martedì 20 marzo 2007

Simulatori di emozioni

Per fortuna l'inviato di Repubblica è stato rilasciato dalle milizie talebane che lo tenevano in ostaggio. Dopo il rapimento del giornalista italiano in pochi si sono accorti della morte dell'autista locale del reporter . Non solo è stato ucciso barbaramente, ma la moglie che era in attesa di un pargolo, alla notizia della morte del marito ha perso il bambino. Fatto alquanto grave , ma soltanto citato approssimativamente dalla maggior parte delle tv.Ma questo è solo uno dei mille esempi di ridimensionamento di morti altrui, che non ci riguardano da vicino ,certo.
Non la nostra amata Italia almeno.
La guerra al terrorismo è tortuosa come lo è il principio che l'ha innescata nel 2003. Ormai ci avviamo a varcare la soglia del Milione di morti nel solo stato di Bagdad. Nella capitale irachena gli attentati si susseguono e i morti sono ogni giorno decine e decine, raccontati il più delle volte con freddezza nei nostri tg. "Esplode autobomba nel mercato di Bagdad, 60 morti..." E via, alla notizia successiva.

Eppure se ci soffermassimo un attimo soltanto a pensare a quanto dolore a quanto odio può provocare la morte di un caro amico o parente e moltiplicassimo il tutto per 60, 70, 100 , ne uscirebbe un desiderio di vendetta tale che ipotizzare un futuro di pace non sarebbe soltanto una mera utopia, ma un azzardo di quelli mai visti.
E' come se la civiltà umana si dimenticasse degli errori commessi e riazzerasse continuamente il timer del proghesso...
Tuttavia con questo mondo ci si convive quotidianamente, il distacco latente da quella realtà così diversa e caotica è solo un abbaglio, una fragile illusione apparente. Ci ripiombiamo non appena la tragedia ci colpisce da vicino. E così si sprecano titoli e pagine di giornale, la solidarietà nazionale che un attimo prima sembrava perduta ricompare all'improvviso come per magia: la politica è unita più che mai e le istituzioni si complimentano a vicenda per la vittoria ottenuta.

E sempre come per incanto siamo pronti a riallontanarci dai motivi e dalle origini di quella tragedia, come se d'un tratto non ci riguardasse più, ma appartenesse a un mondo lontano dal nostro. Siamo pronti a passare il testimone , a liberarcene purchè non ci pesi come un macigno sulle spalle.

Perchè nell'italia cattolica contemporanea il dolore è scomodo, è poco fashion, soprattutto per i media, troppo impegnati a rilassare il telespettatore con argomenti divertenti e che esulino dalla realtà. Lo show in tv è cosa sacra, col seguito di donne svestite e rifatte che umiliano continuamente la figura della donna per sedurre l'italiano medio in tv o le risse che esplodono come se niente fosse sulle stupidaggini più insensate , ma che servono a catturare l' audience, unico vero obiettivo dei manager di rete.

Ma quella stessa trasmissione della domenica, perbenista e bigotta allo stesso tempo, verrà immediatamente interrotta se dovessero giungere notizie dall'Afghanistan, notizie italiane s'intende...

E tutto questo mentre l'odore dei soldi trasuda al di fuori del corpo del presentatore che inscena una rissa in diretta e gli si vede stampata in faccia quell'espressione di incredulità chissà quante volte studiata prima.

3 commenti:

  1. bell'articolo, in cui traspare tutta la delusione per i nostri media e per come si affrontano i problemi del mondo.


    Oltre al dolore, io provo sempre più paura vedendo ogni giorno la situazione in medio oriente aggravarsi, specialmente in afghanistan negli ultimi tempi. Il governo Karzai è un fantoccio, e la gente appoggia i taliban e cerca solo di sopravvivere appoggiandosi al più forte...

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  2. Felicidades, escribes muy bien en español, gracias y saludos para ti y la familia.

    Julián

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  3. muchas gracias Julian ^^ yo sigue escribiendo a ti en e-mail, espero terminar entre semana y los mas pronto posible.

    Un abrazo


    P.S. Yo he hablado de los cinco hermanos cubanos emprisonados en norteamerica en la universidad.

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