lunedì 13 marzo 2006

Il gioco delle elezioni

Non vi dirò chi voto, o chi votare (per ora? ..). Penso infatti che il compito di chi fa informazione e divulga fatti, notizie e opinioni, sia di fornire strumenti e metodi di ragionamento con cui poi ogni individuo, nella migliore autonomia possibile, possa giungere alle proprie conclusioni e seguire le proprie preferenze.
Tra le basi di un regime democratico una delle caratteristiche fondamentali è proprio il momento elettorale, che si affianca ad altri caratteri come il rispetto dei diritti civili e politici, l'indipendenza della magistratura e il pluralismo della società.
L'elezione infatti è il mezzo con cui il cittadino può valutare il rendimento che un governo ha avuto durante un certo periodo di tempo, 5 anni nel caso italiano, e in base ad un operato più o meno efficiente, decidere se rinnovare la sua fiducia o dare il suo voto ad un altro governo.

Nei testi di scienza politica spesso gli autori che espongono le proprie teorie sui regimi democratici trascurano un elemento a mio parere cruciale, e cioè il modo in cui l'elettore riceve informazioni sull'operato del governo e sui risultati conseguiti durante i 5 anni di legislatura; si dà per scontato, quasi fosse una cosa naturale e ovvia, che il cittadino abbia accesso in modo chiaro e trasparente alle decisioni che i rappresentanti, da lui votati, prendono, (e ai risultati ottenuti...) e quindi possa decidere in modo autonomo e democratico, per l'appunto, chi votare.

E' invece sotto gli occhi di tutti che la situazione reale è ben altra, ed è possibile dimostrare con accuratezza che in Italia e in tanti altri paesi che rientrano nella schiera dei regimi democratici, è proprio il meccanismo elettorale che perde la sua efficacia, delegando ai mass-media e specialmente la televisione, che svolgono il loro compito in modo parziale, spesso servile e sterile. Ma a questo argomento, quasi sterminato, a cui sono particolarmente sensibile, dedicherò gran parte dei prossimi articoli di questo blog.

Premesso ciò, vorrei tornare a discutere delle incombenti elezioni del 9 Aprile, che a ben vedere stanno assumendo sempre più la forma di una farsa, di un teatrino, o di un gioco di pessimo gusto in cui vince chi fa più promesse o chi ricopre le nostre città con i manifesti più grandi, belli e illuminati anche di notte...in alcuni momenti poi è davvero debilitante osservare i personaggi che saranno chiamati a dirigere questo paese per 5 anni, assumendo le massime cariche pubbliche, perdersi in discussioni sterili sui minuti trascorsi in quel tale programma televisivo, sulla domanda faziosa mossa da quel tale giornalista, o sull'applauso del pubblico accusato di essere “di parte”, in un gioco di accuse e difesa che contribuisce ulteriormente a renderli ridicoli, e ad aumentare la sfiducia che la maggior parte della popolazione ha già nei confronti della politica e della sua capacità di agire per il benessere comune.

Lo so, rivedendo la situazione brevemente descritta, che potete osservare voi stessi prestando un po' di attenzione ai servizi dei vari telegiornali e ai talk show politici che oggi vanno tanto di moda, viene voglia di ridere, (o piangere...) e alzare le spalle, magari pronunciando un nostalgico “bah...”
Non voglio però concludere dicendo che andare a votare tali personaggi non possa portare a nulla di buono ed è dunque meglio ignorare quella data, “tanto non cambia nulla”, impiegando quel tempo in altre attività magari più gratificanti nell'immediato.
Penso invece che  sia importante sfruttare le elezioni, che restano uno dei momenti centrali della forma di stato democratica, e attualmente (ahi-noi... ) una delle poche, se non unica, occasione di  potere popolare.  

E allora, che cosa si può e deve fare dopo le votazioni?
Innanzitutto penso che non dovremmo fare l'errore di votare, sederci nella nostra poltrona di casa per i prossimi 5 anni e star lì a leggere e guardare, attraverso giornali, riviste e telegiornali, cosa combinano i nostri rappresentanti; non è un errore, ho proprio usato il termine “rappresentanti” al posto del solito “politici”, perchè penso che renda più immediato cogliere la natura del loro ruolo
E' così che bisognerebbe chiamarli, rappresentanti; i partiti che noi votiamo sono previsti dalla costituzione (art.49 *) e sono organi fondamentali  per la competizione democratica. Tu voti qualcuno che vada a rappresentarti nelle istituzioni che governano questo paese. Ma resta un TUO rappresentante, un TUO “dipendente” per usare un termine caro a Beppe Grillo; e se non ti rappresenta...e non è capace di attuare ciò per cui è stato votato, se ne torna a casa.

Perciò io invito comunque, anche coloro che hanno una sfiducia nei politici tale da portarli a rinunciare, ad andare a votare. Unica eccezione secondo me deve riguardare chi non ha nessuna voglia, interesse o altro nel seguire ciò che questi uomini e donne (ancora troppo poche...) fanno per il paese in cui nel bene o nel male tutti viviamo. Meglio non votare che scegliere un candidato solo perchè lo si è visto di più in televisione, perchè ha i manifesti più colorati, e le promesse più attraenti.
In questo paese abbiamo bisogno di tante, tante cose, ma di politici simpatici e belli ma incapaci ne abbiamo già abbastanza. Ci servono persone che tentino di migliorare, al massimo delle loro potenzialità, le condizioni del paese in cui noi tutti viviamo.
Ognuno avrà le proprie motivazioni ad essere più o meno coinvolto nella vita politica, sociale ed economica del paese, e invito a discuterne magari commentando questo articolo ed esprimendo le proprie idee.

Lo so, non è molto soddisfacente scegliere tra il “peggiore” e il “leggermente meno peggio”...ma questa deve essere solo la prima fase della partecipazione democratica.
Fatto il primo passo, si ci può quindi accomodare in poltrona, o sedia se preferite, ma rimboccarsi le maniche e dire: “Ok, il primo passo è fatto, ora tocca a me”.
 

*Art. 49: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

 

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