domenica 29 novembre 2009

Sanità: finchè la barca va...

sanita

Checchè ne dicano i bolognesi, la sanità in Emilia Romagna funziona bene. Le famiglie emiliano-romagnole, tolta l'onnipresente evasione ed altri fattori, pagano le tasse come le famiglie calabresi o campane. Ma mentre negli ultimi due casi andare in ospedale richiede una forte dose di pazienza e fede (sarà per questo che la religione è molto più diffusa al sud?), qui nella grande maggioranza dei casi significa essere assistiti da medici di alto livello, gratuitamente, in strutture decenti. Insomma, la normalità per un paese che possiede un sistema sanitario nazionale (SSN) pubblico e universale, quindi aperto a tutti senza differenza di reddito, status, etc e finanziato dalla fiscalità generale.
Troppo spesso ce ne dimentichiamo finchè non capita a noi o ad un familiare, ma andrebbe ricordato che il nostro SSN ci permette di restare in ospedale ricoverati anche 2 mesi, essere sottoposti ad esami di ogni tipo, seguiti da un'intera equipe di medici, essere sottoposti ad interventi chirurgici costosissimi, il tutto senza pagare un euro dal momento in cui si entra al momento in cui si esce. Abbiamo una buona rete di medici di famiglia, che fanno il possibile, e altri servizi. Per gli esami ambulatoriali compartecipiamo alla spesa con il ticket, che però è progressivo e tiene conto del reddito. Insomma, nessuno è lasciato in mezzo alla strada. Il risultato è uno dei sistemi sanitari migliori del mondo secondo le classifiche internazionali.

Certo. La prima enorme deficienza risiede nella differenza abissale tra Sud e Nord italia. La seconda in una certa quantità di risorse sprecate che potrebbero essere ottimizzate parecchio. La terza in un sistema che non è sempre in grado di reggere il numero di richieste, portandosi dietro lunghissime file d'attesa. La quarta in un sistema di convenzioni con i privati che, è documentato, spesso porta ad enormi sprechi di denaro pubblico a favore delle tasche dei privati.

Le soluzioni non sono semplici, e non è il caso di occuparsene qui. Ma una riflessione sorge spontanea: perchè ogni regione deve avere un proprio sistema sanitario? Se proprio non vogliamo tornare ad un modello standard per tutti, perchè almeno non innescare un sistema di dialogo, virtuoso e trasparente, tra i vari sistemi?
Un esempio. Quando mi trovo in Campania fare un semplice esame, mettiamo una visita oculistica, mi richiede due operazioni di base.
a) prenotare la visita, posso farlo solo recandomi fisicamente all'ASL e facendo la fila. Se non ho l'auto devo usare i mezzi pubblici che nel migliore dei casi triplicano i tempi di spostamento. Non ho possibilità di prenotare per altre strutture.
b) pagare il ticket: idem
Ovviamente non ovunque funziona così, ma in certi paesi sì.

Quando mi trovo in Emilia-Romagna le stesse operazioni posso farle in questo modo:
a) prenotare: posso scegliere tra la farmacia sotto casa, i centri CUP (Centro Unico di Prenotazione) negli ospedale e nelle asl, fare tutto telefonicamente o, per alcuni esami, online. 4 possibilità diverse.
b) pagare il ticket: è possibile pagare in farmacia e nei centri CUP. Da qualche tempo è anche attivo un sito internet che permette di pagare online con carta di credito, scaricare la ricevuta e stamparla.
Il sito è https://www.pagonlinesanita.it/ ed è attivo solo per la regione Emilia-Romagna.

Stesso paese, l'Italia, due giornate completamente diverse per fare la stessa cosa. E' possibile andare avanti così? Perchè al sud non c'è l'abitudine di lamentarsi e pretendere servizi più normali? Spesso perchè non si ha la coscienza di come le cose funzionano al di fuori del proprio paese. Speriamo che questi, ed altri esempi, possano aiutare amministratori e cittadini.

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