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domenica 29 luglio 2012

Il pianto dell'industria farmaceutica


"Questo è un attacco all'industria farmaceutica. Saremo davvero costretti, a questo punto e per effetto di tali norme a chiudere le nostre aziende"
, "ci si serve del decreto sulla Spending review per lanciare un attacco all'industria farmaceutica".
Cosa avra' mai potuto scatenare tale reazione da parte di Farmindustria, associazione che rappresenta il settore farmaceutico italiano?
Un recente emendamento del governo Monti propone di favorire l'acquisto dei farmaci generici, con identico principio attivo rispetto a quelli di marca, ma dai prezzi piu' contenuti. Non mi soffermero' sulla vicenda, che potete approfondire sui giornali, a partire dal Corriere.

Vorrei invece approfittare della notizia e presentare un dato fondamentale per capire una volta per tutte come l'industria farmaceutica, sia essa italiana o mondiale, utilizzi false minacce per difendere i suoi interessi. Mi spiego: quando si discutono provvedimenti atti a permettere un accesso universale alle cure farmaceutiche, o si denunciano i prezzi astronomici e ingiusitificati di molti farmaci, la reazione delle industrie e' sempre la stessa: bisogna proteggere i nostri profitti per alimentare la ricerca scientifica e lo sviluppo di nuovi prodotti. In pratica, dicono, se abbassiamo i prezzi dei farmaci non ci conviene piu' investire in ricerca, e le persone resteranno senza cure.

Sapendo quanto questo settore abbia abitudine a mentire, a partire dalla manipolazione dei risultati scientifici per far autorizzare la vendita di farmaci, mi sono sempre chiesto se questa cosa sia vera. Oltre ad articoli vari, abbiamo finalmente uno studio scientifico, riguardante il mercato americano, che ci dimostra un semplice fatto: L'industria farmaceutica spende in MARKETING E PROMOZIONE un ammontare di denaro DUE VOLTE SUPERIORE a quello che investe nella RICERCA di nuove cure!

L'articolo, pubblicato nel 2008 sulla rivista Plos Medicine, e' accessibile online in formato integrale, e magari ci torneremo su integrandolo con nuovi dati: http://www.plosmedicine.org/article/info:doi/10.1371/journal.pmed.0050001
Cosa si intende per marketing e promozione? La parola ad un informatore farmaceutico: "io spesso per convincere un medico a prescrivere certi farmaci uso metodi come le cene, i regalini, i congressi, etc...". Potete approfondire la vicenda riguardando un servizio di Report del 2011 intitolato "Il Marketing del farmaco".

Lo studio su Plos Medicine conclude: "Dalle nostre stime emerge che le compagnie farmaceutiche spendono almeno il doppio in promozione rispetto alla ricerca. Tali dati mostrano chiaramente come la spesa per promozione predomini su quella dedicata a Ricerca e Sviluppo nell'industria farmaceutica, CONTRARIAMENTE A QUANTO L'INDUSTRIA AFFERMA."
Quando farmindustria piagnucola e minaccia di "chiudere le nostre aziende, bisognerebbe chiedergli quanto spende in marketing e promozione, e quanto davvero il suo interesse coincida con quello del pubblico.

domenica 29 novembre 2009

Sanità: finchè la barca va...

sanita

Checchè ne dicano i bolognesi, la sanità in Emilia Romagna funziona bene. Le famiglie emiliano-romagnole, tolta l'onnipresente evasione ed altri fattori, pagano le tasse come le famiglie calabresi o campane. Ma mentre negli ultimi due casi andare in ospedale richiede una forte dose di pazienza e fede (sarà per questo che la religione è molto più diffusa al sud?), qui nella grande maggioranza dei casi significa essere assistiti da medici di alto livello, gratuitamente, in strutture decenti. Insomma, la normalità per un paese che possiede un sistema sanitario nazionale (SSN) pubblico e universale, quindi aperto a tutti senza differenza di reddito, status, etc e finanziato dalla fiscalità generale.
Troppo spesso ce ne dimentichiamo finchè non capita a noi o ad un familiare, ma andrebbe ricordato che il nostro SSN ci permette di restare in ospedale ricoverati anche 2 mesi, essere sottoposti ad esami di ogni tipo, seguiti da un'intera equipe di medici, essere sottoposti ad interventi chirurgici costosissimi, il tutto senza pagare un euro dal momento in cui si entra al momento in cui si esce. Abbiamo una buona rete di medici di famiglia, che fanno il possibile, e altri servizi. Per gli esami ambulatoriali compartecipiamo alla spesa con il ticket, che però è progressivo e tiene conto del reddito. Insomma, nessuno è lasciato in mezzo alla strada. Il risultato è uno dei sistemi sanitari migliori del mondo secondo le classifiche internazionali.

Certo. La prima enorme deficienza risiede nella differenza abissale tra Sud e Nord italia. La seconda in una certa quantità di risorse sprecate che potrebbero essere ottimizzate parecchio. La terza in un sistema che non è sempre in grado di reggere il numero di richieste, portandosi dietro lunghissime file d'attesa. La quarta in un sistema di convenzioni con i privati che, è documentato, spesso porta ad enormi sprechi di denaro pubblico a favore delle tasche dei privati.

Le soluzioni non sono semplici, e non è il caso di occuparsene qui. Ma una riflessione sorge spontanea: perchè ogni regione deve avere un proprio sistema sanitario? Se proprio non vogliamo tornare ad un modello standard per tutti, perchè almeno non innescare un sistema di dialogo, virtuoso e trasparente, tra i vari sistemi?
Un esempio. Quando mi trovo in Campania fare un semplice esame, mettiamo una visita oculistica, mi richiede due operazioni di base.
a) prenotare la visita, posso farlo solo recandomi fisicamente all'ASL e facendo la fila. Se non ho l'auto devo usare i mezzi pubblici che nel migliore dei casi triplicano i tempi di spostamento. Non ho possibilità di prenotare per altre strutture.
b) pagare il ticket: idem
Ovviamente non ovunque funziona così, ma in certi paesi sì.

Quando mi trovo in Emilia-Romagna le stesse operazioni posso farle in questo modo:
a) prenotare: posso scegliere tra la farmacia sotto casa, i centri CUP (Centro Unico di Prenotazione) negli ospedale e nelle asl, fare tutto telefonicamente o, per alcuni esami, online. 4 possibilità diverse.
b) pagare il ticket: è possibile pagare in farmacia e nei centri CUP. Da qualche tempo è anche attivo un sito internet che permette di pagare online con carta di credito, scaricare la ricevuta e stamparla.
Il sito è https://www.pagonlinesanita.it/ ed è attivo solo per la regione Emilia-Romagna.

Stesso paese, l'Italia, due giornate completamente diverse per fare la stessa cosa. E' possibile andare avanti così? Perchè al sud non c'è l'abitudine di lamentarsi e pretendere servizi più normali? Spesso perchè non si ha la coscienza di come le cose funzionano al di fuori del proprio paese. Speriamo che questi, ed altri esempi, possano aiutare amministratori e cittadini.

giovedì 15 gennaio 2009

Un po' di umanità

Questo intervento nasce su facebook, e lo condivido anche sul blog. La pagina che cito successivamente è la seguente: http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=685

I veri protagonisti non compaiono nelle pubblicità
. Non è bello essere presi per i fondelli, con pubblicità che distorcono la realtà nascondendo le conseguenza di un gesto che tanti fanno, come quello di comprare un etto di prosciutto. Eppure accade in Spagna come in Italia. Ci siamo evoluti abbastanza per vivere meglio senza consumare cibi animali, come è ampiamente dimostrato dalla medicina.Ci terrei che i miei amici dedicassero 5 minuti a guardare questo video (è duro per i sentimenti ma niente sangue) prodotto da un gruppo di spagnoli (sottotitoli in italiano) davvero in gamba. Link diretto al video: http://vimeo.com/2748075 oppure ecco direttamente la finestra del video.


Uguaglianza Animale risponde a pubblicità che ridicolizza il vegetarianismo from Igualdad Animal on Vimeo.


Ho sempre mal tollerato le battute sul prosciutto, considerando che i maiali sono animalipiù intelligenti dei cani e molto più puliti a parità di condizioni. Vi immaginate un cane in 2 metri quadrati tenuto rinchiuso un mese? Diventerebbe fetido e ricoperto di escrementi. L'unica scusante che ho trovato all'indifferenza è che quasi nessuno conosce questa realtà, in TV non ha nemmeno lo 0,1% di spazio, nessuno sa nulla degli animali che non siano i soliti gattini e cagnolini (che palle!!!!!!!!!!! ma perchè a mangiare cani e gatti ci troviamo qualcosa di disumano?? un velo di ipocrisia...), e non sa cosa succede quando ingerisce determinati cibi. Il nutrizionista Cannella in TV non lo dirà mai, e ve lo dice uno che ci ha discusso direttamente via posta senza che lui sia stato in grado di argomentare in qualche modo e difendere il consumo di carne. Semplicemente non è scientificamente possibile, e lui lo sa ma non lo dice. Ma per una volta voglio lasciar stare l'aspetto medico, e parlare dell'aspetto umano.

Se siamo davvero "umani" allora bisogna un po' aprire gli occhi e comportarsi concretamente da esseri rispettosi degli altri, senza rifugiarsi dietro scuse futili o ragionamenti filosofici che crollano miseramente dietro la realtà rappresentata da un video come questo (ed è solo uno dei tanti). Mi piace credere che nessuna delle persone che conosco, dopo aver visto certe cose ed essersi informato, non sia in grado di rinunciare o almeno provare a rinunciare a prosciutto e carne, invitando amici e parenti a fare lo stesso. Salvare l'africa sofferente è una impresa che va fatta ma non da soli; salvare milioni di animali sofferenti invece è molto molto molto semplice, si può iniziare senza sforzi e senza scuse oggi stesso. Io resto a disposizione di chiunque per aiutare nel cambiamento, anche dal punto di vista culinario (affatto trascurabile e ricchissimo di gusti e ricette al contrario di quanto si creda!! Nella pubblicità del video quei poverini fanno la parodia dei vegetariani che mangiano "insalata e sedano, sedano e insalata", siamo proprio a livelli di ignoranza pietosa).

venerdì 11 luglio 2008

Cacciatori di verità

Vi immaginate a correre nelle praterie per catturare, a mani nude, un cinghiale o un qualsiasi altro animale commestibile? O vi immaginate, dopo essere terminato il periodo di consumo del latte materno, a correre alla mammella di una tranquilla mucca?
La natura ha le sue precise regole, e ormai dovrebbe esserci ben chiaro cosa succede se queste vengono sconvolte. L'uomo è progredito in campo tecnologico, e oggi nessuno si sognerebbe di cacciare per procurarsi cibo. Questo però non vuol dire che sia progredito anche la nostra natura anatomica e fisiologica.
L'uomo è un erbivoro, dovrebbe essere chiaro a qualsiasi scienziato onesto, non solo perchè la sua anatomia è adatta al consumo di cibi vegetali, ma perchè le conseguenze negative dello sconvolgimento delle regole naturali sono ormai abbondantemente dimostrate dalla letteratura medica. L'Uomo può mangiare tutto, grazie ai progressi tecnologici, ma l'errore logico sta nel credere che questo significhi che sia adatto naturalmente a farlo.
La dieta "occidentale", basata sul consumo di carne e prodotti animali, è collegata all'aumento di malattie degenerative, tumorali, autoimmuni, etc... Il consumo di cibi vegetali in qualsiasi studio è sempre positivamente associato alla prevenzione (e anche alla cura) di tante malattie.

E' stato pubblicata la traduzione di un articolo sull'anatomia umana, molto semplice, basato su dati oggettivi e visibili a tutti. Nessuno è costretto a cambiare idea, ma che almeno tutti abbiano le informazioni per distinguere i miti basati sul nulla (l'uomo è onnivoro, come raccontano i nutrizionisti in TV) dalla realtà. Buona lettura.

*******


Gli esseri umani sono molto spesso descritti come "onnivori". Questa classificazione e' basata sull'"osservazione" che normalmente si nutrono di una grande varieta' di cibi vegetali e animali. Tuttavia, cultura, tradizione e formazione giocano come elementi di disturbo nella valutazione delle nostre pratiche alimentari. Quindi, la mera osservazione non si puo' considerare come la tecnica migliore nel cercare di identificare quale sia la dieta piu' "naturale" per l'uomo. Per quanto la maggior parte degli esseri umani siano chiaramente onnivori dal punto di vista "comportamentale", resta da chiarire se lo siano altrettanto da un punto di vista anatomico.

Focalizzarsi sull'anatomia e fisiologia umana rappresenta il modo migliore e piu' obiettivo di affrontare la questione. I mammiferi si sono anatomicamente e fisiologicamente adattati a procurarsi e consumare un particolare tipo di cibo (e' una pratica comune cercare di dedurre la probabile dieta delle specie estinte attraverso l'esame delle caratteristiche anatomiche dei loro resti fossili). Quindi, dobbiamo osservare i mammiferi carnivori, erbivori ed onnivori per individuare quali caratteristiche anatomo-fisiologiche sono associate ai diversi tipi di dieta e comparare le nostre caratteristiche per vedere a quale gruppo apparteniamo davvero.


Volendo definire un metodo per verificare se gli umani sono degli onnivori naturali, la procedura dovrebbe essere questa:




  • definire una lista di caratteristiche fisiologiche e parametri biochimici di tutte le specie naturalmente onnivore;

  • individuare le caratteristiche comuni a tutte le specie;

  • verificare la capacità discriminante di questa lista provando ad applicarla a specie di cui è già noto che sono onnivore, per verificare la bonta' del test e infine, se questo test risulta accurato e corretto...

  • ... verificare se i parametri della specie uomo soddisfano questo test.


Naturalmente, questa verifica, per quanto piuttosto elementare, non è mai stata fatta, e ogni indicazione, di qualunque fonte, del fatto che gli umani siano "onnivori", riferisce solamente le tendenze culturali, e non dati oggettivi di natura fisiologica e biochimica.


Ecco dunque il confronto tra le caratteristiche dei carnivori, erbivori, onnivori (notare che nel seguito, con il termine "erbivori" si comprendono anche i "frugivori").


Muscoli facciali


Carnivori: ridotti, per permettere un'ampia apertura della bocca
Erbivori: ben sviluppati
Onnivori: ridotti
Umani: ben sviluppati


Tipo di mandibola


Carnivori: ad angolo non ampio
Erbivori: ad angolo ampio
Onnivori: ad angolo non ampio
Umani: ad angolo ampio


Posizione dell'articolazione mandibolare


Carnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Erbivori: al di sopra del piano dei molari
Onnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Umani: al di sopra del piano dei molari


Movimento mandibolare


Carnivori: tranciamento; minimo movimento laterale
Erbivori: nessun tranciamento; buon movimento laterale e anteriore-posteriore
Onnivori: tranciamento; minimo movimento laterale
Umani: nessun tranciamento; buon movimento laterale e anteriore-posteriore


Principali muscoli mandibolari


Carnivori: temporali
Erbivori: massetere e pterigoideo
Onnivori: temporali
Umani: massetere e pterigoideo


Apertura bocca della bocca in rapporto alla dimensione della testa


Carnivori: grande
Erbivori: piccola
Onnivori: grande
Umani: piccola


Denti incisivi


Carnivori: corti ed acuminati
Erbivori: ampi, piatti e a forma di spada
Onnivori: corti ed acuminati
Umani: ampi, piatti e a forma di spada


Denti canini


Carnivori: lunghi, affilati e curvi
Erbivori: non taglienti e corti o lunghi (per difesa), o assenti
Onnivori: lunghi, affilati e curvi
Umani: corti e smussati


Denti molari


Carnivori: affilati, a forma di lama frastagliata
Erbivori: piatti con cuspidi, superfici complesse
Onnivori: a lame affilate e/o piatti
Umani: piatti con cuspidi nodulari


Masticazione


Carnivori: nessuna; deglutizione del cibo intero
Erbivori: necessaria una prolungata masticazione
Onnivori: deglutizione del cibo intero e/o semplice schiacciamento
Umani: necessaria una prolungata masticazione


Saliva


Carnivori: assenza di enzimi digestivi
Erbivori: enzimi digestivi per i carboidrati
Onnivori: assenza di enzimi digestivi
Umani: enzimi digestivi per i carboidrati


Tipo di stomaco


Carnivori: semplice
Erbivori: semplice o a camere multiple
Onnivori: semplice
Umani: semplice


Acidità dello stomaco


Carnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Erbivori: pH 4 - 5 con cibo nello stomaco
Onnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Umani: pH 4 - 5 con cibo nello stomaco


Capacità dello stomaco


Carnivori: 60% - 70% del volume totale del tratto digestivo
Erbivori: inferiore al 30% del volume totale del tratto digestivo
Onnivori: 60% - 70% del volume totale del tratto digestivo
Umani: tra il 21% e il 27% del volume totale del tratto digestivo


Lunghezza dell'intestino tenue


Carnivori: da 3 a 6 volte la lunghezza del corpo
Erbivori: da 10 a piu' di 12 volte la lunghezza del corpo
Onnivori: da 4 a 6 volte la lunghezza del corpo
Umani: da 10 a 11 volte la lunghezza del corpo


Colon


Carnivori: semplice, corto e liscio
Erbivori: lungo, complesso, puo' essere con anse
Onnivori: semplice, corto e liscio
Umani: lungo, con anse


Fegato


Carnivori: puo' detossificare la vitamina A
Erbivori: non puo' detossificare la vitamina A
Onnivori: puo' detossificare la vitamina A
Umani: non puo' detossificare la vitamina A


Reni


Carnivori: urine estremamente concentrate
Erbivori: urine moderatamente concentrate
Onnivori: urine estremamente concentrate
Umani: urine moderatamente concentrate


Unghie


Carnivori: artigli affilati
Erbivori: unghie piatte o zoccoli
Onnivori: artigli affilati
Umani: unghie piatte




Tratto da "The Comparative Anatomy of Eating" di Milton R. Mills, M.D.



sabato 19 gennaio 2008

Dossier: Ciclo dei rifiuti

In questi giorni il problema rifiuti è sulla bocca di tutti, perlomeno qui in provincia di Napoli. Per fortuna, aggiungerei, perchè finora i distratti mass media italiani l'hanno considerato solo come una crisi temporanea. Qualche giorno di copertura, poi silenzio.

La situazione è ora esplosa forse come non mai. Un amico di Caserta mi confessa che non ha mai visto tanta spazzatura accumulata nelle strade. Perfino nelle sempre pulite zone turistiche della provincia, come la penisola Sorrentina dove la raccolta differenziata [1,2] pur sfiora il 30%, le buste giacciono ormai accumulate al di fuori dei cassonetti. La massiccia dose di immagini che ci proviene dalle televisioni ci mostra uno spettacolo da terzo mondo, anzi peggio, visto che nei paesi che non conoscono il consumo di massa di spazzatura se ne produce poca.

L'argomento si può approfondire da tanti punti di vista: economico, criminale, politico, sociale, sanitario. Proverò a farlo nel prossimo periodo, seguendo gli sviluppi della vicenda.

Quel che mi preoccupa ora sono alcune convinzioni molto presenti nel sentire comune, come ho potuto constatare discutendo con amici e conoscenti. La prima convinzione è che l'inceneritore, c.d.t. termovalorizzatore, sia:
a) conveniente da vari punti di vista.
b) non nocivo
c) l'unica soluzione praticabile
La seconda, che è più una carenza di informazione, riguarda lo smaltimento dei rifiuti tossici delle altre regioni italiane nelle terre campane, che oggi costituiscono il 45% del territorio italiano inquinato. Entrambi i punti richiedono tempo e spazio, quindi ora mi occuperò solo del primo.

a) Gli inceneritori bruciano rifiuti e producono energia elettrica e calore in alcuni casi, in un processo che è a rendimento negativo [3], cioè richiede più energia di quanto se ne guadagna. Il riciclaggio, il riuso e il compostaggio fanno risparmiare 3-5 volte più energia dell'incenerimento. La “valorizzazione” è una cosa falsa inventata in Italia, non si valorizza niente, e il vocabolo “termovalorizzatore “ non è mai menzionato nei documenti europei. Potremmo dire che è una geniale trovata per vendere meglio il prodotto al pubblico.

Anche economicamente non conviene, e la prova è che finora è stato fatto solo grazie ai contributi Cip6 pagati da noi cittadini sulla bolletta Enel con destinazione energie rinnovabili e assimilate (in cui sono stati inseriti gli inceneritori), della cui abolizione si è finalmente discusso l'anno scorso (2007). Tanto per fare un esempio, l'inceneritore di Brescia ha ricevuto 71ml di euro nel 2006.[4]

Ci sono tanti altri aspetti legati agli inceneritori: la produzione di ceneri tossiche, l'impatto sul lavoro, la loro diffusione nelle altre regioni dì'Italia e nel mondo, etc...ognuno di questi temi richiederà un articolo dedicato.

b) Si dice che le emissioni sono nulle e comunque non nocive , perchè le polveri sottili e altri inquinanti sono filtrate da appositi strumenti. Parzialmente vero, ma la situazione va compresa bene.

Il dottor Stefano Montanari, divenuto famoso per la vicenda del microscopio elettronico [5], ha rilevato l'estrema nocività di nanoparticelle che arrivano a misure di 2.5 (PM2,5), 1(PM1) o addirittura 0,1 micron (PM0,1).

La legge prescrive limiti solo ai PM10, quindi quelle “relativamente meno pericolose”, e in questo modo i responsabili degli inceneritori possono affermare, secondo i dati delle emissioni, di non inquinare. Il problema è che tutte le particelle più piccole di 10 micron sono ignorate dalla legge e dalle tecnologie. Infatti non esistono filtri in grado di trattenere le polveri da 2.5 e minori, che vengono prodotte dalle alte temperature raggiunte [6]. Le emissioni zero non esistono.

La legge si può aggirare, ma il corpo umano no. La prova di questo è nell'impatto sulla salute che esiste ed è documentato. L'Istituto Superiore di Sanità ha recentemente presentato una tabella con 10 studi effettuati in zone in cui è presente un inceneritore. Tutti gli studi hanno rilevato un aumento dell'incidenza e del rischio di tumori, in particolare polmoni, linfomi non hodgins e sarcoma. [7]
L'altro giorno in Rai un professore parlava dell'inceneritore di Venezia elogiandone l'efficacia. Dimenticava di dire che secondo due studi nell'area è aumentato il rischio di sarcoma, tumori del connettivo e di altri tessuti molli.
Questi aspetti in TV purtroppo non saranno mai approfonditi: al massimo ci sarà qualche raro intervento assorbito nel vortice delle dichiarazioni.

c) Costruire impianti a grande capacità come quello di Acerra (700.000 tonnellate) richiederà una grande quantità di rifiuti da bruciare, disincentivando tutte le altre misure per un ciclo di rifiuti più moderno e civile. Queste esistono, e costituiscono tutte alternative concrete e praticabili da subito[8,9]:

- Riduzione dei rifiuti a monte: basta fare un giro al supermercato per rendersi conto di quanto materiale inutile viene utilizzato in imballaggi proposti dal marketing per aumentare le vendite e creare una diversa percezione del prodotto sugli scaffali e nelle pubblicità (ricordate le prugne imbustate una ad una?). Le imprese lo fanno perchè scaricano il costo dei loro megaimballaggi sul servizio di smaltimento di rifiuti pagato da tutti noi cittadini.
Pensiamo anche all'enorme consumo di bottiglie di plastica per l'acqua minerale.

- Raccolta differenziata: Novara [10] è riuscita a raggiungere il 70% di riciclaggio, ha cancellato il progetto di un inceneritore e una discarica, e i cittadini hanno uno sconto del 10% sulla bolletta dei rifiuti, che è già più bassa rispetto a Napoli. Il futuro passa per la raccolta differenziata, è fondamentale. Napoli si attesta a meno del 10%, sotto qualsiasi indice di civiltà. Gli amministratori dovrebbero almeno vergognarsi di questo, che è una loro precisa responsabilità.

- Riuso: E' una delle abitudini più antiche e sagge, utilizzare di nuovo cose già usate destinandole ad usi anche diversi dal primitivo (esempio: un giornale vecchio per incartare). I nostri nonni applicavano il riuso ogni giorno, facendo durare di più un bene, diminuendo i rifiuti prodotti e le materie prime necessarie.
L'esempio peggiore di NON riuso può essere tutto ciò che è monouso, si usa e si getta.

- Riciclaggio: Differenziando i rifiuti si possono recuperare facilmente carta e plastica (i principali rifiuti secchi). Il riciclaggio della carta rende più dell’energia che se ne può ricavare, e anche quello della plastica è conveniente e fa risparmiare il doppio dell´energia che si ricava bruciandola.

- Compostaggio: buona parte dei rifiuti che produciamo sono composti da materiale umido, che tramite un processo biologico naturale di ossidazione si può ridurre, in impianti o anche in giardino, in una terriccio nutriente che può essere usato per arricchire i terreni, vasi, etc. [11]

La Campania è in crisi, ma ha l'opportunità di progettare e costruire un futuro ciclo dei rifiuti efficiente e all'avanguardia, superando anche le altre regioni italiane che hanno costruito inceneritori ed ora iniziano a pentirsene. Si può decidere di costruire un inceneritore che aumenterà il rischio già alto di tumori e produrrà ceneri tossiche che saranno sversate nei campi dalla camorra, oppure impianti per riciclare, produrre compost e bioessiccare i rifiuti residui.

Non c'è dubbio su quale scelta faranno i pessimi amministratori politici. Mi preoccupa però che i cittadini li stiano seguendo senza approfondire l'argomento. Spero di aver svolto un modesto lavoro utile a molti, e spero che si formi un'opinione pubblica in grado di costringere chi ci amministra a progettare un futuro migliore per questa regione già troppo martoriata.

P.S. Vi invito a leggere i documenti delle note, contengono molte più informazioni di quanto ne abbia riportate.

Note

[1] http://www2.comune.sorrento.na.it/sor/deliveryweb?dwid=738
[2] http://www.comune.massalubrense.na.it/italiano/comunecifre.asp
[3] http://www.youtube.com/watch?v=c663Tm_oK9Y& (Conferenza prof. Paul Connet)
[4] http://www.aem.it/repository/ContentManagement/node/N1799067182/Bilancio_2006.pdf
[5] http://www.beppegrillo.it/2006/03/la_ricerca_imba.html
[6] http://www.stefanomontanari.net/images/pdf/nanopatologie.pdf
http://www.nanodiagnostics.it/FontiInquinamento.aspx?ID=2
http://www.nanodiagnostics.it/images/086-06.pdf
[7] http://www.arpa.piemonte.it/upload/dl/Pubblicazioni/Gli_impianti_di_termovalorizzazione_dei_RSU/Comba.pdf
http://www.beppegrillo.it/2008/01/inceneritori_no.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Inceneritore
[8] http://www.allarmerifiutitossici.org/rifiutitossici/docs/17.pdf
[9] http://www.beppegrillo.it/2008/01/il_tandem_dei_r.html
[10] http://www.ifogli.it/cen_online.php?id_cen=273&archivio=1&arg
[11] http://it.wikipedia.org/wiki/Compost

venerdì 16 novembre 2007

Pizza Pepperoni, thank you

L'ultima lettura che ho consigliato è Fast Food Nation, il saggio del giornalista Eric Schlosser sull'industria del fast food, dalle origini ai giorni nostri. Nella recensione [1] ho parlato del capitolo dedicato a "Cosa c'è nella carne", che vi riporto per introdurre l'argomento di oggi:

Ovviamente anche la qualità del cibo ne risente, e un capitolo è dedicato proprio a "Cosa c'è nella Carne", riportando numerosi casi di intossicazioni da Escherichia Coli 015:H7 per capire come si intrecciano gli interessi delle aziende e i deboli controlli da parte delle agenzie governtive, private sempre più dei loro poteri da amministrazioni ampiamente finanziate dalla industria della carne, che oggi è una delle più potenti e influenti. Basti pensare che il Dipartimento dell'agricoltura oggi può ritirare dal mercato dei giocattoli difettosi ma non una partita di carne contaminata.
Quel che è peggio è scoprire che fino al 2001 le mense scolastiche di molti stati americani si rifornivano da produttori di carne ripetutamente denunciati per la presenza di batteri e salmonella. Il risultato di queste enormi pressioni e di leggi che favoriscono i produttori è che oggi negli Stati Uniti ogni anno ci sono circa 37.000 casi di intossicazione alimentare,e l'uso indiscriminato di antibiotici nell'allevamento ne aumenta la resistenza e la pericolosità. Non a caso uno dei pericoli concreti che corre l'umanità e di essere colpita da una pandemia sviluppatasi proprio negli allevamenti intensivi di animali.


Correva l'anno 2001. Si potrebbe pensare che oggi questi problemi siano superati, che l'igiene delle "catene di smontaggio", i macelli, sia scontata. I fatti però smentiscono l'ipotesi, e dimostrano ancora una volta che quando gli interessi economici diventano enormi e ben radicati, la situazione non cambia e sono i consumatori a pagarne le conseguenze.

Poche settimane fa negli Stati Uniti sono state ritirate dal mercato 5 milioni di pizze surgelate a causa di una possibile contaminazione di Escherichia Coli, il batterio di cui si parla anche nel saggio e che si trova nell'intestino degli animali e nelle feci. L'ingrediente imputato è un salamino piccante di carne di maiale, che si trova su pizze chiamate "pepperoni", ma che niente hanno a che fare con l'ortaggio.[2,3] Il batterio provoca dissenteria e problemi vari, ma può essere mortale su alcuni soggetti.

Il produttore delle pizze è la General Mills, una delle maggiori aziende statunitensi in campo alimentare, e ha deciso di ritirare "volontariamente" i propri prodotti,[4] proprio perchè come spiega Schlosser nel saggio, lo Stato non può tutelare la salute pubblica imponendo un ritiro, ma solo invitare l'azienda ad agire volontariamente se c'è un rischio accertato. Questo succede quando si lascia libero il mercato, come tanti sognano di fare senza pensare alle conseguenze.

Per queste aziende il bilancio viene prima di tutto, e in ogni campo.
Ad esempio, un rapporto dell'istituto di Medicina ha denunciato che dall'80 al 97% dei prodotti indirizzati ai bambini ha una scarsa qualità nutrizionale. La General Mills, insieme alla Kellogs, è una delle corporation che fa maggiore resistenza ad una migliore regolamentazione della pubblicità, perchè la sua spesa principale è proprio nel marketing rivolto ai minori di 12 anni. La sua idea migliore di cibo nutriente è un pacco di cereali da colazione con il 40% di zuccheri e una fantastica pubblicità colorata per attirare i tanti bambini che guardano la televisione.[5]

Questo è solo uno dei tanti esempi che descrivono una situazione in cui è contrapposta la salute delle persone con gli interessi economici di chi produce cibo. Quando si permette a queste industrie di acquisire un potere così grande, diventa in seguito sempre più difficile emanare leggi e regolamentazioni che tutelino i consumatori. Bisogna quindi agire prima, anche nel nostro paese che si trova nella stessa situazione pur non avendo imponenti aziende come questa. Perchè il bene di tutti non venga trascurato a favore di pochi.

Note

[1] http://isoladikrino.splinder.com/post/14227584/ [2] http://www.nytimes.com/2007/11/02/us/02brfs-FROZENPIZZAS_BRF.html
[3] http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_02/Pizze_contaminate.shtml
[4] http://www.generalmills.com/corporate/media_center/news_release_detail.aspx?itemID=29007&catID=227
[5] http://www.nytimes.com/2005/12/16/business/16food.html

mercoledì 10 ottobre 2007

Eric Schlosser - Fast Food Nation

C'è chi critica McDonald's, il Fast Food per eccellenza, perchè rappresenta La Multinazionale americana. C'è chi lo critica perchè i suoi lavoratori sono sottopagati e spesso immigrati senza diritti, chi a causa della forte vocazione antisindacale dell'azienda. C'è anche chi lo critica perchè è vegetariano, e notoriamente da McDonald's sono gli hamburgher di manzo a farla da padrone. Insomma, di motivi e critiche ce n'è di tutti i gusti, ma spesso restano frasi stampate su piccoli libretti o volantini, spesso dal tono diffamatorio e che scatenano denunce legali da parte del colosso.

Eric Schlosser invece, giornalista americano, nello scrivere questo saggio ha provveduto a rendere note, quasi ossessivamente, le fonti da cui ha tratto le informazioni che ci presenta, frutto di una ricerca di oltre 3 anni, e pubblicate solo dopo un attenta rilettura da parte sua e dei suoi avvocati. Il suo non è un libro da circolo antiglobalizzazione, ma un vero e proprio studio sull'industria dei Fast Food, dalle origini ad oggi. E di tutto ciò che gli ruota intorno.

Mc Donald's, Burger King, Wendy's, KFC, Pizza Hut, Taco Bell....la storia di queste grandi aziende agli inizi coincide con quella di persone semplici, proveniente da classi sociali medio-basse, ma che hanno avuto un esperienza simile, quasi riprodotta in serie.
Carl Karcher, ad esempio, iniziò vendendo hot dog con un semplice carrettino, e trentacinque anni dopo possedeva la più grande impresa privata di fast Food, la Carl Karcher Enterprise.

Nel libro ci vengono raccontate le storie di tutti i fondatori, ed è molto interessante seguirne l'evoluzione che quasi sempre è stata parallela allo sviluppo del territorio circostante. La nascita e la crescita dei primi fast-food, ad esempio, coincise con il boom della vendita di automobili, che vennero presentate agli americani come un bene indispensabile, di status. Immense quantità di soldi pubblici servirono a finanziare chilometri di nuove enormi strade; nacquero così i primi drive-in dei due fratelli Mc Donald's, a cui si accedeva, si ordinava e si ripartiva senza scendere dall'auto, una moda che permise ai due di arricchirsi. Ciò che colpisce di queste storie è però il modo in cui queste persone hanno rivoluzionato il loro modo di lavorare, aprendosi la strada al successo. Questi sono stati veri imprenditori, nel bene o nel male, rischiando, innovando, inventando nuovi modi di produrre il cibo, di servire ai tavoli, di attirare i clienti con insegne particolari o nuove mode, come quella di regalare giocattoli per bambini insieme ai loro menù. O fare accordi con aziende già di grande successo, come la walt Disney, per aprire ristoranti all'interno dei nuovi parchi a tema, le Disneyland.

Leggendo questo saggio però si ci rende conto anche che il grande successo di queste aziende non sarebbe mai stato possibile senza l'intervento statale, contrariamente a quello che ingenuamente si crede di solito sul libero mercato e sull'"oppressione" dello Stato. Di esempi il libro è pieno, mi basterà citare il caso della "Legge Mc Donald's", approvata dall'amministrazione Nixon dopo una donazione di 250 mila dollari da parte dell'azienda per la campagna elettorale. Questa legge permise di pagare i lavoratori di 16 e 17 anni ben il 20% in meno del salario minimo, e diede altri vantaggi all'azienda nei confronti dei concorrenti.

Oltre alle storie, il saggio affronta anche tanti altri temi strettamente connessi a questo tipo di industria, come la produzione del cibo: manzo per hamburger, patatine fritte e pollo, il tutto per tonnellate e tonnellate; basta pensare che oggi Mc'Donalds's è il maggior acquirente di carne di manzo, maiale e patate. Il capitolo dedicato alle aziende produttrici di carne è illuminante di come il sistema capitalistico abbia spinto agli estremi la necessità di produrre a tutti i costi e a scaricare tutti i problemi derivanti sui lavoratori, sul territorio e sull'ambiente. Il giornalista ci racconta della sua visita ad un macello tipico, una vera e propria catena di smontaggio di animali dove la velocità della catena di lavoro è sempre più aumentata negli anni, e con essa gli incidenti inevitabili quando si maneggiano coltelli, pistole, seghe elettriche ed enormi carcasse animali per molte ore al giorno. E nell'ambiente circostante una fabbrica di carne la situazione non è migliore, devastato da pozze di liquami e scarti. I Lavoratori e l'ambiente sono solo "rotelle del grande ingranaggio", come le definisce l'autore.

Ovviamente anche la qualità del cibo ne risente, e un capitolo è dedicato proprio a "Cosa c'è nella Carne", riportando numerosi casi di intossicazioni da Escherichia Coli 015:H7 per capire come si intrecciano gli interessi delle aziende e i deboli controlli da parte delle agenzie governtive, private sempre più dei loro poteri da amministrazioni ampiamente finanziate dalla industria della carne, che oggi è una delle più potenti e influenti. Basti pensare che il Dipartimento dell'agricoltura oggi può ritirare dal mercato dei giocattoli difettosi ma non una partita di carne contaminata.
Quel che è peggio è scoprire che fino al 2001 le mense scolastiche di molti stati americani si rifornivano da produttori di carne ripetutamente denunciati per la presenza di batteri e salmonella. Il risultato di queste enormi pressioni e di leggi che favoriscono i produttori è che oggi negli Stati Uniti ogni anno ci sono circa 37.000 casi di intossicazione alimentare,e l'uso indiscriminato di antibiotici nell'allevamento ne aumenta la resistenza e la pericolosità. Non a caso uno dei pericoli concreti che corre l'umanità e di essere colpita da una pandemia sviluppatasi proprio negli allevamenti intensivi di animali.

Nell'ultimo capitolo il giornalista spiega cosa fare, e quali sono le riforme necessarie per migliorare questa situazione oggettivamente insostenibile. Mette in luce come il cambiamento debba provenire dai consumatori, che sono l'unica forza in grado di piegare questi colossi economici, che non allenteranno mai la presa sulla politica. L'autore affronta marginalmente il problema vegetariano, ma penso che questo sia un punto chiave; il mio personale consiglio è di scegliere di non consumare cibi animali o ridurne fortemente il consumo, un gesto che ha un immediato impatto sul mondo che ci circonda e su noi stessi. Non è una riforma o una legge che ha bisogno di tempo e mediazioni per essere applicata.

Schlosser termina il suo saggio con un paragrafo che voglio riportarvi, sperando che in voi sia sorta la curiosità di leggere questo libro, che oserei definire necessario per comprendere un po' meglio come funziona questo nostro mondo.

"Spalancate la porta a vetri, sentite il soffio dell'aria condizionata, mettetevi in fila, guardate i ragazzini che lavorano in cucina, i clienti seduti ai tavoli, le pubblicità dell'ultimo giocattolo, studiate le fotografie illuminate lassù, dietro il bancone, pensate da dove arriva il cibo, e come e dove è stato fatto, a cosa viene messo in moto da ogni singolo acquisto di fast food, e come l'effetto si propaga, pensateci. Poi ordinate. Oppure fate dietro-front e uscite. Non è troppo tardi. Persino in questa nazione fast food, potete ancora fare come vi pare"

P.S. Ho letto il libro prima di venire a conoscenza dell'omonimo documentario, passato di recente quasi inosservato nelle sale Italiane, e che non ho ancora visto. Sarebbe interessante sentire le opinioni di chi ha potuto già vederlo, quindi lasciate i vostri commenti, grazie.


ISBN 88-7983-613-7
Editore: Net
Pubblicazione: 2004
Costo: € 8,80
Pagine: 384

martedì 3 luglio 2007

La buona Sanità

Mi scuso con chi in queste settimane ha aperto il blog notando sempre lo stesso articolo, ma come potete notare sono rimasto solo a scrivere e questo è periodo di esami e problemi vari. La frequenza durante l'estate sarà minore, ma l'Isola di Krino continua sempre la sua opera di informazione. Oggi ho deciso di introdurre l'argomento Sanità, che merita molti approfondimenti.

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Stamattina a "Cominciamo bene", il programma condottoda Michele Mirabella, si è parlato di "Luci e ombre" della sanità Italiana. Un' informazione molto importante e che mancava. Siamo troppo abituati a ricevere notizie di cronaca nera dei telegiornali, che alla ricerca degli ascolti propongono soltanto le storie di mala-sanità: un paziente morto per un operazione all'appendice, un altro per un errore nel tubo dell'ossigeno, un altro a cui il medico non aveva diagnosticato una grave malattia.

E' giusto raccontare gli errori della sanità pubblica, che esistono e secondo la stampa costano 32.000 vite ogni anno. Ma parlarne unilateralmente, ignorando o relegando in seconda pagina gli errori del settore privato, significa usare due pesi e due misure. A chi fa comodo un informazione del genere? Un po' a tutti.

Alla classe politica, che in generale da destra a sinistra, esclusi alcuni partiti minori, ignora le qualità e le potenzialità del sistema sanitario pubblico italiano e preferisce riempirsi la bocca di parole come "privato", "sistema americano", rincorrendo il mito assurdo della "concorrenza" applicato ad un settore delicato come la sanità.
Nulla di più irresponsabile, visto che negli Stati Uniti prima di soccorrerti controllano che tu abbia la tessera assicurativa, che di base costa 300$ al mese. Lascio a voi immaginare cosa succederebbe se in Italia si dovesse pagare una "tassa" mensile di 250 euro per garantirsi l'accesso all'assistenza sanitaria.

Un'informazione unilaterale fa comodo ovviamente alle strutture sanitarie private, che spesso senza meritarselo vengono associate alla parola "qualità". Non dimentichiamo inoltre gli inevitabili legami tra la burocrazia e la politica locale (regioni, provincie, comuni) e i privati che richiedono permessi, convenzioni, sussidi, che convengono sia all'imprenditore che al politico, e danneggiano esclusivamente il cittadino.
Basti pensare alla situazione della sanità in Campania o in Sicilia, patria delle cliniche private in mano alla mafia in cui è impossibile curarsi nel pubblico senza conoscenze e raccomandazioni. Questo nessuno lo dice mai.

Non bisogna generalizzare, è vero, perchè nel settore pubblico, soprattutto nelle regioni del sud, la qualità è pessima. Ed è anche vero che ci sono cliniche private efficienti e di qualità.
Ho citato il programma di Mirabella perchè oggi sono emerse delle considerazioni molto importanti, che la TV presenta di rado. In particolare un medico chirurgo degli Ospedali riuniti di Bergamo ha sintetizzato efficacemente la differenza tra strutture private e pubbliche.
Lo scopo di un chirurgo in un ospedale pubblico è quello di DIMINUIRE il numero di pazienti che, ad esempio, dopo l'intervento debbano ricorrere alla dialisi. Lo scopo è DIMINUIRE le malattie della cittadinanza, ed è la cosa più naturale e ovvia.
Il settore privato invece ha, per sua stessa natura e non per chissà quale programma occulto, lo scopo di AUMENTARE gli interventi, le terapie, le malattie, in modo da poter aumentare il fatturato annuo. Più si sta in ospedale e più si paga. Questo non significa che il paziente non venga curato, ma che spesso si ricorre a interventi non necessari, che un ospedale pubblico avrebbe evitato.

La logica del profitto oggi si applica, ed è discutibile, a tanti settori che vanno dai beni di consumo ai servizi domestici. Ma la sanità deve restare un servizio pubblico, collettivo ed egualitario, garantito dalle tasse di tutti i cittadini, nessuno escluso. Noi Italiani abbiamo il pessimo difetto di disprezzare le cose buone che abbiamo, e di preferire quelle degli altri che in realtà sono peggiori.

L'informazione deve aiutarci a capire quali sono le cose buone da difendere, e il sistema sanitario nazionale (o meglio, quello efficiente del centro-nord italia) è una di queste.
La politica deve invece impegnarsi a preservare il nostro sistema eccellente, invidiatoci da tanti altri paesi, USA in primis, e considerato secondo al mondo secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Va tenuto sotto una campana di vetro, e bisogna fornire gli strumenti affinchè si colmi il divario tra sud e nord, e la qualità generale aumenti ancora.

lunedì 5 marzo 2007

Salute senza Frontiere

Circa 400 milioni di nuovi casi di malaria e 1 milione di morti ogni anno, con un tasso di mortalità infantile che è raddoppiato dal 1990 al 2002. 1,7 milioni di persone nel 2006 sono state curate da Medici senza Frontiere (MSF), associazione internazionale che offre assistenza sanitaria nei paesi poveri. Sono numeri ancora troppo piccoli, e dimostrano come il lavoro di questi gruppi sia fondamentale, ma non basta se i paesi sviluppati non rilanciano un nuovo tipo di economia con valori e obiettivi diversi e sostenibili.

Tra gli ostacoli maggiori che incontrano le organizzazioni umanitarie vi è il prezzo dei farmaci, spesso proibitivo per i paesi poveri, e i brevetti che impediscono ad industrie locali di produrre un farmaco ad un prezzo inferiore. Un sistema giuridico di protezione che impedisce la tanto declamata concorrenza e lo sviluppo e che permette invece alle industrie dei paesi sviluppati di aumentare sempre più i profitti.

Nel 2003 MSF ha avviato un progetto per conciliare gli interessi delle varie parti: da un lato chi necessita di farmaci a basso costo, dall'altro chi deve proteggere i propri guadagni. L'Organismo DNDI (Drugs for Neglected Diseases Initiative)[1] è formato da MSF, 5 istituzioni pubbliche e monitorata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il suo scopo è di coordinare e finanziare la ricerca scientifica per sviluppare farmaci contro quelle malattie dimenticate[2] dalle industrie farmaceutiche perchè non c'è possibilità di fare profitti, ma che mietono milioni di vittime ogni anno nel mondo. Quello di DNDI è un modo di operare "collaborativo", che mette insieme realtà frammentate per lavorare insieme su obiettivi comuni. I fondi per i primi 5 anni di attività provengono da MSF e in futuro saranno raccolti da altre istituzioni.

Quest'anno il primo importante risultato.[3] Il 1 marzo a Parigi è stato presentato il nuovo farmaco antimalaria denominato ASAQ che associa due principi attivi, l'amodiachina e l'artesunato, semplificando la somministrazione (sono sufficienti 2 pillole al giorno contro le 8 della terapia attuale) e riuscendo ad agire anche su casi gravi di malati che non rispondono ai farmaci tradizionali. Nonostante la lunga lotta di MSF contro i brevetti sui farmaci, la produzione avverrà in Marocco ed è affidata al quarto maggior gruppo farmaceutico al mondo, la Sanofi-Aventis.
Il prezzo sarà pari al costo di produzione e quindi molto basso, del 50% rispetto al trattamento attuale: in tutto meno di un dollaro per ogni ciclo di trattamento. La novità più interessante è che questo farmaco non è protetto da brevetto, e quindi permetterà ad altre industrie di produrlo favorendo la concorrenza e abbassando ulteriormente i costi per i paesi poveri e le organizzazioni umanitarie.

Un esempio da seguire? Sicuramente è un possibile compromesso tra massima protezione della proprietà intellettuale tramite brevetti e totale apertura della stessa e vedremo se il progetto porterà a nuovi risultati e soprattutto ad un maggiore diritto alla salute nei paesi poveri.

E' necessario però analizzare concretamente la situazione e i dati per risolvere una situazione che in decine di paesi del mondo resta insostenibile, per fare in modo che la salute nostra e di milioni di persone non sia determinata dall'esistenza o meno di un interesse economico da parte di privati.

Note

[1]http://www.dndi.org/
[2]http://www.msf.it/cosafacciamo/accesso/malattie.shtml
[3]http://www.msf.it/msfinforma/comunicati_stampa/01032007.shtml

lunedì 25 dicembre 2006

Festività sostenibili

Le festività natalizie nel 21 secolo rappresentano un interessante fenomeno di fusione tra il vecchio e il moderno; un esempio di coesistenza tra un'antica tradizione di origine religiosa e un moderno spirito consumistico dettato dalla logica del profitto e sostenuto dall'impero del marketing e della pubblicità.

La maggior parte degli individui che durante l'anno lamentano tasse troppo alte e portafogli troppo vuoti a Natale misteriosamente spendono centinaia di euro in regali e oggetti assolutamente non di prima necessità; anzi, viste le condizioni di povertà in cui vive gran parte della popolazione mondiale, possiamo definirli tranquillamente beni di lusso, che solo in Europa e altre isole felici possiamo permetterci.

Quando si parla di sviluppo sostenibile, si dovrebbero includere non solo le innovazioni strutturali nel campo dell'industria e della produzione di beni, ma anche modifiche ai nostri comportamenti non sostenibili, e dunque deleteri per persone, animali e ambiente.
Assumere un comportamento sostenibile non vuol dire ritirarsi in meditazione, nutrirsi di bacche e vestirsi di stracci, insomma rinunciare a quelle cose che consideriamo normali nella nostra società. Vuol dire invece modificare le proprie abitudini e fare in modo che le proprie azioni quotidiane danneggino il meno possibile il mondo che ci circonda.
A Natale avviene proprio il contrario: i consumi, perlopiù per oggetti inutili, diventano smodati, in campo alimentare la quantità di cibo sprecato è vergognosa, luci e addobbi che riempiono le città fanno levitare gli sprechi energetici e le bollette che tutti noi pagheremo. Invertire la tendenza si può, in modo semplice.

Inannzitutto, recependo il consiglio di Beppe Grillo: "Un ritorno alla cultura del risparmio. Per Natale fatevi un regalo. Comprate meno e solo quello che vi potete permettere." Poi pretendendo che il vostro comune, che magari per tutto l'anno ha lamentato assenza di fondi e non ha offerto servizi ai cittadini, spenda meno soldi per le sfarzose illuminazioni natalizie e più soldi per riparare quello che non va.
E infine a tavola, dove forse vi è la più grande necessità di agire. Bisogna imparare a considerare la propria alimentazione come qualcosa che ha effetti non solo sul proprio corpo, ma anche su animali e ambiente. E' dimostrato che ciò che si mangia è uno dei principali fattori per la salute umana.
L'informazione a proposito è molto scarsa, e gli "esperti" di turno non sanno fare altro che consigliare il solito e inutile "mangiare un po' di tutto", ignorando decenni di ricerche scientifiche.

Durante queste feste e soprattutto ogni giorno dell'anno si può essere più sostenibili seguendo un'alimentazione basata al 90% su cibi vegetali, e limitando fortemente l'uso di cibi animali come carne, pesce, formaggi e uova. Questa scelta ha almeno due importanti vantaggi: per la propria salute, aiutando a mantenere il peso forma, diminuendo l'incidenza di numerosi malattie come quelle cardiovascolari, le malattie autoimmuni, gli infarti, il diabete, i tumori. [1,2] Risultati eccezionali ottenuti in decenni di ricerca medica e una mole sempre crescente di studi scientifici, ma che purtroppo non vengono pubblicizzati dai mass-media e dunque restano ignoti alla maggior parte della popolazione, i cui i tassi di malattie "del benessere" continuano ad aumentare come rilevano tutti gli istituti di ricerca.

L'altro vantaggio riguarda l'ambiente e l'inquinamento: oltre al rispetto verso gli animali, trasformati dalla catena di produzione in oggetti da far crescere il più velocemente possibile e da sopprimere non appena pronti per l'alimentazione umana, diminuire il consumo di cibi animali ha anche forti ripercussioni positive sull'inquinamento e sulle risorse naturali. Un recente rapporto della Food and Agriculture Organization (FAO) ha individuato nell'allevamento di animali il principale responsabile dei problemi ambientali: questa pratica infatti produce il 40% delle emissioni mondiali di metano (un gas che ha un effetto serra 23 volte maggiore del biossido di carbonio), il 65% di ossido di azoto (320 volte maggiore del Co2), il 64% di ammoniaca che provoca il fenomeno delle pioggie acide. Il 70% della foresta amazzonica è stata distrutta per far posto agli allevamenti e il 30% dell'intera superficie terrestre è utilizzata per allevare animali. Gli scarti di produzione inoltre sono responsabili anche per il più grave dei problemi, l'inquinamento di fiumi, interi ecosistemi acquatici e falde acquifere.

Per invertire questa tendenza distruttiva non servono grandi rivoluzioni o movimenti di massa. E' sufficiente che ognuno modifichi le proprie abitudini, scegliendo di consumare cereali, pasta, legumi, verdure e frutta, e limitare o abolire del tutto i cibi animali.
Come dicevo all'inizio, anche durante le feste si può festeggiare senza dove rinunciare ai vari cenoni, e divertendosi a sperimentare nuovi menù sostenibili per sè stessi e per l'ambiente.
Ne segnalo un paio dedicati al cenone di capodanno, con relative ricette:
http://www.veganitalia.com/natale/natale_menu.html e http://www.vegan3000.info/MenuCapodanno2007.pdf Per altre idee, basta fare un giro sulla rete dove troverete migliaia di ricette di ogni tipo.
Buone feste a tutti.

Note

[1] http://www.scienzavegetariana.it
[2] http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Terapia%20verde/1296131
[3] Livestock-Environment interactions: Issues and options. Food and Agriculture Organization of the United Nations, the United States Agency for International Development and the World Bank. 2006. http://www.fao.org/docrep/x5305e/x5305e00.htm#
[4] http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=20772&Cr=global&Cr1=environment#

sabato 10 giugno 2006

Insetti carnivori

L'insetto colpisce ancora, con la sua ninna nanna fissa su Raiuno, “parliamo per due ore ma non imparerete nulla”, detto volgarmente Porta a Porta. La sera del 6 giugno 2006 ha prestato il suo salotto per un dibattito sulle diete e la prova costume, questa grave malattia degenerativa che sembra interessare milioni di italiani. (Il filmato si intitola "Pronti per la prova costume?" ed è visibile sul sito RaiClick [1]).

Tra le diete ha incluso anche quella vegetariana, primo errore perchè non è una dieta ma un tipo di alimentazione. Questo è fuorviante perchè si associa la dieta vegetariana ad una di quelle ridicole diete (minestrone, succo di pompelmo, zona, etc) che la gente segue ottusamente credendo in un miracolo. La dieta vegetariana, d'ora in avanti vegana, piuttosto andrebbe discussa in un dibattito sul rapporto tra alimentazione e salute, ma dal sistema televisivo attuale non possiamo aspettarci troppo.

Il salotto di Bruno Vespa assomiglia a quei vecchi castelli medievali un po' sinistri, con il campanello inquietante e la porta dalla quale non si sa quale tremenda creatura entrerà.
Inizia la trasmissione, le prime creature, già accomodate nelle comode poltrone, sono Marisa Laurito, Eleonora Birgliadori ed Ela Weber, la “Teutonica Prorompente”, invitata per descrivere il tipo di alimentazione che ha permesso al suo seno di raggiungere tali dimensioni. Si prospetta una serata altamente culturale...suona il campanello, l'insettone ronza verso la porta sfregandosi le ali, e dà il benvenuto al professore di biochimica della nutrizione, Benvenuto Cestaro. Tiro un sospiro di sollievo, per fortuna è arrivato qualcuno che sappia perlomeno cos'è un aminoacido...dopo qualche minuto in cui il povero prof prova a portare un po' di scienza tra le tre sventurate cercando di spiegare cosa siano gli omega3, risuona il campanello...altro brivido. Il vespone ri-ronza...ma stavolta, per fortuna, appare la nostra carissima Luciana Baroni, presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana [2] che viene fatta accomodare affianco alla minacciosa Teutonica prorompente. Una contro tutti? Magari! Se fosse stata sola sarebbe stata molto meglio..invece il Vespone, velenoso com'è, le ha affiancato nientepopodimeno che...un'altra vegetariana! Chi? Margherita Hack? Ma no...è la Brigliadori...ora, io non so chi sia né da quale pianeta discenda, di sicuro è una bravissima persona, ma la giudico per ciò che ha detto e non posso non esprimere una punta di rammarico per la sua presenza. Infatti, ha fatto solo un intervento sensato - nonché dimostrato da studi epidemiologici [3] - quando ha detto che le popolazioni che non bevono latte hanno un'incidenza di osteoporosi praticamente nulla mentre a noi ci riempiono ogni giorno la testa con la favola del “bevi il latte così le ossa sono forti”.

Per il resto, ringrazierei personalmente la Birgliadori, che battezzo “Miss Sostanze sottili”, per aver mostrato al pubblico che la maggioranza dei vegetariani (spero non rappresentata da lei) fa yoga, crede nella spiritualità e conduce una “vita pura, energetica”. Inoltre proporrei il Nobel in medicina per aver scoperto un misterioso processo per cui riusciamo ad “assimilare delle sostanze sottili, che sono delle forme energetiche” che evidentemente solo il suo complesso organismo è capace di sintetizzare per via psichica.

Ma torniamo a noi. Il Vespone, che di alimentazione (e di politica, di società, di cultura, etc...) non sa molto, chiede alla Baroni cosa mangia in una giornata, poi commentando con un “non ha mai voglia di mangiare altro?” e dimostrando che non è in grado di intuire che evidentemente dietro 5 gruppi alimentari come cereali, legumi, verdure, frutta e frutta secca/semi si nascondono migliaia di possibili ricette e sapori diversi.

Ma questo passaggio deduttivo sarebbe normale per un uomo curioso, un giornalista serio ad esempio...non per lui. Che piuttosto in quanto a comicità a volte è imbattibile, con alcune battute memorabili: parlando degli omega3, “uno se li può comprare in farmacia, mi dia un etto di omega-3?”, oppure quando difende strenuamente il consumo di pesce e, all'obiezione della Baroni sul fatto che la produzione industriale di pesce sia cosa ben diversa dal pescatore, farfuglia esotericamente “ma come industriale, stiamo parlando...la pesca miracolosa del signore”. O con affermazioni profonde quali “ma non crede che da un punto di vista di equilibrio naturale c'è bisogno di qualcuno i pesci li peschi?”.

Propongo di invitare Vespa a vivere nell'ambiente naturale per un po' di tempo, in modo da poter riflettere sul misterioso motivo per cui un animale terrestre come l'uomo debba avere un ruolo nella catena alimentare marina. Caro Vespa, ci pensano i pesci carnivori a mantenere l'equilibrio naturale nei mari, noi uomini il mare lo stiamo solo distruggendo, dovrebbe saperlo, non è difficile, basterebbe essere un po' informati e sapere come va il mondo.
Un'altra perla è la sua battuta ”Cosa mangia la mattina a colazione?...Un ravanello?". Ah, le grandi firme del giornalismo italiano, un esempio per tutti!

Ci sono ancora alcune poltrone pericolosamente vuote in studio, ed ecco infatti il nuovo ospite, il Cavaliere...tranquilli, non lui, parlo di Giovanni Rana! Il tortellino umano per intenderci, colui che venderebbe i tortellini ai venusiani e gli gnocchi ripieni ai plutoniani, che viaggia su un auto che va a tagliatelle al ragù e dalla marmitta espelle salsa al tartufo bianco. Un uomo che in questa occasione rappresenta un enorme conflitto di interessi, dal momento che sponsorizza i suoi tortellini ripieni...vi immaginate Rana che decanta i pregi di una dieta vegana? E come li farebbe i ripieni poi?

Ma non impressionatevi, tutto ciò è perfettamente normale nella televisione italiana, specialmente in quella di Vespa che ai conflitti di interesse è abituato. Anzi, la tv è un enorme conflitto di interessi in onda, per il semplice fatto che gli spazi pubblicitari sono in mano ad aziende di ogni tipo che possono dunque esercitare un enorme potere di ricatto; è chiaro che parlare contro questi interessi è molto difficile.

A riportarci allegria comunque ci pensa il nostro nuovo ospite, sicuramente il più simpatico ed esilarante della serata. Miss Omega 3, la donna pesce, “datemi 3 grammi di omega 3 e vi solleverò il mondo”, detta Marinella di Capua. Se non fosse chiaro, una fan sfegatata degli omega-3, che forse ritiene la cura di tutti i mali. Ma di lei ricorderemo soprattutto la risposta alla domanda del vespone che in modo molto professionale e imparziale ha tentato disperatamente per tutta la serata di far emergere qualche aspetto negativo della dieta vegana: “Non ci sono controindicazioni alle diete vegetariane?”. Qualche secondo di silenzio, poi la vocina della donna pesce si leva esprimendo un'osservazione che...che...che ho difficoltà a commentare, e dunque vi riporto tal quale: “Io ne conosco una [di obiezioni alla dieta vegan, Nda] ho fatto un osservazione molto semplice. Che gli animali che mangiano soltanto foglie, verdure ed erbe sono molto molto grandi. L'elefante, la giraffa, sono tutti animali enormi, quindi evidentemente non è proprio vero poi che la dieta vegetariana faccia dimagrire, sono molto più snelle le pantere, i leoni..”.

Ho personalmente letto centinaia di articoli e commenti contro la dieta vegetariana, ma non posso che inchinarmi di fronte a questa obiezione, che merita assolutamente il premio “Cervello 2006”. Davvero, complimenti. Ora abbiamo la prova vivente che un eccessiva assunzione di omega-3 arreca gravi danni neurologici.

Come si può intuire, il format del vespone è sempre lo stesso, sia quando parla di politica, sia quando affronta qualsiasi altro argomento. E' il Re dei programmi di “approfondimento” che oggi ci ritroviamo in televisione e a cui abbiamo delegato la nostra cultura e la nostra capacità di ragionare. Un format in cui non si dà nessuna informazione, ma solo un flusso di opinioni e idee che non hanno nessuna base nella realtà. Un format che ha la grave responsabilità, diretta, per il disuso a cui va incontro il nostro cervello, nonchè del degrado culturale in cui affondiamo sempre più. In questa puntata poi l'insetto ha superato se stesso, dimostrando che il suo ruolo di moderatore è tutt'altro che imparziale, per buona pace della par conditio e di un minimo di equilibrio. Fin dagli esordi, con le sue battute, ha mostrato chiaramente di non voler affrontare l'argomento diete vegetariane in modo equilibrato, o cercando di capirci di più, lui che non ne sapeva nulla. Le sue preferenze emergono da frasi e dall'uso di parole particolari, come “ma se lei mangia il latte manca di rispetto agli animali?”, “lei è un integralista?”, “viene tristezza a mangiare così”, “questa mania...questa esplosione delle diete vegetariane?”, “gli era venuto una depressione sentendo questa cosa vegetariana”. E menomale che ha invocato lui stesso concetti come equilibrio e par-conditio...

Il culmine è stato raggiunto dopo il servizio sulle diete vegetariane, in cui si diceva che sono in grado di ridurre il rischio di malattie croniche come il diabete, i tumori, le malattie cardiovascolari e contrastare il sovrappeso e l'obesità, favorire la perdita di peso in eccesso in modo efficace, aumentare la resistenza fisica nello sport, e facendo notare che grandi sportivi come Carl Lewis (medaglia d'oro olimpionica) e Martina Navratilova (campionessa di tennis) sono vegan.[4]
Niente di fantasioso o inventato, i vantaggi sulla salute sono ampiamente dimostrati, ma bisogna essere aggiornati per conoscerli, e il servizio non ha detto nulla di sbagliato, ha informato le persone su cose vere che nessuno dice.

Ma il vespone si è sentito ferito, abituato com'è alla non-informazione, e totalmente impreparato sull'argomento ha replicato indignato “allora devo tirare le orecchie ad Ester Vanni, che è l'autrice del servizio, perchè questa non era una scheda, era uno spot. Era un ignobile spot a favore della dieta vegetariana.” A chi chiede dunque spiegazioni? Al luminare tortellino gigante, che dall'alto della sua preparazione medico-scientifica è chiamato a chiarire agli italiani che ciò che hanno sentito non è corretto, (pena il fallimento della sua azienda e dei suoi ripieni a base di carne e formaggi...).

Il Vespone non è abituato a dare informazioni alle persone, ad aiutarle a conoscere cose nuove, e infatti “dopo una cosa del genere devo riequilibrare, la par-conditio”. Infatti dopo un po' interverrà la direttrice di Starbene, rivista famosa per dispensare utili e salutari consigli in campo alimentare, e in collegamento il noto nutrizionista Giorgio Calabrese, “baffetto grigio”, a dar manforte al professor Cestaro, che in studio si era dimostrato finora piuttosto equilibrato ed aveva chiarito che si può seguire una dieta vegetariana senza troppi problemi (fnalmente i vegetariani dalla nascita hanno avuto la conferma di essere vivi...). Ma la legge "della giungla" prevale ancora una volta: gli italiani non devono imparare nulla di nuovo


Dopo due penose ore il vespone riesce nel suo intento, perchè i telespettatori non sono riusciti a capire nulla in quel marasma di idee e opinioni, e l'insegnamento finale è altamente educativo, un passo avanti verso un'alimentazione sana: “a mio avviso bisogna mangiare un po' di tutto e tutto” (Laurito), “di tutto, di meno” (baffetto grigio), “un po' di tutto” (di nuovo baffetto grigio), “mangiare di tutto” (la Teutonica prorompente), “mangiare di tutto, meno” (Starbene), “bisogna mangiare poco di tutto” (l'Insetto). Per la serie “impariamo cose nuove, ma affossiamole subito”.

Un'idea utile però possiamo ricordarla: ad un certo punto la donna pesce, mentre si discuteva di integratori, ha detto: “io in farmacia compro un prodotto dietetico ottimo, è un cerotto...si toglie la pellicola protettiva e si applica sulla bocca, funziona benissimo”. Ecco, che ne dite di regalarne un pacco al nostro caro Vespa? Gli sarebbe utile per altri scopi...

Note

[1] http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/folder.srv?id=2098
[2] www.scienzavegetariana.it
[3] http://www.scienzavegetariana.it/focus/osteoporosi/index.html
[4] http://www.scienzavegetariana.it/sport/schede_famosi.html

martedì 23 maggio 2006

Fibre irritanti

Se non ce l'hai te lo fanno venire. Sto parlando dell'intestino irritabile...
Siamo in un periodo particolare in cui non appena metti la testa fuori dal tuo mondo, esci, prendi un giornale, una rivista o peggio accendi la televisione, ti trovi l'immagine di una donna che tiene le mani sulla pancia, all'altezza dell'ombelico, che in modo inquietante ti domanda: "Dolore? Gonfiore? Irregolarità intestinale? Forse si tratta di intestino irritabile. Benefibra ti aiuta a riconoscerlo e ad affrontarlo."

Ma cos'è? Non finisce qui, ti informano che Giugno 2006 è il mese dell'intestino irritabile (alzi la mano chi lo sapeva), ed è possibile fare una vista gratuita presso i medici “convenzionati”. Che significa? Con questo aggettivo solitamente si indicano i medici di famiglia, ma non è questo il caso. Significa che questo medico “garantisce determinati servizi o prezzi sulla base di convenzioni con enti pubblici o privati” (Dizionario De Mauro Paravia), tradotto: il medico è in accordo con questa azienda privata per visitarti, magari farti credere che un dolore allo stomaco sia dovuto al fatto che non consumi abbastanza fibre, e prescriverti Benefibra come cura. E magari lo prescriverà a tutti, dicendo che anche se stai bene per prevenire sarebbe auspicabile assumere comunque Benefibra. Non sentite puzza di conflitto d'interessi? Le diagnosi di questi medici non sono affidabili! E già questo basterebbe a stare alla larga da questa ennesima presa in giro pubblicitaria.

Ma non mi accontento, e accedo al sito www.benefibra.it per vedere quali altre sorprese ci riserva. Sito carino, scopriamo che è un prodotto della casa farmaceutica Novartis, che sembra avere più di uno scheletro nell'armadio e sulla cui condotta commerciale molti hanno dure critiche da fare, ma per ora sorvoliamo. Leggendo le varie informazioni, molto chiare, scopriamo che la sindrome dell'intestino irritabile si sta diffondendo sempre di più e che le cause principali sono lo stress e un errata alimentazione a base di grassi e povera di fibre. Fin qui niente di nuovo. Incuriosito clicco su un banner e mi trovo di fronte ad un miniquiz, www.benefibra.it/program/ che provo a fare e invito anche voi a leggere perchè è incredibile: non ho disturbi cronici di nessun tipo, non sono incinto né sto allattando, non sono atleta agonista, e nell'ultimo anno non ho avuto dolori addominali, stitichezza e diarrea. Seleziono gonfiore addominale perchè mi sarà di sicuro capitato, anche se non ricordo, di aver mangiato troppo qualche volta...insomma, io mi sento benissimo e non ho problemi di stomaco da anni, clicco sicuro e...sorpresa!

Il tuo intestino non è del tutto regolare, ma per ora non sembra un intestino irritabile. Ricordati che per il tuo intestino e per il benessere generale è necessario un giusto apporto di fibre con la dieta. Se hai dubbi consulta il tuo medico.

Intestino non del tutto regolare? Non è colpa mia se non ho gli orari fissi per il bagno...e in ogni caso non soffro di problemi allo stomaco da anni. Ma quel sito e la pubblicità martellante in tv, per le strade e sui giornali ti portano a credere che tu abbia questo disturbo, o che in ogni caso anche se sei ti senti bene è opportuno fare una visitina gratis, e a scopo precauzionale sarebbe meglio prendere Benefibra visto che ci siamo, no?

Tutto questo ciclo è assurdo, e ho voluto portare questo esempio per capire in che modo la pubblicità influisce sulle più profonde percezioni umane (addirittura sulla salute), e in che modo le aziende danno consigli a noi poveri mortali nell'interesse di...chi? Non succede solo con questo prodotto, bisogna stare continuamente attenti.

Alla Novartis non interessa darti informazioni su come seguire un'alimentazione corretta fin dalla nascita, in modo da non aver bisogno di comprare quella schifezza di prodotto. Alla Novartis interessa che tu ti faccia venire lo stress, le paranoie, che inizi a preoccuparti ad ogni minimo gonfiore allo stomaco, e che disperato tu finisca col comperare quel prodotto, nella speranza che risolva i tuoi “problemi” creati dal nulla. Funziona così riguardo migliaia di “malattie”. Le malattie ce le stiamo auto-creando, auto-inventando, con il generoso contributo di aziende come questa. Ma non dobbiamo farci prendere per i fondelli in questo modo, dobbiamo riprenderci il controllo della propria salute. Quando andiamo da un medico, specialista, non convenzionato con nessuno preferibilmente, dobbiamo fare mille domande sul farmaco che eventualmente ci prescrive. Che controindicazioni ha a breve o lungo termine, a quali sperimentazioni è stato sottoposto e soprattutto se è necessario davvero o si può curare quel disturbo con cose più semplici, come l'alimentazione


Molte delle malattie che oggi ci assillano sono prevenibili attraverso un'alimentazione ragionata, e molti di questi sono addirittura curabili col cibo, senza bisogno di intossicarci con i farmaci! Esatto, intossicarci, non per nulla la prima nozione che insegnano in un corso di farmacologia negli USA è che i farmaci sono tossici per l'organismo, e che il primo approccio di un medico dovrebbe riguardare l'alimentazione e lo stile di vita del paziente, poi se serve il farmaco. Ma questo in generale lo tengono ben lontano dalle orecchie dei pazienti e soprattutto dalle loro tasche, ma di questo ne parleremo prossimamente.

Perciò, quando vedete queste pubblicità, informatevi prima di correre al negozio. Benefibra contiene 5mg di fibre da assumere tutti i giorni. Potrà andare bene per persone che hanno particolari patologie e non tollerano le fibre naturalmente presente nei cibi, ma per la stragrande maggioranza delle persone che ha problemi intestinali e stitichezza deve semplicemente cambiare alimentazione. Per prevenire le malattie croniche collegate all'alimentazione l'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di assumere almeno 27g di fibre al giorno. Dai cibi naturali, non da prodotti vari. Verdura, frutta, legumi, cereali sono tutti ricchi di fibre, mentre i cibi animali come carne, uova e latte hanno 0mg di fibre, e già questo è un buon motivo per limitarli o abolirli.
Io con la mia alimentazione praticamente vegan assumo tranquillamento 40-60g di fibre al giorno, naturali. Benefibra può restare sullo scaffale dove si trova, che l'intestino irritabile se lo facciano venire i dirigenti Novartis.

domenica 30 aprile 2006

Balle alimentari

“Ma senza le proteine della carne non si può stare”. E' questa l'obiezione più utilizzata quando dico che sono vegan: questa strana parola indica che nella mia alimentazione non esistono carne, pesce, latticini e uova (mentre un vegetariano invece consuma quest’ultimi due). Questa frase si sente di continuo in tv, alla radio, nei libri, riviste e quotidiani, ma ciò che la rende così particolare è la sua completa infondatezza, è una “cazzata” per voler usare un termine introdotto coraggiosamente in tv da Celentano col suo “125 milioni di cazzate” nel lontano 2001.[1]
“Eppur si muove”, vive, sopravvive e fiorisce in un mondo alla rovescia, dove l'informazione “ufficiale”, leggasi tv e media, è falsa (non sempre) e l'informazione non ufficiale, leggasi internet e poche altre isole semi-felici, è vera (non sempre). Ma è possibile che gran parte delle informazioni che riceviamo siano balle? E come è possibile?

Evidentemente, quando un'idea fa comodo a qualcuno e soprattutto frutta parecchio, si fa di tutto per tenerla in vita, promuovendola ad ogni buona occasione. Se poi si impugna l'arma del ricatto economico e pubblicitario, condizionando i contenuti dell'informazione, i conti iniziano a tornare, e la risposta alla domanda “perchè accade ciò?” inizia a trovare una risposta più chiara.

Non è un segreto di Stato il fatto che i media, soprattutto quelli che raggiungono milioni di persone, sono a tutti gli effetti delle aziende. I proventi pubblicitari non sono un surplus, ma sono soldi necessari alla vita stessa dell'azienda. E' così negli Stati Uniti, la patria dell'informazione “libera” e “svincolata” dai poteri, ed è così anche nella nostra piccola Italia.

Tornando al discorso iniziale, vi immaginate i nutrizionisti in tv che da un giorno all'altro iniziano a dire che le proteine animali non sono indispensabili, e che anzi il loro consumo è associato a tutte le maggiori malattie oggi diffuse, tra cui il cancro?
Se 2+2 fa ancora 4 ed il nostro mondo non è ancora del tutto orwelliano [2][3], dovrebbe essere chiaro, a questo punto, il meccanismo per cui certe informazioni (vere) non raggiungono il grande pubblico.
Si potrebbero portare migliaia di esempi per dimostrare che questa analisi non è fantasia, o complottismo, ma d'altronde questo lavoro è già stato fatto: uno per tutti il saggio di Chomsky e Herman, recensito qualche mese fa nella sezione letture consigliate, che ci permette di capire ad un livello più profondo cosa dobbiamo aspettarci dall'informazione proveniente dai mass-media.

Per chiarire ancora le idee, andiamo ad analizzare in che modo ci vengono proposte le informazioni che riguardano l'alimentazione e la nostra salute, e perchè ciò che dico non è una follia come può sembrare.
Notiamo innanzitutto che tra i nutrizionisti che hanno maggior spazio in tv, vi sono sicuramente Eugenio del Toma e Carlo Cannela, che ci “illuminano” continuamente da rubriche importanti come Tg2 Salute, Elisir, Superquark, ed hanno titoli di tutto rispetto: Del Toma, presidente onorario dell'Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, è docente di Scienza dell'Alimentazione all’Università “Campus Biomedico” di Roma e all’Università degli Studi di Siena, mentre Cannella è professore ordinario di Scienza dell'Alimentazione nella Ia Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università "La Sapienza" di Roma, etc.[4]
Questi due dotti hanno anche altri titoli, ad esempio quello di collaboratori di Assolatte. Cos'è? Nientemeno che L'Associazione Italiana Lattiero Casearia[5], di cui curano alcune sezioni. Del Toma cura dei begli opuscoli per medici in cui illustra le sue conclusioni in fatto di calcio, dieta e osteoporosi, mentre Cannela risponde alle domande all'esperto, nel simpatico campus “milk university”[6]. Da notare che nessuna delle loro affermazioni tiene conto dei progressi fatti nel campo della ricerca medica sulla nutrizione, ma rappresenta conoscenze ormai obsolete e senza fondamento. Chi si interessa dell’argomento ed ha un minimo di conoscenza dell’inglese, può trovare conferma direttamente nell’archivio internazionale delle ricerche scientifiche pubblicate finora.[7]

Non aggiungo altro, lascio a voi trarre le conclusioni sull'attendibilità e l'imparzialità dei loro giudizi in campo alimentare che, seppur con qualche timida apertura al vegetarianesimo (non si può negare l'evidenza troppo a lungo), continuano a condannare l'alimentazione vegan.

Il discorso si deve e si può allargare a tutte le cose che acquisiamo “perchè è così” e che diamo per buone senza approfondire ulteriormente. Costantemente, nella vita, dovremo chiederci se ciò che sappiamo è vero o valido, ed essere sempre pronti a recepire nuove idee, venire a conoscenza di fatti nuovi e modificare le nostre credenze.
Mi piace ricordare sempre che la cultura è curiosità, e la curiosità è infinita. Dobbiamo solo volerlo.

Termino proponendo un mio articolo del giugno 2005 [8] sull'argomento proteine, in cui si chiarisce come è nato il mito delle proteine animali superiori a quelle vegetali, e perchè è una nozione obsoleta, che andrebbe una volta per tutte cancellata da tutti i canali mediatici. L'articolo è stato pubblicato sul sito della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana. E' abbastanza lungo, richiede almeno 5 minuti di attenta lettura, ma penso ne valga la pena, visto che riguarda la nostra salute prima di tutto. Ne invierò una copia ai professori da me citati sopra e pubblicherò, se ci saranno, le eventuali repliche.
Buona lettura.

[1]http://www.archivio.raiuno.rai.it/schede/0062/006296.htm
[2]http://it.wikipedia.org/wiki/George_Orwell
[3]http://it.wikipedia.org/wiki/1984_(romanzo)
[4]http://www.raiuno.rai.it/biografiaR1/1,10974,211,00.html
[5]http://www.assolatte.it/
[6]http://www.mu-edu.it/cultura%20della%20salute/RisposteEsperto/rispostesperto.html
[7]http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?DB=pubmed
[8]http://www.scienzavegetariana.it/nutrizione/prot_retroscena.html