Suu Kyi fu ricompensata con gli arresti domiciliari, che continuano ormai da 12 anni, e con l'assoluto isolamento dal resto del mondo.

E' lecito chiedersi come è possibile che il mondo che si definisce "democratico", USA in testa, tolleri regimi militari del genere ancora oggi nel 2007. Ed è anche lecito pensare che ci siano interessi troppo forti che spiegano la situazione e l'immobilità internazionale, e vanno ricercati negli scambi economici che buona parte del mondo intrattiene con questo paese. Anche l'Europa partecipa specialmente nel settore petrolifero e del gas, come possiamo leggere in una risoluzione del 2002 del Parlamento europeo.[4] Ma questo è un argomento da approfondire prossimamente.

Cosa possiamo fare per supportare questa popolazione nella loro battaglia per un Myanmar migliore?
Innanzitutto, chi ha attività in Birmania dovrebbe ritirarsi al più presto, e fermare ogni forma di finanziamento, diretto e indiretto, del regime militare. Ma anche noi semplici cittadini possiamo fare qualcosa anche a distanza, firmando gli appelli che in questi giorni sono stati promossi da varie associazioni. Voglio segnalarne due che ritengo più importanti e incisivi.

Il primo è ovviamente di Amnesty International, la più impegnata e seria organizzazione al mondo sui diritti umani.
http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Myanmar?page=azioni_urgenti

Il secondo è di una organizzazione nata di recente, chiamata Avaaz, formata da più di un milione di cittadini di tutto il mondo che agiscono attraverso petizioni e altre forme di pressione via internet, su temi come l'ambiente, i diritti umani, la politica mondiale, etc. La Petizione è rivolta a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, alla stampa
http://www.avaaz.org/en/stand_with_burma/

Agire via internet con una firma è un gesto ma che può essere molto incisivo, ed è una cosa, come abbiamo visto, che non è scontata in tutti i paesi del mondo. Approfittiamone, e continuiamo a tenerci aggiornati leggendo, ad esempio, i siti di Amnesty International italiana e internazionale[5], o semplicemente un agenzia come l'ANSA[6].

Note

[1] Agenzie di stampa e giornali italiani online (Corriere, Repubblica, Ansa, etc)
[2] http://www.amnesty.it/pressroom/ra2007/myanmar.html?page=ra2007
[3] http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/news_collection/awnplus_ticker/2007-09-27_127130994.html
[4] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P5-TA-2002-0186+0+DOC+XML+V0//IT
[5] http://www.amnesty.it/home/index.html
[6] http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/mondo.html

venerdì 31 agosto 2007

L'estate a Massa Lubrense

La penisola sorrentina è una famosa meta turistica che attira ogni anno migliaia di visitatori da ogni parte del mondo grazie alle sue bellezze naturali: mare e coste, sentieri, panorami mozzafiato, piccoli gioielli come le isole di Capri, Ischia e Procida. Sorrento, che dà il nome a tutta l'area, è città turistica per eccellenza, ricca di strutture ricettive, spesso al centro di servizi giornalistici di promozione turistica in stile "linea verde".

Troppe volte però gli si danno meriti che appartengono ad altri comuni dell'area, mai nominati nei servizi televisivi. L'esempio più recente riguarda un servizio di Linea Verde sulla penisola, in cui si è ampiamente fatta pubblicità a Sorrento pur parlando di località che appartengono invece ad un comune vicino, mai nominato dal presentatore, e cioè Massa Lubrense. E non è il solo caso: si parla di "Limoni di Sorrento" o "l'olio di Sorrento", prodotti tipici famosi in tutto il mondo, senza dire però che i limoni e le olive provengono soprattutto dalle fertili terre di Massa. Penso perciò sia giusto parlare un po' di questa realtà che, pur offrendo al turista molte opportunità, spesso viene trascurata.

Massa Lubrense è un comune di circa 13.000 abitanti, esteso su un'ampio territorio ricco di attrattive naturali come Punta Campanella, l'estremo braccio della penisola con resti archeologici a picco sul mare e con una splendida vista su Capri, o come l'incantevole Baia di Jeranto, zona protetta del Parco Marino locale e con la caratteristica torre Saracena. Il punto più alto del comune è la frazione di S.Agata sui Due Golfi che, come suggerito dal nome, ha la particolarità di affacciarsi sia sul golfo di Napoli che su quello di Salerno, con la sua incantevole costiera Amalfitana, altra eccellente e forse ancor più nota meta turistica.

Massa offre ai visitatori un soggiorno tranquillo, e secondo la ricerca del settimanale "Gente" è risultato essere il comune turistico più sicuro d'Italia[1], un riconoscimento importante in una regione, la Campania, che non brilla certo per la sicurezza. Da non dimenticare, infine, le tante caratteristiche frazioni sparse per il territorio, e i tanti sentieri naturalistici che permettono di scoprire zone altrimenti inaccessibili, come le piccole baie e punti panoramici.

Oltre alle bellezze naturalistiche, l'estate massese offre ai cittadini e ai turisti numerose occasioni di serate culturali. A fine luglio, ad esempio, una serie di incontri con autori hanno offerto la rara possibilità di conoscere e dibattere con personaggi come Magdi Allam, Alberto Bevilacqua, Piergiorgio Odifreddi e Luciano De Crescenzo.

Venerdi scorso si è invece conclusa la settimana dedicata alla Ottava edizione della rassegna musicale "Classica Estate"[2], che ha visto esibirsi giovani talenti della musica nella suggestiva cornice del Palazzo Vespoli.
La rassegna ha proposto musical su Napoli e la sua maschera più famosa, Pulcinella, suggestivi brani di chitarre classiche, corali che hanno interpretato famosi brani lirici e della tradizione napoletana, artisti che al pianoforte hanno fatto rivivere grandi autori come Chopin, Debussy e Mozart.

L'estate massese si conclude il 31 agosto con l'ultimo appuntamenti della rassegna "Artisti di Strada". Il 29, nella caratteristica piazzetta di S.Agata, un gruppo indiano si è esibito in assoli di tamburi e piffero, con combattimenti, fuochi e danze acrobatiche, mentre il 31 la compagnia teatrale "Atmo" proporrà il mito di Proserpina[3] con una particolare coreografia ricca di artifici pirotecnici. Ma anche Settembre è una stagione particolarmente adatta a visitare Massa e tutta la penisola, visto il minor flusso di turisti e il clima solitamente più accogliente.

Naturalmente anche Massa ha i suoi problemi, che riguardano principalmente l'espansione edilizia mal regolata nei decenni passati, e qualche difficoltà nei trasporti dovuta all'inesistenza di fondi stradali adeguatamente mantenuti ed alla carenza di mezzi pubblici, riservati solo alle direttive principali e con orari non sempre accettabili. Con questo articolo vorrei invitare, e parlo a nome di tanti cittadini massesi, l'amministrazione locale ad attivarsi con decisione e volontà per ripristinare le strade e il territorio al fine di aumentarne la qualità e offrire, la prossima estate, un soggiorno ancora più piacevole ai visitatori.

[1] http://www.penisolasorrentina.info/index.php?option=com_content&task=view&id=812&Itemid=1
[2] http://www.positanonews.it/menu/default.asp?id=7306&pag=
[3] http://www.positanonews.it/menu/default.asp?id=7725&pag=

domenica 19 agosto 2007

L'intolleranza del tifo Italiano

Mi scuso per la lenta (e prevista) frequenza di aggiornamento del blog, ma come un po' tutti anche noi ci stiamo godendo le brevi vacanze estive, ridotte ormai al solo mese di Agosto.
Pubblico questa riflessione sulla violenza negli stadi inviatami da TenderSurrender. Buona lettura, e buon proseguimento di vacanze.


Ormai quasi tutte le partite che si giocano all'Olimpico e che vedono impegnate le romane nell'ambito di manifestazioni internazionali sono teatro di spiacevoli scontri fra clan di tifosi o ancor peggio fra tifosi e forze dell'ordine. Gli accoltellamenti non si contano, così com' è impossibile fare ammenda di tutte le tragedie finora sfiorate. Le diffide del campo e le multe a Roma e Lazio sembrano inutili tentativi di risolvere questa orribile tendenza. Si dovrebbe andare alla radice del problema e combattere definitivamente questa piaga sociale, a mio parere, tipica di Roma e della sua cultura sportiva quantomai insesistente.

Molti politici, pervasi dalla loro capacità imbonitoria ed inclini per natura ad esaltare solo la merce più pregiata per mostrarla in giro per le piazze, finiscono per dimenticarsi con altrettanta futilità di quante figuracce sono capaci di collezionare ogni anno. Peccato che propio nella terra dove si dice sia nata la civiltà occidentale oggi si registri un degrado sociale, almeno nell'ambito sportivo, tanto deprimente e preoccupante.

Senza fare del facile qualunquismo o del prevedibile associazionismo, vi sembra normale che ancora oggi la maggior parte del tifo Laziale sia connivente con frange dell'estrema destra o rifiuti quantomeno l'idea di combatterle?

Vi sembra mai possibile e al tempo stesso tollerabile che dopo i fatti della monetina [http://www.aicovis.it/legginews.asp?Id=526&macroarea=] che videro coinvolto l'arbitro Frisk non si siano attuate le dovute precauzioni e che un vile gesto del genere sia ancora potenzialmente replicabile?

Domande, amici miei, che non trovano una facile risposta. Quesiti destinati a rieccheggiare a lungo in questo limbo dantesco sperando che un giorno un anima candida come quella di Virgilio c'illumini d'immenso mostrandoci la via della speranza.

domenica 5 agosto 2007

Auto accessoriate

L'automobile è un bene di consumo particolare, che il marketing è riuscito a diffondere in modo efficiente in quasi tutta la popolazione mondiale. La crescita nella vendita di auto in un paese di solito ne indica lo "sviluppo" economico secondo il modello liberista dell'economia: più imprese, più privati, sulla carta meno impedimenti statali ma nella realtà più sussidi pubblici all'economia, e così via. Una ricetta già sperimentata, che impone di crescere e crescere sempre e comunque, ad ogni costo, anche se gli effetti per la popolazione e l'ambiente sono spesso nulli o addirittura negativi.
L'auto in questo contesto è stata presentata come un bene indispensabile, unico, personale, col risultato che oggi nei nostri paesi ci sono milioni di automobili che ogni giorno si spostano, trasportando una sola persona invece che 4-5, inquinando e intasando le strade e i centri delle nostre città. E i mezzi pubblici spesso sono trascurati o vittime di traffico e ritardi. L'auto è spesso indispensabile, è vero, ma in moltissime occasioni se ne abusa, e moltiplicando i songoli abusi per milioni di persone si ha un effetto devastante.
Questa idea dell'auto è però forse giunta alla saturazione, e il marketing ha bisogno di nuove idee e nuovi stili per accattivarsi l'adorazione delle nuove generazioni di consumatori.

Qualche giorno fa la rubrica del Tg2 "Costume e società" ha trasmesso un servizio sulle ultime tendenze in fatto di automobili. Un misto tra lusso e divertimento, auto accessoriate negli interni fino all'inverosimile, con impianti stereo esagerati, televisori al plasma un po' ovunque, joystick di playstation che sbucano dal cruscotto, lettori mp3, navigatori satellitari che, ovviamente, nella mente dei produttori devono avere molte altre funzioni come quella di riprodurre film in dvd. Musica ad alto volume, film e videogames sono le novità con cui l'industria automobilistica cerca di lanciare la nuova idea di auto. Tutte cose essenziali per la guida. Con le velocità che si raggiungono oggi sulle autostrade basta una frazione di secondo per incorrere in un incidente, ed è richiesta sempre la massima concentrazione. Ma il mercato ha bisogno di vendere, e quindi ben vengano questi inutili quanto pericoloso accessori alla guida, ideati proprio per distrarre.

L'aspetto più macabro del servizio è che è stato immediatamente seguito da un breve commento sui morti sull'asfalto, che ogni giorno sono numerosi, specialmente nei weekend quando i giovani escono per divertirsi in tutti i locali e le discoteche d'Italia. Un messaggio di prudenza che sembra non raggiungere alcun risultato, forse proprio perchè sovrastato da centinana di pubblicità giornaliere di nuove auto, più veloci, e di accessori che distraggono sempre più dalla guida, come quelli prima presentati.
Due servizi che esprimono il contrasto tra interessi diversi: quello dell'informazione pubblica, civica, che invita alla prudenza sulle strade, e quella di chi produce auto e deve venderne sempre di più, sempre più veloci e accessoriate. Inutile dire che al primo viene riservato uno spazio infintesimale rispetto al secondo.

Sento sempre più persone che parlano della velocità, in auto o in moto, come di un fine, una realizzazione personale. Andare veloce significa vivere, chi va piano non si diverte ed è un povero stupido. Saranno concezioni diverse della vita, ma personalmente penso che vivere sia tutt'altra cosa. Troppe persone smettono di vivere proprio a causa della velocità, e penso che ci siano buoni motivi per considerare responsabili di questo chi produce auto sempre più veloci e invita a distrarsi al volante.
La responsabilità va ricercata anche nella società, che evidentemente non riesce a contrastare la prepotenza della propaganda pubblicitaria, e fallisce nel diffondere un senso della vita più pieno, che consideri importanti valori diversi da quelli dell'apparenza e del possedere beni, siano essi vestiti firmati o auto veloci.

lunedì 23 luglio 2007

La storia siamo noi

(Pubblico questa riflessione di TenderSurrender, a mio parere molto interessante e con un tono, giustificato vista la gravità dei problemi sollevati, malinconicamente pessimista )

Salve gente, i miei occhi stanchi meritano di riposare.

Ma prima vi racconterò come ho passato le ultime due ore della mia vita. Cosa quegli occhi stanchi hanno osservato con la loro consueta acuta attenzione.

Durante gli anni 70 L'Italia era un paese in guerra. Precisamente era in guerra con Se stessa, con le sue contraddizioni politiche e sociali. C'era sangue ovunque lo sapete, C'era la P2 , una losca organizzazione economico-militare, c'erano gli attentati tra cui quello pazzesco alla stazione di Bologna, il sequestro Moro e la Democrazia Cristiana.

Anni di ***** direte voi.
Anni d'oro.

Durante gli anni 70 l'Italia era un paese in "Lotta". In lotta per la democrazia, per la democrazia e per la Repubblica, per la Repubblica e per la Libertà. Adesso questi sono "pseudo" sostantivi privi di qualsiasi riscontro oggettivo o nesso logico. Adesso che il Mondo è dominato dalle Corporations e l'Italia è solo una loro filiale, adesso che non siamo più in mezzo a due blocchi contrapposti ma ne facciamo parte di uno solo, Planetario.

C'erano tante cose che non andavano in quegli anni. Bisognerebbe però chiederci se non andavano le persone...
E io invece credo che le persone andavano, eccome che andavano...
Perchè vivevano quella realtà così tremenda e così angosciante nella consapevolezza di un futuro diverso. Perchè la gente all'epoca era in grado di organizzarsi e decidere della propria vita. Tutto l'opposto, oggi, facciamo noi esseri del nuovo millennio.
O mi sbaglio?

Bè durante gli anni 70 c'era voglia di cambiare, la voglia che oggi manca.
C'erano tanti spinelli certo, oggi ci sono lo stesso ma a parte provocarti gravi danni alla salute servono solo come lasciapassare...
C'era l'appartenenza politica, ti identificavi in qualcosa di sbagliato magari,in alcuni casi in qualcosa di terribilmente sbagliato....ma il bieco populismo di oggi è cosa giusta ? Cos'è meglio, una guerra civile o una civile arresa al sistema di cui noi piccole pedine facciamo parte non meno delle grandi manone che le muovono così a piacimento ?

Perchè se all'epoca lo Stato faceva i conti con se stesso e con le sue contraddizioni oggi fa i conti con noi esseri umani e con la nostra ingiustificata sottomissione.

Attenzione gente, Perchè i nostri giovani stanno crescendo in un mondo sempre più privo di senso. Un "nonsenso" pronto a catapultarci in un futuro fatto di Plastica.
Perchè i quindicenni all'epoca leggevano libri, oggi lo schermo di un pc ti dà mille informazioni al secondo, ma non basterebbero mille pc della tecnologia più avanzata per fare un libro di quelli.

Oggi la cultura non la si respira per strada, bisogna andarsela a cercare, per citare De Gregori " La storia siamo noi, e nessuno si senta escluso.."

Io preferivo gli anni 70 con tutto il trambusto che hanno fatto, al patetico e bigotto conformismo del presente.
L'idea di "cambiare il mondo" non fa più parte delle nostre priorità?

Prima che cambi lui per noi, una volta per tutte?

martedì 10 luglio 2007

World is yours

(Pubblico questo articolo di TenderSurrender, che ha problemi ad inserirli autonomamente. Buona lettura.)

L'uomo da più di un secolo diffonde nell'atmosfera quote di anidride carbonica, CO2 ,che col passare del tempo hanno gravemente destabilizzato l'Ozono, quella parte dell'atmosfera necessaria a mantenere la temperatura terrestre a livelli sopportabili per noi esseri umani. In breve, con le emissioni di Gas Serra ,stiamo mettendo a dura prova l'unica cosa che ci rende certi di essere la razza dominante di questo pianeta: l'adattabilità.

Negli ultimi anni il surriscaldamento del clima s'è finalmente tolto di dosso quell'alone di scettiscimo che aleggiava nell'aria. Finalmente anche noi ci siamo resi conto che le cose stanno cambiando, gli inverni caldi che ci siamo lasciati alle spalle ne sono la testimonianza diretta.

Dunque Il Pianeta ha la febbre...ma,.. come un essere umano può essere curato, anche se in questo caso, non del tutto.

Infatti le proiezioni su larga scala effettuate alla Texas University lo scorso Giugno, dimostrano che un eventuale riduzione dell'emissioni di anidride carbonica entro i limiti stabiliti nell'Ultimo G8, non basterebbero ad invertire la tendenza in atto del riscaldamento globale, bensì ne rallenterebbero soltanto la corsa, vanificando però ogni lecito tentativo di salvare le future generazioni dall'ormai imcombente catastrofe.

Perchè dunque i "Potenti della Terra" non fanno tutto il possibile per evitare che una cosa simile possa accadere?

Chi finanzia le campagne elettorali di questi Presidenti, chi, in alcuni casi, le loro guerre in giro per il mondo, sono gli stessi per cui ci possono essere tante "Columbine" ma tanto la legge sul possesso delle armi da fuoco subirà al massimo qualche inutile modifica...Gli stessi che aiutano paesi che sono nemici del loro...gli stessi che nell'oscurità e all'insaputa decidono delle sorti del mondo. Gli Americani che incolpano i Cinesi e i Cinesi che se la prendono coi Russi in realtà non sono altro che entità astratte accomunate da un unico filo conduttore: La Corporation.

Ma per fortuna , per quanto potenti possano essere le mer.de che decidono della nostra vita e per quanto infinita possa essere la rete della Globalizzazione, al futuro ci possiamo pensare noi stessi già da ora.

Se ad esempio prima di gettare una bottiglia di plastica in un contenitore per solo vetro pensassimo alle conseguenze disastrose che un piccole gesto tanto innocuo potrebbe innescare, ci sentiremmo bene con noi stessi a tal punto da fregarcene e ripetere quel gesto all'infinito?
Se prima di prendere la macchina per andare a comperare l'ultimo modello della Nike ci chiedessimo se non sarebbe il caso di farli a piedi quei "fatidici" 200 metri non ci semplificherebbe la riuscita di quest'impresa?

Una frase divenuta leggenda diceva "The World is Yours"...
Farla diventare atto pratico non sarebbe male...

Anche perchè....con che coraggio andremo mai un giorno al battesimo dei nostri nipoti se ad attanderli ci sarebbe un Pianeta instabile , soggetto a terrificanti sbalzi di temperatura, tempeste magnetiche e catasfrofici scioglimenti di ghiacciai?

Verrebbero al mondo già da morti, non credete?

martedì 3 luglio 2007

La buona Sanità

Mi scuso con chi in queste settimane ha aperto il blog notando sempre lo stesso articolo, ma come potete notare sono rimasto solo a scrivere e questo è periodo di esami e problemi vari. La frequenza durante l'estate sarà minore, ma l'Isola di Krino continua sempre la sua opera di informazione. Oggi ho deciso di introdurre l'argomento Sanità, che merita molti approfondimenti.

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Stamattina a "Cominciamo bene", il programma condottoda Michele Mirabella, si è parlato di "Luci e ombre" della sanità Italiana. Un' informazione molto importante e che mancava. Siamo troppo abituati a ricevere notizie di cronaca nera dei telegiornali, che alla ricerca degli ascolti propongono soltanto le storie di mala-sanità: un paziente morto per un operazione all'appendice, un altro per un errore nel tubo dell'ossigeno, un altro a cui il medico non aveva diagnosticato una grave malattia.

E' giusto raccontare gli errori della sanità pubblica, che esistono e secondo la stampa costano 32.000 vite ogni anno. Ma parlarne unilateralmente, ignorando o relegando in seconda pagina gli errori del settore privato, significa usare due pesi e due misure. A chi fa comodo un informazione del genere? Un po' a tutti.

Alla classe politica, che in generale da destra a sinistra, esclusi alcuni partiti minori, ignora le qualità e le potenzialità del sistema sanitario pubblico italiano e preferisce riempirsi la bocca di parole come "privato", "sistema americano", rincorrendo il mito assurdo della "concorrenza" applicato ad un settore delicato come la sanità.
Nulla di più irresponsabile, visto che negli Stati Uniti prima di soccorrerti controllano che tu abbia la tessera assicurativa, che di base costa 300$ al mese. Lascio a voi immaginare cosa succederebbe se in Italia si dovesse pagare una "tassa" mensile di 250 euro per garantirsi l'accesso all'assistenza sanitaria.

Un'informazione unilaterale fa comodo ovviamente alle strutture sanitarie private, che spesso senza meritarselo vengono associate alla parola "qualità". Non dimentichiamo inoltre gli inevitabili legami tra la burocrazia e la politica locale (regioni, provincie, comuni) e i privati che richiedono permessi, convenzioni, sussidi, che convengono sia all'imprenditore che al politico, e danneggiano esclusivamente il cittadino.
Basti pensare alla situazione della sanità in Campania o in Sicilia, patria delle cliniche private in mano alla mafia in cui è impossibile curarsi nel pubblico senza conoscenze e raccomandazioni. Questo nessuno lo dice mai.

Non bisogna generalizzare, è vero, perchè nel settore pubblico, soprattutto nelle regioni del sud, la qualità è pessima. Ed è anche vero che ci sono cliniche private efficienti e di qualità.
Ho citato il programma di Mirabella perchè oggi sono emerse delle considerazioni molto importanti, che la TV presenta di rado. In particolare un medico chirurgo degli Ospedali riuniti di Bergamo ha sintetizzato efficacemente la differenza tra strutture private e pubbliche.
Lo scopo di un chirurgo in un ospedale pubblico è quello di DIMINUIRE il numero di pazienti che, ad esempio, dopo l'intervento debbano ricorrere alla dialisi. Lo scopo è DIMINUIRE le malattie della cittadinanza, ed è la cosa più naturale e ovvia.
Il settore privato invece ha, per sua stessa natura e non per chissà quale programma occulto, lo scopo di AUMENTARE gli interventi, le terapie, le malattie, in modo da poter aumentare il fatturato annuo. Più si sta in ospedale e più si paga. Questo non significa che il paziente non venga curato, ma che spesso si ricorre a interventi non necessari, che un ospedale pubblico avrebbe evitato.

La logica del profitto oggi si applica, ed è discutibile, a tanti settori che vanno dai beni di consumo ai servizi domestici. Ma la sanità deve restare un servizio pubblico, collettivo ed egualitario, garantito dalle tasse di tutti i cittadini, nessuno escluso. Noi Italiani abbiamo il pessimo difetto di disprezzare le cose buone che abbiamo, e di preferire quelle degli altri che in realtà sono peggiori.

L'informazione deve aiutarci a capire quali sono le cose buone da difendere, e il sistema sanitario nazionale (o meglio, quello efficiente del centro-nord italia) è una di queste.
La politica deve invece impegnarsi a preservare il nostro sistema eccellente, invidiatoci da tanti altri paesi, USA in primis, e considerato secondo al mondo secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Va tenuto sotto una campana di vetro, e bisogna fornire gli strumenti affinchè si colmi il divario tra sud e nord, e la qualità generale aumenti ancora.

martedì 12 giugno 2007

Edgar Lee Masters - Antologia di Spoon River

(Pubblico questa recensione scritta da FakePlasticTree.)


Quando ho deciso di acquistare questo libro, c’erano diversi pensieri nella mia testa che mi spingevano a compiere questo gesto alquanto insolito, per me, ovvero il comprare e successivamente leggere un libro intero fatto solo di poesie. Ma il verso recitato da quella ragazza la sera prima, ad una serata commemorativa della grande arte di Fabrizio De André, mi aveva colpito troppo: “ mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso mi fuggì” e ancora di più mi colpì la possibilità di catturarlo sopra un foglio di carta per poterlo rivivere nel mio piccolo almeno con qualcun altro..quella sera infatti l’oggetto dei miei desideri, mi era proprio sfuggito, e con lei la possibilità di condividere un momento (ed uno spettacolo) così ricco di significati.

Ognuna delle canzoni raccolte nell’album “Non al denaro, non all’amore, né al cielo” riprende una delle poesie dell’Antologia, che sotto diverse spoglie – il verso sopra citato appartiene al “Malato di Cuore” Francis Turner – viene raccontata dalla musica e dalle parole del cantautore genovese; ed in quello spettacolo il tutto veniva accompagnato ad hoc da una mostra di quadri surreali, ciascuno raffigurante un brano, ad opera di un artista locale. Non vi parlo dell’ambientazione, veramente troppo romantica, con candele dalle luci soffuse ad illuminare ognuna delle tele disposte su speciali lapidi al cui nome rispondevano i 9 personaggi dell’immaginario di Spoon River.

Di fronte a tanto non ho potuto non dare un altro calcio in faccia alla vita e alla cultura; avevo acquisito definitivamente una prospettiva nuova sulla poesia d’autore e sulla musica di De Andrè, prima vissuta con soggezione a causa della sua fama di essere complessa ed eccessivamente pesante nei concetti e nella scrittura.
Mettiamo questa sensazione di entrare in uno scenario poetico per la prima volta sentito MIO a tutti gli effetti, con la volontà di renderne partecipi gli altri al più presto..ecco, più o meno, con questi pensieri in corpo mi apprestavo a leggere l’Antologia di Spoon River.

La prima parte, nell’edizione pubblicata dalla Einaudi nel ’71, contiene la prefazione di Fernanda Pivano, una studiosa di letteratura e scrittrice contemporanea che per prima si interessò della traduzione e della diffusione in Italia del capolavoro di Lee Masters. In origine allieva di Pavese, dal quale ricevette la copia del libro nell’edizione americana, la Pivano difende apertamente la scelta degli epitaffi greci come forma letteraria, che definisce qualcosa “..meno del verso ma più della prosa…” ma che funge da ottima “..rappresentazione della vita moderna..”

Le poesie, se da una parte descrivono la passione e il romanticismo che personaggi infelici come il farmacista Trainor (“Un Chimico” in De Andrè) VISSERO, dal momento che a parlare è l’iscrizione sulla loro lapide, dall’altra racchiudono in aneddoti tutta la serie di comportamenti gretti e meschini che caratterizzarono la vita di un paesino della provincia americana di inizio secolo.

In certi casi la successione delle poesie sembra descrivere una narrazione vera e propria in cui diversi tasselli si incastrano a formare un episodio, contrapponendo i punti di vista dei vari personaggi che vi prendono parte.
Il magistrato che temeva il giudizio di Dio, avendo in vita prevaricato più volte il diritto e le leggi umane in nome dei propri interessi, il medico che aveva iniziato la professione per “curare i ciliegi” e si arrende di fronte all’ingranaggio che spersonalizza chi assume una carica sociale, riconoscendone soltanto l’aspetto remunerativo e non l’apporto emotivo al benessere di una comunità. È evidente il tentativo ben riuscito di smascherare le contraddizioni che stanno aldiquà dell’atmosfera tranquilla di paese. I tanti personaggi diversi su vari fronti, dal lavoro che svolgono, all’amore/odio per i propri cari dal grado di aspettative che nutrono verso loro stessi che li porterà -soddisfatti o meno, pronti oppure no- ad unica destinazione finale, quella cantata in maniera solenne ed inquietante allo stesso tempo da De Andrè in “Dormono sulla Collina”.

Sembra che quella collina dove inevitabilmente risiedono tutti accanto questi personaggi d’invenzione, vinti tutti insieme dalla morte che accomuna e livella (Totò) senza tenere conto di quel che sono stati, ma dando loro l’opportunità di un ultimo messaggio al mondo, a chi ora può ascoltarli leggendone l’iscrizione.
Alcuni colgono quest’occasione per redimersi dalle proprie malefatte, altri per vivere quello che non avevano potuto fare fino in fondo, e altri per denunciare verità troppo pesanti da portare appresso nella tomba.

L’unica figura che si differenzia da questo generale panorama, a cui nel disco è appositamente riservata l’ultima traccia, è il suonatore Jones. Egli è quello a cui “la terra suscita vibrazioni nel cuore” poiché ha un dono in più rispetto agli altri, il “saper suonare” che entra nelle vite altrui donando armonia all’ascolto – “se la gente sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita”-

La sua rinuncia agli affanni della vita in nome di questi principi lo risparmia dalle vicende in cui i piccoli uomini rimangono impigliati a causa della loro eccessiva dedizione al dio denaro, al sentimento o ad un’esistenza in nome di un ideale..per cui Jones è l’unico di Spoon River ad aver giocato davvero, fino infondo la partita, riuscendo nell’intento di andarsene “senza nemmeno un rimpianto”.

FakePlasticTree

venerdì 8 giugno 2007

Discorso Speciale

Scusate il lungo periodo di silenzio. Speravo che la petizione avesse qualche adesione (al di fuori dei collaboratori di questo blog), ma evidentemente non è stato così. Forse si preferisce impiegare il tesoretto in riforme che, spero di sbagliarmi, non arriveranno mai nelle case e nelle tasche degli italiani.
Chiusa la parentesi sul tesoretto che non c'è più, vorrei proporvi l'articolo di ieri di Marco Travaglio, che spiega in modo chiaro la vicenda Visco, di cui tutti parlano ma pochi sanno di cosa si tratta davvero.
Quelli di sinistra non ci capiscono nulla sentendo i loro leader, mentre quelli di destra pensano che sia l'ennesima presa di potere da parte dei comunisti, delle cooperative rosse e delle banche rosse. Berlusconi&Co nella propaganda sono mille volte più bravi dei comunisti, non c'è da discutere.

L'articolo è un'ipotetica lettera di Prodi agli italiani. Di un Prodi presidente di una sinistra che nella realtà non esiste, ma è incapace e succube dell'opposizione. Che ha taciuto alle nefandezze del cavaliere e che ora si fa travolgere dalle polemiche innescate dall'opposizione e giornali al seguito. Alla fine della storia, chi è stato più ipocrita e scorretto? La sinistra, la destra, o entrambi?
Spero che questo aiuti a non prendere mai posizioni per partito preso, ma a diffidare SEMPRE dei politici, siano essi di destra o di sinistra.
Buona lettura

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Questo è il discorso che ieri Prodi NON ha pronunciato al Senato

Gentili senatrici e senatori, abbiamo sbagliato. Ha sbagliato Visco a non spiegare subito, nel luglio scorso, perché voleva il cambio della guardia al vertice delle Fiamme Gialle milanesi.
Come viceministro delegato ne aveva il potere (quando le stesse cose le faceva Tremonti non fiatava nessuno, anche perché all’opposizione c’eravamo noi, e dormivamo). Ma ha sbagliato il modo: se pensava che quegli ufficiali avessero fatto qualcosa di male, doveva dire cosa; se li riteneva colpevoli della fuga di notizie sulla telefonata Fassino-Consorte al Giornale, non aveva che da dirlo. Invece ha fatto tutto in via riservata, alimentando sospetti di conflitti d’interessi su Unipol e fidandosi del comandante Speciale, uno che basta guardarlo in faccia per capire che ti frega.
L’errore di partenza ne ha prodotti altri a catena: sabato abbiamo cacciato Speciale, ma nemmeno stavolta abbiamo spiegato chi è e perché lo Stato non può fidarsi di lui. Solo oggi il ministro Padoa-Schioppa analizzando vita e opere non edificanti del comandante licenziato ci ha fatto capire quel perché. Costui fa parte del giro del generale Pollari, che ha trasformato il Sismi in una palude di dossier illegali, veline fasulle e stecche a giornalisti compiacenti e, pare, addirittura di sequestri di persona. Ma anche su Pollari abbiamo sbagliato: scaduto al Sismi, l’abbiamo nominato giudice del Consiglio di Stato, lui che è imputato di sequestro di persona; l’abbiamo coperto col segreto di Stato, salvo poi fare retromarcia; e l’abbiamo pure nominato consulente di Palazzo Chigi anziché spedirlo a casa.
Idem per Pio Pompa, pure lui coinvolto nei dossier e nel sequestro Abu Omar: l’abbiamo tolto dal Sismi e promosso dirigente del ministero della Difesa. Lo stesso errore abbiamo commesso con Speciale offrendogli un posto alla Corte dei Conti, come se questa fosse la discarica pubblica, anziché spedirlo a casa e spiegare al Paese perché non poteva più comandare la Guardia di Finanza, anche se piace molto a Fiorello.
Ecco: in tutti i nostri errori s’è incuneato come lama incandescente nel burro il centrodestra. Che, diversamente da noi, sa come fare l’opposizione. Quando l’Unità e altri giornali amici denunciavano le porcate della Banda Berlusconi, infinitamente più gravi dei nostri recenti errori, noi li invitavamo a non «demonizzare». Quando i girotondi scendevano in piazza contro le leggi vergogna, li snobbavamo o li accusavamo di radicalismo e giustizialismo, alla ricerca di un fantomatico «dialogo col Cavaliere».
Ora ce lo insegna lui come si fa l’opposizione: il suo Giornale racconta le nostre pagliuzze, la Cdl ne fa una battaglia politica, e noi che potremmo rispondere con le sue travi ce ne stiamo zitti. Se penso che Berlusconi solo un mese fa veniva applaudito al congressi Ds e Dl e addirittura invitato a entrare in Telecom, mi viene da piangere. Così lui oggi ci dà lezioni di morale, con i suoi Previti, i suoi Dell’Utri, i suoi 7 reati prescritti, i suoi fondi neri, il suo processo per evasione fiscale, i suoi condoni. E atteggiarsi a difensore della Gdf, lui che la definiva «associazione a delinquere».
Ma ora basta. D’ora in poi ricorderemo chi sono Berlusconi e la sua banda. Comincio subito.
Il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia fu condannato in Cassazione per corruzione della GdF. Credete che l’abbiano cacciato? Come scriverà domani Franco Bechis su Italia Oggi, è socio di Michela Vittoria Brambilla nella Vittoria Media Partners Srl, editrice del Giornale delle Libertà. Se l’on. Massimo Maria Berruti volesse, potrebbe raccontarci di quando, capitano delle Fiamme Gialle, condusse un’ispezione valutaria all’Edilnord e interrogò Berlusconi sulle sigle svizzere retrostanti le sue società. Era il 1979. Lui si spacciò per «un semplice consulente», mentre era il proprietario. Berruti bevve tutto, archiviò e si dimise dal corpo. E andò a lavorare in Fininvest.
Nel ‘94 fu arrestato e poi condannato a 1 anno e 8 mesi per i depistaggi sulle tangenti alla Gdf, dunque è deputato di Forza Italia. Per ora basta così, il resto alla prossima puntata. Ora scusate, ma devo correre a cancellare le leggi vergogna, perché non resti traccia del berlusconismo.

Marco Travaglio, dalla sua rubrica "Uliwood Party" su L'Unità del 7 giugno 2007
(Grazie a Frank per il suo continuo lavoro di trascrittura sul blog http://vivamarcotravaglio.splinder.com/ )

mercoledì 23 maggio 2007

Ninna oh, ninna oh, il tesoretto a chi lo dò?

Oggi ho deciso di scrivere una lettera al presidente del consiglio e ai ministri, che in questi giorni discutono animatamente di come utilizzare le maggiori entrare fiscali, il cosiddetto "tesoretto".

Se l'idea vi sembra una buona alternativa, vi chiedo di sottoscrivere la lettera firmando la petizione inserendo il nome e i dati richiesti (non saranno tutti visibili).

NB: Se non visualizzate il riquadro (richiede javascript) potete firmare direttamente al sito:
http://www.thepetitionsite.com/takeaction/890267517



Chi vuole contribuire inserendo il banner sul proprio sito/blog e diffondere questa iniziativa, può inviarmi una email all'indirizzo isoladikrino@gmail.com e io invierò il codice html da inserire molto facilmente.







Ovviamente tutte le critiche e proposte di miglioramento sono molto benvenuti, e cercherò di implementarle prima di spedirla. Grazie


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Egregio Presidente del Consiglio Romano Prodi, egregi Ministri della Repubblica Italiana.


In questi giorni si dibatte per scegliere le destinazioni e i modi in cui spendere il "tesoretto".


La storia e l'esperienza ci insegna che le misure palliative, che tappano una falla temporaneamente, non portano a nessun miglioramento. Tutti i politici dicono a parole che devono occuparsi di riforme strutturali, che quindi portino vantaggi non solo nell'immediato ma che siano durature nel tempo. E uno dei temi su cui bisogna investire subito, nel presente, per migliorare il nostro futuro, è l'energia.


Nella Finanziaria 2007 è previsto uno sgravio fiscale sull'IRPEF per chi attua misure di coibentazione degli edifici; Sono provvedimenti importanti ma poco diretti e che scoraggiano soprattutto a causa della lentezza e difficoltà burocratica; Inoltre tante famiglie non possono permettersi le spese di ristrutturazione in attesa di un parziale e futuro rimborso.


Qual è dunque la nostra proposta per il "tesoretto"?
Distribuire i fondi direttamente agli italiani che, sotto una certa fascia di reddito che si calcolerà sulla base delle risorse disponibili, vivono in edifici vecchi ed energeticamente insostenibili.


L'amministrazione pubblica dovrà erogare i fondi e assicurarsi che i destinatari attuino i più elementari provvedimenti per migliorare la resa energetica della propria casa. Ad esempio, l'intervento più importante e fattibile sempre, che non richiede ristrutturazioni e costosi lavori in muratura, è la sostituzione dei vecchi infissi con finestre e vetri ben isolanti.


Brevemente qualche dato.
La maggior parte del calore prodotto dai nostri riscaldamenti fuoriesce dai vetri e dagli infissi. Una casa normale, mal costruita come la maggioranza di quelle italiane, richiede circa 20 litri di gasolio per metro quadro di superficie.
Con le tecnologie oggi esistenti, e con un costo nell'ordine del solo 2% maggiore, è possibile costruire edifici che richiedono da 5 litri al metro quadro nei casi "peggiori" fino a 1 litro al metro cubo, per un risparmio annuale notevole.[1]


Ovviamente sostituendo i soli infissi è difficile raggiungere queste efficienze, ma si può già notevolmente migliorare la resa energetica anche di edifici vecchi e costituirebbe una prima misura a favore del protocollo di Kyoto, che se non rispettato porterà l'Italia a pagare le ingenti multe. Ancora una volta, investire oggi pensando al futuro.


Si può e si deve iniziare a fare, in previsione del prossimo inverno si ha tutto il tempo a disposizione.


Qualcuno storcerà il naso, pensando che di fronte a milioni di persone che non arrivano a fine mese, questo possa essere l'ultimo dei problemi.
Il fatto è che la spesa per riscaldamento è una delle principali voci nei costi energetici di una famiglia italiana (circa il 70%)[2], ancora peggio se si è in affitto. Basti pensare che esistono già prestiti a rate specifici per permettere alle famiglie di pagare le bollette del gas, ovviamente indebitandosi ancora di più. Questa non è la soluzione, perchè impoverisce ancora di più chi è povero e arricchisce chi presta soldi con tassi di interesse da usura (nell'ordine del 15-20%).


Dare il tesoretto in modo diretto agi italiani e permettergli di avere un risparmio consistente e duraturo, è un modo efficace di aiutare chi d'inverno non riesce a pagarsi la bolletta del gas e non disperdere questi soldi in riforme inefficaci o misure a colabrodo tipiche del nostro paese.


Dichiaro di non avere ovviamente conflitto di interesse con chi produce infissi e vetri, nè di conoscere alcun produttore. Sono solo uno studente aspirante giornalista, ma di questi tempi meglio essere chiari.


Distinti saluti,
Stefano Esposito.


[1] http://www.agenziacasaclima.it/it/casaclima/casaclima/categorie-casaclima.html
[2] http://www.legacoop.coop/energia/docs/rapp_ceis.pdf

sabato 19 maggio 2007

L'assassinio legalizzato

Il 14 maggio scorso i ministri degli Esteri di tutti gli Stati membri dell'Unione Europea si sono riuniti per discutere della moratoria universale sulla pena di morte.
Massimo D'Alema al termine dell'incontro ha dichiarato che "i ministri dell'Unione europea hanno conferito all'Italia e alla presidenza tedesca il mandato unanime per preparare il testo della risoluzione sulla moratoria per la pena di morte da presentare all'Assemblea generale dell'Onu in corso'.
Questa Italia, sempre fanalino di coda, finalmente insieme alla "Große" Germania, almeno su un importante battaglia civile. Un merito che va riconosciuto? Per una volta sembra proprio che la politica Italiana, unita, stia portando avanti una buona battaglia.

Per il ministro, e per tanti italiani, "E' un'iniziativa importante la moratoria delle esecuzioni come primo passo per l'abolizione della pena di morte. E' un grande tema italiano, abbiamo sviluppato una grande campagna internazionale, non solo per iniziativa del governo, ma anche per l'impegno di Pannella e dei Radicali, che ne hanno fatto una bandiera importante". E' da diversi mesi che un po' in tutta Italia si raccolgono firme per sostenere questa proposta. Possiamo dire che è un prima vittoria dell'intera classe politica che, almeno stavolta, ha collaborato quasi all'unanimità. Ma è anche il risultato dell'impegno di migliaia di cittadini che da anni cercano spazi per arrivare all'Organizzazione delle Nazioni Unite e proporre l'abolizione della pena di morte. Tentativo già proposto ma fallito ben tre volte nel corso della storia.

All'Italia e alla Germania ora spettano tre compiti: scrivere il testo della risoluzione, trovare altri paesi che vogliano co-sponsorizzare la proposta e infine avviare contatti con la presidenza generale delle Nazioni Unite per ottenere che la risoluzione venga messa all'ordine del giorno e adottata a maggioranza.

Nel 2006, secondo i dati (sottostimati a causa della difficoltà a reperire informazioni) di Amnesty International, ci sono stati 3.861 esecuzioni capitali in 25 paesi del mondo e il 91% si è svolto in Cina (1010), Iran (177), Iraq (65), Sudan (65), Pakistan (82) e Stati Uniti (53). Secondo fonti credibili in Cina il numero di esecuzioni, che rimane segreto di Stato, si aggira intorno a 8000. E in tutto il mondo tra i 19,185 e i 24,646 uomini, a seconda delle stime, è stato condannato a morte ed è in attesa dell'esecuzione.[1,2]

Sessantanove paesi continuano a mantenere la pena di morte eseguendola nei modi più disparati: decapitazione, fucilazione, impiccagione, iniezione letale, lapidazione, sedia elettrica, pugnale. Cosa si può fare, oltre a sperare che l'ONU non respinga per la quarta volta la proposta? Si ci può informare e restare aggiornati seguendo il sito di Amnesty International, storica associazione per i diritti umani nel mondo.[3]

Scriveva Cesare Beccaria nel 1764: "Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio."

La pena di morte è un assassinio legalizzato. Giusto o sbagliato? Si possono avere diverse opinioni, si possono scrivere saggi, articoli, libri, e discutere all'infinito, ma il fatto resta: un uomo uccide un altro uomo eseguendo una legge. La giustizia nei fatti non è universale nè egualitaria, e come tutte le creazioni umane commette errori.

[1] http://www.amnesty.it/campagne/pena_di_morte/temi/index.html
[2] http://web.amnesty.org/library/Index/ENGACT500122007?open&of=ENG-392
[3] http://web.amnesty.org/pages/deathpenalty-actnow-eng

martedì 15 maggio 2007

Ipocrity day

La famiglia è in pericolo. Meno figli, meno matrimoni, più divorzi, sembra una nuova formula elettorale invece è un dato di fatto secondo gli istituti di ricerca.

Ma la colpa di chi è? La televisione e la propaganda son capaci di fare miracoli, di ribaltare la realtà o inventare di sana pianta un caprio espiatorio. Ci sono riusciti benissimo con i Dico, la fonte di tutti i mali e della deriva mangiapreti dell'Italia, senza però mai spiegare perchè. Eppure smontare questa tesi è semplicissimo, basta leggere i rapporti statistici dell'Istat e si noterà che la crisi della famiglia tradizionale ha avuto inizio più di dieci anni fa, periodo in cui i Dico erano inesistenti.

E' un po' come l'astrologia. Come si fa a credere che un pianeta o una stella distante centinaia di anni luce possa emanare influssi che determinano sfortuna, amore e lavoro di noi miseri terrestri? Pura megalomania.

Allo stesso modo, e ignorando i dati, come si fa a dire che i Dico, una legge che non tocca la famiglia ma estende solo alcuni diritti alle coppie conviventi, minano la stabilità della famiglia? Se i conviventi dopo la legge avranno diritto alla pensione del coniuge o all'assistenza sanitaria, come può questo fatto distruggere le unioni tradizionali? Mistero a cui nessuno darà mai una risposta semplicemente perchè non esiste, o è irrazionale come nel caso dell'astrologia.

Un'altra semplice dimostrazione, stavolta non scientifica. I politici usufruiscono dal 1993 dei Dico negati al resto della popolazione, eppure nonostante questo in parlamento, a parte un po' di divorziati patologici, vivono tante coppie di eterossesuali felicemente sposate, e mi risulta che Luxuria sia ancora un caso isolato e non abbia "contagiato" ancora nessuno. Quale più chiara dimostrazione che i Dico non mettono in pericolo la famiglia?

Il Family Day è stato il corteo dell'ipocrisia. Non per quei partecipanti che hanno sfilato, credendoci davvero, e che vanno apprezzati, ma per la classe politica che, forse come mai in tutti questi anni, ha raggiunto davvero il culmine. La vergogna è un sentimento estraneo a questi personaggi, che sono capaci di dichiarare "io non rubo" mentre svaligiano una banca, o di dire "io amo tutti gli animali" mentre addentano una bistecca al sangue.

Non è più un mistero per nessuno che la gran parte dei politici che hanno partecipato al Family day e che osteggiano la legge sui Dico siano divorziati, conviventi, o peggio sposati con rito celtico come nel caso dei drudi padani Calderoli e Castelli. Sia chiaro, per tante persone, me compreso, non c'è niente di male nell'essere divorziati o sposati in nome di Odino. Ma il predicare bene e razzolare male è intollerabile, ed è ancor più ingiustificabile quando proviene da uomini politici che dovrebbero fare della coerenza la loro prima bandiera. E' evidente invece che il primo valore è racimolare voti, e non essere coerenti e giusti.

Gli Italiani sono ben informati di questa ipocrisia, leggendo i giornali, internet, e ormai anche in televisione dove comici come la Litizzetto hanno fatto filtrare battute su questa grottesca situazione. Nonostante ciò, la capacità di indignarsi e reagire sembra non appartenere più ad una buona parte del popolo italico che chiude gi occhi, si tappa le orecchie e va a sfilare sorridendo e difendendo la famiglia insieme ai divorziati.

Se l'ipocrisia esce dalle stanze della politica e si fa sistema, diventa popolo, allora le speranze di migliorare il paese e dare una svolta al futuro diminuiscono, proprio come i matrimoni stabili.