lunedì 26 febbraio 2007

Previti-bis

In attesa di sapere se ci sarà o meno un secondo governo Prodi, una notizia è certa: Cesare Previti è stato condannato per corruzione a 1 anno e 6 mesi per il caso Lodo Mondadori nel processo d'appello a Milano. Pena che si aggiunge ai 6 anni di reclusione già avuti per il caso Imi-Sir. E' proprio il caso di parlare di un Previti-bis.

I telegiornali hanno riportato la notizia, ma senza spiegare la causa della condanna. Imi-sir, lodo mondadori, Sme, magistratura, Berlusconi, Previti, parole che viaggiano di bocca in bocca ma che diffondono solo un clima di diffidenza: "quel povero berlusconi, i giudici ce l'hanno con lui" o peggio "per qualche tangentina fanno tutti 'sti casini".

Non possiamo certo affermare che la magistratura ha sempre ragione, è incorruttibile e al di sopra delle parti, perchè la storia ci smentirebbe. Ma da qui ad ignorare prove fattuali, come intercettazioni e bonifici bancari, ce ne passa.

Siamo però abituati all'informazione di Bruno Vespa che quando i magistrati emettono sentenze agli "onorevoli" dedica le sue puntate a Cogne o alla dieta mediterranea.
Proverò dunque a riassumere brevemente e semplificare i fatti principali.

La Mondadori, proprietà dell'omonima famiglia, costituiva nel 1988 un blocco che comprendeva, oltre alla casa editrice, il quotidiano La Repubblica e altri settimanali come Panorama e L'Espresso. Una notevole concentrazione di mass-media.

Alla fine del 1988 l'imprenditore Carlo De Benedetti, tramite la sua CIR (Compagnie industriali riunite), si accorda con l'erede Cristina Formenton Mondadori per acquistare un blocco di azioni del gruppo e diventare così azionista di maggioranza.

I problemi sorgono a metà del 1989, quando i Mondadori di fatto stralciano l'accordo con De Benedetti e vendono il tutto a Silvio Berlusconi, che nel 1990 diventa presidente della casa editrice. La CIR non ci sta, e decide di riscattare il proprio diritto portando davanti ad un collegio di arbirti la questione. Fu la nota "guerra di Segrate", dal nome del comune milanese.

Il 20 giugno 1990 viene presa, da questi tre arbirti, la decisione sul contratto del 1988 stipulato tra Mondadori e De Benedetti. La decisione che risolve una controversia tra due soggetti si chiama, tecnicamente, Lodo: da qui il nome del futuro processo "Lodo Mondadori". Ma torniamo ai fatti.

Gli arbitri restituiscono la Mondadori a De Benedetti, e Berlusconi è costretto a lasciare. Ma non si arrende. Cristina Mondadori e Silvio Berlusconi, tramite il legale Cesare Previti, fanno causa alla CIR di fronte al tribunale di Roma, presieduto dal giudice Arnaldo Valente e dai relatori Vittorio Metta e Giovanni Paolini, per tentare di ribaltare il lodo.

Siamo nel 1991 e la Corte d'Appello di Roma annulla il lodo e di fatto permette alla Mondadori di restare nelle mani di Silvio Berlusconi, ma soltanto in parte, perchè è costretto da pressioni politiche a cedere La Repubblica e l'Espresso che tornano a De Benedetti, di cui attualmente è presidente.

Su questi fatti nasce il processo del Tribunale di Milano, guidato dai pubblici ministeri Bocassini e Colombo, che ritengono "comprata" quella sentenza che annullava il lodo. Non mi addentrerò nei particolari che riguardano in particolare Vittorio Metta e le varie deposizioni poco convincenti di Previti&Co.

Sta di fatto che nel 1991, poco dopo la sentenza, partono 3 miliardi di lire da una società occulta di Fininvest (la All Iberian) che vanno sul conto di Previti e dopo diversi passaggi vengono consegnati, secondo l'accusa, 400milioni proprio al giudice Vittorio Metta. La Consegna, poichè effettuata in contanti, non lascia traccia, ma le dichiarazioni degli interessati sono piuttosto nebulose. Nel novembre 2001 la Cassazione prescrive Berlusconi ma non lo assolve: semplicemente è passato troppo tempo per poterlo condannare .

Il processo va avanti, tra proscioglimenti (nel 2000) e ricorsi fino ad oggi, in cui è stata pronunciata la condanna di cui parlavo all'inizio. Restiamo in attesa di poter leggere le motivazioni della condanna, a cui sicuramente seguirà il ricorso di Previti&Co in Cassazione.

Ma qual è la situazione attuale del "disonorevole" Previti? Nonostante la condanna definitiva, nell'altro processo (Imi-Sir), a 6 anni di reclusione per aver corrotto magistrati, grazie alla legge ex-Cirielli varata durante il governo Berlusconi e all'indulto varato dal "governo amico", Cesare Previti riceve ancora lo stipendio di parlamentare, è stato solamente 4 giorni e mezzo nel carcere di Rebibbia per poi tornare agli arresti domiciliari di 9 mesi a causa della sua età: 70 anni appena compiuti. Non c'è che dire, fu un bel regalo di compleanno.

giovedì 22 febbraio 2007

Il debito di massa

La politica è lontana, lontanissima dai problemi dei cittadini. Ritengo che sia ancora presto per commentare le odierne dimissioni di Romando Prodi, e quindi pubblico un commento su un problema che interessa la nostra vita quotidiana e non i nostri privilegiati politici che lascio volentieri a chiacchierare nel salotto di Ballarò.

Ne ho già parlato nell'articolo "Occhio al finanziamento" lo scorso novembre. Mi riferisco al ricorso all'indebitamento per acquistare i più svariati beni di consumo, dall'elettronica e cose non indispensabili alla casa, bene primario. Mettevo in guardia dalla facile propaganda di quei politici che, a seconda della propria convenienza politica, dipingono un'Italia o tutta rose e fiori o povera e indebitata. Davo delle semplici indicazioni sulle sigle e sugli indicatori utili per distinguere le offerte truffaldine con tassi di interessa da usura.

Perchè torno su questo argomento? Perchè noto ogni giorno, attraverso le pubblicità ormai ossessive su autobus, giornali e televisioni, che il fenomeno anzichè diminuire sta aumentando a vista d'occhio. E, cosa ancor più grave, viene sempre più pubblicizzato e incentivato da svariati personaggi pubblici.

L'aspetto secondo me più inquietante di questa follia è il fatto che la maggior parte delle persone si indebita per acquistare beni, soprattutto nel campo elettronico, del tutto superflui e assolutamente non indispensabili a vivere: la tv al plasma, il cellulare da 800 euro, il computer di ultima generazione, la console per videogiochi. Sono tutti beni che potremmo definire "di lusso" ma ormai diventati di consumo di massa.
Beni che, viste le condizioni economiche di tante famiglie italiane, non possono essere acquistati facilmente in un'unica rata. Ed è qui che entra l'invenzione, terribile, del prestito o del finanziamento a rate con tassi di interessi da usura. Terribile perchè ci porta ad acquistare beni perlopiù inutili e ad indebitare il nostro futuro. E' la fine del saggio concetto del risparmio e della previdenza?

Con piacere ho letto un recentissimo post di Beppe Grillo intitolato "Debito ergo sum" in cui descrive brevemente quella che definisce "L'industria del debito" che rischia di portarci al collasso. Il tutto completato da un breve filmato, imperdibile. Volevo riproporvi il tutto e lanciare una mia piccola idea.
Sarebbe interessante se inviaste le vostre esperienze di acquisti "a credito", prestiti, rate, mutui e quant'altro. Sono sicuro che quasi tutti hanno avuto a che fare almeno una volta con questa forma di pagamento, o "usura" moderna. Chissà che non ne esca fuori un bell'articolo utile ad altri per evitare truffe e contratti poco chiari.
Inviateci i vostri commenti all'indirizzo isoladikrino@gmail.com

giovedì 15 febbraio 2007

"Berlusconi sfascia le ferrovie"

Questo è il titolo che forse sarebbe apparso sui giornali del passato se la stampa cosiddetta "di sinistra" utilizzasse le stesse tecniche di propaganda de "Il Giornale" e degli altri fidati quotidiani filoberlusconiani. E invece, molti italiani ancora pensano che il governo precedente abbia lasciato tutto in ordine, i conti pubblici in positivo, deficit e debito pubblico sotto controllo, e tanti splendidi cantieri aperti e avviati in seguito alla famosa "Legge Obiettivo" n.443 del 2001,[1] pronti a trasformare il volto dell'Italia.

Che c'entrano le ferrovie con Berlusconi? Basta rispolverare alcuni fatti del passato, quando nel progetto di grandi opere e infrastutture del precedente governo qualcosa non andava come doveva: lo ha dimostrato il buco da 3,5 miliardi trovato dal ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro appena insediatosi al suo ministero. Un mio vecchio articolo racconta questo episodio in chiave fantastica: "Le avventure di Berlocchio: Lunardino e i grandi buchi" [2].

Quella però era solo la punta dell'iceberg; piano piano si sono scoperti altri buchi e sempre più persone hanno chiesto fondi per continuare i tanti cantieri avviati.
E venne il turno di Trenitalia. Lo scorso Novembre, durante un audizione al Senato, l'amministratore delegato Moretti spiegò che "ci siamo trovati di fronte con la precedente Finanziaria a un azzeramento dei trasferimenti di cassa per il 2006 e con un definanziamento degli investimenti di competenza. Ciò ha determinato uno squilibrio enorme. Credo non fosse mai successo prima".[3]
Risultato? Il 31 ottobre 2006 Trenitalia aveva un ammontare di debiti complessivo pari a 7 miliardi 979 milioni di euro. Nel solo anno 2006 le perdite sono state di circa 1,7 miliardi.

Dal Vertice del 9 febbraio scorso, tra governo e i vertici di Trenitalia, si è stimato che per continuare a lavorare nei cantieri aperti e progettati dal Cipe servono circa 5 miliardi, che mancavano. [4] Antonio Di Pietro, che ha il pregio della chiarezza, ha riassunto la situazione: "alle Ferrovie è accaduto quello che è successo all'Anas. Per le opere previste dalla legge Obiettivo i soldi erano solo sulla carta, si tratta di risorse che dicevano che c'erano ed invece non ci sono".

E ora? Moretti ha da poco presentato il Piano d'impresa 2007-2011, con cui prevede di rimettere in pareggio i conti entro 3 anni, tagliare gli sprechi e a quanto sembra anche posti di lavoro [4]. Nella finanziaria ci sono fondi per la ricapitalizzazione dell'azienda e la diminuzione del debito. Soldi pubblici, somme importanti per un azienda pubblica come è giusto che sia. Dal 1 Gennaio sono scattati aumenti tariffari su tutti i treni, compresi gli interregionali, come tutti ci siamo accorti. Secondo il piano questi soldi "serviranno a comprare nuovi treni e a fare la manutezione degli esistenti"[4],
Noi ce lo auguriamo, e speriamo di poter avere, in un futuro non troppo lontano, un servizio pubblico ferroviario più efficiente.

All'orizzonte però si profila l'ennesima manovra ai danni dei cittadini italiani. Il presidente di Fs, Innocenzo Cipolletta, ha anch'egli aderito al grande affare delle liberalizzazioni: "Quando avremo la quadruplicazione dei binari con l’Alta Velocità sono convinto che ci saranno molti operatori che vorranno far correre i loro treni su queste linee. Stiamo cercando entro il 2009 di avere tutta la linea Alta Velocità Torino-Napoli completa. A quel punto avremo la possibilità di liberalizzare molto".[5]

L'Alta velocità viene e verrà costruita con massicci finanziamenti pubblici, come abbiamo visto, e servirà a far entrare altre imprese nel mercato ferroviario che lucreranno grandi profitti privati che non andranno mai a ripagare la collettività, ma finiranno nelle tasche di poche persone. Un po' di tempo fa si lessero dichiarazioni di Montezemolo che stava ideando una sua azienda di treni di lusso. Siamo sicuri che il libero mercato porterà vantaggi alla maggioranza della popolazione, ai pendolari e agli studenti? O forse sarà l'ennesima liberalizzazione che permetterà a pochi benestanti un comodo viaggio nelle cabine di Montezemolo, mentre il resto dovrà accontentarsi dei treni pubblici, magari sempre più decadenti?

Certamente il titolo iniziale serve più che altro a mettere in luce il meccanismo propagandistico della stampa filoberlusconiana. Sappiamo infatti che di questo problema sono responsabili sia i governi di centrodestra che quelli di centrosinistra che negli anni hanno sempre più svilito il settore pubblico; non dimentichiamoci che Prodi è stato pur sempre l''uomo delle liberalizzazioni. L'Alta Velocità, più che un esigenza concreta, ha più l'aria di un pacchetto-regalo da parte della politica ad alcuni amici imprenditori. Un dono costoso, ovviamente pagato con i nostri soldi.

Note

[1] http://www.parlamento.it/leggi/01443l.htm
[2] http://isoladikrino.splinder.com/post/8594915/
[3] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2006/11_Novembre/14/treni.shtml
[4] Corriere della Sera, 9 febbraio 2007 - Allarme Fs, 5 miliardi o chiudono i cantieri
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2007/02_Febbraio/09/cantieri.shtml
[5] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2006/11_Novembre/17/ferrovie.shtml

lunedì 12 febbraio 2007

Scoppie di fatto

"Il non possum dei vescovi sulle coppie di fatto, quell'articolo pubblicato da Avvenire, lo considero alla stregua della lettera degli ambasciatori sull'Afghanistan. L'unica risposta è che noi non possiamo accettare lezioni nè sulla politica estera nè sui diritti delle persone". [1]

Le parole di Romano Prodi sembrano confermare quell'aria di tensione che si respira in Italia da quando è iniziato il dibattito sui pacs. Si tratta di estendere alcuni diritti anche a chi convive e non è sposato, come la reversibilità della pensione, l'assistenza sanitaria e la successine in caso di affitto. [2] Normalissimi diritti "civili", per l'appunto, che qualsiasi paese che si definisca tale dovrebbe avere.

Tutto sommato non è nulla di scandaloso, se si pensa che il giovane Zapatero ha di colpo introdotto il matrimonio omosessuale e che le Unioni di fatto sono riconosciute in quasi tutti i paesi europei e in tutti i "big", come Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, e tutti i paesi del nord. Senza regolamentazione restano solo in pochi tra i quali Liechstein, Irlanda, Grecia, e i paesi dell'est. [3] L'Italia, diciamo la verità, ci stona parecchio.

E' però curioso scoprire che questi diritti al momento li hanno solo i giornalisti e in modo più esteso i parlamentari.[4] Come e perchè al resto dei cittadini siano negati non si sa.

Nel nostro paese le opinioni del Vaticano mettono paura a tutti i politici alla ricerca dei preziosi voti della Chiesa, sempre più determinanti viste le ormai sottili differenze nelle vittorie elettorali.

Eppure nel bel programma elettorale con cui l'Unione ha vinto le elezioni, ma che già sembra caduto nel dimenticatoio dei vari partiti di governo, leggiamo: "L'Unione proporrà il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un'unione di fatto, non è dirimente il genere dei conviventi nè il loro rientamento sessuale. Va considerato piuttosto, quale criterio qualificante, il sistema di relazioni (sentimentali, assistenziali e di solidarietà), la loro stabilità e volontarietà."

L'opinione della Chiesa è legittima, come tutte. Ma è un opinione, non un fatto, e non si può quindi avanzare la pretesa di IMPORRE il proprio dogma a tutto un paese ricco di sfumature e idee diverse. Espressa la propria opinione si dovrebbe avere la cortesia di non interferire in eterno e con sempre maggiore aggressività. Non passa infatti giorno che non ascoltiamo in Tv o leggiamo sui giornali la dichiarazione di qualche alto vertice ecclesiastico che si oppone alle Unioni di fatto.

Una cosa elementare, che nessuno dei tanti commentatori sui mass media sembra cogliere, è che se un diritto civile non lede la libertà altrui, come è il caso dei Pacs, non dovrebbe avere nessun problema ad essere approvato dal parlamento. L'adozione è argomento diverso, perchè riguarda la vita di un altro essere umano, e quindi va approfondito prima di legiferare. Ma se una minoranza di italiani vuole stare insieme senza unirsi in matrimonio, non vedo come questo possa disturbare il resto della popolazione che ha deciso di sposarsi. E' cosi difficile? I vescovi e gli uomini di chiesa dovrebbero rendersi conto che il motto "o con noi o niente", valido durante il medioevo, non vale più, per nostra fortuna, e che le loro idee riguardano solo chi aderisce alla loro religione e riconosce le loro istituzioni.

E poi, siamo sicuri che gli italiani siano d'accordo con l'intransigenza della Chiesa? Secondo un recente sondaggio del Corriere [5] più della metà degli italiani sono concordi nel concedere diritti alle coppie di fatto, mentre restano scettici nel riconoscere alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie sposate. In ogni caso, il buonsenso dovrebbe portarci al rispetto di chi ha fatto una scelta diversa da quella della maggioranza, soprattutto se questa scelta non limita o arreca offese alla libertà altrui.

Proprio di questi giorni è la notizia che Bindi e Pollastrini hanno finalmente partorito (sarà un figlio illeggittimo?) la bozza di proposta, chiamata Dico, cioè "Diritti e doveri dei conviventi", e di cui ci parla il nostro amico TenderSurrender [6]. Ma già si profilano bocciature all'orizzonte, e penso che sia difficile passare il voto del Senato, con Mastella minaccioso e Rutelli perennemente indeciso.

In tutto questo acceso scontro, quello che trovo più squallido è la guerra delle parole: "aggiungiamo "rapporti solidali", togliamo "dichiarazione", aggiungiamo "consensuale", e così via, si assume davvero un tono tragicomico se si pensa alle tante coppie sposate che si odiano e a spesso si ammazzano pure, legati da un vincolo che non sanno più gestire e che sentono come un oppressione. Per non parlare dei tanti politici divorziati che predicano bene e razzolano male. Il matrimonio può essere una cosa bellissima, ma ciò non dovrebbe impedire ad altri di non seguire questo rito e vivere con almeno le minime garanzie.
Su una cosa però non ci sono dubbi: Politica e Chiesa sembrano sempre più una coppia, anzi, Scoppia di fatto.

Note

[1] http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp? comeFrom=rassegna¤tArticle=DE3EG
[2] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/01_Gennaio/29/arachi.shtml
[3] [http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_civile
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_civile_in_Italia
[5] http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=DDA2M
[6] http://isoladikrino.splinder.com/post/10901296/

venerdì 9 febbraio 2007

La Chiesa e gli Omo nel paese di Berlusconi

Pubblico questo articolo dell'amico T3nd3rSurr3nd3r sulla spinosa attualità dei Pacs. Buona lettura.

Ieri sera su Raiuno è andata in onda una puntata di Porta a Porta dove si è discusso del recentissimo disegno di legge, denominato DICO. Per chi non lo sapesse ancora DICO sta per "Diritti e doveri dei conviventi", la prima vera e propia legge italiana sulle unioni civili. In studio c'erano il ministro della famiglia Bindi e delle pari opportunità Pollastrini, i veri e propri fautori di questa legge, o meglio, coloro cui è stato affidato il compito di sintetizzare, a nome della coalizione di centro-sinistra, i diversi punti di vista. La morale è che nonostante sia stato varato un disegno di legge esso sembra molto lontano dall'essere approvato in parlamento.

All'interno della stessa maggioranza di governo ci sono delle divergenze incolmabili. Rutelli e Mastella nel ruolo dei paladini dei valori cristiani come già anticipatamente dichiarato non voteranno a favore della legge. Poi c'è la componente radicale della coalizione, comunisti in testa, scontenta per il compromesso con le tendenze più conservatrici. Infatti l'idea del ministro Bindi è sempre stata quella di perseguire una strada che accontentasse le parti , provocando un risultato che poco si discosta dall'attuale situazione giuridica prevista per le coppie di fatto.

Le proposte della Pollastrini e del ministro Pecoraro Scanio sono per questo motivo risultate più convincenti perchè di più ampio raggio; ad esempio il fatto di estendere questi diritti anche alle coppie omosessuali rappresenta un novità assoluta. I punti cruciali di questa legge riguardano le condizioni di vita, che evidentemente, una volta che questi soggetti sono tutelati giuridicamente al pari di una coppia sposata, tenderanno a un miglioramento sostanziale.
Dal testo di legge: "Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta, adozione, affiliazione, tutela, curate o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti e delle facoltà stabiliti dalla presente legge".

Finalmente l'Italia ha la sua legge sulle unioni civili..? Ma neanche per sogno.
Le pressioni della Chiesa sono note. Il problema che Dante già anticipava parecchi secoli fa nel De Monarchia, l'accostamento del potere temporale a quello spirituale è un problema italiano che chissà per quanto tempo il nostro paese si trascinerà dietro. E' prevista entro breve la conferenza episcopale che non mancherà di bacchettare il governo Prodi e le sue avventate e spregiudicate vedute sociali. Movimento che sarà strumentalizzato dall'opposizione di destra, dai baluardi della famiglia e dei suoi antichi valori che non potrebbero essere meglio rappresentati che dal capo forzista recalcitrante in privato...e giocoso in pubblico.

L'attacco alla famiglia è però soltanto una mera pagliacciata, perchè nei fatti esso non sussiste affatto. La legge tiene in considerazione soltanto la tutela di minoranze ben specificate, che in quanto diversità esse sono un bene che una società civile dovrebbe salvaguardare piuttosto che opprimere. Almeno questo è il mio concetto di società civile, forse troppo distante dai pensieri degli onorevoli deputati . Quanto alla chiesa e al suo punto di vsta, ma non era forse Gesù a dire frasi del tipo "difendiamo i più deboli" o "gli ultimi saranno i primi?".
Quanto questa chiesa incarna il vero messaggio divino di solidarietà e di aiuto nei confronti del prossimo ?

Eppure il mio punto di vista non è avulso da considerazioni più strettamente concrete: non credo all'adozione di un bambino da parte di una coppia omossesuale, o per lo meno faccio molta fatica a credere che un bambino possa crescere senza una madre e viceversa, ritengo i matrimoni gay a questo punto non necessari ai fini dell'adempimento dei loro diritti. Insomma cerco di stare coi piedi per terra, di non farmi trasportare da un eccessiva emotività idealista e irrazionale, ma il minimo che possiamo fare può essere fatto se solo lo Stato, una volte per tutte, rispondesse a se stesso e si facesse finalmente promotore dei principi laici che lo rendono indipendente e al di sopra delle parti.
Libera Chiesa in libero Stato, accipicchia...

T3nd3rSurr3nd3r

martedì 6 febbraio 2007

Posso scriverne soltanto

Innanzitutto mi scuso per i pochi articoli inseriti nell'ultimo periodo, ricco di avvenimenti che meriterebbero più di un commento. Purtroppo a causa di vacanze natalizie ed esami è stato difficile trovare il tempo, soprattutto se non si vuole scrivere la solita opinione personale: per questo ci sono già migliaia di blog, in cui ognuno dice ciò che vuole. Lo scopo del nostro blog è invece di analizzare le vicende italiane e del mondo soffermandosi sui fatti e sui dati reali, e ciò richiede tempo.
Nei prossimi mesi inizierò ad inserire articoli interessanti su vicende internazionali, come il terremoto politico che interessa l'america latina, e nazionali, sul teatrino politico e gli scontri tra governo e opposizione. Sto inoltre lavorando al dossier su Cuba, e prossimamente aggiorneremo un po' la grafica del blog per rendere il tutto più funzionale e interessante. Spero continuate a seguirci, e a diffondere questo blog che al momento ha ancora poche visite. Se avete suggerimenti, potete scriverci al nuovo indirizzo email:
isoladikrino@gmail.com

Saluto con affetto FakePlasticTree, che ci ha inviati un suo articolo, riflessivo, acuto e impegnativo, e per questo da leggere con attenzione. Buona lettura

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"ci sono tanti posti in cui sono stato...ma nessuno è come casa mia" (Lynyrd Skynyrd - All i can do is write about)

Bella affermazione che tutti vorremo ed, in buona parte, possiamo fare, (già è la buona parte che vuole e può) e se ci soffermassimo a pensare a chi la propria casa l'ha lasciata 10000 km fa imbracciando “armi e bagagli” famigerati, sperando di venire qui e raggiungere il desiderato benessere.
Un bel posto al sole, da migliaia di persone per isolato, che i barlumi di speranza li spegne piuttosto, perso com'è nel complicato intarsio di asfalto e cemento che ne rende l'aspetto come una reggia post-bellica.
L'ultimo esempio calza a pennello...
Una donna ed un infante sfollati con estrema accuratezza e metodo impeccabile: un bell'incendio nell'appartamento, che affaccia su una delle più trafficate vie del centro commerciale di Roma, nel nome della tanto caldeggiata evangelizzazione del tessuto sociale, attuata e riscontrabile in via Condotti e Piazza di Spagna passando per la periferia urbana.

Ma torniamo alla citazione iniziale, ricordando che una megalopoli ospita non soltanto cittadini stranieri ma anche una popolazione aborigena, la cui residenza ed il cui vivere è legittimato dal certificato di nascita; e perché al riguardo non soffermarci sul modo in cui conduce la propria esistenza chi a Roma, Napoli, Milano e Bologna c'è nato?

La loro vita sembra raffigurare il percorso tracciato dal volo del merlo che mi piace immaginare sempre tendente all'ascesa continua, poggiandosi ogni tanto per scrutare dall'alto il cammino giornaliero portato a termine, prima di spingersi nuovamente oltre il proprio limite precedente (e quello di tutti gli altri se possibile)... pieni di cose da fare, posti nuovi da conoscere, indaffarati all'assidua ricerca di una “posizione” più soddisfacente nel sociale (e non solo!). Una posizione che li rende liberi di prendere e lasciare in qualsiasi momento.

Le reti di amicizie protratte nel tempo si sa, sono quelle più valide, ma l'abitante della megalopoli può farne a meno!
Lui ha talmente tanto a disposizione per rinfarcire la serata, da poter mettere via senz' affanno l'unta e bisunta adolescenza, un ostacolo alla costante escalation in corso a cui non rimane che la soffitta, polverosa coltre per i ricordi da “una botta e via”.
Di integrazione in tutto questo non v'è traccia, alla metro quanto al mercato, ma allora viene da chiedersi: COME MAI il cittadino moderno va sempre più spesso nei ristoranti dal sapore esotICO, o alla bottega dell' etnICO?

Perché è giusto non privarsi di nulla, nell'ottica del tutto fa brodo; e se poi così facendo posso averne più di te, FIGURIAMOCI!!
Perché i rapporti umani sono accessori serali da dismettere come il buon vino che bevo alla salute del poverino che è rimasto indietro nella corsa ad accaparrare il possibile (Donne: voi non fate eccezione) ebbene si, è un melodramma dalle proporzioni gigantesche da contenere, persino per i discendenti di chi il mondo l'ha avuto in pugno per davvero: Roma “caput mundi”.
L' “aurea mediocritas” è forse un retaggio del passato? Che a questo scenario da “miseria e nobiltà” corrispondano realmente le nostre città, così amate oltralpe, oltre oceano e oltretutto, sogno degli universitari fuori sede e vanto di chi la sera vi fa ritorno a casa "da mammà"?

Non vi resta che scendere in strada e constatare con i vostri stessi occhi, perché Ognuno, è risaputo, da vita alla PROPRIA verità;
detto questo permettetemi, in questo caso, di dissentirne, sentendo quanto ho descritto un po' più vero di quanto possa trarne l'umana vista ingannatrice.

FakePlasticTree