sabato 31 maggio 2008

Reato di clandestinità? Non Pervenuto (parte 2)

Continuiamo l'analisi sul reato di clandestinità, iniziato qualche giorno fa. Come promesso, oggi "Vedremo perchè la strada scelta non solo non risolverà il problema, ma sarà controproducente e comporterà anche un costo per tutti i contribuenti."

Le argomentazioni a supporto di questo scenario le voglio affidare ad un articolo del procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, già autore del libro "Toghe Rotte", dove spiega al cittadino qualunque perchè in Italia il sistema giudiziario non funziona, e perchè l'impunità è la norma.

















(La Stampa - 26 maggio 2008)

Riassumo i punti principali.

Se oggi l'espulsione è un atto amministrativo, che quindi potrebbe essere affidato ai sindaci (come già chiesto da molti), ai prefetti o ai questori, dopo il decreto diventerà un atto giudiziario, e quindi la competenza passerà al sistema giudiziario. Una macchina già lenta e in difficoltà, che rischia di implodere. Anche l'Associazione Nazionale Magistrati ha espresso questo timore.

I costi del decreto saranno enormi: basti pensare che per ogni processo ad un immigrato servirà mobilitare un Pubblico Ministero, un giudice, due segretari, vari poliziotti e la Polizia penitenziaria, un funzionario amministrativo, e ovviamente un interprete. Moltiplicate questo per il numero di immigrati clandestini, e avrete una misura di quanto costerà il tutto, ammesso che la macchina non si inceppi prima.

L'efficacia è il punto più scandaloso. Nello scorso articolo avevo fatto questo esempio: "E' come se parlassimo di cani randagi e scrivessimo una legge sui gatti". Perchè?
Semplice, basta leggere il testo del decreto: "Lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del Testo Unico è punito etc etc...".
Quindi, gli immigrati clandestini già presenti in Italia non saranno considerati nel reato, ma solo quelli che entreranno in futuro. Che ovviamente si metteranno al riparo dichiarando che erano già presenti in Italia prima del 2008, e sarà difficile provare il contrario.

Insomma, studiando a fondo il problema vediamo che la realtà è ben diversa dalla percezione diffusa dai mezzi di informazione, che hanno lasciato intendere che tutti i clandestini saranno perseguiti; ancora una volta la macchina sforna propaganda, più che di verità.

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