lunedì 15 gennaio 2007

Welby, l'ultimo saluto

In un commento sul Corriere del 15 dicembre si parlava di Mina Welby, "la moglie, l'infermiera, l'ombra. Fotografata di striscio di sbiecio, di spalle, mai un ritratto di fronte. Mina si merita che per una volta almeno, si parli di lei". Finora non ho mai commentato il caso Welby, perchè pensavo e penso tuttora che nessuno di noi abbia il diritto o sia in condizione di dire ad un uomo con una grave distrofia muscolare progressiva cosa può o cosa non può fare. Forse a tanti commentatori farebbe bene rileggere le sue stesse parole: "Io ho raggiunto l'ultimo stadio: respiro con l'ausilio di un ventilatore polmonare, mi nutro di un alimento artificiale (Pulmocare), parlo con l'ausilio di un computer e di un software.".[1] Welby ha scelto di morire e non "vivere" dipendendo da una macchina. Questa è stata la sua scelta, più o meno condivisibile, ma ritengo assolutamente giusto che sia stata rispettata.

I politici, la Chiesa e tante altre autorità avrebbero dovuto tacere, o parlare con rispetto e modestia. Invece il tutto si è trasformato in uno scontro, in questo paese di "italiani brava gente", dove però ogni occasione è buona per imbastire un teatrino. Per quanto mi risulta Prodi non ha mai risposto alla lettera di Welby, e non è stata una bella cosa.

L'Ingerenza della Chiesa nel caso Welby è stata a mio parere terribile, frutto di una contraddizione immane. "Nessuno può decidere di dare la vita o la morte a suo piacimento, solo Dio" tuonavano in coro le cariche ecclesiastiche. Senza rendersi conto che essi stessi stavano ammettendo di avere questa facoltà. Hanno lasciato intendere, nemmeno troppo implicitamente, che solo la Chiesa ha questo diritto e può dettare legge nel mondo degli uomini, decidendo chi può e chi non può morire, chi può e non può soffrire.

La posizione della Chiesa in questo caso ha dimostrato una buona dose di arroganza e ottusità, volendo intervenire prepotentemente sulla decisione di una persona libera, atea e cosciente. Non c'è da meravigliarsene troppo in fondo, dal momento che la storia della chiesa ha più volte oscurato e ingnorato il termine "libertà", condannando a priori e senza logica chi sfidava la visione del mondo religiosa. Ma dopo la richiesta di perdono da parte di Papa Wojtila[2], nel 2007 ci si aspetterebbe un po' più di apertura.

Penso sia giusto introdurre il testamento biologico,in modo che ogni persona sia libera di scegliere se vivere o morire nel momento sfortunato in cui si trovi a dipendere da una macchina. E' giusto che uno stato laico dia il diritto a chi non crede o a chi appartiene ad un altra religione di scegliere, scegliere autonomamente e senza condizionamenti. La scelta è libertà; perchè ai politici che ipocritamente fanno della libertà una bandiera non viene mai in mente?
La chiesa, sicuramente in buona fede, crede di avere l'autorità di dettare e imporre la propria legge e i propri insegnamenti a tutti, anche ai non appartenenti alla religione cattolica. Pur essendo ateo condivido molti insegnamenti della religione cristiana, molti principi che se applicati ognuno nel proprio intimo, sicuramente migliorerebbero la qualità della nostra società. Ed è innegabile che il cristianesimo ha profondamente influenzato la nostra storia, nel bene e nel male. Ma l'imposizione e la pretesa di avere ragione su qualsiasi tema etico è una cosa non tollerabile. Sia esso l'aborto, l'eutanasia, l'omosessualità, la ricerca sulle cellule staminali o i famigerati pacs.

Capisco la paura della Chiesa quando il papa dichiara che "i pacs costituiscono una minaccia per la struttura tradizionale della famiglia"[3]. Ma queste posizioni si basano sul presupposto che la concezione cattolica di famiglia fondata sul matrimonio sia l'unica ed assoluta. Sono concezioni dogmatiche, fisse per definizione.
La società umana invece è mutabile ed evolve, e dibattiti su questi argomenti sono obbligatori per venire incontro alle nuove esigenze.
Sono temi sociologici, su cui la Chiesa ha il diritto di esprimere la propria idea, ma senza voler imporre la propria visione.
Sono d'accordo con la Chiesa su alcuni temi delicati, e penso che non bisogna assecondare qualsiasi nuova richiesta da parte della società civile senza prima riflettere bene su tutte le conseguenze, come la possibilità per le coppie gay di adottare bambini. Ma sono convinto che bisogna discuterne in modo aperto ed essere pronti a cambiare la propria posizione, cosa che per quanto visto e sentito finora risulta spesso molto difficile. Fose un giorno persone come Welby non dovranno soffrire due volte inutilmente.

Note

[1] http://www.lucacoscioni.it/node/1776
[2] http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo250597.shtml
[3] http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=62398

2 commenti:

  1. Per i Pacs si tratta di concedere alle coppie di fatto alcuni diritti che spettano alle coppie sposate. Come la possibilità di assistenza sanitaria in caso di malattia, di aprirsi un mutuo , dei conti bancari etc..Invece la questione delle adozioni non è assolutamente trattata del progamma dell'unione, si sta facendo molta confusione a riguardo e il governo farebbe bene a chiarire la natura dei diritti da concedere alle coppie di fatto.

    Diritti a mio parere sacrosanti.


    t3nd3r surr3nd3r

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  2. Concordo con te caro collega.

    Questo governo è incapace a comunicare, e sembra che lo faccia quasi volontariamente.


    Mai come ora i due schieramenti sembrano giocare e recitare in un comodo teatrino, l'uno dando opportunità all'altro di attaccarli su cose futili e non sui contenuti.


    Spero di sbagliarmi...

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