mercoledì 26 luglio 2006

Il tassista Bersani

Prima di passare all'articolo, una breve nota di redazione.

Dopo mesi di esami universitari, anche i membri della redazione vanno in vacanza per qualche mese. Come avete già potuto constatare nei giorni scorsi, non assicuriamo un "servizio" regolare, dipende come sempre da impegni, relax ed ispirazione! Un po' di tregua per ricaricarsi e tornare con nuovi articoli (ci auguriamo anche interessanti) non guasta mai. Insomma, continuate a seguirci per avere un punto di vista diverso e un po' più approfondito su quello che succede in Italia e nel mondo. Un compito tutt'altro che facile, ma che cerchiamo di portare avanti. Grazie.


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I tassisti si stanno mostrando comunisti, statalisti, e altri attributi di categorie solitamente odiate da Berlusconi e la sua coalizione. Ma la maggioranza di loro sembra votare da sempre la destra. Il decreto sulle “liberalizzazioni”, che in realtà tali non sono, si inquadra secondo quasi tutti i commentatori in un provvedimento tipicamente di destra. Ma è stato varato dal Ministro delle Attività Produttive, Pierluigi Bersani, del partito dei Democratici di Sinistra, appartenente al governo Prodi.
Che succede dunque?

A me non interessa se il decreto varato è da destra o da sinistra, se è comunista o liberale. A me interessa conoscerne i contenuti e gli effetti, e sapere che le disposizioni introdotte siano eque e favoriscano i molti e non i pochi, e soprattuto non chi già vive al di sopra della soglia media di ricchezza. Come sempre accade, i media hanno alzato un polverone sulle proteste delle categorie “colpite” e ci hanno inondati di dichiarazioni dei politici di ogni schieramento. Peccato che in mezzo a questa grande confusione si sia capito poco e male di cosa si stava parlando.

La cosa che di sicuro tutti gli italiani sanno è che ai tassisti il decreto non è piaciuto. Non è trascorso un giorno senza che i tg ci mostrassero file di taxi in sciopero, città bloccate sotto il sole, folle di uomini assediare i palazzi del governo, cartelli di protesta contro il ministro e il governo. Pochi sanno che queste giornate di sciopero e disagi sono illegali, non rispettano né le normative della legge sugli scioperi[1] né il codice penale e comportano il blocco di un servizio pubblico. Se altre categorie di lavoratori avessero fatto scioperi senza regole probabilmente si sarebbe levato un coro di accuse, contro i “comunisti che pensano solo a scioperare”, mentre con i tassisti regna il silenzio e poche lamentele. Privilegi di categoria? Forse...

La cosa migliore da fare è affidarsi alla propria testa, impiegare 10 minuti del proprio tempo e andarsi a leggere il testo del decreto, evitando di impantanarci in commenti e polemiche infinite. Il decreto di cui stiamo parlando è il numero 223 del 4 luglio 2006, ed il testo completo diviso in articoli è disponibile sul sito della Gazzetta Ufficiale.[2]
Il testo naturalmente non riguarda solo i tassisti, ma introduce molte semplici regole che a mio parere rappresentano una manovra positiva e intelligente, che vuole migliorare le condizioni di chi consuma, cioè tutti noi, e non comporta molte spese. E soprattutto coraggiosa. Le accuse mosse a Bersani sono del tipo “non hai toccato i privilegi delle categorie di sinistra, di chi vi ha votato”. Accuse senza molto senso, perchè un decreto non può scombussolare mezza Italia in un colpo solo, ma agisce per gradi. Prima o poi toccherà anche alle categorie “di sinistra”, che anzi verranno probabilmente colpite molto più pesantemente con la Finanziaria del ministro Padoa Schioppa. Riporto infine a risposta di Bersani, molto concludente: “Quanto all’accusa di difendere i nostri interessi, di non essere intervenuti su settori tradizionalmente vicini a noi, voglio osservare due cose. La prima: cerchiamo di non dire che c’è una sinistra che mantiene garanzie e privilegi di chi la vota. Sennò sembra che, poveri i notai, mentre gli operai stanno bene!”

Lasciamo le polemiche, e vediamo molto in breve alcuni articoli del decreto, a mio parere positivi:
- art.3: è possibile negoziare il compenso dovuto ad un libero professionista, in base al risultato della prestazione.
- art.5: i farmaci da banco saranno venduti nei supermercati, ma è comunque richiesta la presenza di un laureato in farmacia.
- art.6: il tanto discusso articolo sui tassisti. Innanzitutto, lascia spazio al Comune che può quindi organizzarsi a seconda delle esigenze e aumentare il numero di licenze vendibili.[3] Il danno che i tassisti hanno denunciato (acquistare una licenza è costato molto ai tassisti attualmente in servizio e l'introduzione di nuove diminuisce il valore delle licenze attuali) è ammortizzato fatto che il ricavato delle nuove licenze viene redistribuito tra tutti i tassisti.
Dopo le proteste si è giunti ad un accordo, quindi probabilmente subirà modifiche prima dell'approvazione.
- art.7: il passaggio di proprietà non richiede più l'atto di un notaio (a pagamento), e si può effettuare gratuitamente nel proprio Comune.
- art.9: introdotto un nuovo sistema di rilevazione dei prezzi per frutta e verdura, per combattere la speculazione sui prezzi e monitorarne le variazioni.
- art.10: le Banche devono comunicare al cliente eventuali modifiche alle condizioni del contratto, e il cliente può decidere di chiudere il proprio conto senza nessuna spesa aggiuntiva. Si mette fine ad un assurdo strapotere delle banche a danno del consumatore.
-art. 14: introdotte nuove misure per rafforzare gli organismi di controllo antitrust.
Altre modifiche riguardano un primo passo verso la lotta all'evasione fiscale, punto importante contenuto nel programma del governo e che spero venga affrontato con decisione e non come al solito con le chiacchiere.

Il ministro Bersani ha secondo me espresso dei pensieri molto corretti riguardo alcuni questioni di “principio”, in un intervista al Foglio[4] di cui riporto il pezzo più significativo: “E’ un po’ di anni che, rispetto al centrodestra, osservo un fatto paradossale. Per ragioni storiche la destra italiana è più legata al corporativismo, allo statalismo e al monopolio. Per altrettante ragioni storiche la sinistra, a dispetto di tanto statalismo d’importazione che ci arrivò dall’Unione Sovietica, ha delle origini profonde che sono più nel radicamento sociale di mercato.[..] Quando io dico che liberalizzare è di sinistra intendo questo. Mentre quell’atteggiamento da ‘vorrei ma non posso’ che un po’ si osserva in questa fase è di destra, e dipende naturalmente anche dal legame con Silvio Berlusconi e con il conflitto d’interessi. Dove sono i liberali in Italia? In Spagna c’è stato, con Aznar e le sue liberalizzazioni, un centrodestra riformatore. [..] se noi superiamo questa battaglia entriamo in un clima nuovo e facciamo passare il principio che cambiare si può. Da questa cosa può derivare la consapevolezza anche a sinistra che sia possibile farsi guidare da un governo che non è conservatore in nessun campo.”
In un più recente comunicato ha inoltre manifestato una chiara volontà di andare avanti, e cavalcare l'onda delle “liberalizzazioni”, agendo su settori come l'energia. Su questi aspetti non sono d'accordo, perchè credo che servizi come questi debbano essere garantiti dallo Stato nel modo più efficiente possibile, e non entrare nel gioco della corsa al profitto del mercato. Comunque, attendiamo come sempre di poter toccare con mano i documenti, prima di giudicare.

Tra scandali calcistici, vittorie ai mondiali e ben più importanti crisi mediorientali, forse il nostro paese sta per conoscere (se il decreto verrà convertito in legge dal Parlamento) una prima ma efficace forma di rispetto per una categoria che, trasversalmente da destra a sinistra, è stata fin troppo sfruttata: i clienti-consumatori. Finalmente?

Note

[1] http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00083l.htm
[2] http://www.gazzettaufficiale.it
[3] http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/cronaca/taxi-protesta1/accordo-roma/accordo-roma.html
[4] http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=28746

 

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