giovedì 19 aprile 2007

Prodi Sensei

Il Giappone è forse lo stato simbolo della modernità, dell'efficienza, della corsa continua all'innovazione tecnologica, di una industria sempre pronta a finanziare e sfruttare le scoperte della ricerca scientifica.
Un paese che dopo aver perso milioni di suoi cittadini durante la seconda guerra mondiale, ha reagito con forza mettendo al bando concretamente, e non con le chiacchiere come nel nostro paese, la guerra; l'articolo 9 della costituzione è dedicato completamente alla pace, e afferma che "il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra come diritto di ogni stato sovrano e all'uso della forza e della minaccia come mezzo per risolvere le dispute internazionali. Al fine di rispettare questo scopo, non saranno mantenute forze terrestri, aere e navali, così come ogni altro potenziale bellico". Parole che dovrebbero servire da esempio per la nostra Costituzione, ricca di principi quasi mai rispettati.

Il Giappone non è un paese perfetto, ha tanti difetti come la sfrenata corsa alla produttività che comporta numerosi problemi sociali tra i lavoratori, che le cronache spesso ci descrivono come inquadrati, disciplinati e per questo sofferenti, sempre pronti a sacrificare la loro sfera privata per l'azienda.

Il nostro presidente del consiglio, Romano Prodi, in questi giorni è in visita ufficiale proprio in Giappone, dal quale continua a seguire il telefilm semi-comico a puntate made in Italy, "il partito democratico".

Qualche giorno fa, il 17 aprile, era all'università di Tokyo a parlare agli studenti che, chissà per quale motivo, erano interessati al partito dell'Ulivo. Prodi ha illuminato la platea spiegando che "l'obiettivo era quello di mettere insieme le forze riformiste che avevano una diversa origine e fino ad allora erano diverse tra loro. E per questo volevamo creare un grande partito di Centrosinistra".
Agli studenti, già piuttosto divertiti dai racconti della partitocrazia italiana, il professore non ha risparmiato la spiegazione sul forse nascente partito democratico: "Nei prossimi giorni ci sono i congressi dei nostri due più grandi partiti, che si sciolgono per unirsi.[...] Parte una grande avventura che si misura con il Paese non contro i partiti, ma oltre i partiti, anche perché gli stessi partiti lo hanno voluto così ampio ed esteso".

Cosa? Partiti che si sciolgono per unirsi. Poveri giapponesi, chi prova a spiegargli cos'è il partito democratico? Chi ha il coraggio di dirgli che in Italia gli anziani della politica stanno febbrilmente lavorando per creare il partito "del futuro", una creatura dai contorni ancora sfumati? Settantenni che progettano un futuro che non vedranno mai. Un partito che si professa come nuovo, ma è già vecchio prima di nascere, e rappresenta solo un nuovo calderone in cui troveremo i politici che hanno già fatto abbastanza danni all'Italia per decenni.

I giovani universitari di Tokyo avrebbero difficoltà a capire il "Bel Paese" e la nostra comica classe politica, considerando inoltre che il loro primo ministro, Shinzo Abe, con i suoi 53 anni è un giovincello se paragonato ai 68 di Prodi e ad altri matusalemme che dominano la scena politica.

Quando si dice "Il lontano Oriente", in tutti i sensi.

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