lunedì 1 novembre 2010

Elezioni USA di metà mandato - Il giorno dopo

Ho deciso di tradurre e condividere questo articolo di Robert Jensen, professore di giornalismo all'Università del texas, dal titolo "Elections, the day after", pubblicato sul portale Znet. Buona lettura.


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Il 2 novembre sta per diventare un grande giorno per la nostra vita politica.

Ma il 3 novembre sarà ancora più importante.

Nel giorno delle elezioni di medio-termine, gli elettori sceglieranno tra candidati con differenti posizioni sul tema dell'assicurazione sanitaria, il ritiro dall'Afghanistan, i livelli di CO2 che causano il riscaldamento globale. I politici che mandiamo negli uffici del potere esecutivo e legislativo prenderanno - o eviteranno di prendere - decisioni importanti. Il nostro voto conta.

Ma il giorno delle elezioni non si può considerare il momento più importante del nostro impegno politico. I cambiamenti radicali necessari a produrre una società giusta e sostenibile non sono sul tavolo dei politici del Partito Repubblicano o Democratico; ciò significa che i cittadini devono impegnarsi in un attività politica radicale che continui dopo le elezioni.

Uso il termine "radicale" - che ad alcuni potrebbe sembrare estremo o addirittura anti-americano - per sottolineare l'importanza di parlare chiaramente dei problemi. In un'arena politica dove il "Partito del Te" (Nda: Tea Party, un movimento conservatore nato nel 2009 negli USA per chiedere il taglio delle tasse) afferma di difendere la libertà, e dove i centristi Democratici sono considerati socialisti, i concetti importanti degenerano in slogan e insulti che confondono invece che chiarire. Col termine radicale dunque io intendo innanzitutto una politica che va alla radice e critica quei sistemi di potere che creano l'ingiustizia nel mondo, in secondo luogo un'agenda politica che offre delle proposte intese a cambiare tali sistemi.

In precedenti saggi che riguardavano l'economia, l'impero e l'energia[1], ho affermato che i dibattiti politici elettorali sono solo dei diversivi rispetto ai problemi reali, perché nell'informazione di massa non è possibile parlare delle vere cause di questi problemi e cioè: il capitalismo, che produce un'oscena ineguaglianza; i tentativi degli Stati Uniti di dominare il globo violando i più profondi principi morali; l'assenza di fonti energetiche accessibili e sicure in grado di sostenere l'opulento stile di vita del Primo Mondo.

Perché i politici non si impegnano a risolvere tali problemi? Parte della risposta è nel fatto che le campagne elettorali e i partiti politici sono finanziati principalmente da chi possiede la ricchezza e ha dunque interesse a mantenere quel sistema che gli ha permesso di arricchirsi. [2]
Un altro fattore cruciale è l'ideologia che pervade la società; persone che sono state soggette per decenni ad un'intensa propaganda che ha cercato di far sembrare il capitalismo predatorio, e la dominazione imperialista degli USA, come un fenomeno naturale e inevitabile.

I risultati di questi sistemi economici e politici sono che il 20% della popolazione degli Stati Uniti controlla l'85% della ricchezza nazionale (Nda: in Italia il 25% della popolazione detiene il 71% della ricchezza)[3]
 e che metà della popolazione mondiale vive in completa povertà. Nulla di tutto ciò è naturale o inevitabile. Questa diseguaglianza è il prodotto di scelte umane che portano benefici ad una ristretta elite di persone e distribuiscono le briciole di questa ricchezza alle classi medie e lavoratrici. Questa situazione è il prodotto di politiche che sono state scelte consapevolmente, e che possono essere scelte in modo diverso.

Poiché queste questioni cruciali non rientrano nell'agenda politica dei due partiti dominanti che si sfideranno il 2 novembre, dobbiamo tutti impegnarci per un'agenda politica radicale il 3 novembre. Il primo passo è di costruire e rafforzare sia le istituzioni locali che nascono dal basso e che possono lavorare in modo indipendente dal potere, sia le reti di solidarietà sociale che saranno necessarie per sopravvivere al logorio dei sistemi in cui viviamo oggi.

Per questo lavoro, non rivolgetevi ai capi aziendali che assumono e pagano i politici. Guardate, piuttosto, alla persona che è seduta al vostro fianco.



Note (mie)

[1] I saggi, in lingua inglese, sono disponibili ai seguenti indirizzi:
http://www.utexas.edu/know/2010/10/07/jensen1/
http://www.utexas.edu/know/2010/10/14/jensen2/
http://www.utexas.edu/know/2010/10/21/jensen3/

[2] Per informazioni complete sui finanziamenti dei partiti e delle campagne elettorali statunitensi, consultate il sito: http://www.opensecrets.org/index.php

[3] Per approfondire l'argomento:
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td04/td501_04/td501
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=87359
Secondo l'OCSE la diseguaglianza nel nostro paese è inferiore solo a Messico, Turchia, Portogallo, Stati Uniti e Polonia.

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