venerdì 20 ottobre 2006

Il giornalismo dello spettacolo

Forse una centralina elettriche esplosa, forse un tamponamento, forse un semaforo rosso non rispettato, forse...tutta Italia si sta chiedendo cosa abbia causato il terribile incidente nella metropolitana di Roma. [1]
In questi giorni da sotto le lamiere del convoglio sta fuoriuscendo un polverone di notizie, anticipazioni, commenti, dibattiti, pareri di esperti di ogni tipo sulle dinamiche misteriose dell'incidente, riversate ad ogni ora e su tutti i canali televisivi, senza eccezioni. Una copertura mediatica eccezionale che, oltre ai consueti speciali dei TG, ha interessato tutta una serie di trasmissioni che non hanno perso tempo a speculare soprattutto sui particolari più raccapriccianti. Domande ridicole ai sopravvissuti, come “hai pensato di morire”?

In questa folle e insensata corsa vince chi prima arriva, chi prima può vedere da vicino i feriti ed il sangue, chi può vantare di essere stato presente e poter raccontare la tragedia ai microfoni dei giornalisti, mentre il resto d'Italia ascolta affamata di particolari, forse poco sensibile alla tragedia ma molto recettiva al suo spettacolo. Si, perchè un incidente così come è raccontato in questi giorni non è che uno spettacolo, una diretta di cattivo gusto; stamattina sul sito di Repubblica vi era addirittura una foto del recupero degli oggetti smarriti.
Abbiamo davvero bisogno di sapere tutto ciò? Di sapere che “qualcuno perde sangue dalla testa, altri meno gravi hanno preso colpi in testa, o agli arti e alle gambe”[2], oppure che molte persone sono incastrate tra le lamiere e soffrono, o che “Un cadavere è stato estratto dalle lamiere.“?[2]

No, io non penso che un giornalismo serio e una televisione moralmente più responsabile abbiano bisogno di trasformare un incidente in uno show, in un dibattito da salotto. O peggio, nelle solite polemiche italiane, come quella riportata dai giornali di stamattina sulla accusa di Sandro Curzi, consigliere del Cda, ai ritardi del servizio informativo Rai, battuto sul tempo da Sky. Stare lì a contare quanti minuti prima gli operatori Sky erano sul posto mi sembra davvero troppo. Purtroppo nel giornalismo spesso il rispetto per il dolore dei coinvolti e dei loro familiari è superato di gran lunga dalla "necessità" di fare audience.

La politica poi, non si smentisce mai. Ad aprire le danze stavolta sono stati Storace e Alemanno, esponenti di Alleanza Nazionale, che hanno accusato il sindaco di Roma di non essersi interessato in tempo della sicurezza dei trasporti pubblici. [3] Lo squallido scontro politico si è poi esteso alle coalizioni, mettendo ancora una volta alla luce la pochezza morale dei nostri politici, che non esitano di fronte a nulla pur di farsi pubblicità e lanciare calunnie gratuite.

In Italia abbiamo una pessima abitudine: aspettiamo sempre che succeda un incidente per attivarci e migliorare gli standard di sicurezza. Ogni tanto, come in questa occasione, ci si inizia a lamentare che si poteva prevenire, che se quel componente elettrico non fosse stato difettoso non sarebbe accaduto nulla, e altri mille se. Tutti discorsi che finiscono puntualmente nel dimenticatoio dopo pochi mesi.
Certamente la colpa principale è della politica, basta pensare alle autostrade, un servizio pubblico dato poco felicemente in concessione ad un privato su cui però dovrebbero vigilare i nostri rappresentanti politici. Le nostre autostrade, soprattutto in alcuni tratti tristemente famosi, sono di una pericolosità inaudita, e causano migliaia di morti ogni anno. Perchè i signori Storace e Alemanno hanno accusato il sindaco di Roma (che avrà anch'egli le sue colpe)[3] ma in 5 anni di governo non hanno fatto pressioni per migliorare la viabilità della Salerno-Reggio Calabria, tanto per dirne una? Il loro ex-collega Lunardi, come sappiamo, era troppo intento ad aprire grandi cantieri (senza soldi) che a migliorare le infrastrutture. Le responsabilità sono un po' di tutti, e le polemiche di questi giorni sono solo strumentali.

La sicurezza è nelle nostre mani, perchè chi deve controllare solitamente è una singola persona e non può o non vuole svolgere il suo lavoro in modo efficiente. Magari non c'è abbastanza interesse economico per controllare, e quindi si lasciano degradare le cose. Così non funziona, basta guardarsi intorno nel proprio piccolo per accertarsene.

Io penso che se vogliamo davvero un cambiamento concreto dobbiamo prendere noi in mano le redini della nostra sicurezza, e responsabilizzarci, come già avviene in altri paesi europei.

La strada del proprio comune è piena di buche e costituisce un pericolo? Il ponte vicino casa ha fondamenta vecchie di 100 anni? Non aspettiamo che succeda l'ennesimo disastro, prendiamo in mano la situazione e segnaliamo a chi di competenza. Si potrebbero creare dei gruppi cittadini in ogni comune, per far valere con più forza le proprie richieste, e soprattutto far pressione sui politici affinché mantengano le promesse. Sarebbe sicuramente un buon inizio.

Mi farebbe piacere ascoltare il vostro parere su questa soluzione, e se possibile sentire l'esperienza di qualcuno impegnato su questo fronte, magari proprio in un gruppo cittadino.

Note

[1] http://www.ansa.it/main/collezioni/maincollection/awnplus_italia/2006-10-17_117955.html
[2]http://www.repubblica.it/
[3]http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/10_Ottobre/18/fallai.shtml

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